L’immunità di gregge

No, non stiamo parlando li pecore e di lupi! Con l’espressione immunità di gregge, o immunità di gruppo, si intende infatti una forma di protezione indiretta che si verifica quando la vaccinazione di una parte della popolazione (o di un allevamento, nel caso di animali) fornisce protezione anche agli individui non vaccinati (come le persone della foto qua sopra proteggono dalla pioggia l’individuo in rosso che non ha ombrello).

Il motivo è semplice. Essere circondati da individui vaccinati e dunque non in grado di trasmettere la malattia è determinante per arrestare la diffusione di una malattia infettiva. E questo protegge anche chi non è vaccinato.

La soglia minima dell’immunità di gregge varia a seconda dell’infezione infatti i vari patogeni hanno differenti indici di contagiosità. Ma per le infezioni più diffuse almeno il 95% della popolazione deve essere vaccinata.

In conclusione, più persone sono vaccinate e minori sono le possibilità che l’agente patogeno in grado di scatenare la malattia riesca a circolare. Ecco perché è importante che l’adesione al vaccino sia massima. Ma attenzione: l’immunità di gregge non funziona per malattie infettive non trasmissibili da uomo a uomo, come per esempio il tetano.

Approfondisci il concetto su Wikipedia, l’encliclopedia libera, o guardando il video della Fondazione Veronesi.

Cambiamo marcia e per una volta guardiamo alla mobilità

La bicicletta al centro delle politiche promosse dal Comune di Cesena per una nuova mobilità sostenibile. Al via le Granfondo. Parla D. Ceccaroni

Partiamo da una domanda fondamentale. Perché usare la bicicletta? Questa volta non poniamo l’accento sulla pratica motoria in sè ma sul concetto dell’uso della bici: gli spostamenti casa-scuola, quelli casa-lavoro, insomma la quotidianità della bici ed al concetto di intermodalità. Affermazioni come: “la bici è un mezzo di trasporto economico e veloce”; “consente di risparmiare energia restando in forma”; “è molto importante valorizzare l’uso della bici costruendo reti di piste ciclabili adeguate”; “consente di promuovere attività educative per la diffusione della cultura dell’uso della bici”; potranno sembrare banali, ma ancora oggi in Italia queste cose non sembrano sempre così evidenti.

Nel nostro bel paese si possono contare oltre 5.000 società sportive dedicate all’uso della bici, con oltre 250.000 tesserati, e vengono organizzati circa 12.000 eventi ciclistici ogni anno. Oltre a questo occorre aggiungere altri 100.000 pedalatori ludico/amatoriali e considerare che l’Italia è leader in Europa per la produzione di biciclette.

Nonostante queste cifre, la pratica ciclistica da noi viene percepita come veicolo per l’attività sportiva e non come opportunità per il turismo o come mezzo per lo spostamento urbano.

Questa volta però non dobbiamo andare a pescare esempi di altri paesi, che pure hanno ispirato il concetto, per parlare di incentivo all’uso della bici. “Cambiamo marcia” è il programma del Comune di Cesena che ambisce ad aumentare gli spostamenti in bicicletta, offrendo incentivi economici a chi rinuncia all’auto e sceglie la due ruote negli spostamenti quotidiani. Giunta alla seconda edizione, l’iniziativa è indirizzata a tutti i residenti maggiorenni; come previsto in altri comuni, il rimborso bike friendly prevede 25 centesimi per ogni chilometro pedalato per un massimo di 50 euro al mese.

Per certificare e misurare gli spostamenti fatti in sella i partecipanti utilizzeranno, come nella prima edizione, Wecity, l’app realizzata a Modena utilizzata dal Comune per aggregare i dati su ciclabili e ciclisti e conoscere meglio il traffico cittadino.

Uno dei primi comuni in Italia ad introdurre questa iniziativa, grazie anche all’esperienza che viene indirettamente dall’Uisp Ciclismo. Infatti, Davide Ceccaroni, nella sua doppia veste di amministratore nella cosa pubblica e di responsabile dell’Uisp Ciclismo nazionale, è uno dei promotori dell’iniziativa: “Quando si concepisce e si promuove l’utilizzo della bici, con l’intenzione di renderla fruibile tutti i giorni, le amministrazione fanno del bene ed investono in mobilità dolce – dice Ceccaroni – “Cambiamo marcia” infatti non guarda allo sportivo duro e puro, ma ammicca a chi non è abituato a pedalare e può convincersi che in bici si arriva prima a scuola e al lavoro, e si arriva meglio. Nel 2019, con la seconda edizione del bando, gli incentivi sono stati estesi anche agli studenti maggiorenni per favorire l’utilizzo della bicicletta negli spostamenti verso la scuola o l’università. Insomma, “Cambiamo marcia” è un buon concetto che vorremmo vedere sempre di più applicato”. (Roberto Babini, redazione Uisp Ciclismo)

Laboratorio di comunità a Bologna: un progetto di ASL

Martedì 26 febbraio a Bologna, nel dormitorio di via Pallavicini 12, abbiamo partecipato al Laboratorio di comunità previsto dal progetto Agente0011: Missione Inclusione, a cui la nostra classe ha aderito nel contesto dell’alternanza scuola-lavoro.

Al Laboratorio hanno preso parte insieme a noi studenti l’assessora del Comune di Bologna Susanna Zaccaria, i rappresentanti di alcune associazioni locali, alcuni ospiti del dormitorio e cittadini e cittadine di Croce del Biacco; eravamo circa 50 partecipanti.

Ad accoglierci c’era la responsabile del Centro di accoglienza Rostom di cui eravamo ospiti che ci ha dato il benvenuto e dopo di lei è intervenutala l’assessora Zaccaria che si è detta molto contenta e favorevole al nostro progetto.

Dopo di loro, una compagna della classe POLO ha presentato i ​risultati ​del percorso di analisi territoriale che abbiamo effettuato nei mesi precedenti nella zona di Piazza dei colori e Croce del Biacco e che ci ha portato, prima, ad incontrare alcune realtà locali attive nell’area, e poi a redigere e somministrare un ​questionario ​per far emergere i bisogni e le problematiche del quartiere.

Ci siamo poi divisi in tre tavoli tematici (donne e minori, contrasto alle discriminazioni, spazi e attività per giovani a Piazza dei Colori) in cui abbiamo cercato di fare emergere i problemi e le criticità della zona e di avanzare con l’aiuto degli altri presenti possibili soluzioni, come la creazione di corsi di lingua italiana per stranieri, per fare fronte al problema dell’integrazione e della loro difficoltà a trovare un impiego, e l’organizzazione di eventi sociali (cene, concerti, tornei sportivi ecc.) per rimediare all’assenza di giovani in giro e al senso di abbandono e desolazione che incute la piazza.

In conclusione, un rappresentante per ogni tavolo ha condiviso con tutti i presenti quanto emerso durante il dibattito ed è stato interessante notare come tutte le tematiche fossero collegate e connesse tra loro, e che è quindi importante trovare soluzioni inclusive che rispondano ai diversi problemi.

Per noi ragazzi è stata un’esperienza molto significativa sia per il posto in cui ci ci trovavamo, in compagnia degli ospiti del dormitorio, sia perché abbiamo visto iniziare a concretizzarsi il lavoro di indagine territoriale a cui ci eravamo dedicati nei mesi precedenti e avuto la conferma di quanto il nostro lavoro sia prezioso per la comunità di Croce del Biacco e possa portare ad un vero cambiamento.

 

 

“Agente 0011 – Missione Inclusione”: Missione riuscita a Bergamo!

Gli istituti scolastici della città hanno consegnato ai candidati sindaco le proposte per migliorare l’inclusione nel quartiere di Boccaleone

Sabato 13 aprile, dalle 9.00 alle 10.15, a Bergamo, presso il cineteatro dell’oratorio di Boccaleone, gli studenti degli istituti “Secco Suardo” , “Manzù” e “Natta” hanno presentato alla cittadinanza e ai candidati sindaco il progetto “La voce di Boccaleone” per migliorare l’inclusione nel quartiere.

“La voce di Boccaleone”

La proposta progettuale elaborata dalla classe 4C del Secco Suardo, con la collaborazione della classe 4H del liceo Manzù e 4E del liceo Natta ha portato alla realizzazione di tre contenuti di promozione delle attività della rete sociale di Boccaleone; più in generale, dei servizi e delle realtà che sul quartiere lavorano per l’inclusione e la sostenibilità.

Nello specifico:

  • Proposta di pagina Instagram: La rete sociale di Boccaleone ha ricevuto il supporto della classe 4H del liceo Manzù per la realizzazione di una pagina Instagram da collegare al “tasto” del pannello digitale appena installato dedicato alle attività del Comune e del quartiere
  • Flyer: La rete sociale di Boccaleone ha ricevuto il supporto dalla 4H del liceo artistico Manzù per la creazione di un format di flyer quadrimestrale per il racconto delle attività del Comune e del quartiere
  • Libretto: La Rete sociale di Boccaleone ha ricevuto il supporto dalla 4H del liceo artistico Manzù per la creazione di un format di libretto annuale per il racconto delle attività del Comune e del quartiere

Sabato 13 aprile la proposta è stata ufficialmente consegnata all’assessore Maria Carolina Marchesi, in rappresentanza della rete sociale di Boccaleone, e a tutti i candidati sindaco presenti. Il Sindaco Giorgio Gori, i candidati sindaco Nicholas Anesa, Francesco Macario e Giacomo Stucchi hanno plaudito l’iniziativa, sottolineando il ruolo e l’importanza dei giovani per il miglioramento della città.

“Il valore alla base di un progetto come questo è l’umanità – spiega Gloria Zavatta, presidente Cesvi – e oggi abbiamo tanti esempi di giovani che lo rappresentano” facendo riferimento alle tante notizie di ragazzi e ragazze che – negli ultimi mesi – sono diventati simboli di impegno civile per la sostenibilità e l’inclusione, Greta Thunberg tra tutti.

Le malattie della povertà e malattie del benessere

Malattie diverse determinano diverse speranze di vita alla nascita nei paesi ad alto e a basso reddito. Nei primi infatti si aggira sugli 80 anni, mentre nei paesi poveri scende a 57. Inoltre, se nei paesi ad alto reddito l’80% delle morti si verifica tra gli anziani con più di 60 anni, nei paesi a basso reddito dell’Africa subsahariana l’80% dei decessi si registra tra bambini e adulti.

Nei paesi ad alto reddito prevalgono la «malattie del benessere», ossia quelle malattie legate all’eccessiva alimentazione, all’inattività fisica, allo stress, all’inquinamento, come per esempio le malattie cardiovascolari, tumori e diabete.

Nei paesi a basso reddito, invece, le principali cause di morte prematura sono legate alle «malattie della povertà», all’origine delle quali vi sono la sottoalimentazione e la malnutrizione, la mancanza di acqua potabile, le cattive condizioni igienico-sanitarie, i rapporti sessuali non protetti, l’inquinamento dovuto anche al fumo di combustibili solidi usati in ambienti chiusi. Nei paesi poveri le principali cause di morte prematura sono infatti le malattie infettive: infezioni respiratorie acute, diarrea, Aids, tubercolosi, infezioni neonatali, malaria e altre malattie tropicali. Molte di queste malattie, nei paesi ricchi, sono sono praticamente inesistenti. Altre invece possono essere curate grazie a farmaci e strutture mediche adeguate. Ma nei Paesi più poveri, dove non c’è acqua, non ci sono farmaci e le persone vivono con meno di un dollaro al giorno, le malattie della povertà sono la realtà di tutti i giorni.

Eppure, lottare contro queste malattie è possibile, come dimostrano i successi nella lotta contro il vaiolo (ormai scomparso) e la poliomielite, che oggi è endemica solo in India, Nigeria, Pakistan e Afghanistan. Per sconfiggerle bisognerebbe però aumentare le risorse economiche nei paesi meno sviluppati e potenziare la ricerca sulle malattie tropicali, trascurate dai programmi sanitari nonostante colpiscano ogni anno oltre un miliardo di persone.

Queste malattie sono infatti strettamente legate allo stato di povertà in cui si trovano le popolazioni che ne sono colpite, ma in generale sono sempre curabili o prevenibili e la causa della loro insorgenza va ricercata nell’assenza di reddito, di acqua potabile e di servizi igienici, nella malnutrizione, nell’assenza di educazione sanitaria, nell’impossibilità ad accedere a farmaci e servizi sanitari, contesti domestici e ambientali non sani. Si viene così a creare un circolo vizioso:  la malattia impedisce alla persona di lavorare, ne peggiora la situazione economica e di conseguenza la persona non può permettersi di pagare le cure di cui avrebbe bisogno. Per questi motivi, uno studio dell’università di Harvard sostiene che la vaccinazione delle popolazioni povere non sia solo un rimedio a problemi di tipo sanitario, ma sia anche un rimedio contro la povertà stessa. Leggete lo studio completo a questo link.

Purtroppo all’industria farmaceutica queste malattie interessano poco: delle 850 nuove formulazioni farmaceutiche approvate tra l’1 gennaio 2000 e il 31 dicembre 2011, soltanto 37 erano rivolte alle malattie della povertà. Eppure, in molti casi, basterebbe davvero poco per ridurre se non addirittura eliminare le malattie della povertà. Come distribuire farmaci e vaccini in tutte le zone che ne hanno bisogno, insieme ad attività di sensibilizzazione, di informazione e di educazione alla prevenzione di tali malattie.

 

Laboratorio di comunità a Milano: Stai in zona!

Un sito che permetta ai cittadini di individuare in modo facile e veloce i servizi presenti nell’area del Municipio 3: è la proposta condivisa da studenti, cittadini, associazioni e rappresentanti delle istituzioni locali nel corso del laboratorio di comunità che si è svolto il 23 febbraio a Milano, presso lo Spazio Avanzi – Barra A di via Ampère 61/A, nell’ambito del progetto “Agente 0011 – Missione inclusione”.

Il progetto si chiama “Stai in Zona!” e consentirebbe di accedere con un clic alla mappa dei principali servizi nel quartiere. L’idea è degli studenti dell’ Istituto scolastico “Maxwell”, con il contributo degli Istituti “Caterina da Siena” e “Besta” e ha l’obiettivo di facilitare l’accesso alle informazioni utili a tutta la cittadinanza, tanto ai residenti quanto a chi frequenta periodicamente la zona, con particolare attenzione alle “categorie a rischio” come portatori di disabilità, anziani, stranieri e giovani. È questo, infatti, il senso del progetto “Agente 0011 – Missione inclusione” che coinvolge studenti e giovani nella promozione di società aperte e inclusive, contrastando i fenomeni di intolleranza, di discriminazione e marginalizzazione socio-economica e nella loro diretta partecipazione come cittadini consapevoli e responsabili nelle proprie città.

Il confronto tra cittadini, associazioni e rappresentanti delle istituzioni locali ha fatto seguito a una lunga fase di studio e osservazione diretta del territorio tra Lambrate, Cimiano e via Padova da parte degli studenti che hanno presentato due proposte nel corso del laboratorio di comunità. Oltre al progetto “Stai in zona!”, i ragazzi hanno lanciato l’idea di una campagna di sensibilizzazione provocatoria sul problema dell’accessibilità ai posti riservati alle persone con disabilità, spesso occupati da abusivamente, alle rampe dedicate e agli scivoli sui marciapiedi. Il confronto tra gli studenti e la comunità coordinato da Cesvi, insieme a ABCittà e Cooperativa Pandora ha premiato il progetto “Stai in zona!” che ha convinto i cittadini presenti all’evento.

All’evento hanno partecipato Lisa Noja, delegata per il sindaco Giuseppe Sala alle politiche per l’accessibilità, la presidente del Municipio 3 Caterina Antola, le rappresentanti della commissione educazione di Municipio 3 Manuela Sammarco e Simona Zelasco e l’assessore di Municipio 3 Luca Costamagna. La proposta vincente verrà ulteriormente elaborata dagli studenti e, infine, sarà sottoposta formalmente ai rappresentanti delle istituzioni il 16 Maggio 2019.

“Agente 0011 – Missione inclusione” è un progetto di sensibilizzazione e cittadinanza attiva realizzato con ActionAid, VIS, Amref, CittadinanzAttiva, Asvis, UISP e La Fabbrica e co-finanziato da AICS, Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo. “Agente0011: Missione Inclusione” ha un portale dedicato www.agente0011.it, che consente a studenti e giovani di tutta Italia di diventare cittadini più responsabili e agenti del cambiamento.

La tragedia dei beni comuni

Immaginate un pascolo aperto a tutti in cui le pecore brucano libere su un  terreno comune. Se un pastore porta più bestie di quanto i pascoli possano sostenere il pascolo si impoverisce ma il pastore incrementa temporaneamente la sua produzione. Gli altri pastori che rispettano il numero previsto non hanno vantaggi mentre si divideranno con il pastore “egoista” gli svantaggi di un pascolo impoverito, e questo li porterà a valutare essi stessi la possibilità di portare più bestie a pascolare per ottenere i vantaggi immediati e non solo gli svantaggi successivi. In questo modo però si innesca un processo di sfruttamento progressivo delle risorse e della capacità degli ecosistemi di soddisfare le esigenze della popolazione.

Come quel pastore, infatti, ogni uomo è intrappolato in un sistema economico che da un lato gli impone di accrescere il suo gregge, dall’altro è sottoposto a limiti oggettivi (la quantità di erba comune). Per questo, secondo l’ecologo Garrett Hardin, che ha esplorato questo dilemma sociale in “The Tragedy of the Commons“, articolo pubblicato sulla rivista Science, il libero accesso ai beni comuni è causa di rovina per tutti perché i benefici di una sovra utilizzazione ricadono sul singolo mentre le conseguenze negative sono ripartite tra tutti gli utilizzatori.

Secondo alcuni osservatori, questo è precisamente quanto è avvenuto in Africa, dove l’aver sottratto le risorse africane ai loro legittimi proprietari ha distrutto l’originario sistema dei diritti di proprietà, e, con esso, ogni incentivo a conservarle. Il risultato, inevitabile, è stato il sistematico sovrasfruttamento delle risorse collettivizzate.

La soluzione di Hardin è la privatizzazione dei beni comuni, l’unica ed inevitabile risposta in grado di garantire, secondo il noto ecologista, la conservazione di tali risorse. Cosa ne pensate? Riuscite a immaginare soluzioni diverse? 

Approfondite i paradossi dei beni comuni su Wikipedia oppure leggete l’articolo originale di Hardin pubblicato su Science (in inglese).

Milano: Missione Inclusione Riuscita!

Giovedì 16 maggio presso lo spazio “Joy” di Mi si terrà l’evento conclusivo del progetto “Agente 0011 – Missione inclusione” dalle 18 alle 20.

L’evento sarà l’occasione per la classe 3Bls dell’IIS J.C. Maxwell per consegnare alle istituzioni presenti il progetto “Stai in zona”: la proposta per una mappa interattiva per la promozione dei servizi in Zona 3 Milano.

“Stai in zona” è il risultato di un percorso di formazione sul tema dell’inclusione iniziato nelle classi ad ottobre da Cesvi in collaborazione con Cooperativa Pandora che ha visto il suo culmine nel Laboratorio di comunità del 23 febbraio 2019 (link). Durante il laboratorio, giovani, istituzioni e cittadini hanno avuto un momento di discussione rispetto ad alcune proposte dalla classe 3Bls dell’IIS J.C. Maxwell per migliorare l’inclusione nel Municipio 3 di Milano. Tra le proposte presentate e discusse, la più votata e quindi percepita prioritaria per la cittadinanza è stata “Stai in zona”.”

Concluso il laboratorio, la classe 3Bls dell’IIS J.C. Maxwell ha sviluppato la proposta che giovedì 16 maggio consegnerà alla presidente del Municipio 3 Caterina Antola.

All’evento saranno inoltre presenti Manuela Sammarco, presidente Commissione educazione del Municipio 3, Luca Costamagna, Assessore Municipio 3, Cheikh Tidiane Gaye, Associazione Assaman e la presidente Cesvi Gloria Zavatta.

Stai in zona

La proposta progettuale elaborata dalla classe 3Bls dell’IIS J.C. Maxwell, con la collaborazione della 3H del IIS Besta porterà alla realizzazione di un sito che conterrà una mappa interattiva dei servizi di Zona 3. Nello specifico: il progetto “Stai in zona!” punta a far conoscere i servizi esistenti nel Municipio 3 alla maggior parte dei cittadini, italiani e stranieri, che frequentano la zona. La classe 3Bls dell’Istituto Maxwell propone di realizzare un sito web multilingue accessibile a chiunque disponga di una connessione internet che permetta la veloce geolocalizzazione dei servizi del Municipio 3. Su questo sito dovrà essere presente una mappa interattiva che presenti i servizi già suddivisi per categorie. Cliccando su ciascun “pin” o indicatore del servizio sulla mappa, sarà possibile visualizzare velocemente le informazioni di base, senza dover scaricare il pdf relativo alla Carta dei servizi che, invece, resterà un utile strumento cartaceo a integrazione della mappa interattiva.

La mappa, facile e intuitiva, sarà liberamente consultabile da ogni tipo di utente grazie al link diretto con il sito del Municipio 3.

Foto credits: Si ringrazia per la gentile concessione delle foto di questo articolo il fotografo Roger lo Guarro.

A proposito di Black Sheep

Il 27 novembre 2000 Damilola Taylor, un ragazzo nigeriano di dieci anni, è stato assassinato a Londra.

L’omicidio cambia per sempre la vita di Cornelius Walker, che all’epoca aveva la stessa età, lo stesso colore della pelle e viveva nello stesso quartiere del giovane.

L’episodio è diventato una storia, nominata agli Oscar 2019 nella categoria documentario breve.

Diretto da Ed Perkins, Black Sheep racconta la storia di Cornelius Walker,  che si trova a confrontarsi con una banda di razzisti locali e, dopo aver combattuto per la prima volta, fa di tutto per adattarsi e ottenere la loro amicizia.

Il documentario commissionato dal Guardian, riportato da Internazionale, dura circa 30 minuti, è interpretato da attori non professionisti e ambientato nei luoghi dove gli eventi sono davvero accaduti quindici anni fa: cliccate qui per vedere l’intero film.

 

L’importanza dello sport per contrastare la povertà educativa

Il report realizzato Con i Bambini e Open Polis, nell’ambito dell’Osservatorio sulla povertà, evidenzia il ruolo dell’attività motoria. Parla S. Farina

L’Osservatorio sulla povertà educativa ha realizzato un report, curato in collaborazione con “Con i bambini-Impresa sociale” e Fondazione Open Polis, su “L’importanza dello sport per i minori e i centri sportivi a Roma”. “Quando si parla di contrasto alla povertà educativa – si legge nel report – i primi aspetti che vengono in mente sono la qualità dell’istruzione, la presenza dei servizi sociali, l’accessibilità dell’offerta culturale. Mentre è più raro associare questo concetto allo sport. La ragione è che, nel parlare comune, il concetto di sport viene spesso ridotto alla sua accezione più ristretta. Quella legata alla sola competizione agonistica. Oppure, finalizzata unicamente alle attività di tipo professionistico. Questo tipo di definizione è limitata per tutti, giovani e adulti”.

“La ricerca di Open Polis per l’Osservatorio della povertà educativa è un riconoscimento indiretto di quello che l’Uisp ha fatto in tutti questi anni – dichiara Salvatore Farina, responsabile politiche per il terzo settore – quando afferma che ‘nel parlare comune il concetto di sport viene ridotto alla sua accezione più ristretta, legata alla competizione agonistica’, evidenzia un aspetto strettamente culturale che riguarda l’Italia e racchiude tutto quello che la nostra associazione dice da anni, in particolare da quando ha fatto il passaggio da sport popolare a sportpetutti. Inoltre, nel nostro Paese c’è anche un grande problema che riguarda il riconoscimento dello sport come una politica pubblica: infatti, non abbiamo ancora preso in considerazione e fatta nostra la Carta europea dello sport del 1992”.

La Carta europea del 1992 definisce lo sport come: “(…) qualsiasi forma di attività fisica che, attraverso una partecipazione organizzata o non, abbia per obiettivo l’espressione o il miglioramento della condizione fisica e psichica, lo sviluppo delle relazioni sociali o l’ottenimento di risultati in competizioni di tutti i livelli”.

“Noi siamo sempre stati convinti e consapevoli che lo sport sia un mezzo per contrastare la povertà educativa – continua Farina – e nel report c’è scritto che ha la stessa importanza dell’istruzione, quindi questa ricerca realizzata insieme all’impresa sociale Con i bambini, deve dare a tutti noi che operiamo a livello nazionale e territoriale, la consapevolezza di quello che siamo. Abbiamo le carte in regola per essere attori protagonisti, insieme alle altre realtà del terzo settore, e non più subalterni e l’Uisp è pronta a misurarsi con questa sfida. Il bando per contrastare la povertà educativa è la prima misura economica che è stata messa a disposizione in Italia, quindi si sta ancora cercando il modello più idoneo ed efficace, ma l’Uisp deve esserci, perché ha le caratteristiche, i mezzi, le esperienze e le qualità, per stare al fianco degli altri attori sociali nella battaglia contro la povertà educativa”.

Dal punto di vista dei bambini e degli adolescenti, la pratica sportiva tocca aspetti ancora più cruciali. In primo luogo, riguarda il diritto del minore a uno stile di vita sano e a uno sviluppo fisico equilibrato. Ma anche la possibilità di sviluppare la propria personalità e accrescere l’autostima di ragazze e ragazzi. Inoltre, può aiutare a instaurare relazioni interpersonali, con adulti e minori, all’interno di un contesto di gioco.

La Commissione europea, nel Libro bianco sullo sport del 2007, ha sottolineato come il tempo dedicato alla pratica sportiva generi benefici per il minore non solo in termini di salute, ma anche sul piano dell’istruzione. Perciò la letteratura e i documenti ufficiali sui diritti dei minori insistono molto sulla necessità di garantire a bambini e ragazzi l’accesso a queste attività. A prescindere dalla condizione sociale del nucleo familiare dal quale provengono. Nelle raccomandazioni della Commissione europea del febbraio 2013 “Investire nell’infanzia per spezzare il circolo vizioso dello svantaggio sociale”, vengono indicate come cruciali queste sfide:

  • eliminare gli ostacoli legati al costo, all’accessibilità e alle differenze culturali nella partecipazione ad attività ludiche, sportive, ricreative dei minori fuori dalla scuola;
  • prevedere luoghi sicuri per svolgere queste attività;
  • coinvolgimento in primis delle famiglie, ma anche di scuole, istituzioni e comunità locali”.

Per leggere il report “L’importanza dello sport per i minori e i centri sportivi a Roma” clicca qui