La storia di Lea Garofalo

Lea Garofalo nasce nel 1974 a Petilia Policastro, un paese di montagna in provincia di Crotone. Cresce in una famiglia ‘ndranghetista e rimane orfana di padre a nove mesi. Molto giovane si innamora di Carlo Cosco, anche lui parte di una famiglia di mafia, e lo segue a Milano dove nasce sua figlia Denise nel 1991.

Nel 1996, Carlo Cosco viene arrestato e Lea decide di lasciarlo. Lea si trasferisce con la figlia Denise a Bergamo e inizialmente sembra andare tutto bene ma nel 2002 alcuni episodi le fanno capire che è in pericolo e decide di rivolgersi ai carabinieri, ai quali inizia a raccontare tutto quello che sa. Entra nel programma di protezione testimoni e madre e figlia si trasferiscono a Campobasso. Sono anni difficili per Lea, che soffre del fatto di essere considerata collaboratrice di giustizia, una “pentita”, invece che una testimone.

Nel 2006 le viene revocata la protezione testimoni perché le sue dichiarazioni non vengono ritenute attendibili e non hanno prodotto risultati. Lea si batte finché nel 2007 non viene riammessa al programma di protezione ancora come collaboratrice di giustizia e testimone. Questo spinge Lea a lasciare volontariamente il programma nel 2009 e riprendere i rapporti con la Calabria. Un anno prima, nel 2008, conosce e racconta la sua storia a Don Luigi Ciotti di Libera, che la metterà in contatto con la sua avvocata Enza Rando.

Nonostante gli anni trascorsi, i Cosco non l’hanno mai perdonata e incaricano Massimo Sabatino di rapirla e ucciderla. Il piano fallisce e Lea denuncia l’accaduto con una lettera al Presidente della Repubblica. A novembre del 2009, Carlo Cosco la convince a raggiungerlo con Denise a Milano per parlare del futuro della figlia. Il 24 novembre Cosco riesce a separare madre e figlia e porta Lea in un appartamento dove la uccide. Il corpo viene portato fuori città e dato alle fiamme finché non rimane alcuna traccia. Denise non vede rientrare la madre e inizia a sospettare che dietro alla sparizione ci sia il padre. Denise è determinata a scoprire la verità e decide di raccontare tutto ai Carabinieri. Sarà proprio Denise la testimone chiave per scoprire tutta la verità.

 

Per approfondire:

Lea Garofalo (libera.it)

Enciclopedia delle donne | Biografie | Garofalo Lea: Petilia Policastro (KR) 1974 – Milano 2009

Lea Garofalo – WikiMafia

Costruire Futuro, Insieme 2: racconti da Tor Bella Monaca

«Costruire Futuro, Insieme!» è un progetto ActionAid promosso dalla Fondazione Cassa Depositi e Prestiti per aumentare la partecipazione civica di ragazzi e ragazze e di tutta la comunità educante attraverso lo sviluppo e il rafforzamento di competenze cognitive, relazionali e sociali che incidano sul legame tra esclusione sociale e povertà educativa e favorire la piena realizzazione degli individui e, di conseguenza, di una società più consapevole e coesa.

In seguito alla prima fase del progetto, svoltasi nell’a.s. 2021/2022, il presente intervento ruota intorno ad attività youth led, guidate cioè direttamente dai ragazzi e dalle ragazze in stretta relazione con le rispettive comunità educanti, così da garantire anche una solida sostenibilità futura da parte delle scuole e delle comunità locali in caso di nuove situazioni emergenziali.

L’intervento si sviluppa in cinque territori (Siracusa, Palermo, Reggio Calabria, Roma e Milano) sulla capacity building dei ragazzi/e (11-19 anni) e della comunità educante, coinvolta attraverso la creazione di reti sul territorio. In ciascuna area territoriale l’intervento viene realizzato in partnership con una scuola (5 in totale) – come polo centrale di sviluppo. In fase di co-progettazione, ogni scuola definisce con ActionAid il programma da attuare sul territorio in base alle proprie esigenze

Loredana, educatrice sul territorio di Roma ci racconta del percorso avviato a Tor Bella Monaca: “Guardare il quartiere con occhi nuovi e superare le etichette, uscire dalla propria zona di comfort ed imparare a confrontarsi tra pari e con adulti, far sentire la propria voce come individuo e come rappresentate di un gruppo, di una generazione”.

Un percorso -quello di Costruire Futuro Insieme- che è prima di tutto un percorso educativo e formativo che sta accompagnando dei e delle giovani a fare nuove esperienze e a capire il significato di comunità e di partecipazione… di cambiamento. Un cambiamento vissuto a livello individuale – con la valorizzazione delle proprie capacità e l’acquisizione di nuove competenze, di gruppo – attraverso un lavoro tra pari rappresentativo di istanze giovanili, comunitario – con la realizzazione di uno spazio aperto al quartiere, progettato insieme alle realtà che lo animano e vivono.

Tor Bella Monaca, studenti e studentesse del Liceo Amaldi, dopo una prima fase di analisi dei bisogni dei e delle giovani, hanno avviato un percorso di coprogettazione con diverse realtà del territorio e soggetti della comunità educante con l’obiettivo di pensare uno spazio (Education Hub) che sappia rispondere alle esigenze dei e delle giovani, ma anche attrarle/i attraverso attività e iniziative vicine alle loro passioni. Sono già stati realizzati 4 laboratori di comunità per confrontarsi con la comunità educante rispetto alla creazione dell’Education Hub.

La strada è tracciata, ma il progetto ancora tutto da costruire. Tante idee che pian piano prenderanno forma e che sicuramente troveranno concretezza in uno spazio che parlerà di ragazze e ragazzi, di un territorio e di sogni.

Cosa pensano ragazze e ragazzi della violenza?

Cosa pensano gli e le adolescenti

  • 4 su 5 pensano che una donna possa sottrarsi a un rapporto sessuale se davvero non lo vuole. 
  • 1 su 5 pensa che l’abbigliamento o un comportamento provocante delle ragazze possa scatenare una violenza sessuale. 
  • 1 su 3 crede che molte persone si identifichino come non binarie/fluide/trans per una moda del momento. 

Sono solo alcuni dei dati emersi dall’indagine “I giovani e la violenza tra pari” che Ipsos ha condotto per noi di ActionAid intervistando circa 800 ragazze e ragazzi tra i 14 e i 19 anni. 
Grazie a questa ricerca, abbiamo una fotografia di cosa pensano gli adolescenti sulla violenza, come reagiscono, come si difendono e quale è il ruolo degli stereotipi e dei pregiudizi di genere sulla loro vita.  
Sono concordi su chi commette atti di violenza in Italia: i ragazzi maschi, soprattutto se in gruppo, e gli uomini adulti.
Eppure, restano incertezze su quali siano comportamenti violenti e quali no. Una mancanza di chiarezza su cosa e dove sia la violenza. 
Per questo è urgente parlare di educazione all’affettività e alla sessualità. 

Serve educazione all’affettività 

“I dati confermano quanto ActionAid osserva nelle scuole da anni e cioè la necessità di occuparsi di violenza oltre bullismo e cyberbullismo, che colpiscono soprattutto gli under 14. La violenza tra adolescenti ha le radici nella società patriarcale che ancora oggi influenza il processo di crescita delle nuove generazioni e non permette di sovvertire dalle fondamenta la cultura dello stupro” spiega Maria Sole Piccioli, nostra Responsabile Education di ActionAid.  

“La proposta del Ministro Valditara di introdurre l’educazione sessuale nelle scuole superiori non può bastare: è necessaria una formazione obbligatoria co-progettata per docenti e studenti di tutti i cicli scolastici con personale esperto autonomo e laico, la presenza a scuola di tutor per la prevenzione e la gestione dei casi; vanno introdotti di codici anti-molestia, di bagni neutri e delle Carriere Alias. Chiediamo che il Ministero dell’Istruzione e del Merito trasformi in politiche concrete queste proposte: vogliamo l’integrazione del Piano nazionale di educazione al rispetto del 2017 e fondi stabili per spazi e supporto psicologico, che devono essere presenti in ogni istituto scolastico”. 

Al centro delle richieste di ActionAid c’è un’educazione all’affettività e sessualità che non si concentri solo sugli aspetti biologici, ma anche su quelli psicologici, sociali ed emotivi, come raccomandato dall’Unesco e dall’OMS.  

 

 

I dati Ipsos: ma perché si diventa oggetto di violenza? 

Al primo posto della ricerca Ipsos, realizzata nell’ambito del progetto Youth For Love Italia finanziato attraverso i fondi 8×1000 dell’Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai, come causa di violenza vengono indicate le caratteristiche fisiche (50%), poi l’orientamento sessuale (40%) e l’appartenenza di genere (36%).  
Per quanto riguarda i danni invece, il primo indicato dal 27% degli intervistati, senza distinzione di genere, è il malessere psicologico, al secondo posto isolamento e depressione (21%) e al terzo posto disagio e vergogna (18%). 
Emerge poi la difficoltà a denunciare. La vergogna di raccontarlo agli adulti è la prima motivazione. Seguono la paura di dirlo, l’inutilità della denuncia, nonché la paura di ulteriori minacce da parte dell’aggressore. 
Infine è la fascia d’età 17-19 appare la più colpita da atti violenti, dato che può derivare da una maggior consapevolezza di quanto viene vissuto. 

Cosa è violenza? 

Per l’80% dei giovani, quattro su cinque, è violenza toccare le parti intime di qualcuno senza il loro consenso, mentre uno su cinque non riconosce questa violenza. Al secondo posto è considerata violenza picchiare qualcuno, comportamento che registra il 79% dei consensi, in assoluto quello più citato dai maschi. Al terzo posto, con il 78%, fare foto/video in situazioni intime e diffonderle ad altre persone, soprattutto per le ragazze con 84% delle citazioni.  

Chi la subisce? 

Sono le ragazze, più dei ragazzi, a vivere con maggior frequenza atti di violenza tra pari, in qualsiasi forma essa si manifesti: molto più spesso dei coetanei assistono a gossip, prese in giro, insulti, scherzi, esclusione di persone dai gruppi, a situazioni in cui le parti intime di una persona vengono toccate senza il suo consenso, alla diffusione non consensuale di foto e video di situazioni intime. Inoltre, le ragazze rischiano più spesso di ricevere molestie verbali mentre camminano per strada, di essere toccate nelle parti intime, di essere vittime di scherzi o commenti a sfondo sessuale e della diffusione di foto/video che le ritraggono in situazioni intime. 

I ragazzi invece rischiano principalmente di essere picchiati e le persone transgender/fluide/non binarie di venire insultate.    

Il progetto nelle scuole “Youth For Love” 

Youth for love”  è un programma attivo da oltre quattro anni a livello italiano e europeo, realizzato in Italia da ActionAid. Tra le scuole italiane protagoniste dell’ultima edizione ci sono l’istituto cine-tv Roberto Rossellini di Roma, il Centro di Formazione Professionale Paullo e l’istituto Oriani Mazzini di Milano. Youth For Love è attivo in altre 10 scuole tra Milano, Roma, Agrigento, Palermo, Siracusa e Reggio Calabria nell’attuale edizionrealizzata attraverso i fondi 8×1000 dell’Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai.  

L’obiettivo è prevenire, individuare e affrontare la violenza tra pari e la violenza di genere nelle scuole superiori (14-18 anni). Del programma integrato di formazione, empowerment e peer to peer hanno fatto parte 2800 studenti, 600 tra insegnanti e personale scolastico, 60 genitori/tutori dell’istruzione e secondaria di primo e secondo grado. Altri 150 giovani, 320 tra attori locali e istituzioni sono stati impegnati in percorsi di coprogettazione di pratiche comunitarie per prevenire e gestire la violenza e attività di advocacy nazionale. Intorno a tre milioni le persone coinvolte attraverso campagne online e un webgame interattivo dedicato agli adolescenti.