È passato più di un anno dallo scoppio del coronavirus, cambiando drasticamente le nostre interazioni umane, i nostri modi di andare a scuola, lavorare e di imparare.
Accedere e utilizzare internet è diventato così importante oggi da poterlo considerare la “colla” che ha tenuto assieme il nostro 2020. Il luogo di provenienza non era e ancora non è rilevante: che fosse a New York o in una valle sperduta, senza una connessione wireless chiunque si sarebbe ritrovato tagliato fuori dal mondo.
Ma da quando internet ha cominciato a diventare un bene così prezioso? Un global common riconosciuto a livello internazionale che ha segnato l’inizio dell’era digitale?
Un bene pubblico e globale
L’associazione di internet come un bene e servizio pubblico globale, si è sviluppato negli scorsi tre decenni sottolineando il fatto che un libero accesso alla rete potesse garantire libertà di espressione e altri diritti fondamentali connessi al mondo digitale.
Dopo lunghe negoziazioni tra i governi e gli interlocutori principali nel mondo economico e della società civile, nel dicembre del 2003 le Nazioni Unite hanno inaugurato il primo Vertice Mondiale sulla Società dell’Informazione (WSIS). Questo vertice diede ufficialmente il via alla presa d’importanza di internet per lo sviluppo della società dell’informazione, promuovendo i principi della libertà, dei diritti umani, della condivisione della conoscenza. In quella occasione a Ginevra è stato anche instituito un Fondo di solidarietà digitale, destinato a supportare l’evoluzione tecnologica nei Paesi in via di sviluppo assieme alla preesistente UN ICT Task Force, che si occupata di colmare il gap tecnologico tra gli Stati del mondo.
Ma anche un diritto umano fondamentale
Il 5 luglio 2012 segna una data fondamentale in materia perché il Consiglio per i Diritti Umani delle Nazioni Unite decise di dichiarare l’accesso a internet e la libertà di espressione online come diritti umani fondamentali, creando una continuità di protezione e tutela per tutte le donne gli uomini. Con la creazione degli SDGs le Nazioni Unite hanno supportato l’utilizzo di internet come strumento per accelerare lo sviluppo sostenibile dell’essere umano sul pianeta, cercando di diminuire il divario digitale che purtroppo caratterizza ancora i nostri tempi. In un mondo basato su una economia digitale, tutti i 17 SDGs necessitano di una componente digitale integrante.
Parlando di accesso ad internet e di tecnologia, il nostro mondo ci appare ancora a diverse velocità. E non ci si riferisce solo alla velocità di connessione. Ci sono luoghi più e meno fortunati del mondo dove persone economicamente vulnerabili, nelle maggior parte dei casi, si trovano ad essere tagliati fuori dai servizi digitali.
Come possiamo vedere dal grafico dell’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico (OCSE) [1], anche tra i paesi considerati tra i più ricchi e sviluppati del mondo, si possono riscontrare differenze sostanziali. L’accesso a internet è rappresentato, in questo caso, come la percentuale di abitanti di uno stato aventi libero accesso ad un PC e ADSL nel 2019. Ai vertici opposti per inclusione tecnologica troviamo lo Stato colombiano e la Corea del Sud: nel primo caso solo metà dei cittadini ha accesso a internet, mentre nel secondo caso quasi l’intera popolazione.
L’accesso a internet e il diritto all’istruzione
L’Italia si trova nella prima metà del grafico a barre con un 85,2% di persone sul territorio aventi un computer e una connessione internet. Questo significa che una fetta di Italiani sul nostro territorio è ancora tagliata fuori. L’ISTAT [2] riporta nello stesso anno che “la quasi totalità delle famiglie con almeno un minorenne dispone di un collegamento a banda larga (95,1%); tra le famiglie composte esclusivamente da persone ultrasessantacinquenni tale quota scende al 34,0%” [3].
È da questi numeri che i cittadini italiani hanno dovuto affrontare tutte le sfide del Covid-19, c’è quasi un 15% della popolazione che è restato nettamente indietro. E sebbene per amplio spettro questi sono anziani, vediamo anche che circa il 5% degli studenti minorenni ha avuto dei grossi problemi con la didattica a distanza (DAD) non avendo una connessione internet efficiente.
Per ogni fascia d’età l’accesso a internet dovrebbe avere l’importanza che merita come diritto fondamentale universale, soprattutto oggi quando donne e uomini devono mantenere distanza fisica per accedere ai servizi di ogni giorno.
Per maggiori approfondimenti vi invito a dare una rapida occhiata al portale Agente 0011 alla sezione Diritti Umani (https://agente0011.it/i-diritti-umani-spiegati-ai-bambini/), per concentrarci sulle grandi possibilità che internet ci può fornire e per aiutare chi ancora internet non riesce ad usarlo.
Allegra Varriale
- “La nascita dell’OCSE, inizialmente come Organizzazione Europea per la cooperazione economica (OECE), fu in un primo momento legata all’esigenza di garantire cooperazione e coordinamento in campo economico subito dopo la Seconda Guerra Mondiale. Oggi i membri dell’OCSE sono 37, ma va sottolineata la collaborazione con i partner chiave (Brasile, Cina, India, Indonesia e Sudafrica). Iniziative, monitoraggi e collaborazioni si allargano a oltre 100 Paesi e a circa l’80% degli scambi commerciali e degli investimenti globali. l’OCSE rappresenta un punto di riferimento per i Paesi sviluppati aventi in comune un sistema di governo di tipo democratico ed un’economia di mercato. I principali compiti dell’OCSE sono quelli di assistere i suoi membri nel favorire una crescita economica sostenibile, nello sviluppo dell’occupazione e del benessere”. https://www.borsaitaliana.it/notizie/sotto-la-lente/ocse-116.htm.
- Istituto Nazionale di Statistica
- CITTADINI E ICT. https://www.istat.it/it/archivio/236920