Per combattere le malattie non bastano i farmaci, ma serve anche il coordinamento tra medici, ospedali e sistemi sanitari, ossia la possibilità di comunicare e di capirsi. Sembra un problema da poco, ma anche in campo scientifico è importante assicurarsi di usare gli stessi termini per identificare le stesse malattie, anche quando un medico del sudamerica si confronta con un collega svedese e uno cinese.
L’ICF, o “Classificazione Internazionale del Funzionamento, della Disabilità e della Salute”, è uno strumento internazionale, aggiornabile e adottato dalle Nazioni Unite, nato proprio per questo scopo: fornire sia un linguaggio unificato e standard sia un modello concettuale di riferimento per la descrizione della salute e degli stati ad essa correlati. Non si tratta dunque di un catalogo di sintomi o di malattie, ma di una classificazione delle “componenti della salute”.
ICF rappresenta una revisione della Classificazione Internazionale delle Menomazioni, delle Disabilità e degli Handicap (ICIDH) pubblicata dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) nel 1980 a scopo di ricerca ed è stata tradotta e pubblicata in molti Paesi. Fornisce una base scientifica per la comprensione e lo studio della salute come interazione tra individuo e contesto. Costituisce un linguaggio comune per la descrizione della salute e delle condizioni ad essa correlate, allo scopo di migliorare la comunicazione fra operatori sanitari, ricercatori, pianificatori, amministratori pubblici e popolazione, incluse le persone con disabilità. Permette il confronto fra dati raccolti in Paesi, discipline sanitarie, servizi e momenti diversi; fornisce una modalità sistematica per codificare le informazioni nei sistemi informativi sanitari.
A seguito del processo di aggiornamento, l'OMS ha pubblicato gli aggiornamenti per gli anni 2011, 2012 e 2013, tradotti dal Centro Collaboratore italiano per la Famiglia delle Classificazioni Internazionali e pubblicati sul Portale Italiano delle Classificazioni Sanitarie: www.reteclassificazioni.it.