Comincia il concorso di Agente0011!

E’ COMINCIATO IL CONCORSO “Agente 0011: missione inclusione”, che chiede agli Agenti0011 di tutta Italia di realizzare un digital-tale dal titolo “La città che vorrei”.

Per partecipare al concorso i team devono gemellarsi tra loro e costituire un SUPERTEAM, lavorando insieme alla descrizione della loro città ideale, con particolare attenzione al tema dell’inclusione, della non discriminazione, dell’equità e delle pari opportunità, riflettendo sugli aspetti che la renderebbero sostenibile ma anche sul ruolo delle persone, lasciando libero spazio alla creatività ma cercando di essere realistici!

I team sono liberi di realizzare il proprio lavoro elaborando testo, immagini e/o fotografie digitali, contributi video, audio e/o animazioni, immagini e/o fotografie analogiche opportunamente digitalizzate, utilizzando i software che ritengono più idonei. Gli elaborati potranno essere caricati sul portale a partire dal 30 gennaio 2019 fino al 30 aprile 2019.

PREMI 

Entro il 15 maggio 2019 saranno individuati dalla giuria i tre SUPERTEAM che vinceranno il PREMIO BEST TEAM OF THE YEAR, che consiste in un premio speciale firmato ASviS a cui vanno aggiunti:

  • fascia 5-10 anni: partecipazione, a giugno o a luglio, di una delegazione di 6 studenti e 2 docenti (team scolastico) + 6 ragazze/i e 2 responsabili (ente informale), per un totale in gemellaggio di 12 ragazze/i e 4 adulti, a un evento sportivo antirazzista UISP.
  • fascia 11-13 anni: partecipazione, a giugno o a luglio, di una delegazione di 6 studenti e 2 docenti (team scolastico) + 6 ragazze/i e 2 responsabili (ente informale), per un totale in gemellaggio di 12 ragazze/i e 4 adulti, a un evento sportivo antirazzista UISP.
  • fascia 14-19 anni: partecipazione, a giugno o a luglio, di una delegazione di 6 studenti e 2 docenti (team scolastico) + 6 ragazze/i e 2 responsabili (ente informale), per un totale in gemellaggio di 12 ragazze/i e 4 adulti, a un evento sportivo antirazzista UISP.

REGOLAMENTO COMPLETO

Dalla parte delle bambine

“Dalla parte delle bambine” è il libro scritto nel 1973 dall’insegnante Elena Gianini Belotti.

Anche se ha più di 40 anni è ancora per molti aspetti attuale e rappresenta un’importante analisi dei condizionamenti sociali alla base di quelle che vengono considerate le differenze tra maschi e femmine, e della loro relazione.

Sostiene che la tradizionale differenza di carattere tra maschio e femmina non è dovuta a fattori innati, bensì ai condizionamenti culturali che l’individuo subisce nel corso del suo sviluppo.

La tesi appoggiata da Elena Gianini Belotti è confermata dalla sua lunga esperienza educativa con genitori e bambini in età prescolare e che oggi ha forti basi scientifiche, riconosciuta in tutto il mondo e fondamentale per i gender studies.

Ma perché solo “dalla parte delle bambine”?

Perché questa situazione è a sfavore del sesso femminile. La cultura alla quale apparteniamo – come ogni altra cultura – si serve di tutti i mezzi a sua disposizione per ottenere dagli individui dei due sessi il comportamento più adeguato ai valori che le preme conservare e trasmettere: fra questi anche il mito della “naturale” superiorità maschile contrapposta alla “naturale” inferiorità femminile.

In realtà non esistono qualità “maschili” e qualità “femminili” ma solo qualità umane.

L’operazione di compiere dunque non è di formare le bambine a immagine e somiglianza dei maschi, ma di restituire a ogni individuo che nasce la possibilità di svilupparsi nel modo che gli è più congeniale, indipendentemente dal sesso cui appartiene.

Qualche anno più tardi, nel programma “La questione femminile”, andata in onda nel 1976, la scrittrice mostra attraverso interviste a bambine, bambini, educatrici e educatori quanto siano radicati alcuni stereotipi sui ruoli delle donne e dei maschi.

Guardate il video cliccando qui!

 

 

Rapporto Oxfam 2019

Come ogni anno, poco prima del Forum economico mondiale annuale di Davos, Oxfam pubblica il suo rapporto sulla ricchezza nel mondo. Il documento, che vi riportiamo in originale in fondo alla pagina, indica che a livello mondiale 26 miliardari possiedono da soli l’equivalente ricchezza della metà più povera del pianeta mentre in Italia il 5% più ricco degli italiani è titolare da solo della stessa quota di patrimonio posseduta dal 90 per cento più povero.

L’organizzazione evidenzia inoltre un forte legame tra disuguaglianza economica e disuguaglianza di genere: gli uomini possiedono il 50% in più della ricchezza netta delle donne e controllano oltre l’86% delle aziende. Tuttavia Oxfam ha calcolato anche quanto vale il lavoro di cura non retribuito svolto in famiglia, prevalentemente dalle donne: secondo il rapporto, se questa attività a livello globale venisse appaltata a una singola azienda, il fatturato annuo sarebbe di 10mila miliardi di dollari, vale a dire 43 volte quello della Apple. Insomma, “il lavoro di cura non retribuito è un enorme sussidio nascosto all’economia” che “paradossalmente amplifica le diseguaglianze economiche perché interessa soprattutto le fasce più povere della popolazione, che si ritrovano con minor tempo a disposizione per guadagnarsi da vivere e accumulare ricchezza nel corso del tempo”.

Infatti, parallelamente alla crescita dell’opulenza di pochi emerge un forte rallentamento della riduzione della povertà: secondo la Banca mondiale tra il 2013 e il 2015 il tasso annuale di riduzione si è contratto del 40% rispetto alla media annua 1990-2015 e 3,4 miliardi di persone vivono ancora con meno di 5,50 dollari al giorno. E così circa 10mila persone al giorno muoiono per mancanza di accesso ai servizi sanitari e 262 milioni di bambini non possono andare a scuola.

 

Uisp Bologna: presentata la nona edizione di Pillole di movimento

Torna per il nono anno Pillole di movimento, la campagna di sensibilizzazione coordinata dall’Uisp Bologna che ha l’obiettivo di combattere la sedentarietà e promuovere uno stile di vita sano ed attivo. L’Uisp, insieme all’Azienda Sanitaria, Farmacie ed Istituzioni mette a disposizione suggerimenti per la salute e buoni consigli per svolgere gratuitamente un mese di attività presso una delle società sportive, palestre e piscine che hanno aderito al progetto. Dal 16 gennaio nelle Farmacie dei gruppi LloydsFarmacia e Federfarma di Bologna e Provincia sono disponibili le 22mila scatole di Pillole di Movimento.

GUARDA LO SPOT

A chi si recherà nelle farmacie aderenti verrà consegnata la scatola di Pillole di movimento che contiene: il “bugiardino”, la brochure informativa contenente l’elenco delle società che aderiscono al progetto e delle attività motorie che le stesse mettono a disposizione per un mese (scadenza 31/03/2019) e una campagna di promozione della salute a cura dell’Azienda Sanitaria USL.

GUARDA IL VIDEO della conferenza stampa svolta mercoledì 16 gennaio a Bologna

Il progetto Pillole di movimento è rivolto alle persone sedentarie. Possono usufruire della gratuità solo le persone maggiorenni, in possesso di certificato medico per attività sportiva non agonistica, che non risultino già iscritte nelle palestre o piscine in cui intendono utilizzare il buono. Occorre contattare le segreterie delle polisportive, delle palestre e delle piscine per conoscere i termini della promozione, le attività e gli orari disponibili. La promozione è valida fino ad esaurimento dei posti che ogni società ha messo a disposizione. L’attività gratuita del mese in omaggio terminerà per tutti il 31 marzo 2019.

Tra le proposte dell’Uisp Bologna per sani stili di vita a tutte le età, segnaliamo i corsi di ginnastica dolce, grazie a cui avere una vita più attiva e conoscere persone nuove. “Si lavora sulla mobilità, sulla coordinazione, sull’equilibrio – dice Federica Tossani, istruttrice Uisp – fare attività in gruppo è socializzante, può essere da stimolo per iniziare nuove attività insieme fuori, come andare a camminare”. GUARDA IL VIDEO. (Fonte: redazione Uisp Bologna)

Liberi di giocare

Oggi a Napoli alle 18.30, all’interno della rassegna letteraria omosessuale Poetè, giunta alla 10° edizione, verrà presentato il libro “Giochiamo anche noi”. Abbiamo intervistato Francesca Muzzi, giornalista e autrice del libro. Per scaricare la locandina clicca qui 

“Giochiamo anche noi” (Ultra, 144 pagine)  racconta il calcio gay italiano: Francesca Muzzi, cronista di sport che da anni segue la squadra del calcio dell’Arezzo, ha fatto un viaggio lungo un anno e mezzo tra passione e curiosità, che l’ha portata a conoscere calciatori omosessuali di tutta Italia disposti a svelare le loro vicende, ora dolenti ora gioiose. Storie di diversità nel mondo prettamente antigay del pallone, dove urlare “froci” ai propri giocatori – racconta uno degli intervistati all’autrice – è il peggior rimprovero che si possa fare.

“Sono stata una delle prime donne ad entrare, venti anni fa, in un mondo maschile, quello del calcio aretino – racconta Muzzi – ed era all’ordine del giorno sentirmi discriminata per il mio essere donna in un mondo maschile: se è stato difficile per me figuriamoci per un omosessuale. Da lì ho cominciato ad esplorare, a chiedermi se esistessero squadre gay e ho scoperto molte esperienze del genere, purtroppo localizzate tra Torino e Napoli, non esistono ancora società strutturate nel sud del nostro paese. Ho ascoltato tante storie di ragazzi originari del sud che solo una volta trasferiti al nord sono riusciti a sentirsi loro stessi: i pregiudizi ci sono dappertutto, ma al sud sono ancora più pressanti”.

Il libro contiene i contributi di Manuela Claysset, responsabile politiche di genere e diritti Uisp e Antonello Sannino, presidente di Arcigay Napoli; l’autrice, che è stata inserita da Gianni Mura nell’elenco dei 100 nomi da ricordare del 2018, ha contattato anche molti calciatori professionisti chiedendo di partecipare al lavoro e raccontare la propria esperienza, ricevendo però solo rifiuti: “Solo Tomas Locatelli ha accettato di far parte di questa avventura ed ha scritto la prefazione del libro – aggiunge –  È un tema che ancora oggi dà molto fastidio: fare coming out in una squadra di serie A o serie B è praticamente impossibile. Molti dei ragazzi che ho incontrato vengono da esperienze di calcio professionistico, ma negli spogliatoi hanno sempre dovuto nascondere la loro vera identità, vivendo una doppia vita fino a che hanno potuto scegliere di far parte di queste società sportive in cui hanno potuto esprimere liberamente se stessi. E questa scelta non è una ghettizzazione ma la possibilità di essere liberi, di giocare, senza sentirsi additati”.

“All’inizio i ragazzi erano titubanti, timorosi di fronte all’idea di raccontare la loro storia ma alla fine molti di loro hanno scelto di mandarmi le loro foto per la pubblicazione all’interno del libro – conclude Muzzi – quasi a ribadire l’orgoglio di fare parte una squadra, di aver abbattuto un muro e poter scegliere di godersi una passione sportiva senza paura. Il mio mestiere è scrivere e il mio auspicio è che da questa scrittura possa nascere un frutto utile ad aprire il mondo dello sport, e in particolare il calcio, a tutti, perchè chiunque possa sentirsi se stesso mentre corre dietro a un pallone”.

Portami a vedere la biodiversità

Lo sapevate che vi trovate nel decennio della biodiversità?

Gli anni 2011-2020 sono stati dichiarati anni all’insegna di questo concetto che ha che fare con la diversità degli esseri viventi.

Ma cosa significa precisamente “biodiversità”?

Wikipedia ci aiuta dicendoci che:

La diversità biologica o biodiversità in ecologia è la varietà di organismi viventi, nelle loro diverse forme, e nei rispettivi ecosistemi. Per biodiversità di un determinato ambiente, in particolare, si intende la varietà di organismi viventi in esso presenti, attualmente minacciata dal progressivo aumento dei fattori inquinanti e dalla riduzione degli habitat. La biodiversità può essere descritta in termini di geni, specie o ecosistemi. Lo sviluppo sostenibile dipende anche dalla comprensione, protezione e conservazione degli innumerevoli ecosistemi interattivi del pianeta.

In altre parole è la varietà della vita, la ricchezza di specie. Ci sono luoghi in cui è particolarmente evidente, ambienti molto ricchi di specie animali e vegetali, come le barriere coralline, le foreste tropicali e gli estuari dei fiumi, che ospitano circa la metà degli essere viventi del Pianeta, anche se ricoprono solo una minima parte della superficie terrestre.

Per saperne di più sulla biodiversità e perché è importante per la Terra guardate il video qui sotto!

Per i sottotitoli in italiano cliccare sull’icona “sottotitoli” e selezionare la lingua dal menù 😉

 

 

Di cosa parla la Convenzione di Istanbul?

Parliamo oggi di un tema attuale su cui è importante riflettere: la lotta alla violenza contro le donne.

Il documento più importante che è stato redatto a riguardo è la “Convenzione del Consiglio d’Europa sulla prevenzione e la lotta alla violenza contro le donne e la violenza domestica” detta anche Convenzione di Istanbul,  approvata dal Comitato dei Ministri del Consiglio d’Europa nel 2011.

Non è il primo documento che tratta l’argomento, ma è il primo strumento internazionale giuridicamente vincolante volto a creare un quadro normativo completo a tutela delle donne contro qualsiasi forma di violenza.

Può sembrare implicito, ma un aspetto rilevante della Convenzione di Istanbul è che riconosce che la violenza contro le donne è una violazione dei diritti umani, oltre che una forma di discriminazione contro le donne (art. 3 della Convenzione).

La violenza contro le donne è definita come:

una manifestazione dei rapporti di forza storicamente diseguali tra i sessi, che hanno portato alla dominazione sulle donne e alla discriminazione nei loro confronti da parte degli uomini e impedito la loro piena emancipazione.

L’obiettivo di questo strumento è quello di combattere e punire le forme di violenza nei confronti delle donne, ma anche prevenirle attraverso politiche sociali integrate rivolte alla protezione non solo delle donne, ma anche dei bambini e degli anziani (quali soggetti più deboli all’interno della famiglia).

Cosa fare quindi? Promuovere tutti quei cambiamenti nei comportamenti che eliminino “pregiudizi, costumi, tradizioni basati sull’idea dell’inferiorità della donna o su modelli stereotipati dei ruoli delle donne e degli uomini”.

Per saperne di più:

Fame e Migrazione Forzata

L’Indice Globale della Fame (GHI) 2018 mostra che in 51 Paesi del mondo i livelli di fame e malnutrizione mondiale sono molto preoccupanti.

A livello globale la fame resta ancora un grave problema. Secondo il GHI 2018, dei 79 Paesi che presentano un livello di fame moderato, grave, allarmante ed estremamente allarmante, solo 29 raggiungeranno l’Obiettivo Fame Zero fissato dalle Nazioni Unite entro il 2030.

Globalmente circa 124 milioni di persone soffrono di fame acuta, mentre 151 milioni di bambini sono affetti da arresto della crescita e 51 milioni da deperimento.

Le regioni del mondo più colpite sono l’Asia meridionale e l’Africa a Sud del Sahara. In queste due aree si registrano i più alti tassi di denutrizione della popolazione, arresto di crescita, deperimento e mortalità infantile.

Sono 68,5 milioni le persone in tutto il mondo costrette ad abbandonare la propria casa, tra cui 40 milioni di sfollati interni, 25,4 milioni di rifugiati e 3,1 milioni di richiedenti asilo (UNHCR). Il numero degli sfollati forzati è in aumento e la fame è spesso sia causa che conseguenza dello sfollamento: migrazione forzata e fame sono due problemi strettamente correlati che colpiscono le regioni più povere del mondo e segnate da conflitti.

Il GHI 2018 definisce quattro linee guida per affrontare gli effetti del nesso fame – migrazione forzata:

  1. Sostenere politiche tese a evitare i conflitti e a costruire la pace a tutti i livelli, oltre a politiche che rafforzino l’affidabilità e trasparenza dei governi in quanto la fame spesso è un effetto della loro incapacità di far fronte a disastri naturali;
  2. La maggior parte dei flussi migratori forzati si protrae per molti anni, persino per generazioni. Serve rispondere all’emergenza con azioni umanitarie a lungo termine di contrasto all’insicurezza alimentare, promuovendo anche lo sviluppo delle comunità locali che ospitano gli sfollati;
  3. Se possibile, è opportuno assistere le persone costrette a migrare e vittime di insicurezza alimentare nei Paesi di origine, perché queste tendono a raggiungere i Paesi limitrofi, anch’essi poveri e bisognosi di supporto;
  4. Gli sfollati non perdono mai del tutto la loro capacità di agire e di resistere. Quindi è importante rafforzare tale resilienza, sostenere i mercati locali e rafforzare i sistemi di sostentamento, rendendo così le persone più autosufficienti e indipendenti.

Approfondisci l’argomento e scarica GHI2018 al sito www.indiceglobaledellafame.org

Immigrazione, la povertà nel mondo e palline di gomma. By Roy Beck

Si parla tantissimo oggi di immigrazione, di povertà e di sfruttamento. Per questo vi riproponiamo questo discorso del giornalista Roy Back, ormai un punto di riferimento per chi lotta ogni giorno contro gli sfruttamenti, le deportazioni di massa, il diritto dei Paesi a una sovranità.

Secondo il giornalista infatti non saremo noi a salvare il mondo, se mai sarà salvato. Non sarà la nostra generazione. Vincere la povertà, secondo il giornalista e analista Roy Back è, con i metodi attuali, con i sistemi e gli interventi oggi posti in essere, è impossibile. Certamente non ci riusciremo in questo secolo.

In questo video il giornalista spiega i motivi dei mali dell’immigrazione di massa: come questa sia contraria alla solidarietà, allo sviluppo di ogni Paese, come approfondisca le tensioni tra i popoli. Come? Utilizzando delle gomme da masticare!

La Carta di Roma

La Carta di Roma nasce da un’iniziativa dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR) che, a seguito della strage di Erba nel gennaio 2007, scrisse ai direttori delle maggiori testate giornalistiche italiane per sottolineare come l’evento fosse stato reso ancora più grave da ciò che ne era seguito a livello mediatico.

La Carta prevede che i temi dell’immigrazione e dell’asilo diventino materia di formazione e di aggiornamento professionale per i giornalisti e l’istituzione di un Osservatorio indipendente che sottoponga a periodico monitoraggio l’evoluzione dell’informazione su richiedenti asilo, rifugiati, vittime della tratta e migranti.

Nel dicembre 2011 viene dunque formalmente istituita l’Associazione Carta di Roma, con il compito di sviluppare le sessioni di formazione per i giornalisti, l’osservatorio indipendente e di istituire premi giornalistici per i migliori reportage.

A questo link potete trovare il codice deontologico della Carta di Roma nella sua versione integrale: https://www.cartadiroma.org/cosa-e-la-carta-di-roma/codice-deontologico/