Le difensore e i difensori dei diritti umani

La nonviolenza per promuovere e proteggere i diritti umani nel mondo

Il 9 dicembre 1998 l’Assemblea generale delle Nazioni Unite ha adottato per consensus, con risoluzione A/RES/53/144, la “R, dei gruppi e degli organi della società di promuovere e proteggere le libertà fondamentali e i diritti umani universalmente riconosciuti”.

Questa segna un traguardo storico nella lotta per una migliore tutela di coloro a rischio di conduzione di attività legittime a favore dei diritti umani, ed è il primo strumento dell’ONU che riconosce l’importanza e la legittimità del lavoro dei/delle difensori/e dei diritti umani, così come il loro bisogno di avere una protezione migliore.

Ma chi sono le difensore e i difensori dei diritti umani? Cosa fa un/una difensore dei diritti umani?

Quando si utilizza tale definizione ci si riferisce a coloro che agiscono per promuovere o proteggere i diritti umani in modo nonviolento. Di fatto, un/una difensore dei diritti umani riconosce e promuove tutti i diritti umani per tutti, affrontando problematiche relative a torture, mutilazioni genitali femminili, discriminazione, accesso all’assistenza sanitaria, rifiuti tossici e il loro impatto sull’ambiente, ecc.

Il/la difensore sostiene attivamente tutti i diritti umani ed opera in ogni parte del mondo: negli Stati divisi da conflitti armati interni e negli Stati stabili; negli Stati non democratici e in quelli con una forte pratica democratica; negli Stati in via di sviluppo e in quelli sviluppati, agendo a più livelli – dal locale all’internazionale.

Nondimeno, egli/ella raccoglie e diffonde informazioni sulle violazioni dei diritti umani, sostenendo le vittime attraverso la promozione di una governance ed una politica governativa migliori e conducendo attività di educazione e formazione ai diritti umani.

E adesso, qualche notizia dal mondo…

Il 10 dicembre 2018, in occasione del 70° anniversario della Dichiarazione universale dei diritti umani e del 20° anniversario della Dichiarazione delle Nazioni Unite sui difensori dei diritti umani, è stato presentato il Piano d’azione per la protezione dei/delle difensori/e dei diritti umani e la promozione del lavoro da loro svolto.

Quest’ultimo contiene una serie di raccomandazioni rivolte agli Stati, alle imprese, alle istituzioni finanziarie, ai donatori e alle istituzioni intergovernative e chiede l’impegno ad agire per proteggere i/le difensori/e dei diritti umani, offrendo un ambiente più sicuro e favorevole per la difesa dei diritti umani, nonché una protezione più efficace delle comunità, delle organizzazioni e dei movimenti operanti per la promozione e la protezione dei diritti umani.

Il documento è stato redatto da una coalizione di otto organizzazioni internazionali per i diritti umani, in consultazione con oltre 30 organizzazioni e reti per i diritti umani provenienti da tutto il mondo.

Testimonianze dirette

In occasione del 70° anniversario della Dichiarazione universale dei diritti umani e dell’adesione alla campagna delle Nazioni Unite #StandUp4HumanRights, il Servizio Europeo per l’Azione Esterna ha raccolto in una piattaforma online “Meet our Human Rights Defenders” numerose testimonianze dirette di difensori e difensore dei diritti umani.

La produzione e distribuzione “informale” del cibo: una via verso lo sviluppo sostenibile?

La produzione, distribuzione e consumo di cibo sono tra le pratiche che più gravano sull’utilizzo delle risorse del nostro pianeta. Per questo motivo, i Goal di Sviluppo Sostenibile 11 e 12 si concentrano rispettivamente sulla creazione di città e comunità sostenibili e sul consumo e produzione responsabili dei prodotti alimentari. Le soluzioni per rendere le abitudini alimentari globali più sostenibili sono particolarmente complesse e variano con il contesto socioeconomico.

Secondo l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura (FAO), è necessaria una vera e propria rivoluzione del sistema alimentare mondiale, che garantisca alimenti nutrienti e di qualità e tuteli l’ambiente. Ciò comporta cambiamenti radicali dal punto di vista economico, ambientale e sociale. Attualmente, la dieta della popolazione globale è insostenibile sia per il nostro pianeta che per la salute umana.

Mentre nei paesi sviluppati c’è un consumo eccessivo di cibi preconfezionati, e quindi non sufficientemente sani e nutrienti, le popolazioni dei paesi in via di sviluppo non si alimentano adeguatamente a causa dei prezzi troppo elevati dei prodotti. Nel suo ultimo Simposio sul Futuro dell’Alimentazione, svolto nel 2019, la FAO ha individuato quattro strategie per rendere più sostenibile l’alimentazione umana. L’organizzazione punta sulle politiche pubbliche, che dovrebbero incoraggiare la distribuzione e il commercio di prodotti sostenibili, ma anche sulla responsabilizzazione della popolazione.

Nei paesi del Nord del mondo, gli obiettivi alimentari sostenibili possono essere in parte raggiunti tramite l’imposizione di regole specifiche, come la certificazione di sostenibilità sui prodotti in vendita dei negozi: uno strumento efficace sia per il produttore che per il consumatore. Tuttavia, non è una risoluzione praticabile in tutti i contesti.

Un’alternativa particolarmente diffusa nei paesi del Sud del mondo è la produzione e distribuzione “informale” del cibo. Alcuni esempi sono: coltivare un orto presso la propria abitazione, raccogliere piante commestibili nelle foreste o nelle campagne vicine, condividere cibo con famiglia e amici, acquistare informalmente (pagando in contanti) dai coltivatori nei mercatini o per strada. È una pratica comune sia nelle campagne che nelle città – in capitali come Lagos, Dakar, Nairobi e Accra, l’80% dell’economia alimentare è informale, e avviene principalmente tramite l’acquisto diretto dai coltivatori.

L’informalità può essere considerata sostenibile: permette di mantenere i prezzi più bassi, acconsentendo così agli strati più vulnerabili della popolazione di sfamarsi e di accedere a prodotti più nutrienti. Allo stesso tempo, la compravendita informale può sfuggire al monitoraggio esterno, rendendo più difficile misurare la sostenibilità della produzione del cibo o le abitudini alimentari della popolazione. Un aspetto particolarmente sostenibile di questo fenomeno è che incoraggia ad utilizzare le risorse locali nella vita di tutti i giorni. Coltivare un piccolo orto o condividere il cibo con la nostra rete familiare e di amici sono abitudini semplici, ma che possono fare la differenza nel nostro impatto sull’ambiente!

Qui puoi trovare un video delle Nazioni Unite sulla sicurezza alimentare nel mondo

E qui un approfondimento della FAO sull’accesso ad alimenti nutrienti nel mondo (in inglese)

Il Regno Unito tampona la situazione

Dal primo gennaio stop all’iva sugli assorbenti

Dal 1° gennaio 2021 il Regno Unito ha abolito la “tampon tax”, ovvero l’iva sui prodotti igienici che includono gli assorbenti, fino a quel momento tassati al 5%, poiché considerati beni non essenziali.

La lotta per il riconoscimento dell’importanza di questi prodotti andava avanti da molto tempo. Era stata la deputata laburista Dawn Primarolo, nel 2000, ad ottenere la riduzione dal 17,5% al 5%. Nel 2014 Laura Coryton, una giovane attivista, aveva lanciato una petizione, raccogliendo quasi 320.000 firme. In seguito, nel 2015, era stata presentata alla Camera una mozione per eliminare la tassazione sugli assorbenti, ancora non considerati come beni di prima necessità. Tale mozione non era stata approvata dalla maggioranza conservatrice poiché, veniva detto, la legislazione dell’Unione Europea non permetteva di scendere a meno del 5%. Tuttavia altri beni come cibo e vestiti per bambini, rasoi da barba erano già esenti da questa norma e dalla conseguente tassazione.

Nel 2016 un’altra deputata laburista, Paula Sherriff, ripresentò la proposta, che questa volta venne approvata, sebbene si decise che sarebbe stata operativa dal 1° gennaio 2021, dopo la Brexit. Tale scelta è stata vista da molti come una strumentalizzazione anti-europeista di una battaglia importante. Tuttavia resta un grande traguardo.

Conti alla mano, secondo le stime del Tesoro, questo cambiamento porterà ad un risparmio di circa 40 sterline, nel corso della vita, per ogni persona che utilizza assorbenti. Vi aspettavate di più? In effetti 40 sterline in tutta la vita non sono tantissime.

 

Ma allora perché questa questione è così importante?

La “tampon tax” è stata spesso definita come una tassa sessista, poiché le persone che hanno il ciclo mestruale sono di sesso femminile e la maggior parte di esse si identifica come donna, quindi questa tassa colpisce tutte loro (oltre a coloro che pur essendo nati con sesso femminile si identificano con un altro genere, ma hanno ancora le mestruazioni). Inoltre, altri prodotti, utilizzati soprattutto da uomini, come i rasoi da barba, spesso rientrano nei beni di prima necessità del Paese, rendendo l’avere la barba qualcosa di normale e l’avere le mestruazioni un lusso.

Anche il solo parlare delle mestruazioni è ritenuto fuori luogo, sporco, disgustoso. Vengono utilizzati sinonimi e perifrasi pur di non pronunciare il termine esatto; i tamponi vengono passati tra le compagne di classe in gran segreto. Eppure si tratta della normale fisiologia del corpo umano e quando non si verifica può essere sintomo di gravi patologie. Parlare dei problemi legati al ciclo mestruale, avanzare proposte e aumentare la conoscenza sull’argomento sono azioni fondamentali per stimolare un cambiamento culturale.

Infine, si parla di vera e propria “period poverty”, ovvero “povertà mestruale”. Indagini condotte nel Regno Unito nel 2017 mostrano che il 14% delle ragazze tra i 14 e i 21 anni ha chiesto in prestito almeno un prodotto igienico a qualcuno per problemi di accessibilità dei beni, il 49% ha saltato almeno una giornata di scuola a causa del ciclo mestruale.

In parti del mondo ben più in difficoltà del Regno Unito, l’impossibilità di avere prodotti igienici adeguati spinge le persone ad utilizzare tutto ciò che è disponibile, con elevati rischi per la salute.

Al momento in Italia è in vigore, dal 2020, è in vigore l’iva al 5% solo per gli assorbenti compostabili o lavabili e per le coppette mestruali. Sebbene sappiamo quanto sia importante fare scelte ecologiche, non possiamo obbligare le persone ad utilizzare prodotti difficili da reperire o con caratteristiche non adeguate al proprio corpo.

Battaglie come quelle contro la “tampon tax” sono necessarie per il raggiungimento di pari diritti per tutti. Abbiamo visto come questo tema si colleghi, in vari modi, a diversi obiettivi dell’Agenda 2030: il primo (contro la povertà), il terzo (per la salute), il quarto (per l’istruzione), il quinto (per la parità di genere).

Per approfondire la tematica dell’igiene mestruale potete ascoltare la testimonianza di Tirtharaj, un’attivista nepalese che ci ha raccontato della situazione nel suo paese

Veronica Lacorte

Un impegno da premio

Bristol, la città verde che disegna il futuro

Città con sistemi energetici puliti, ricche di spazi verdi, piste ciclabili ed autobus alimentati da rifiuti. Sembra un’utopia, ma Bristol è stata capace di trasformare questa fantasia in realtà! Sempre più apprezzata per la vita urbana rispettosa dell’ambiente, la cittadina inglese è stata premiata dalla Commissione Europea nel 2015 grazie ai sui tassi di riciclaggio elevati (47,4%), i 29 ettari di verde e le basse emissioni di carbonio e consumo di gas.

La prima Capitale Verde Europea della Gran Bretagna

Il prestigioso riconoscimento di “Capitale Verde Europea” ha sicuramente gratificato il duro lavoro di leader lungimiranti e cittadini che già nel 2007 avevano iniziato ad intraprendere questo percorso verde. Energia pulita che illumina 34.000 lampioni comunali e la riduzione entro il 2014/15 del 38% di emissioni rispetto al 2005 sono solo alcuni dei grandi cambiamenti vantati.

Molto attenti all’ambiente, i cittadini del posto hanno continuato ad esortare i loro leader a prendere impegni più ambiziosi per la salvaguardia dell’ambiente stimolando un circolo virtuoso che ha portato alla realizzazione di ulteriori progetti all’avanguardia. Nel 2014 è stato lanciato il primo “poo bus” della Gran Bretagna i quali viaggi tra Bristol e Bath sono interamente alimentati da scarti umani e alimentari. Altri progetti includono un’app per telefono che utilizza la termografia per aiutare il 70% dei residenti per valutare l’efficienza energetica delle loro case.

Modello Green all’altezza di una Capitale del Solare?

Il titolo di Capitale Verde non è bastato a placare le ambizioni della cittadina inglese che tramite la guida di un gruppo di organizzazioni locali chiamatasi Bristol Solar City si è unita con lo scopo di vedere Bristol diventare Capitale Solare del Regno Unito. I partner per raggiungere tale obiettivo si sono preposti di installare 1 GW di solare fotovoltaico. L’impianto consentirebbe la produzione di più di 870 milioni di kWh di energia elettrica ogni anno, quantità di gran lunga superiore al fabbisogno elettrico di tutte le abitazioni del luogo.

La Kepler Energy sta inoltre progettando un impianto sottomarino che sfrutterebbe le maree del canale di Bristol per convertirle in elettricità. Un investimento da 143 milioni di sterline che non vedrà luce prima della fine di quest’anno dal momento che la tecnologia è ancora allo stato embrionale.

Come immaginarsi le città del futuro? Bristol fornisce un indizio

Quali sono gli ingredienti giusti e necessari per trasformare il panorama delle città attuali così come le conosciamo rimane dubbio. Bristol nel frattempo rimane costantemente al vertice di varie matrici verdi e si è aggiudicata diversi primati. La vecchia città industriale non solo è stata la prima città al mondo ad aver dichiarato l’emergenza climatica ma è anche diventata modello per la green economy in Europa e nel mondo.

Scopri anche: https://agente0011.it/citta-a-portata-di-piede/

Fonti:
http://www.fotovoltaicosulweb.it/guida/sara-bristol-la-capitale-dell-energia-solare.html 
https://makerfairerome.eu/it/emissioni-zero-1-milione-di-euro-a-citta/
https://www.greenme.it/informarsi/citta/european-green-capital-2015-bristol/
https://www.theguardian.com/environment/2020/dec/27/reasons-to-be-hopeful?utm_term=8e65cf71ab81da53711a2aa69b324337&utm_campaign=GreenLight&utm_source=esp&utm_medium=Email&CMP=greenlight_email

Bristol takes the top spot as ‘UK’s greenest city’

L’importanza di prendersi cura del nostro pianeta

Cari lettori e care lettrici, vi siete mai chiest* quanto sia importante “contare”? E non mi riferisco ai soliti numeri: ognuno e ognuna di noi, infatti, può scegliere di avere un ruolo e un impatto fondamentale nella società e sul pianeta, attraverso le proprie azioni. In questo senso, possiamo decidere con il nostro comportamento di voler davvero “contare qualcosa” nella sfida per la salvaguardia e il miglioramento del mondo in cui viviamo.

Dovremmo infatti cominciare a vedere il nostro pianeta come un vero e proprio essere vivente, che ha bisogno di tenersi (e di essere tenuto) in salute: se ci facciamo caso possiamo notare su quante cose siamo legat*! Ad esempio, entrambi siamo in grado e abbiamo bisogno di respirare: con i nostri polmoni noi respiriamo l’ossigeno che la terra produce attraverso gli alberi. Oppure che entrambi cominciamo ad appassire se non abbiamo nessuno che si prenda cura di noi. Insomma, siamo parte di un unico e complesso ecosistema in cui ognun* deve fare la propria parte per garantire il benessere e la salute propria e dell’ambiente.

A questo punto una domanda può sorgere spontanea: come possiamo fare perché le nostre azioni possano davvero “contare qualcosa” in questo senso? 

Semplice, potremmo ad esempio iniziare rivolgendo alcune piccole attenzioni quotidiane alla Terra, oltre a qualche coccola salutare anche per noi.  

Per il nostro pianeta dovremmo iniziare col fare attenzione ai rifiuti: ci sono, purtroppo, ancora troppe persone che abbandonano rifiuti per strada mentre camminano o mentre guidano, come fazzoletti, sigarette, sacchetti sporchi e molto altro ancora…quindi cosa possiamo fare? Ovviamente dovremmo in primo luogo evitare di farlo noi e, se ci capita di vedere qualcun* che abbandona rifiuti in giro…sarebbe bene ricordargli che proprio non si fa!

Un’altra importante azione consiste nel limitare lo spreco di acqua. Quante volte, mentre stiamo lavando i denti, ci dimentichiamo di chiudere il rubinetto? Oppure, mentre siamo intenti ad insaponarci in doccia, non usiamo l’accortezza di spegnere il flusso dell’acqua? Non dobbiamo dimenticarci che l’acqua è un bene molto prezioso: se vogliamo davvero contare per la salvaguardia del pianeta, non dovremmo mai e poi mai sprecarla! 

Infine il cibo: anche questo è un bene prezioso e fondamentale per la vita. Purtroppo, in alcuni paesi, si tratta ancora di qualcosa non sempre disponibile. Impariamo quindi a consumare alimenti di qualità e sostenibili (avete mai sentito parlare del cibo di stagione?), nelle giuste quantità e soprattutto senza sprecarlo! 

Per quanto riguarda noi, invece, potremmo iniziare imparando a comportarci secondo modelli che tutelino la nostra salute. Scegliere di alimentarsi con cibi di qualità e sostenibili non è importante solo per il pianeta, è qualcosa che in primis fa stare bene noi e il nostro corpo! Per questo sarebbe preferibile consumare alimenti poco o non lavorati, magari fatti in casa, rispetto a quelli processati industrialmente e confezionati. Faremmo del bene a noi stessi e all’ambiente, e questo sì che significa contare!

Altro aspetto fondamentale è fare movimento abitualmente: per quanto possa sembrare noioso in realtà non lo è per niente, anzi! L’attività fisica ci aiuta ad avere tanta forza ed a stare in salute, tuttavia secondo il WHO l’80% dei teenagers non ne pratica abbastanza. Quindi perché non provare a fare qualcosa che conti davvero per la nostra salute, ad esempio mettendoci alla prova con qualche sfida? Ad esempio potremmo cominciare con almeno 30 minuti di camminata al giorno, magari all’aria aperta! Inoltre, preferendo la mobilità dolce all’auto, diamo una mano ulteriore all’ambiente nel tenere sotto controllo l’emissione di gas serra! 

Infine, qualcosa a cui spesso non pensiamo quando pensiamo al benessere: rispettarci gli/le un* con gli/le altr*. E’ importante ricordarsi, infatti, che la salute non è solo fisica ma anche mentale. Proviamo quindi a contare davvero qualcosa, cominciando ad essere più gentili con chi ci sta intorno, cercando di essere comprensiv*, inclusiv* e rispettos* di tutte e tutti: sarà un bel gesto da parte nostra, che ci farà sentire bene e aiuterà a creare un clima armonioso e salutare (ricordate di usare anche le paroline magiche “grazie,” “prego”, “per favore”).

Queste sono solo alcune delle cose che possiamo fare per far stare bene noi e il pianeta. E ora…chi è pront* a contare?!  

Da riso a risorsa: quando l’agricoltura si fa sostenibile

Riso Gallo, storica azienda italiana, investe sulla filiera agricola sostenibile al 100%, centrando uno degli obiettivi dei 17 SDGs 

Una filiera sostenibile 

Garantire modelli di consumo e produzione sostenibili”. Questo l’obiettivo al 12° punto dei 17 SDGs, i Sustainable Development Goals che le Nazioni Unite hanno posto al centro dell’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile. 

Riso Gallo, storica azienda italiana in attività da oltre 160 anni, già dal 2018 si impegna attivamente per portare a termine questo obiettivo. Carlo Preve, amministratore delegato dell’azienda, in una recente intervista per Il Corriere della Seraracconta di come partendo da due cascine e due tipi di prodotti (Carnaroli Rustico e Blond Rustico), in circa due anni Riso Gallo ha reso sostenibile la produzione di un centinaio di agricoltori ed ampliato il portfolio di prodotti da agricoltura sostenibile distribuiti sia in Italia che all’estero.  Il 90% del riso di Riso Gallo che viene esportato e commercializzato all’estero è infatti prodotto da agricoltura sostenibile.  

La filiera sostenibile di Riso Gallo abbraccia tutte le fasi di produzione: dalla prima acqua in risaia al chicco lavorato in azienda fino al packaging alimentare con il cartoncino certificato FSC (Forest Stewardship Council,la certificazione per lcorretta gestione forestale e la tracciabilità dei prodotti derivati). Tutti questi processi, si evince dal sito corporate aziendale, sono seguiti e controllati affinché rispettino l’ambiente, la natura e le persone che ci lavorano 

Azioni concrete, risultati concreti 

Il riso sostenibile arriva dalle cascine situate in Lomellina, a due passi dalla sede Riso Gallo. Ciò permette di ridurre l’impatto ambientale che il trasporto di un prodotto comporta, in particolare l’emissione di CO2 (anidride carbonicache va ad incrementare il livello d’inquinamento.  

Il primo passo verso la sostenibilità si compie riducendo gli sprechi, diminuendo l’uso dei pesticidi, utilizzando risorse provenienti solo da energie rinnovabili al 100%.  La risaia è un ambiente di per sé sostenibile, basti guardare alle tante specie di animali e vegetali che la abitanoRiso Gallo conosce bene l’importanza della biodiversità, per questo semina fiori sugli argini per richiamare insetti impollinatori, antagonisti di altri insetti nocivi, e sceglie di destinare le porzioni inutilizzate del terreno alla tutela dellecosistema 

La terra e la natura dettano i nostri tempi di produzione in risaia, dove la sapiente lavorazione dell’uomo si integra alle più evolute tecnologie, mantenendo il giusto equilibrio dell’ecosistema, privilegiando i processi naturali che consentono di preservare l’ambiente e le sua risorse. Fontehttps://www.risogallo.it/azienda/sostenibilita/ 

Essere sostenibili vuol dire anche tutelare le persone che lavorano nei campi e assicurare loro un giusto compenso. Il riso proviene dalla collaborazione con aziende agricole che garantiscono il rispetto dei diritti dei lavoratori. Inoltre, Riso Gallo garantisce ai risicoltori prezzi equi e stabili concordati già prima della semina. 

Quando il prodotto arriva finalmente in riseria, viene la lavorato a pietra secondo tradizione e grazie a un’abrasione più gentile del chicco viene in parte mantenuto il suo rivestimento naturale, a beneficio delle proprietà nutritive e organolettiche del prodotto. 

Un riso certificato da Friend of the Earth 

Per il suo operato e per l’attenzione che ha riservato riguardo al tema della sostenibilità, Riso Gallo ha ottenuto la certificazione da Friend of the Earthun programma di certificazione internazionale per l’agricoltura e l’allevamento sostenibili. Il programma è stato sviluppato sulla base delle linee guida SAFA (Sustainability Assessment of Food and Agriculture systems) dettate dalla FAO (Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura) e i suoi principi si basano sulla salvaguardia e la tutela dell’intero ecosistema entro il quale le aziende certificate svolgono la loro attività. La certificazione Friend of the Earth viene rilasciata per quei prodotti che rispettano una rigida tracciabilità ed i severi criteri di sostenibilità ambientale e responsabilità sociale stabiliti dall’organizzazione, come per il riso di Riso Gallo. 

Un riso che rispetta l’ambiente è un riso che fa bene all’uomoÈ un riso che diventa risorsa.  

Giorgia Salvatori

 Guarda il video: https://www.risogallo.it/wp-content/themes/risogallo/images/sostenibilita/video/risogallo_sostenibilita.mp4 

Una questione di salute pubblica

La rivoluzione delle donne argentine

Il 30 dicembre 2020, dopo 12 ore di dibattito, il Senato argentino approva il disegno di legge che legalizza l’interruzione volontaria di gravidanzaÈ una giornata storica per il paese, adesso uno dei pochi in Sud America garantire il diritto all’aborto  

 Negli anni la Campaña Nacional por el Derecho al Aborto Legal, Seguro y Gratuito, movimento nato 15 anni fa per lottare insieme ai collettivi femministi per le depenalizzazione e legalizzazione dell’aborto, aveva presentato al Congresso argentino otto proposte di legge, tutte respinte. 

Nel 2018 la legge era passata alla Camera, incontrando poi il no del Senato.  

Questa volta il disegno di legge è stato approvato definitivamente con 38 voti favorevoli e 29 contrari. L’aborto viene inserito nel programma medico obbligatorio (PMO) e considerato una prestazione essenziale e gratuita, garantita fino alla 14esima settimana, salvo complicazioni. Il tempo che intercorre dalla richiesta all’accesso del servizio è di 10 giorni e viene punito chiunque ostacoli l’adempimento del diritto.  

Tutto questo è stato possibile anche grazie ad alcune modifiche introdotte nel testo originario, come l’inserimento della possibilità di obiezione di coscienza (non previsto nella proposta dei movimenti femministi). Sarà comunque garantito l’obbligo di farsi carico di procedure e costi associati al trasferimento della paziente in strutture non obiettrici. Inoltre, è previsto l’accompagnamento e la tutela della privacy per le bambine e le adolescenti tra i 13 e i 16 anni che vogliano abortire a seguito di una violenza. Un’altra modifica applicata al testo originario riguarda il tempo che può passare dalla richiesta all’accesso al servizio: 5 giorni nel disegno di legge della Campaña e 10 in quella ora approvata.  

 In Argentina, prima dell’approvazione della nuova legge, era possibile interrompere volontariamente una gravidanza solo nel caso in cui fosse dovuta a uno stupro o mettesse in pericolo la vita della donna. Si stima che più di 450 mila donne abbiano abortito quest’anno clandestinamente, andando incontro a complicanze anche molto gravi.  

Le donne argentine portano avanti la lotta fin dagli anni ’80, riempiendo le piazze e le strade delle città come è successo in questi giorni a Buenos Aires, dove in migliaia sventolavano il pañuelo verde (fazzoletto verde), simbolo della campagna. Il colore verde è infatti associato alla vita, alla salute e alla speranza, temi chiave nella lotta per il diritto all’autodeterminazione. Il fazzoletto, invece, richiama quello delle madri e delle nonne di Plaza de Mayo, movimento che dal 1977 lotta per i desaparecidos della dittatura argentina.  

Si tratta di una svolta storica, dunque, per le donne di tutto il mondo. Come anche ribadito dall’attuale Presidente argentino Fernández, infatti, il diritto all’aborto legale, sicuro e gratuito è una questione di salute pubblica, non un tema morale o religioso. 

“Se il Parlamento approva la legge, l’Argentina potrà lasciarsi alle spalle la strada della minaccia penale e della diseguaglianza e percorrere quella della giustizia sociale e dell’esercizio dei diritti”, si leggeva nel testo di quella che, a oggi, è legge. 

 

 Fonti e approfondimenti: 

 https://www.ilpost.it/2020/12/30/argentina-aborto-legale/ 

https://www.ilpost.it/2020/12/11/argentina-legalizzazione-aborto/ 

https://ilmanifesto.it/aborto-legale-sicuro-gratuito-dopo-99-anni-e-12-ore-di-dibattito-largentina-dice-si/ 

https://www.open.online/2020/03/03/verde-come-il-diritto-allaborto-storia-del-panuelo-e-della-rivoluzione-delle-donne-argentine/ 

https://it.euronews.com/2020/12/30/mappa-aborto-in-america-latina-dov-e-legale-e-dove-le-donne-rischiano-il-carcere 

Da Greta Thumberg a Papa Francesco, passando per tutto l’establishment politico

Come il Covid ha reso sempre più centrale la questione ambientale 

Il 2020 sarà tragicamente ricordato come l’anno della pandemia che si spera verrá definitivamente sventata dal buon esito della campagna vaccinale. È chiaro che tra le tante problematiche sollevate da questa crisi sanitaria quella ambientale sia tra le più prorompenti, in quanto è stato abbastanza evidente il fatto che l’inquinamento di determinate zone sia stato un “boost per il virus”. L’ipocondria è dietro l’angolo, ma è pur sempre un dato di fatto che problemi come lo scioglimento dei ghiacciai e i cambiamenti climatici potrebbero favorire l’insorgere di nuove malattie o ancora peggio “risvegliare antichi virus congelati nel permafrost”. 

All’unisono 

E’ stato evidente come i mesi di lockdown abbiano diminuito i tassi d’inquinamento e ciò ha reso più chiaro quanto, oggi più che mai, sia necessario un cambio di rotta, che riguardi gli stili di vita del singolo individuo, i sistemi delle catene di produzione e lo sfruttamento delle risorse.  

Adesso Greta non è più sola e a sostengo della questione ambientale si sollevano all’unisono più voci. Papa Francesco quando afferma che “il mondo è scosso dalla crisi causata dalla pandemia Covid19 che mette in evidenza un’altra sfida globale: la crisi socio-ambientale, pone l’attenzione sul filo che lega lo sfruttamento delle risorse ambientali con quello delle persone che lavorano  nelle miniere di cobalto in Congo.

Il Ministro della Salute Speranza che ha spesso posto l’accento sulla necessità di contemperare il diritto alla salute con la tutela dell’ambiente, ha sostenuto che “i due aspetti si tengono insieme, l’uno non è possibile senza l’altro” e lo ha affermato questa estate in audizione in commissione Ecomafie, preoccupandosi di porre un accento sulla necessità di adeguate politiche del ciclo di smaltimento dei dispositivi di protezione individuale. Gli fanno eco gli 11 Ministri per l’ambiente Ue e il Ministro per l’ambiente italiano Costa, il quale afferma che “La sfida delle sfide è la sostenibilità ambientale. Una strada da percorrere come singoli Paesi e a livello planetario“. 

Ognuno di noi, nel nostro piccolo… 

È ormai sempre più evidente come il mondo (soprattutto quello occidentale e industrializzato), a partire dalla prima metà del 900′, abbia vissuto al di sopra delle proprie possibilità. “Antropocene” è il nome con cui è stata definita dagli scienziati la nuova era geologica caratterizzata dal predominio dell’uomo sul pianeta. Un predominio che porterà notevoli cambiamenti e che rischia di determinare danni irreversibili, perché la natura pur non senziente, se danneggiata trova sempre un modo per “vendicarsi”, tentando di riprendersi ciò che le è stato negato dall’uomo.

Problemi come il riscaldamento climatico e lo scioglimento dei ghiacciai sono solo la punta dell’iceberg (per restare in tema) di ciò che ci aspetta, e se non matureremo un atteggiamento responsabile sarà sempre più difficile tornare indietro. È stato dimostrato che numerosi ceppi virali preistorici risiedono nei ghiacci che fra qualche anno si potrebbero sciogliere, così come è risaputo che l’eccessivo consumo di carne, con la conseguente diffusione di allevamenti intensivi e il commercio non controllato, favoriscono la diffusione zoonotica dei virus (come è accaduto appunto con il nuovo coronavirus ).

Infine gli sconvolgimenti climatici potrebbero portare a disastri naturali come uragani, incendi nelle foreste e inondazioni di intere città, allo stesso modo in cui le plastiche che ormai riempiono le nostre campagne, le spiagge e gli oceani – sono state trovate persino nella placenta di alcune madri gestanti.

Tutti questi avvertimenti, che pure avremmo potuto evitare, dovrebbero farci capire quanto sia necessario un mutamento sostanziale, il quale non dovrà avvenire soltanto da parte dei politici che sanciscono accordi internazionali ma anche da parte di ogni cittadino, perché soltanto tutti uniti potremo riuscire a cambiare le cose. Basteranno piccoli accorgimenti come non gettare la spazzatura per strada, preferire la bici all’auto, consumare meno carne, differenziare la spazzatura e usare i piatti di carta, anziché quelli di plastica o ancora meglio quelli di ceramica che abbiamo a casa. Ma soprattutto sarà necessario sensibilizzare i nostri giovani insegnando loro, sin da piccoli, che è dai loro atteggiamenti che dipende il futuro del bellissimo pianeta che abbiamo la fortuna di abitare. 

Fonti:   

https://www.ansa.it/ansa2030/notizie/asvis/2020/04/07/crisi-climatica-e-pandemia-linquinamento-e-stato-un-boost-per-il-virus_e92a8c75-0386-4475-bc7c-9173c9cea8f3.html 

https://www.repubblica.it/scienze/2015/09/14/news/quel_virus_preistorico_potrebbe_risvegliarsi_per_colpa_del_riscaldamento_globale-122597610/ 

 http://www.vatican.va/content/francesco/it/events/event.dir.html/content/vaticanevents/it/2020/10/10/videomessaggio-ted-clima.html 

  https://www.ansa.it/sito/notizie/politica/2020/05/26/camera-audizione-speranza-su-rifiuti-e-covid-19_11dc2c50-0751-4e5f-a337-17e1d844631d.html 

  https://www.primapaginanews.it/articoli/giornata-dell-ambiente-min.-costa-la-sfida-delle-sfide-la-sostenibilit-ambientale-474728 

L’anno della diseguaglianza

Come la pandemia ha messo in luce tutto ciò che non va nella nostra società

numeri parlano chiaro: si stima che nel 2020 71 milioni di persone siano cadute in povertà estrema – la categoria di coloro che vivono con meno di 1.90 $ al giorno. Questo record è direttamente correlato al picco di coloro che hanno perso il lavoro: la media del tasso di disoccupazione nei paesi del Nord Globale si alza al nove percento, mentre segnava il 5.4 percento solo nel 2019. C’entra anche il PIL, che si riduce in media del cinque percento in ogni paese. Di questo passo, l’obiettivo 1 degli SDGs di porre fine alla povertà entro il 2030 sembra sempre più irrealizzabile. Gli esperti, infatti, stimano che la crisi sanitaria potrebbe aver spazzato via i progressi economici fatti fino ad ora, facendoci regredire ai livelli di 30 anni fa in termini di ricchezza e occupazione.  

Le parole delle Nazioni Unite

La pandemia di Covid – 19 ha rivelato le fragilità strutturali nelle nostre società, nel nostro sistema economico globale e nelle strutture che governano il sistema internazionale. Le conseguenze sono chiare: le diseguaglianze stanno crescendo al ritmo più elevato di sempre”, così il Segretario Generale delle Nazioni Unite Antonio Gutierres ha iniziato il proprio appello alla riunione del G20 di quest’anno. Per l’organizzazione internazionale è imperativo che nella complicata equazione tra salvare vite e posti di lavoro, i leader mondiali tengano in considerazione anche le vite ed occupazioni delle categorie più vulnerabili.  

Parliamo di disuguaglianza sociale…

Il virus ha portato la diseguaglianza al centro del dibattito internazionale, ma non è di certo la causa all’origine di questo problema sociale. Già all’inizio di quest’anno, il World Social Report segnalava come la disparità tra ricchi e poveri stesse aumentando in due terzi del globo. La vera responsabilità ricade su politiche che, negli anni, hanno tagliato i fondi ai programmi di educazione, salute e supporto per i meno privilegiati. Senza un sistema statale progettato per fornire a tutti le stesse opportunità, la forbice tra i più e meno abbienti continua ad allargarsi, lasciando questi ultimi vulnerabili in situazioni di emergenza come quella che stiamo sperimentando.  

Dati alla mano

Salute e ricchezza sono due fattori strettamente correlatiGli studi mostrano che persone in situazioni di difficoltà socioeconomica hanno il doppio di probabilità di contrarre il Covid-19 rispetto alla media. Ciò crea un circolo vizioso per cui diventa difficile uscire dalla precarietà. Più a rischio sono anche le donne, che costituiscono a livello globale il 70 percento del personale sanitario. Ma anche i migranti, che utilizzati come capro espiatorio e accusati di essere portatori del virus, faticano a trovare stabilità nel paese di destinazione. Questa situazione, però, ha conseguenze sulla società intera. Diversi studi sulle ineguaglianze sociali dimostrano che maggiori differenze di reddito hanno un impatto negativo sulla salute, capitale umano (mobilità sociale, benessere infantile e numero di ragazzi che abbandonano la scuola) e relazioni sociali (fiducia negli altri, tasso di incarceramento e omicidi) dei cittadiniEradicare il virus dell’ineguaglianza, dunque, sembra tanto importante quanto fermare la pandemia.  

Giada Santana

Una nuova edizione ai blocchi di partenza!

Il prossimo 19 gennaio 2021 ripartirà finalmente la challenge di Agente0011, che terminerà il 31 maggio 2021.

Per la nuova edizione, che vede rinnovata la consolidata collaborazione tra i partner ActionAid Italia, LaFabbrica e UISP, oltre alla nuova partecipazione di Mandragola Editrice attraverso il proprio progetto Zainet, Agente0011 ha voluto rifarsi il look. Come avrete avuto modo di vedere, il portale si è presentato poco prima di Natale con una veste grafica totalmente rinnovata, sviluppata per garantire la migliore esperienza di navigazione sia su web che su mobile.

Cambia la forma e in parte anche i contenuti, pur rimando fedeli alla missione che da ormai cinque anni ci accompagna: coinvolgere e sensibilizzare le scuole italiane di ogni ordine e grado, le associazioni giovanili, quelle sportive e i CAG, rispetto ai temi dell’Agenda2030 stimolandone l’attivazione territorialePer rendere la sfida ancora più formativa, avvincente e – perchè no? – anche più divertente, quasi tutte le tipologie di missioni sono state rinnnovate. A partire dal prossimo 19 gennaio potrete scoprire le nuove attività didattiche e i nuovi giochi, che punteranno maggiormente sull’interazione e la collaborazione tra i team.

Ma le novità non terminano qui: anche docenti e responsabili vedranno rinnovate le aree destinate loro, con un blog e un area riservata da cui si potrà accedere a materiali didattici messi gratuitamente a disposizione dai partner. Infine un nuovo sistema di comunicazioni terrà i team e i loro responsabili aggiornati sulle principali novità, le classifiche e le opportunità!

Il progetto sarà presentato ufficialmente martedì 19 gennaio, dalle ore 17:00 alle 18.30, durante un webinar gratuito in live streaming, rivolto a docenti di ogni ordine e grado, educatori ed educatrici, di presentazione del progetto di didattica ed educazione civica digitale.

Insieme ai protagonisti e alle protagoniste dell’iniziativa, esperti di metodologie didattiche, content creators, partner di progetto, scopriremo tutte le novità relative all’edizione di quest’anno, chiarendo i dubbi dei e delle docenti, illustrando le nuove funzionalità del sito e le nuove missioni.

PROGRAMMA DELL’INCONTRO: 

  • Presentazione del progetto: obiettivi, approcci e metodologie 
  • La nuova piattaforma online: nuove funzionalità e nuove modalità di interazione fra team 
  • Chi si nasconde dietro il portale?Il progetto della task force: il lavoro e l’esperienza di un gruppo di giovani nella creazione dei contenuti didattici, di informazione e intrattenimento 
  • Supporto alla didattica: le testimonianze di chi ha partecipatonelle edizioni passate 
  • Domande dal pubblico

 COME PARTECIPARE?

Per partecipare all’evento gratuito, occorre registrarsi cliccando quiper ricevere il promemoria e le modalità di accesso alla live che si svolgerà su ZOOM.