Origini della Giornata Mondiale della Terra

La Giornata Mondiale della Terra è celebrata ogni anno il 22 aprile. È stata istituita nel 1970 per sensibilizzare l’opinione pubblica sui problemi ambientali e promuovere la protezione del nostro pianeta. L’idea nacque negli Stati Uniti grazie a Gaylord Nelson, un senatore che voleva portare l’attenzione pubblica sui danni ambientali provocati dall’inquinamento e dalla degradazione ambientale. 

Nel 1970, milioni di persone parteciparono a manifestazioni ed eventi in tutto il mondo per chiedere un cambiamento nelle politiche ambientali. Questo movimento portò alla creazione dell’Agenzia per la Protezione Ambientale degli Stati Uniti (EPA) e contribuì a leggi importanti come il Clean Air Act e il Clean Water Act. 

Il Cambiamento Climatico: Situazione Attuale 

Cosa è il cambiamento climatico? si riferisce a modifiche a lungo termine nei modelli climatici globali, principalmente a causa delle attività umane come la combustione di combustibili fossili, che aumentano la concentrazione di gas serra nell’atmosfera. Questi gas intrappolano il calore e provocano un riscaldamento globale. 

Disagi Attuali e Futuri: 

Nel Mondo: 

  • Eventi meteorologici estremi: Aumento di frequenza e intensità di eventi come uragani, incendi forestali, e ondate di calore. Ad esempio, incendi devastanti in Australia e ondate di calore estreme in Europa. 
  • Aumento del livello del mare: Melting dei ghiacciai e delle calotte polari contribuisce all’innalzamento del livello del mare, mettendo a rischio le città costiere e le isole. 
  • Cambiamenti nei modelli di precipitazione: Alcune regioni diventano più aride, mentre altre affrontano precipitazioni e inondazioni più intense. 

In Italia: 

  • Aumento delle temperature: Le estati in Italia sono sempre più calde e lunghe, con un impatto sulla salute pubblica e sull’agricoltura. 
  • Siccità e stress idrico: La scarsità d’acqua sta diventando un problema crescente, influenzando le risorse idriche disponibili per l’uso agricolo e domestico. 
  • Eventi meteorologici estremi: Inondazioni e frane sono diventati più frequenti, con impatti su infrastrutture e comunità. 

 Cosa Possiamo Fare 

A livello individuale: 

  • Ridurre le emissioni di carbonio: Utilizzare mezzi di trasporto più sostenibili, ridurre il consumo di energia e adottare abitudini ecologiche come il riciclo. 
  • Supportare energie rinnovabili: Optare per fonti di energia come il solare e l’eolico che hanno un impatto minore sull’ambiente. 

 

 

A livello collettivo e legislativo: 

  • Politiche climatiche: I governi possono adottare regolamenti che limitano le emissioni di gas serra e promuovono la sostenibilità. 
  • Accordi internazionali: Il Protocollo di Kyoto e l’Accordo di Parigi sono esempi di come i paesi possono collaborare per affrontare il cambiamento climatico a livello globale. 

Fonti e Risorse Utili 

Giornata della Terra: cos’è, storia e perché è importante celebrare l’Earth Day – greenMe 

Climate Change 2023: AR6 Rapporto di sintesi – IPCC – Focal Point Italia (cmcc.it) 

 

L’edizione 2024-2025 del portale è supportata dal progetto “AGIRE”, finanziato dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri – Comitato interministeriale per la programmazione economica – CUP C29I23001120001

L’Acqua: Una Risorsa Preziosa

 L’Acqua come Risorsa Esauribile 

L’acqua è una risorsa fondamentale per la vita e per lo sviluppo delle società. Purtroppo, però, la quantità di acqua dolce (e quindi potabile) presente sul nostro pianeta è limitata: solo circa il 2,5% dell’acqua sulla Terra è dolce, e di questa, una parte significativa è immagazzinata nei ghiacciai e nelle calotte polari, mentre solo una piccola frazione è accessibile per uso quotidiano. 

L’acqua è un bene esauribile perché le risorse di acqua dolce sono influenzate da diversi fattori come l’inquinamento, il cambiamento climatico e la crescita della popolazione. L’inquinamento delle acque, ad esempio, riduce la quantità di acqua potabile disponibile. Inoltre, il cambiamento climatico sta alterando i modelli di precipitazione e riducendo la disponibilità di acqua. 

 Consumo di Acqua in Italia e nel Mondo 

Italia: In Italia, il consumo di acqua è elevato rispetto ad altri paesi. Secondo dati dell’ISTAT, l’uso medio pro-capite è di circa 220 litri al giorno. Gran parte di quest’acqua viene utilizzata per scopi domestici, agricoli e industriali. Questo elevato consumo di acqua è causato anche da problematiche legate ai sistemi di trasporto e fruizione dell’acqua. Infatti, in molti casi, gli impianti idrici sono molto vecchi e di conseguenza una parte dell’acqua viene persa o l’acqua calda fatica ad arrivare causando inevitabilmente un maggiore consumo d’acqua. 

Mondo: A livello globale, la situazione è variabile. Nei paesi occidentali il consumo pro-capite può superare i 300 litri al giorno, mentre nei paesi del Sud Globale può essere molto più basso. Tuttavia, in molte regioni del mondo, l’accesso all’acqua potabile è limitato. Secondo l’ONU, circa 2 miliardi di persone vivono in aree con scarso accesso all’acqua potabile e ai servizi igienici. (fonte:Rapporto UNICEF-OMS su acqua e igiene, nonostante i progressi 1 bambino su 3 senza acqua sicura | UNICEF Italia) 

 Azioni per Limitare il Consumo di Acqua 

Ognuno può e deve contribuire a ridurre il consumo e gli sprechi di acqua potabile. Il livello individuale non è però sufficiente e risulta necessario mettere in campo anche azioni strutturali, per esempio in termini di gestione delle risorse idriche. 

A livello individuale: 

  1. Risparmio domestico: Utilizzare rubinetti e docce a basso consumo, riparare le perdite e ridurre il tempo sotto la doccia. 
  1. Uso consapevole dell’acqua: Non lasciare il rubinetto aperto inutilmente e usare lavatrici e lavastoviglie solo a pieno carico. 

A livello legislativo e collettivo: 

  1. Regolamentazioni: I governi possono implementare leggi che promuovano tecnologie di risparmio idrico, come rubinetti e toilette a basso consumo. 
  1. Politiche di gestione: È importante gestire le risorse idriche in modo sostenibile attraverso la pianificazione e la conservazione, proteggendo le fonti d’acqua e prevenendo l’inquinamento. 
  1. Educazione e sensibilizzazione: Promuovere campagne educative per aumentare la consapevolezza sull’importanza della conservazione dell’acqua. 

Per approfondire: 

 

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Contrastare il razzismo e costruire società inclusive

Una definizione giuridica internazionale di razzismo non esiste ma gli standard in materia di diritti umani internazionalmente riconosciuti vietano la discriminazione in base alla ‘razza’ o all’etnia. 

Il razzismo è un affronto alla nozione stessa di diritti umani universali. È la negazione di uno dei principi fondanti della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani, ossia che tutti gli esseri umani nascono liberi e uguali in dignità e diritti. Il razzismo nega sistematicamente ad alcune persone il pieno godimento dei loro diritti umani, con il pretesto del colore della pelle, dell’appartenenza razziale o etnica, dell’origine sociale (compresa la casta) o nazionale. Questo rappresenta una minaccia a tutti i diritti umani: civili e politici ma anche economici, sociali o culturali. 

Cos’è il razzismo e come nasce? 

Per prima cosa è importante sottolineare che a differenza di ciò che per molto tempo è stato sostenuto non esiste nessuna base scientifica per affermare che un’etnia sia “migliore” di un’altra. 

Possiamo affermare, dunque, che il razzismo sia un costrutto sociopolitico che va a creare comunità fittizie di discendenza e di origine, alle quali vengono attribuite caratteristiche che sono interpretate come difficili da cambiare. Le categorie razziali sono arbitrarie e spesso utilizzate per scopi politici. Il significato stesso di razza e le espressioni ideologiche del razzismo cambiano in epoche e Paesi diversi. 

Il razzismo come ideologia si perpetua ancora oggi, ad esempio quando si attribuiscono determinate caratteristiche o comportamenti a certi gruppi di persone. Anche se questi pregiudizi non sempre si esprimono in atti razzisti concreti, ne portano i semi e si possono trasformare in vere e proprie discriminazioni. 

Questo fenomeno è spesso basato sulla paura, una paura che deriva dall’ignoranza, dalla mancata conoscenza di qualcosa che esuli dalla nostra cultura e dalle nostre abitudini. 

Razzismo sistemico e strutturale 

Quando parliamo di razzismo strutturale si parla di strutture che sistematicamente avvantaggiano i gruppi percepiti come bianchi piuttosto che i gruppi percepiti come non bianchi. 

Vengono istaurate leggi per fare in modo che solo le persone bianche abbiano accesso a determinate risorse. 

Quando si parla di Razzismo sistemico si fa riferimento al fatto che il razzismo sia intrinseco nelle nostre società e a tutti quegli aspetti che avvantaggiano le persone bianche rispetto a quelle non bianche. Per esempio, l’affitto di case, spesso capita che le persone non bianche abbiano più difficoltà nell’affittare un appartamento a causa di pregiudizi interiorizzati durante la nostra socializzazione (es. che vengono da quel determinato paese sono dei ladri, quelle altre puzzano…).  

In generale si fa riferimento a tutti i privilegi che le persone bianche o percepite come tali hanno solo ed esclusivamente grazie a questa loro caratteristica. Privilegi a cui spesso non si fa nemmeno caso, come una maggiore facilità ad accedere a posizioni di potere, e di conseguenza avere una posizione socio economica più elevata e quindi più potere. 

 

 

Per approfondire: 

Razzismo: Discriminazione sulla base dell’origine, della ‘razza’ o dell’etnia — amnesty.ch 

https://www.audible.it/pd/B09J1LBFLR?source_code=ASSOR150021921000V 

 

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Disuguaglianze, povertà e salute

Povertà: 

L’Organizzazione delle Nazioni Unite (ONU) definisce la povertà come una condizione che “va oltre la mancanza di reddito e di risorse per garantire mezzi di sussistenza sufficienti. Include fame e malnutrizione, accesso limitato all’istruzione e ad altri servizi di base, discriminazione, esclusione sociale e mancanza di partecipazione ai processi decisionali”. 

La povertà è un fenomeno multidimensionale: guardarla soltanto in termini di soglia di reddito sotto alla quale una persona non è più in grado di soddisfare i propri bisogni fondamentali ci porterebbe a credere che basti redistribuire il denaro per poterla contrastare. Come vedremo più avanti, ci sono molti più fattori che entrano in gioco. 

Come si misura? 

Può essere misurata in due modi: 

  • Quello monetario, definendo una soglia di reddito al di sotto della quale un individuo o una famiglia vengono considerati poveri in senso assoluto. Questa linea corrisponde alla quantità minima di denaro necessaria per acquistare un paniere minimo di beni che permette di vivere una vita minimamente dignitosa. È importante sottolineare che ciò che si trova nel paniere cambia da paese a paese, per comodità, soprattutto nei paesi del Sud del mondo, si utilizza una soglia in dollari pro capite al giorno. Sono poveri in senso assoluto coloro che non raggiungono tale soglia. 
  • Quello non monetario: una misura abbastanza recente e innovativa, presentata dall’UNDP (il Programma delle Nazioni Unite per lo Sviluppo) nel suo Rapporto del 2010. È l’Indice di povertà multidimensionale (MPI) il quale tiene in considerazione le molteplici privazioni che una persona povera può affrontare in termini di scolarizzazione, salute e condizioni di vita. 

Il fatto che generalmente si utilizzino delle variabili economiche non risiede nel fatto che gli altri aspetti non siano ritenuti importanti, ma perché sono più difficili da misurare. 

Conseguenze della povertà: 

Molto spesso quando si parla di povertà o di disuguaglianze non si tiene conto delle conseguenze che queste ultime hanno sulla salute delle persone. 

La salute, infatti, è distribuita in modo profondamente diseguale sia a livello globale sia all’interno di ciascun paese. 

Tutto ciò non è dato semplicemente dal fatto che le persone più povere riescono ad accedere più difficilmente alle cure mediche (che è un problema molto grave) ma il problema principale è che queste ultime si ammalano maggiormente delle persone più ricche. Non è un trend che vale solo nel caso in cui si mettano a confronto persone molto povere con persone molto ricche, ma vale anche se vengono messe a confronto persone di classi sociali simili, quelle più abbienti avranno meno probabilità di ammalarsi rispetto alle persone meno abbienti. 

Le cause delle malattie sono molteplici: il contesto sociale in cui si vive, le proprie abitudini (stile di vita) e la propria predisposizione genetica. Notiamo, però, che il contesto sociale e le abitudini hanno una grande rilevanza, facciamo un esempio: 

una persona povera negli Stati Uniti che vive in un quartiere non particolarmente centrale, se non ha la macchina e vicino alla propria abitazione ha solo supermercati in cui il cibo “spazzatura” costa molto meno rispetto al cibo “sano”, sarà portata ad acquistare cibo che a lungo andare può danneggiare la salute e causare problematiche come obesità o malattie cardiovascolari. 

Ancora oggi c’è una grande tendenza a colpevolizzare le persone per la propria condizione economica e le proprie condizioni di salute (per patologie come l’obesità o l’alcolismo…), ma possiamo realmente affermare che siano delle colpe? Molto spesso i comportamenti delle persone sono dettati, almeno in parte, da fattori contestuali e in generale da fattori che sfuggono al loro controllo. 

È, dunque, fondamentale comprendere quali sono le cause di determinati comportamenti o usanze per poter risolvere il problema della povertà. 

Per approfondire: 

Com’è distribuita la povertà nel mondo e come si misura? I dati più aggiornati e le cause (geopop.it) 

 

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Giornata Internazionale Della Donna

L’8 marzo: una giornata di lotta e di consapevolezza 

L’8 marzo nasce come giornata internazionale delle donne nel 1909 negli Stati Uniti, in seguito alle lotte delle operaie per migliori condizioni di lavoro. Nel 1917, le proteste delle donne russe contro la guerra segnarono un momento chiave, portando questa data a un riconoscimento globale. Figure come Clara Zetkin, che propose la Giornata internazionale delle donne nel 1910, e Rosa Luxemburg, che lottò per i diritti delle lavoratrici, hanno segnato profondamente le battaglie per rivendicare un mondo più giusto. La giornata è poi diventata un momento di mobilitazione per i diritti delle donne, la parità e la denuncia delle discriminazioni e della violenza di genere. 

Perché si sciopera oggi? 

Ancora oggi in tutto il mondo ci si mobilita perché le forme di violenza di genere rimangono o si sono evolute.  La violenza di genere, infatti, continua a essere un fenomeno strutturale: il numero di femminicidi, le molestie sul lavoro e nelle scuole, la violenza economica e psicologica ci dimostrano quanto il problema sia intenso e radicato. A tutto ciò si aggiunge la disparità salariale, la precarietà lavorativa e la differente divisione del lavoro di cura. In un sistema che spesso non dà pari opportunità, l’8 marzo diventa una giornata di lotta collettiva per ribaltare l’esistente e immaginare una società più equa e giusta, un momento per rivendicare tutte e tutti insieme un mondo senza violenza e discriminazioni. 

Dati sulla violenza di genere 

Secondo il rapporto Istat “Le molestie: vittime e contesto” sono 2,322 milioni il numero delle persone di 15-70 anni che hanno subito almeno una molestia sul lavoro nel corso della vita, di cui l’81% sono donne. Inoltre, il gender pay gap in Italia si attesta intorno al 5,5% nel settore pubblico e al 17% nel privato, dimostrando una persistente disuguaglianza economica.
Secondo l’indagine “Oltre le parole. Narrazione politica e percezione pubblica sulla violenza maschile contro le donne”, condotta da ActionAid in collaborazione con Osservatorio di Pavia e B2Research emerge che l’interesse della classe politica sul tema risulta limitato: solo l’1,5% dei post sui social media dei rappresentanti politici affronta questa tematica, evidenziando una disconnessione tra l’opinione pubblica e le priorità politiche.
La scuola ha un ruolo cruciale nella sensibilizzazione, ma spesso manca di strumenti adeguati per affrontare questi temi in modo efficace. 

Il ruolo della scuola: didattica di genere e invisibilizzazione 

Nonostante l’importanza della formazione sui temi di genere, in Italia la scuola presenta ancora molte lacune. L’assenza di un’educazione alle differenze nei programmi e la scarsa rappresentazione delle figure femminili nei libri di testo contribuiscono a rafforzare stereotipi e disuguaglianze. Si devono promuovere pratiche didattiche di genere e un approccio che dia spazio a una visione critica della realtà per costruire una società più consapevole. 

L’8 marzo non è una celebrazione, ma una giornata di lotta. Cosa possiamo fare concretamente per portare avanti questo impegno nelle scuole? Correte a guardare la missione collegata! 

 

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