Nei paesi ad alto reddito prevalgono la «malattie del benessere», ossia quelle malattie legate all’eccessiva alimentazione, all’inattività fisica, allo stress, all’inquinamento, come per esempio le malattie cardiovascolari, tumori e diabete.
Nei paesi a basso reddito, invece, le principali cause di morte prematura sono legate alle «malattie della povertà», all’origine delle quali vi sono la sottoalimentazione e la malnutrizione, la mancanza di acqua potabile, le cattive condizioni igienico-sanitarie, i rapporti sessuali non protetti, l’inquinamento dovuto anche al fumo di combustibili solidi usati in ambienti chiusi. Nei paesi poveri le principali cause di morte prematura sono infatti le malattie infettive: infezioni respiratorie acute, diarrea, Aids, tubercolosi, infezioni neonatali, malaria e altre malattie tropicali. Molte di queste malattie, nei paesi ricchi, sono sono praticamente inesistenti. Altre invece possono essere curate grazie a farmaci e strutture mediche adeguate. Ma nei Paesi più poveri, dove non c’è acqua, non ci sono farmaci e le persone vivono con meno di un dollaro al giorno, le malattie della povertà sono la realtà di tutti i giorni.
Eppure, lottare contro queste malattie è possibile, come dimostrano i successi nella lotta contro il vaiolo (ormai scomparso) e la poliomielite, che oggi è endemica solo in India, Nigeria, Pakistan e Afghanistan. Per sconfiggerle bisognerebbe però aumentare le risorse economiche nei paesi meno sviluppati e potenziare la ricerca sulle malattie tropicali, trascurate dai programmi sanitari nonostante colpiscano ogni anno oltre un miliardo di persone.
Queste malattie sono infatti strettamente legate allo stato di povertà in cui si trovano le popolazioni che ne sono colpite, ma in generale sono sempre curabili o prevenibili e la causa della loro insorgenza va ricercata nell'assenza di reddito, di acqua potabile e di servizi igienici, nella malnutrizione, nell'assenza di educazione sanitaria, nell'impossibilità ad accedere a farmaci e servizi sanitari, contesti domestici e ambientali non sani. Si viene così a creare un circolo vizioso: la malattia impedisce alla persona di lavorare, ne peggiora la situazione economica e di conseguenza la persona non può permettersi di pagare le cure di cui avrebbe bisogno. Per questi motivi, uno studio dell'università di Harvard sostiene che la vaccinazione delle popolazioni povere non sia solo un rimedio a problemi di tipo sanitario, ma sia anche un rimedio contro la povertà stessa. Leggete lo studio completo a questo link.
Purtroppo all’industria farmaceutica queste malattie interessano poco: delle 850 nuove formulazioni farmaceutiche approvate tra l’1 gennaio 2000 e il 31 dicembre 2011, soltanto 37 erano rivolte alle malattie della povertà. Eppure, in molti casi, basterebbe davvero poco per ridurre se non addirittura eliminare le malattie della povertà. Come distribuire farmaci e vaccini in tutte le zone che ne hanno bisogno, insieme ad attività di sensibilizzazione, di informazione e di educazione alla prevenzione di tali malattie.