Giochiamo col bullismo, e facciamolo sul serio!

Il tema del bullismo e della sua derivazione cyberbullismo è ritornato alla ribalta del dibattito mediatico, in seguito alle parole del ministro dell’istruzione Valditara che, a proposito del fenomeno e della sua repressione ha parlato di “umiliazione” come strategia educativa efficace, salvo poi ritrattare e scusarsi per il refuso con il termine “umiltà”.

In realtà, come dimostrato da studi psicoeducativi e da interventi concreti, l’unico modo per disinnescare il bullo, è sviluppare l’empatia, la capacità di immedesimarsi nel disagio che crea. Ma perché ciò avvenga, è necessario creare attorno ai soggetti inclini al bullismo una rete di supporto che coinvolga tutti: famiglie, docenti, operatori sociali, ma soprattutto percorsi educativi e di consapevolezza continui. (Daffi-Prandolini, Mio figlio è un bullo, Erikson, 2012).

Purtroppo, ancora troppo poco si sta facendo nel nostro paese, secondo quello che dicono i dati di cui disponiamo, infatti dalle ricerche della Ong Bullismo senza frontiere condotte tra gennaio 2021 e febbraio 2022, continuano ad aumentare i casi di bullismo in Italia, dove 7 bambini su 10 subiscono ogni giorno una qualche forma di bullismo e cyberbullismo. La prima statistica mondiale dei casi di bullismo, sviluppata in collaborazione dai 50.000 collaboratori dell’ONG colloca l’Italia tra uno dei Paesi con il maggior numero di casi di bullismo al mondo, con un totale di 19.800 casi.

Nonostante queste evidenze e gli appelli accorati da parte di famiglie e docenti, manca ancora l’attuazione di un intervento strutturato e dall’approccio, appunto, multi sistemico. Giace, infatti, da due anni, in Senato, in attesa di approvazione, la proposta di decreto presentata dall’onorevole Devis Dori contro ogni forma di bullismo, in cui una grande attenzione è data proprio agli interventi socioeducativi di prevenzione, prima che a quelli di repressione.

Tra le organizzazioni attente al fenomeno del bullismo, vi è ActionAid, attiva da anni con il progetto europeo Youth for love, con l’obiettivo di prevenire, individuare e contrastare la violenza tra pari tra gli e le adolescenti.

Proprio per rendere più accessibile con approcci diversi e youth -friendly il tema, dal progetto è nato anche un web game a cui potete giocare qui.

“Youth For Love – The Game è un gioco online rivolto a ragazzi e ragazze perlopiù adolescenti per mettersi alla prova e imparare ad affrontare il problema della violenza tra pari e del bullismo. Adottando un terreno virtuale permette di sperimentare in prima persona situazioni potenziali ma realistiche di abusi, molestie, sia verbali sia fisiche, atti di violenza on-line e riflettere sia su come rispondere o a chi chiedere supporto, sia su come prevenirli adottando comportamenti rispettosi ed equi” spiega Maria Sole Piccioli di ActionAid.

Che aspettiamo, dunque? Giochiamoci e facciamolo sul serio!

 

 

Diritti Umani in Palestina

Il 10 dicembre si celebra la Giornata Mondiale dei Diritti Umani. Questo giorno è l’anniversario dell’adozione ufficiale da parte dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani: un documento storico redatto nel 1948 e tradotto in oltre 500 lingue, che proclama i diritti inalienabili di ogni esser umano.

Tuttora purtroppo siamo ben lontani dal raggiungimento di questo obiettivo. Non solo i recenti fatti in Ucraina e in Iran, ma altri esempi di violazione sistematica delle libertà personali, soprattutto per categorie più disagiate come donne e bambini sono numerosi e anche datati, come per esempio, in Palestina.

Nel giugno 1967 Israele ha occupato la Cisgiordania, Gaza e Gerusalemme Est; aree conosciute oggi come territori palestinesi occupati. L’occupazione è stata condannata dalla comunità internazionale e a Israele è stato chiesto il ritiro dalle aree occupate (Risoluzione 242 del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite e molte altre che sono seguite).

Dopo mezzo secolo, la Palestina è ancora occupata. Israele ha frammentato la Palestina in aree separate: Gerusalemme Est è stata annessa illegalmente, Gaza è da 10 anni sotto un blocco illegale da terra, mare e aria e oltre la metà della terra palestinese della Cisgiordania è stato confiscata da Israele per la costruzione di insediamenti illegali, zone agricole e industriali, muro di separazione, una vasta rete di strade a uso esclusivo dei coloni, ecc.

ActionAid lavora in Palestina dal 2007, operando a stretto contatto con le comunità più vulnerabili e focalizzandosi in particolare su giovani e donne, che sono gravemente colpite dalla situazione politica.

L’occupazione limita ulteriormente la capacità delle donne di essere più proattive e sfidare le pratiche patriarcali della società palestinese. Ad esempio, i tassi di disoccupazione femminile, a parità di livelli educativi, sono molto superiori rispetto a quelli degli uomini (28,4% contro 19,2%). Le politiche e le pratiche di Israele hanno paralizzato l’economia palestinese, con un conseguente alto livello di disoccupazione, in particolare dei giovani. C’è inoltre una limitata opportunità per i giovani di partecipare ai processi decisionali.

Nei governatorati di Hebron e Betlemme, ad esempio, ActionAid ha coinvolto oltre 5.000 persone di 12 diverse comunità in percorsi di empowerment e formazione. I partecipanti hanno avuto modo di approfondire la loro conoscenza dei diritti umani, sviluppare doti di leadership e comunicazione, nonché di gestione di attività economiche e marketing. E’ stato, inoltre, fornito supporto finanziario alle donne per avviare delle attività produttive e rendersi autonome in una società fortemente patriarcale e aiutato i giovani nella realizzazione dei loro progetti imprenditoriali.

Nella città vecchia di Hebron, dove l’organizzazione della vita è particolarmente complessa ActionAid supporta le attività dello Sharek Center, un centro polifunzionale, dove si svolgono corsi e attività per bambini e giovani.

 

#FreeNotFreezed per i 16 giorni di attivismo contro la violenza di genere

Quest’anno, ActionAid, in occasione della giornata mondiale contro la violenza, ha lanciato la campagna #FreeNotFreezed, per sostenere tutte quelle donne che si sono liberate dalla violenza, ma sono congelate,  nel loro percorso di effettiva emancipazione, dalla mancanza di provvedimenti, leggi, fondi che permettano loro di avere accesso ad un reddito, un lavoro, un’abitazione. 

Dire no agli abusi può significare essere costrette ad allontanarsi dalla casa familiare. Per motivi di sicurezza, a volte, ci si deve addirittura trasferire in una città diversa e sospendere, almeno temporaneamente, il proprio lavoro. Una serie di cambiamenti costosissimi che spesso ci si ritrova ad affrontare da sole e senza risorse finanziarie, o perché queste rimangono sotto il controllo del maltrattante, oppure, perché una serie di mancanze sistemiche ed ostacoli burocratici non permettono l’accesso ad aiuti pubblici. Ad esempio, produrre una dichiarazione Isee separata da quella del partner abusivo può essere un problema per molte donne che rimangono così escluse da una serie di servizi fondamentali per raggiungere la propria indipendenza economica e l’affrancamento dalla violenza stessa. (Cit. Ottavia Spiaggiari https://www.actionaid.it/in-primo-piano/i-diritti-in-bilico-delle-donne) 

Il simbolo della campagna è una statua di ghiaccio che rappresenta tutte le donne in uscita dalla violenza. Testa alta, sguardo coraggioso, passo in avanti verso il futuro a simboleggiare la volontà di riprendere in mano la propria vita, volontà che però non si realizza, che resta, appunto, congelata. 

Il ghiaccio come metafora dello stallo che vivono queste donne, che hanno progetti e sogni che non si possono concretizzare, che restano bloccati, senza un aiuto concreto da parte delle istituzioni. 

A svelare l’opera il 15 novembre a Roma, Claudia Gerini, ambasciatrice della campagna #FreeNotFreezed di ActionAid, contemporaneamente, ActionAid ha lanciato anche una petizione  per chiedere alle istituzioni italiane nazionali, regionali e locali di garantire un supporto economico, adottare delle politiche strutturali per il re/inserimento lavorativo e il mantenimento lavorativo e trovare soluzioni abitative sul medio e lungo periodo. 

Inoltre, nel rapporto I diritti in bilico delle donne, ActionAid evidenzia con dati e ricerche il fenomeno di esclusione dai diritti e la necessità di provvedimenti urgenti e di sistema, affinché il cambiamento sia tangibile e diffuso, come chiedono le donne stesse che hanno raccontato la propria esperienza. 

Tanti in tutta Italia gli e le attiviste impegnat* a diffondere la petizione e la campagna online e offline, attraverso eventi, volantinaggio e flashmob.