Didattica digitale e diseguaglianze

02 Aprile 2020
Hai mai pensato al ruolo fondamentale che ha la scuola nel contribuire a rimuovere le disuguaglianze e arginare il rischio di esclusione sociale di studenti e studentesse?

Come ActionAid, lavorando quotidianamente a contatto di docenti e minori di tutta Italia, stiamo monitorando le conseguenze sul piano dell’istruzione e della povertà educativa che derivano dalla chiusura delle scuole e dalla sospensione delle attività formative, sportive e aggregative, azioni necessarie in questo periodo di emergenza sanitaria. 

Già prima dell’emergenza i dati relativi alla povertà assoluta nel nostro paese non erano confortanti: le statistiche rilasciate annualmente da Istat dimostrano che il numero di poveri assoluti è più che raddoppiato nell’arco di un decennio. Nel 2005 il numero di persone in povertà assoluta era poco inferiore ai 2 milioni, nei dodici anni successivi è cresciuto fino a raggiungere la quota di 5 milioni di persone. La percentuale di bambini e adolescenti in povertà è triplicata, e attualmente supera il 12%. Questa crescita esponenziale ha aumentato la fragilità economica che è inevitabilmente uno dei fattori (ma non l’unico) che contribuiscono a creare il rischio di povertà educativa.

Purtroppo il nostro paese non riesce a frenare questo rischio neanche nell’ambito dell’educazione, dato che tende a investire sempre meno della media europea. In rapporto al prodotto interno lordo,l'Italia spende il 3,9% del pil in istruzione, contro una media Ue del 4,7%. Un dato inferiore rispetto ai maggiori paesi Ue come Francia (5,4%), Regno Unito (4,7%), Germania (4,2%). Non a caso probabilmente il dato nazionale di dispersione scolastica ha raggiunto il 14,5%. 

In questi giorni il dibattito sulla scuola apre sul tema di quanto la didattica a distanza ampli le diseguaglianze. In primis i docenti di agente0011, che abbiamo coinvolto in una missione/indagine per rilevare direttamente da chi lavora sul campo le problematiche affrontate con la didattica a distanza confermano questo timore in larga maggioranza. 

La didattica a distanza ha evidenziato una frammentazione delle scuole nella risposta all’emergenza, derivata in primo luogo da una mancanza di linee guida operative esaustive del Miur, almeno nell’immediato, relativamente sia alla strumentazione da utilizzare, sia alle risorse e metodologie disponibili per organizzarla. Laddove le scuole sono state in grado di superare un primo momento di confusione e attivare la didattica, i docenti segnalano che la mancanza di dotazioni (hardware e software) rappresenta solo una parte del problema; in alcuni casi la dispersione digitale dipende da una minore presenza o proattività della famiglia, necessaria per supportare i minori nelle nuove dinamiche della didattica a distanza, dall’impossibilità della scuola di raggiungere i/le giovani con disabilità o delle fasce più fragili della società. Ma non possiamo ignorare in questo frangente che molte famiglie, le cui entrate derivano da lavori precari e irregolari, hanno visto da un giorno all’altro un crollo in termini di disponibilità economica.

In un secondo momento, con il Decreto Cura Italia, si sono cercati di colmare dei gap e le risorse arrivate al Miur dal Governo sono stati 85 milioni di euro, già ripartiti per le autonomie scolastiche. Importanti investimenti si stanno quindi destinando alla distribuzione di devices in comodato d’uso e connettività alle famiglie, alle piattaforme digitali da utilizzare per la didattica, alla formazione dei docenti e all’attivazione del supporto degli animatori digitali. 

Alla luce di questi forti investimenti e in attesa di monitorarne l’effettiva efficacia, emerge comunque la necessità di pensare subito alla fase post emergenziale, a come recuperare il gap in termini di apprendimento che si sono generati in questi mesi, in particolare nelle fasce più fragili della società che soffriranno un aggravamento della povertà educativa, a come affrontare le conseguenze psicologiche e sociali dell’isolamento. Alta l’attenzione deve inoltre rimanere sulle risorse e metodologie didattiche che metta nelle condizioni i/le docenti di dare vita a un ambiente di apprendimento dalle caratteristiche nuove e da rimodulare sulla base delle specificità della classe: flessibilità, autonomia, interattività. 

Nell’immediato, quindi, è necessario e urgente introdurre strategie articolate che coinvolgano direttamente sul territorio scuole, servizi sociali e terzo settore. Assicurare il diritto di tutti di ricevere una educazione di qualità, così come previsto anche dall’obiettivo di sviluppo sostenibile 4, deve essere la priorità del nostro paese! 

Vi invitiamo a leggere il rapporto di Openpolis e Fondazione con i bambini del 2019 sul quadro di povertà educativa in Italia https://www.openpolis.it/wp-content/uploads/2019/11/Le-mappe-della-povert%C3%A0-educativa_.pdf
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