Bookclub: Il rosso e il blu. Una comune favola di migrazione. 

Di Luca Giommoni 

Quando ci troviamo a parlare di cooperazione spesso pensiamo a paesi lontani, a culture e tradizioni diverse dalle nostre, a progetti concreti per aiutare le popolazioni colpite da emergenze quali calamità naturali e/o guerre civili. 

Quando ci troviamo a parlare di cooperazione spesso ci allontaniamo dall’Italia, pensando all’internazionalità, all’estero, all’etnico. 

Tuttavia, la realtà italiana, soprattutto in riferimento alla tematica delle migrazioni, è teatro e palcoscenico della cooperazione a 360 gradi, che ne attraversa i confini interregionali e territoriali. 

Questo è quanto emerge anche nel consiglio di lettura di oggi: Il rosso e il blu. Una comune favola di migrazione di Luca Giommoni. 

Introdurre questo romanzo significa soffermarsi sul termine di storia (nel senso di successione di vicende e di casi reali o fantastici in quanto oggetto di una narrazione). 

Perché di questo tratta il libro, di una storia reale e fantastica. La storia di Makamba (e della sua missione). 

Luca Giommoni, nel suo romanzo d’esordio, ci racconta le vicende di alcuni migranti che dai paesi dell’Africa sono arrivati in Italia, ricorrendo ad una scrittura che strizza l’occhio alla favola e alla fantascienza, ottenendo un effetto narrativo etico di grande importanza, che ci porta a riflettere su delle verità della vita che molto spesso in Italia non riusciamo a vedere, a cogliere. 

L’autore, così, ci porta a riflettere sulle nostre scelte personali e morali di individui; sul senso più stretto del termine cooperazione (organizzazione di un lavoro in comune per il conseguimento di un dato fine); sulla tematica dell’immigrazione contemporanea, tra le sue ombre e le sue luci. 

Dalla IV di copertina: 

“Makamba ha una missione: aggiustare il mondo attraverso l’acqua. Partito dal Mali con un quadernino di famiglia e poco più, attraversa i continenti per equilibrare i rubinetti di ogni paese. Dalla Cina alla Svezia, passando per la Libia, Makamba sbarca in Italia per ritrovarsi nel centro di accoglienza straordinaria Arcobaleno. Da lì riprende la sua ambiziosa e sconclusionata impresa, accompagnato dagli altri ospiti del centro, ognuno con la propria specifica idea di mondo, e dagli operatori, che combattono un sistema ostile a suon di cinismo e fialette puzzolenti. La loro storia si muove tra fantasia surreale e terribili esperienze, in una favola che racconta un presente meraviglioso e atroce, in cui il lieto fine va cercato a tutti i costi e, se non lo si trova, va inventato.” 

Vuoi saperne di più? Guarda qua ????

ActionAid Bangladesh: la sfida della digitalizzazione e l’attivismo online 

Care e cari Agenti, nella news di oggi torniamo a parlare di ActionAid Bangladesh, membro della federazione ActionAid International!  

AcionAid Bangladesh lotta per la giustizia sociale, l’uguaglianza di genere e l’eliminazione della povertà e lo fa rafforzando la capacità delle persone che vivono in difficoltà, in particolare donne e giovani, di affermare i propri diritti. Lavora direttamente con le comunità, le organizzazioni locali, i movimenti sociali e delle donne, per abbattere le cause strutturali e le conseguenze di povertà e ingiustizia.   

In questo periodo particolarmente difficile a causa della pandemia di Covid-19, i gruppi di giovani attiviste e attivisti, si sono mobilitati per far fronte alle sfide della vita quotidiana. Una di queste riguarda ciò di cui ormai non possiamo più fare a meno: la digitalizzazione 

In questa nuova “vita normale”, gli ispiratori del Bangladeshfigure che supportano e formano le attiviste e gli attivisti, lavorano con diverse piattaforme digitali collegando le giovani e i giovani attraverso strumenti come Zoom, Microsoft teams, Messenger ecc. L’obiettivo è quello di migliorare l’alfabetizzazione digitale tra le i giovani e lo staff dei partner per adattare il loro regolare attivismo a questa nuova vita.  

 

In che modo? 

  • Sostenendo i giovani e le giovani nell’organizzazione di formazioni per migliorare le conoscenze tematiche su opportunità economiche e lavoro dignitoso, servizi pubblici attenti al genere e partecipazione giovanile per continuare l’attivismo su queste aree tematiche attraverso la piattaforma digitale.
  • Creando, progettando e facilitando sessioni di E-Learning su come utilizzare le piattaforme dei social media o le piattaforme digitali per l’advocacy, l’attivismo creativo e la sensibilizzazione. 
  • Contribuendo a migliorare la capacità del personale dei partner, di utilizzare gli strumenti digitali per implementare le attività di tutti i giorni e identificando e creando reti, partnerships e alleanze strategiche con attori che condividono stessi valori e stessi obiettivi. 
  • Facilitando regolari riunioni di gruppo, sessioni tecniche per elaborare un piano d’azione guidato dalle e dagiovani, portando avanti attività e documentando attraverso i social media.
  • Gli Ispiratori partecipano anche alle formazioni, ai workshop e agli incontri pertinenti per far progredire la conoscenza individuale e la leadership che aiuta a trasformare le loro competenze di attiviste e attivisti.  

Ed eccovi una testimonianza da parte delle attiviste e degli attivisti! 

Prima del Covid-19 il gruppo di giovani attiviste e attivisti di Chottogram, erano soliti condurre i loro incontri mensili presso il locale SBK (Shishu Bikash Kendra), uno spazio per i membri della comunità locale, giovani, donne e bambini. Non potendo più incontrarsi di persona, l’unica opzione sarebbero state le piattaforme online. Così è stata avviata l’iniziativa di capacity building delle attiviste e degli attivisti di Chottogram. Motivandoli attraverso il coaching e il mentoring, lentamente ma costantementele attiviste e gli attivisti hanno iniziato ad abituarsi alle piattaforme online come Microsoft Teams, ZOOM, ecc. 

Questa transizione ha richiesto due mesi, ma poi si è subito rivelata particolarmente eccitante! Sempre più membri dell’organizzazione hanno iniziato a partecipare a corsi di formazione, sessioni di mentoring, incontri di gruppo mensili. Sono iniziate a nascere discussioni su varie questioni e formulazioni di piani d’azione.  

Un esempio di tale attivismo sulle piattaforme online è il dialogo di advocacy con l’amministrazione comunale di Chottogram sul bilancio sensibile al genereAll’evento erano presenti il sindaco della città, rappresentanti del governo locale e giornalisti, e le attiviste e gli attivisti che hanno presentato i risultati. Nella presentazione hanno esposto l’agenda del bilancio sensibile al genere e la possibilità di progettare servizi pubblici sensibili al genere. Dopo la presentazione, c’è stata una discussione aperta in cui i giovani attivisti, e in particolare le attiviste, hanno condiviso i loro problemi e hanno chiesto soluzioni al sindaco. Il sindaco ha preso nota e ha promesso di affrontare le problematiche individuate durante le successive attività del comune di Chottogram. Una promessa chiave è stata quella di creare un angolo di igiene mestruale in tutti gli istituti scolastici. 

 

Grazie, dunque, al lavoro che viene portato avanti per migliorare la digitalizzazione e l’uso dei media digitali, le giovani attiviste e i giovani attivisti continuano a impegnarsi e a svolgere le attività di sempre, lottando per ciò in cui credono.  

 

[English version]

Dear Agents, in today’s news we are back to talk about ActionAid Bangladesh, a member of the ActionAid International federation!  

AcionAid Bangladesh fights for social justice, gender equality and poverty eradication and does so by empowering people in need, particularly women and youth, to assert their rights. It works directly with communities, local organizations, social and women’s movements to break down the structural causes and consequences of poverty and injustice.   

In this particularly difficult time due to the Covid-19 pandemic, groups of young activists, have mobilized to address the challenges of daily life. One of these concerns something we can no longer do without: digitization.  

 In this new “regular life”, the Inspirators work with different digital platforms connecting young people through tools like Zoom, Microsoft teams, Messenger etc. The goal is to improve digital literacy among young people and partners’ staff to adapt their regular activism to this new life.  

How? 

  • By supporting young people in organizing trainings to improve thematic knowledge on economic opportunities and decent work, gender-sensitive public services and youth participation, in order to improve the activism on these topic areas through the digital platform.
  • By creatingdesigning and facilitating E-Learning sessions on how to use social media platforms or digital platforms for advocacy, creative activism and awareness raising. 
  • By helping to improve the capacity of partners’ staff to use digital tools to implement everyday activities and by identifying and creating networks, partnerships and strategic alliances with actors who share the same values and goals. 
  • Facilitating regular team meetings, technical sessions to develop a youth-led action plan, leading activities and documenting through social media.
  • Inspirators also participate in relevant trainings, workshops, and meetings to advance individual knowledge and leadership that helps transform their skills as activists.  

And here’s a testimonial from the activists! 

 Prior to Covid-19, the Chottogram group of young activists used to conduct their monthly meetings at the local SBK (Shishu Bikash Kendra), a space for local community members, youth, women and children. Since they could no longer meet in person, the only option would be online platforms. Thus, the capacity building initiative of Chottogram activists was launched. Motivating them through coaching and mentoring, slowly but steadily, the activists began to get used to online platforms such as Microsoft Teams, ZOOM, etc. 

This transition took two months, but then quickly proved to be especially exciting! More and more members of the organization began to participate in trainings, mentoring sessions, and monthly group meetings. Discussions on various issues and formulation of action plans began to arise.  

An example of such activism on online platforms is the advocacy dialogue with the Chottogram city government on gender-sensitive budgeting. The event was attended by the city’s mayor, local government representatives and journalists, and the activists who presented the findings. In the presentation, they laid out the gender-sensitive budget agenda and the possibility of designing gender-sensitive public services. After the presentation, there was an open discussion in which the young activists, and especially women activists, shared their problems and asked for solutions from the mayor. The mayor took note and promised to address the issues identified during subsequent Chottogram town hall activities. A key promise was to create a menstrual hygiene corner in all educational institutions.  

Thus, thanks to the work being carried out to improve digitization and the use of digital media, young activists continue to engage and carry out their usual activities, fighting for what they believe in.  

 

Laudato Sì: un inno alla sostenibilità

L’enciclica “Laudato Sì” di Papa Francesco del 24 maggio 2015 è stata un momento chiave della storia della sostenibilità insieme all’Agenda 2030 e agli Accordi di Parigi. 

In particolare nell’enciclica il pontefice ha aiutato a declinare l’idea di un’etica sostenibile, necessaria sia per una giustizia ambientale che per una giustizia umana. 

Ecco degli estratti: 

 

«Laudato si’, mi’ Signore», cantava san Francesco d’Assisi. In questo bel cantico ci ricordava che la nostra casa comune è come una sorella con la quale condividiamo l’esistenza, e come una madre bella che ci accoglie tra le sue braccia. 

Siamo cresciuti pensando che eravamo suoi proprietari e dominatori, autorizzati a saccheggiarla. Dimentichiamo che noi stessi siamo Terra. 

In questa Enciclica, mi propongo specialmente di entrare in dialogo con tutti riguardo alla nostra casa comune. 

L’autentico sviluppo umano possiede un carattere morale e presuppone il pieno rispetto della persona umana, ma deve prestare attenzione anche al mondo naturale. 

Di conseguenza, «il degrado della natura è strettamente connesso alla cultura che modella la convivenza umana».  

La sfida urgente di proteggere la nostra casa comune comprende la preoccupazione di unire tutta la famiglia umana nella ricerca di uno sviluppo sostenibile. 

Gli atteggiamenti che ostacolano le vie di soluzione vanno dalla negazione del problema, all’indifferenza, alla rassegnazione comoda, o alla fiducia cieca nelle soluzioni tecniche.  

Abbiamo bisogno di nuova solidarietà universale.  

L’intima relazione tra i poveri e la fragilità del pianeta; 

la convinzione che tutto nel mondo è intimamente connesso; 

la critica al nuovo paradigma e alle forme di potere che derivano dalla tecnologia; 

l’invito a cercare altri modi di intendere l’economia e il progresso; 

il valore proprio di ogni creatura; 

il senso umano dell’ecologia; 

la necessità di dibattiti sinceri e onesti; 

la grave responsabilità della politica internazionale e locale; 

la cultura dello scarto e la proposta di un nuovo stile di vita. 

La continua accelerazione dei cambiamenti dell’umanità e del pianeta si unisce oggi all’intensificazione dei ritmi di vita e di lavoro. Benché il cambiamento faccia parte della dinamica dei sistemi complessi, la velocità che le azioni umane gli impongono oggi contrasta con la naturale lentezza dell’evoluzione biologica 

Il cambiamento è qualcosa di auspicabile, ma diventa preoccupante quando si muta in deterioramento del mondo e della qualità della vita di gran parte dell’umanità. Dopo un tempo di fiducia irrazionale nel progresso e nelle capacità umane, una parte della società sta entrando in una fase di maggiore consapevolezza.  

L’ambiente umano e l’ambiente naturale si degradano insieme, e non potremo affrontare adeguatamente il degrado ambientale, se non prestiamo attenzione alle cause che hanno attinenza con il degrado umano e sociale.  

Ma oggi non possiamo fare a meno di riconoscere che un vero approccio ecologico diventa sempre un approccio sociale, che deve integrare la giustizia nelle discussioni sull’ambiente, per ascoltare tanto il grido della terra quanto il grido dei poveri.  

Se qualcuno osservasse dall’esterno la società planetaria, si stupirebbe di fronte a un simile comportamento che a volte sembra suicida. 

A nulla ci servirà descrivere i sintomi, se non riconosciamo la radice umana della crisi ecologica 

È giusto rallegrarsi per questi progressi ed entusiasmarsi di fronte alle ampie possibilità che ci aprono queste continue novità, perché «la scienza e la tecnologia sono un prodotto meraviglioso della creatività umana». 

Mai l’umanità ha avuto tanto potere su sé stessa e niente garantisce che lo utilizzerà bene, soprattutto se si considera il modo in cui se ne sta servendo.  

Il fatto è che «l’uomo moderno non è stato educato al retto uso della potenza», perché l’immensa crescita tecnologica non è stata accompagnata da uno sviluppo dell’essere umano per quanto riguarda la responsabilità, i valori e la coscienza. 

Prende coscienza che il progresso della scienza e della tecnica non equivale al progresso dell’umanità e della storia, e intravede che sono altre le strade fondamentali per un futuro felice.
 

Ciò che sta accadendo ci pone di fronte all’urgenza di procedere in una coraggiosa rivoluzione culturale. 

L’antropocentrismo moderno, paradossalmente, ha finito per collocare la ragione tecnica al di sopra della realtà, perché questo essere umano «non sente più la natura né come norma valida, né come vivente rifugio. La vede senza ipotesi, obiettivamente, come spazio e materia in cui realizzare un’opera nella quale gettarsi tutto, e non importa che cosa ne risulterà». In tal modo, si sminuisce il valore intrinseco del mondo 

Data l’ampiezza dei cambiamenti, non è più possibile trovare una risposta specifica e indipendente per ogni singola parte del problema. È fondamentale cercare soluzioni integrali. 

Non ci sono due crisi separate, una ambientale e un’altra sociale, bensì una sola e complessa crisi socio-ambientale. 

Ormai non si può parlare di sviluppo sostenibile senza una solidarietà fra le generazioni. Quando ci interroghiamo circa il mondo che vogliamo lasciare ci riferiamo soprattutto al suo orientamento generale, al suo senso, ai suoi valori.
Occorre rendersi conto che quello che c’è in gioco è la dignità di noi stessi. Siamo noi i primi interessati a trasmettere un pianeta abitabile per l’umanità che verrà dopo di noi. L’attenuazione degli effetti dell’attuale squilibrio dipende da ciò che facciamo ora, soprattutto se pensiamo alla responsabilità che ci attribuiranno coloro che dovranno sopportare le peggiori conseguenze. Perciò, «oltre alla leale solidarietà intergenerazionale, occorre reiterare l’urgente necessità morale di una rinnovata solidarietà intragenerazionale». 

Un’ecologia integrale richiede di dedicare un po’ di tempo per recuperare la serena armonia con il creato. La cura per la natura è parte di uno stile di vita che implica capacità di vivere insieme e di comunione. Occorre sentire nuovamente che abbiamo bisogno gli uni degli altri, che abbiamo una responsabilità verso gli altri e verso il mondo, che vale la pena di essere buoni e onesti. 

L’amore sociale è la chiave di un autentico sviluppo: «Per rendere la società più umana, più degna della persona, occorre rivalutare l’amore nella vita sociale – a livello, politico, economico, culturale – facendone la norma costante e suprema dell’agire». Queste azioni comunitarie, quando esprimono un amore che si dona, possono trasformarsi in intense esperienze spirituali. 

Si tratta di aprire la strada a opportunità differenti, che non implicano di fermare la creatività umana e il suo sogno di progresso, ma piuttosto di incanalare tale energia in modo nuovo. 

Semplicemente si tratta di ridefinire il progresso. 

PAPA FRANCESCO  

 

di Simone Gennari 

Le api, attrici fondamentali dell’ecosistema 

Care e cari Agenti, oggi, 20 maggio, è la Giornata Internazionale delle Api!  

Probabilmente vi starete chiedendo come mai questi insetti rumorosi e a volte perfino fastidiosi siano considerati così importanti da avere un giorno tutto per loro. È così, le api sono attrici essenziali per la sopravvivenza degli ecosistemi e di tanti altri esseri viventi.  

Le api infatti raccolgono il nettare, che è importante per la produzione del miele ma anche perché assicura la riproduzione delle piante con i fiori attraverso l’impollinazioneLe api, infatti, sono insetti impollinatori: è da queste specie che dipende la sopravvivenza di molte colture e quindi anche parte della produzione alimentare. 

Il nettare, soluzione a base di zuccheri che le piante producono per attirare gli insetti impollinatori, è trasportato dalle api operaie fino all’alveare, il loro nido. Grazie a questo processo si produce il miele. Il polline, invece, è la cellula riproduttiva dei fiori e le api lo prelevano per sfamare le loro larve. Muovendosi di fiore in fiore alla ricerca di cibo, lo trasportano garantendo la riproduzione delle piante su cui si posano.  

Insomma, le api sono importanti per l’equilibrio del nostro ecosistema, ma, purtroppo, sono una specie che rischia l’estinzioneL’utilizzo intensivo dei pesticidi in agricoltura contribuisce a rendere alcuni ambienti inospitali per gli insetti impollinatori. Inoltre, i cambiamenti climatici, l’inquinamento e l’arrivo sui nostri territori di nuove specie predatrici da altre zone del mondo, minacciano la loro esistenza. 

La Giornata Internazionale delle Api ci ricorda quindi quanto esse sono importanti anche per la nostra sopravvivenza e quanto tutelare l’ambiente e combattere i cambiamenti climatici sia essenziale anche per l’esistenza di questi rumorosi insetti. 

 

Fonti:

https://www.antropia.it/limportanza-delle-api-per-lecosistema/ 

https://www.informazioneambiente.it/api-nellecosistema-limportanza-e-il-rischio-di-estinzione/ 

Chi sono i Siblings? 

Ce lo spiega la dottoressa Giulia Franco 

 Qualche giorno fa abbiamo intervistato Giulia, psicologa e psicoterapeuta per parlare di un argomento di cui non si parla spesso. Vi state chiedendo di cosa si tratti? Ecco l’intervista! 

 

Agente: Ok, Giulia! Per prima cosa, raccontaci chi sei. 

Giulia: Vediamo un po’. Ho 34 anni, sono nata e cresciuta a Padova. Sono una libera professionista: nell’ambito clinico mi occupo di bambini, adolescenti e famiglie di persone con disabilità; organizzo gruppi per genitori, fratelli e sorelle di bambine e bambini con disabilità; per quanto riguarda la formazione, insegno al corso per Operatori Socio-Sanitari, all’Università di Padova per il corso di Tecniche della riabilitazione psichiatrica e costruisco gruppi online di  formazione sui siblings. Per quanto riguarda l’ambito scolastico mi occupo di progetti sull’inclusione, dove porto il libro illustrato che ho scritto, che mi aiuta a spiegare la disabilità ai bambini; sviluppo anche progetti sulla sessualità e affettività. 

 

Agente: Puoi dirci chi sono i sibling? 

Giulia: I siblings sono i fratelli e le sorelle di persone con disabilità. 

 

Agente: Come mai hai scelto di occuparti proprio di loro? 

Giulia: Ho scelto di occuparmi di questo per un’esperienza personale. Essendo anch’io una sibling, quando ero piccola non esisteva nessun tipo di servizio, per noi fratelli e sorelle. Per cui una volta diventata psicoterapeuta ho pensato che poter mettere a disposizione la mia professione per questo tipo di supporto potesse essere d’aiuto. L’idea nasce da questa esigenza. Poi ho iniziato così, un po’ per caso, mettendo a disposizione la mia storia, poi è diventata una cosa più strutturata. 

 

Agente: Cosa diresti se dovessi spiegare perché è importante occuparsi anche di chi vive accanto a persone con disabilità? 

Giulia: Una volta si pensava solo al famoso “paziente designato” o alla relazione madre-bambino, invece dà risultati migliori, in termini di benessere per il nucleo familiare, pensare ad ogni componente, con la sua identità e i suoi bisogni. E’ importante per far capire che alcuni sentimenti e preoccupazioni che si possono vivere da sibling sono comuni ad altre persone. Il fatto di poterli condividere con qualcuno fa sentire meno soli e meno sbagliati. Fa pensare “Allora non sono l’unico a provare senso di colpa, rabbiafatica, tutta una serie di difficoltà”. Questo alleggerisce molto. E’ la potenza del gruppo. Questo porta alla conoscenza e alla consapevolezza di sé. Avere consapevolezza delle proprie emozioni può portare a fare scelte, anche future, più consapevoli e libere. Tengo molto al tema della libertà. Non importa tanto cosa scegli, ma il fatto che tu scelga perché vuoi e sei consapevole, non perché subisci una scelta.  

 

Agente: Che tipo di attività svolgi con i gruppi di siblings? 

Giulia: Diciamo che non sono solo gruppi di psicoterapia, ma hanno anche uno scopo di prevenzione. Per cui con i più piccoli e le più piccole – sono divisi per fasce di età – lavoro sulla comunicazione corretta della diagnosi, perché è importante raccontare la verità ai bambini e alle bambine, spiegare cos’hanno i fratelli e le sorelle. Con i più grandi e le più grandi aiuto anche a trovare le risposte da dare agli altri, perché se prima tu vuoi capire che cos’ha tuo fratello, poi te lo senti chiedere dagli altri, ti chiedono “perché fa così? che cos’ha?” et cetera. E’ importante trovare delle risposte che per te possano essere adeguate, che ti facciano sentire a tuo agio. In questi gruppi aiuto i ragazzi e le ragazze a trovare le loro risposte insieme, perché ognuno ha il suo carattere, la sua modalità di risposta. Aiuto a distinguere i contesti, a capire in base al tipo di relazione che si vuole costruire quale risposta dare. Mentre con i gruppi di siblings per giovani adulte e adulti lavoro soprattutto sul tema del futuro e delle loro preoccupazioni a riguardo. 

 

Agente: Com’è cambiato essere una libera professionista della salute mentale con una pandemia in corso? 

Giulia: Nella mia vita prima del covid lavoravo molto a contatto con le persone, ad esempio per i gruppi con adolescenti, facevo molti convegni e conferenze in giro per l’italia, tutte cose che poi sono saltate. Quindi mi sono po’ reinventata. Ero già abbastanza attiva sui social, lo sono diventata di più. Ed è così che ho iniziato a fare colloqui online, formazione online. Ho traslato i gruppi in presenza sulle piattaforme e lo stesso anche per le conferenze e le dirette sui social, i webinar sulle piattaforme. 

 

Agente: Come è stato questo cambiamento? 

Giulia: Posso dire che è uno strumento che funziona nel momento in cui dall’altra parte c’è qualcuno che collabora. Ci sono difficoltà dal punto di vista tecnico, ad esempio si perde parte della comunicazione non verbale, la spontaneità che solo una relazione in presenza ti può dare, l’autenticità. Tutto sommato però devo dire che ci sono tanti pro. Ho potuto conoscere persone da tutta Italia che non avrei mai potuto conoscere. Quindi un po’ il web ha battuto le distanze. I limiti sono questi, i vantaggi sono che ai miei gruppi sui siblings partecipano persone da tutta Italia, è un’esperienza molto più ricca. C’è stata la voglia di conoscerci anche dal vivo, per cui gli ultimi progetti sono stati dei weekend a Roma in cui psicologia, convivialità e cultura si sono intrecciate, anche con le attività che abbiamo svolto visitando siti storici e artistici. 

 

Agente: Dove possiamo trovarti sul web? 

Giulia: ho il mio sito web giuliafranco.it, ma potete scrivermi su instagram a @giuliafrancopsicoterapeuta. 

 

Agente: Grazie, Giulia! 

Giulia: Grazie a voi! 

 

Perché abbiamo intervistato Giulia? 

Perché, come ci insegna l’Organizzazione Mondiale della Sanità, la salute è un costrutto biopsico-sociale. Salute non è solo “non avere una malattia” e non riguarda solo noi, ma anche la nostra rete di supporto, la nostra famiglia, i nostri amici e le nostre amiche che ci sostengono, le nostre emozioni e le nostre speranze per il futuro. Per raggiungere il benessere di tutte e di tutti, non dobbiamo solo curarli (in inglese to cure”), ma prendercene cura (in inglese “to care”).  

Veronica Lacorte 

Rubrica CooperiAmo – Episodio 3

The Mitti Collective e l’agricoltura sostenibile

Care e cari agenti, eccoci con il terzo episodio della rubrica CooperiAmo 

 

Sui canali social di Agente0011 oggi trovate l’intervista a Daria, la nostra cooperante della settimana. Dopo essersi laureata in politiche ambientali all’università di Edimburgo nel 2020, Daria ha scelto di iniziare il suo percorso professionale nel mondo della sostenibilità, come ricercatrice e creatrice di contenuti social per The Mitti CollectiveThe Mitti Collective è un’organizzazione di giovani ricercatori e ricercatrici provenienti da diverse parti del mondo, che promuovono l’agricoltura sostenibile. La loro missione è condividere e confrontare varie conoscenze su pratiche agricole rigenerative, in modo da arrivare a produrre cibo in modo sostenibile in tutto il mondo. Visita il loro sito per saperne di più! 

  

Ma perché è importante parlare di agricoltura sostenibile?

 L’agricoltura sostenibile comprende tutte le tecniche agricole alternative a quelle dell’agricoltura industriale. Il modello di agricoltura “industriale”ancora dominante nei Paesi occidentali, è insostenibile per diverse ragioni. L’obiettivo principale dell’agricoltura industriale è produrre le maggiori tonnellate possibili di prodotti alimentari per ettaro coltivato, in modo da commerciare su mercati a larga scala. 

Spesso si basa sulla coltura intensiva di un solo tipo di pianta, e prevede anche l’utilizzo di pesticidi, fertilizzanti chimici e altri composti derivati dal petrolio. Si usano sementi selezionate, solitamente estranee al territorio in cui si coltiva; si lavora su vari tipi di terreni, anche quelli non favorevoli all’agricoltura, e si sfruttano eccessivamente le risorse idriche. Tutti questi processi portano all’impoverimento e all’inquinamento del suolo, alla riduzione della sua biodiversità naturale e, più in generale, al deterioramento del territorio. L’abbondante impiego di prodotti chimici sul suolo ne altera la composizione fisica e biologica, e la lavorazione intensiva del terreno tramite macchinari porta al dissesto idrogeologico, cioè alla distruzione dei suoi “strati naturali”. In più, i residui di erbicidi e antiparassitari sono rifiuti non facilmente smaltibili dalla terra. 

Per rispondere alla domanda del mercato, si va contro i ritmi naturali. Come ci spiega Daria nella sua intervista, c’è uno stretto rapporto tra l’agricoltura industriale, la degradazione dell’ambiente e la crisi climatica. L’agricoltura intensiva contribuisce al consumo di petrolio, alla deforestazione, al sovrasfruttamento delle acque e all’accumulo di rifiuti. Secondo l’attivista statunitense Charles Eisenstein, per fronteggiare la crisi climatica è necessario abbandonare il desiderio di dominare la natura nelle pratiche agricole. Bisogna invece “collaborare umilmente” con essa, costruendo un sistema che metta il rispetto dell’ambiente e dei suoi equilibri al primo posto, nonostante ciò richieda tempi più lunghi per ottenere benefici economici dalle colture.  

Proprio di questo si propone l’agricoltura sostenibile, i cui obiettivi principali includono la rigenerazione del suolo e l’aumento della sua fertilità, il rispetto della biodiversità e della naturale capacità di assorbimento dei rifiuti della terra, e la valorizzazione delle colture locali e della specificità di ogni territorio. Impiega tecniche quali la rotazione delle colture, l’utilizzo di fertilizzanti naturali, la gestione efficiente delle acque. Il progetto dell’agricoltura sostenibile punta anche a migliorare la qualità di vita dell’intera società, tutelando il reddito dell’agricoltore e la salute dell’operatore agricolo e del consumatore. Infine, il suo progetto si prospetta di soddisfare la domanda alimentare dei Paesi in via di sviluppo, perseguendo così il secondo obiettivo dell’ONU per lo sviluppo sostenibile, “Zero Hunger”. 

Si tratta di una vera e propria rivoluzione dal punto di vista tecnico, politico ed educativo. È necessario sensibilizzare il più possibile il pubblico sull’argomento – per questo il lavoro di Daria è così importante!

Approfondimenti:

 

“Energy Efficient Nature” – The Mitti Collective 

L’agricoltura intensiva  

Agricoltura rigenerativa: per cosa si distingue e quali sono i suoi vantaggi? 

Video: Agricoltura Intensiva vs Agricoltura Sostenibile 

 

Oltre il PIL: dalla crescita allo sviluppo

Dalla crescita allo sviluppo

Il Prodotto Interno Lordo (PIL) è ancora oggi la misurazione statistica usata come riferimento nel nostro sistema socio-economico, illudendoci che questo possa misurare non solo la crescita economica, ma anche l’effettivo livello di sviluppo e progresso dei nostri Paesi. Il calcolo del PIL scandisce le agende politiche, il dibattito pubblico e quindi la nostra quotidianità. 

 

LA STATISTICA DI OGGI

 

Che cos’è il PIL?

Il Prodotto Interno Lordo (PIL) è la misura del valore complessivo di tutte le merci e servizi finali prodotti in un periodo definito all’interno di una nazione. Questo strumento statistico, diffusosi internazionalmente a partire dagli anni ’30 del Novecento, è ancora oggi il principale parametro sul quale si misura il progresso di una società e di un paese in termini di crescita economica.  

 

Limiti del PIL

La crisi sistemica globale dimostra come il Pil cresca anche grazie ad attività economiche con esternalità sociali e ambientali negative. Le esternalità economiche sono tutti quei processi di produzione e consumo che generano, oltre al bene o servizio, anche un danno a soggetti esterni, peggiorando così il benessere di una comunità. 

Un’azienda che durante il suo processo inquina l’aria e degrada l’ambiente genererà un profitto che rientrerà positivamente nel calcolo del PIL, il quale invece non terrà conto del peggioramento della salute delle persone e della natura causato proprio dalla stessa azienda. Quindi il PIL crescerà mentre il benessere comune peggiorerà. 

Insomma, il PIL è una misura economica e in quanto tale calcola ogni processo economico senza fare alcuna distinzione. 

Celebri e sempre utili da ricordare, sono le parole del politico americano Robert Kennedy: 

«Non possiamo misurare lo spirito nazionale sulla base dell’indice Dow Jones né i successi del Paese sulla base del Prodotto Interno Lordo. Il PIL comprende l’inquinamento dell’aria, la pubblicità delle sigarette, le ambulanze per sgombrare le nostre autostrade dalle carneficine del fine settimana…Comprende programmi televisivi che valorizzano la violenza per vendere prodotti violenti ai bambini. Cresce con la produzione di napalm, missili e testate nucleari. Il PIL non tiene conto della salute delle nostre famiglie, della qualità della loro educazione e della gioia dei loro momenti di svago. Non comprende la bellezza della nostra poesia e la solidità dei valori familiari. Non tiene conto della giustizia dei nostri tribunali, né dell’equità dei rapporti fra noi. Non misura né la nostra arguzia né il nostro coraggio né la nostra saggezza né la nostra conoscenza né la nostra compassione. Misura tutto, eccetto ciò che rende la vita degna di essere vissuta». 

 

LA STATISTICA DI DOMANI

FIL – Felicità Interna Lorda 

Il benessere reale umano non può essere misurato solo attraverso la misura materiale del Pil. Un esempio virtuoso viene dal Bhutan, paese in cui anziché il PIL viene misurato il FIL, l’indice di Felicità Interna Lorda, che pone al centro dello sviluppo la persona. Il vero sviluppo è quello che si fonda sul miglioramento degli standard di vita, sul benessere interiore e spirituale, sui valori culturali e sulla protezione dell’ambiente e della biodiversità. A mostrare la forte spaccatura tra le due misure statistiche, e quindi due mentalità e culture, è il fatto che il Bhutan, secondo le statistiche internazionali del Pil, risulta essere una delle nazioni meno sviluppate e più povere della terra, mentre nella realtà troviamo semplicemente una società, un paese, diversamente sviluppato.  

OSS – Obiettivi di Sviluppo Sostenibile 

Gli Istituti Nazionali di Statistica dei diversi paesi sono chiamati dalle Nazioni Unite a svolgere un ruolo attivo di coordinamento nazionale nella produzione degli indicatori di monitoraggio e valutazione dell’attuazione dell’Agenda 2030, volti a costruire un quadro di informazione statistica condiviso. 

I 17 Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (OSS), specializzati in 169 specifici target, sono infatti monitorati attraverso circa 244 indicatori, costantemente aggiornati. Per misurare gli aspetti sociali, economici e ambientali e lo sviluppo del nostro sistema possiamo quindi guardare agli OSS dell’Agenda 2030.  

I 17 Obiettivi di Sviluppo Sostenibile sono: sconfiggere la povertà; sconfiggere la fame; buona salute, istruzione di qualità; parità di genere; acqua pulita e servizi igienico-sanitari; energia rinnovabile e accessibile; buona occupazione e crescita economica; industria, innovazione e infrastrutture; ridurre le diseguaglianze; città e comunità sostenibili; consumo e produzione sostenibile; lotta contro il cambiamento climatico; vita nel mare; vita sulla terra; pace, giustizia e istituzioni solide; partenariato globale per lo sviluppo sostenibile. 

BES – Benessere Equo e Sostenibile

Già nel 2010, l’Istat in Italia ha strutturato un innovativo modello di misurazione statistica nazionale: il BES, ovvero il Benessere Equo e Sostenibile. 

Benessere: analisi multidimensionale degli aspetti rilevanti della qualità della vita dei cittadini; 

Equo: attenzione alla distribuzione delle determinanti del benessere tra soggetti sociali; 

Sostenibile: garanzia dello stesso benessere anche per le generazioni future. 

Elaborato ogni anno nel Rapporto BES, il sistema di indicatori consente di valutare lo stato di prosperità e di sviluppo del Paese, integrando ai parametri economici quelli ambientali e sociali tramite misure di eguaglianza e sostenibilità. 

La struttura del BES, grazie allintegrazione di 12 diversi domini e 152 indicatori, lo rende un quadro di riferimento molto completo, equo e sostenibile rispetto alla sola misurazione del PIL, rispondendo in maniera più esaustiva alla necessità di stimare una realtà molto complessa.  

I 12 domini del Benessere Equo e Sostenibile sono: salute; istruzione e formazione; lavoro e conciliazione dei tempi di vita; benessere economico; relazioni sociali; politica e istituzioni; sicurezza; benessere economico; paesaggio e patrimonio culturale; ambiente; innovazione, ricerca e creatività; qualità dei servizi. 

A seguito della successiva definizione dell’Agenda 2030 nel 2015, i 12 domini e i corrispettivi 152 indicatori del BES sono stati integrati ai 17 obiettivi di sviluppo sostenibile, proprio per i numerosi punti di convergenza: le misure statistiche OSS presenti nel sistema BES sono ben 59. 

 

Dalla crescita allo sviluppo 

Per cambiare la società e l’economia dobbiamo anche cambiare lo strumento con cui ci misuriamo. Per passare dalla crescita (economica) allo sviluppo (sostenibile) si deve andare oltre PIL. 

“Parlare di indicatori statistici vuol dire, in realtà, parlare dei fini ultimi di una società e degli strumenti con cui vogliamo conseguirli” 

Amartya Sen 

Bookclub: Vorrei fare il cooperante. Come trasformare un sogno in una professione

Un libro di Diego Battistessa 

 

Il mondo della cooperazione costituisce un universo in continuo mutamento. Vi sono delle realtà che cambiano i loro paradigmi a favore di nuovi. Le emergenze evolvono. I profili si aggiornano. E non sempre è facile comprendere, soprattutto dal punto di vista formativo e lavorativo, quali siano gli strumenti necessari per inserirsi nel mondo della cooperazione. 

Ma chi è il/la cooperante? Quali sono le sue attività? Quali le sue competenze? 

Per rispondere a queste ed altre domande sulla cooperazione abbiamo deciso di proporvi una lettura molto interessante sul tema: “Vorrei fare il cooperante. Come trasformare un sogno in una professione” di Diego Battistessa. 

L’autore, docente ed esperto di cooperazione internazionale, ha molti anni di lavoro sul campo alle spalle e, a seguito delle sue esperienze come tutor e mentore, ha voluto riportare in questa breve e scorrevole guida dove trovare strumenti, buone pratiche, consigli e riflessioni per dipingere i contorni di una professione che tende a colorare fuori dai margini. 

Di fatto, la professione del cooperante richiede competenze personali tanto quanto professionali, le cosiddette hard e soft skills: empatia, altruismo, capacità di donarsi e di proiettare una visione positiva del mondo, ma anche capacità tecniche, sociologiche ed antropologiche, e molte altre. 

Diventare un professionista della cooperazione internazionale significa diventare un professionista del cambiamento: continua formazione, informazione, pratica. Diventare cooperante significa specializzarsi in un settore, in un’area del mondo, significa imparare lingue, usi, costumi, significa mettersi sempre in discussione, significa sbagliare e comprendere l’entità degli sbagli che commettiamo, il loro impatto. 

Perché – va detto – il rischio di fare più danno che altro è sempre in agguato, e tuttavia in un mondo sempre più interconnesso, dove le tecnologie digitali superano tutti i confini, i capitali fluttuano senza sosta, continuare a fermare le persone alle frontiere, verso il nord o verso il sud è un controsenso. 

Ma prepararle adeguatamente, invece, è un aspetto fondamentale. 

In questo senso il libro di Diego Battistessa è un libro unico nel suo genere: 

“Perché non esistono manuali che ci spiegano come avvicinarci ad un settore così difficile da capire come quello della cooperazione internazionale. Un settore che racchiude un universo di terminologie, rituali, norme non scritte, luoghi comuni, rischi, avventure ma soprattutto che ci dà l’opportunità di sentirci parte di un cambiamento universale, di un movimento internazionale di persone che non accettano la realtà per quello che è e decidono di diventare catalizzatrici della trasformazione verso un altro mondo possibile”. 

Fonte 

https://www.ong2zero.org/blog/la-prima-guida-pratica-per-chi-vuole-fare-il-cooperante/ 

Vuoi saperne di più? 

https://www.job4good.it/vorrei-fare-il-cooperante-intervista-a-diego-battistessa/ 

https://www.facebook.com/ong2zero/videos/210900694103810 

Mantenersi in salute nonostante in Covid

Chi di voi Agenti vuole tornare ad abbracciarsi con amici, parenti senza sentirsi inadeguati o sbagliati? 

E’ una reazione, anzi un desiderio assolutamente naturale. 

Da esseri umani che siamo il contatto fisico è una nostra necessità primaria fin dai primi giorni di vita.  

Diversi studi dimostrano che la mancanza di abbracci e il distanziamento sociale inducono nell’essere umano una sorta di astinenza che ha un preciso nome: “skin hunger” dall’inglese, fame di pelle. Anche da adulti quindi  il tocco, inteso come movimento sensoriale, ci rilassa, abbassando i livelli dell’ormone dello stress (il cortisolo), confortandoci e rinforzando le relazioni con chi ci sta vicino. 

 

Alti livelli di cortisolo non solo ci fanno sentire di malumore e depressi ma influiscono negativamente sul sistema immunitario, rendendoci più vulnerabili alle malattie. Ma siccome ora non si può, è bene trovare altri escamotage per aumentare l’umore e rinforzare il nostro organismo: ci viene in aiuto il tempo passato all’aria aperta e praticando attività fisica. 

Nessuno ci nega di usare la tecnologia, che è un ottimo strumento per restare in contatto con le persone, ma è importante occuparsi anche della propria salute psicofisica. 

 

“Stare almeno due ore all’aria aperta aumenterebbe il benessere psicologico” è un dato che emerge da recenti ricerche sul tema. 

 

Non solo… 

Perché passare troppo tempo di fronte agli schermi può avere effetti dannosi anche per la vista. Le nostre nonne e mamme avevano ragione…  

Secondo alcune indagini sono in aumento i casi di miopia ????  soprattutto fra i giovani in età scolare. Negli ultimi dieci anni il disturbo è cresciuto più del 50% tra i giovani adulti, soprattuto nei Paesi Industializzati dove il maggior livello di istruzione va pari passo con l’uso dei dispositivi elettronici, che obbligano a guardare da vicino e con il sempre minore tempo passato all’aperto. 

In particolare lo spazio di gioco all’aria aperta allenerebbe la vista dei bambini. Secondo uno studio di ricercatori cinesi, l’esposizione alla luce solare ☀ infatti, stimolando la produzione di dopamina, aiuta a sviluppare una vista più acuta e aiuta quindi a prevenire l’allungamento dell’occhio, tipico della miopia. 

Ricordiamoci che la luce artificiale sulle nostre scrivanie non ha gli stessi effetti positivi. 

 

Ma esiste un trucco per allentare la pressione sugli occhi quando proprio non possiamo staccarci dai nostri compiti o comunque dagli schermi delle nostre tecnologie: si tratta della regola del 20-20-20 

???? propone di rilassare lo sguardo ogni 20 minuti, fissando per 20 secondi un punto lontano almeno 20 piedi (circa 6 metri).  

Guardando lontano l’occhio si riposa: è il motivo per cui molti Paesi asiatici dove la miopia è diffusa hanno inserito più ore all’aria aperta e nella natura nei programmi scolastici. 

 

Quindi per concludere, ricordiamoci di prenderci cura di noi stessi anche durante questi periodi difficili; i primi responsabili della nostra salute siamo noi stessi. 

COSTRUIRE FUTURO, INSIEME!

Verso un modello educativo innovativo ed inclusivo

 

Fornire un’educazione di qualità, equa ed inclusiva e opportunità di apprendimento per tutte e tuttiè l’obiettivo principale dell’SDG numero 4 “Istruzione di qualità 

 Più volte abbiamo parlato di come il periodo che stiamo vivendo abbia impattato e stia impattando diversi ambiti, incluso quello educativo e scolastico 

Nel corso dell’emergenza sanitaria, sono emerse diverse problematiche: l’urgenza di consolidare dei modelli educativi innovativi capaci di superare la distinzione tra didattica digitale e tradizionale, la necessità di sostenere gli istituti di educazione formale e non formale nel contrasto alla povertà educativa e l’elevato tasso di dispersione scolastica e digitale.  

 

All’interno di questo quadro, con l’intento di fornire strumenti di supporto alle azioni di ripresa, si inserisce «Costruire Futuro, Insieme!», un progetto ActionAid promosso dalla Fondazione Cassa Depositi e PrestitiL’obiettivo è quello di aumentare la partecipazione civica di ragazze, ragazzi e di tutta la comunità educante, attraverso lo sviluppo e il rafforzamento di competenze cognitive, relazionali e sociali per favorire la piena realizzazione degli individui e, di conseguenza, di una società più consapevole e coesa. 

La valorizzazione delle capacità dei singoli e delle singole sarà dunque fondamentale per rispondere a tutte le criticità emerse e sarà la base per rendere i e le giovani, protagonisti e protagoniste di cambiamento nella fase post-emergenziale. 

 

Il progetto va a rafforzare il ruolo della comunità educante nella lotta alla povertà educativa attraverso la sperimentazione di metodologie di cittadinanza attiva nella scuola e sul territorio, anche al fine di contrastare le diverse forme di dispersione scolastica. 

La nuova legge sull’insegnamento dell’educazione civicache diventa effettiva nell’anno scolastico 20/21, è un’opportunità e i percorsi di “Costruire Futuro, Insieme!” rispondono concretamente alle linee guida del Miur per la sua applicazione. 

 

L’intervento si svilupperà a partire dal prossimo anno scolastico, online sul territorio nazionale e con un focus nelle città di Siracusa, Palermo, Reggio Calabria, Bari, Napoli e Romadove il progetto sarà realizzato in partnership con la scuola, che fungerà da polo centrale di sviluppo insieme ad altri istituti e agli operatori e alle operatrici del pubblico e del privato sociale. 

 

Destinatarie e destinatari saranno ragazze e ragazzi dagli 11 ai 19 anni e la comunità educante, coinvolta in percorsi di formazione per docenti e webinar di supporto alla genitorialità. I temi saranno legati a cittadinanza attiva, disuguaglianze globali, orientamento e motivazione, prevenzione alla violenza di genere fra pari e attività in peer to peer 

Non solouna serie dincontri di approfondimento con esperti saranno rivolti a docenti, educatori ed educatrici. Il primo webinar è previsto entro la fine di questo anno scolastico: si parlerà dell’importanza di rendere la scuola un luogo sicuro ed inclusivo, con spunti e riflessioni su azioni attuabili.