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Gli alberi riducono l’aria inquinata?

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L’Organizzazione Mondiale della Sanità stima che ogni anno 3 milioni di morti premature siano legate all’inquinamento atmosferico, oggi diventato il principale fattore di rischio per la salute e le malattie respiratorie. Gli alberi filtrano naturalmente le sostanze inquinanti, ma quanto effettivamente aiutano a migliorare la qualità dell’aria?

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50 scienziate che hanno fatto la storia

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Il divario di genere nella ricerca scientifica è ancora oggi un tema di primo piano quando si parla di occupazione maschile e femminile, di percezione del ruolo della donna nella scienza e di azioni e politiche volte a rafforzare il peso delle scienziate in ambito accademico (e non solo).

Scoprite chi sono secondo la rivista Wired le 50 donne che la scienza non deve dimenticare.

Chi ha un amico ha un tesoro

Il documentario “Ti porto io” racconta il viaggio epico di due amici, Patrick Gray e Justin Skeesuck. Un lungo percorso di 800 chilometri fino alla tomba di San Giacomo percorso uno su una carrozzina e l’altro a piedi. Un’impresa che va oltre il pellegrinaggio perché rappresenta un omaggio e un tributo al valore vero e profondo dell’amicizia. Perché per camminare non servono solo le gambe. Ma molto di più.
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Stop auto a benzina entro il 2028

Un nuovo studio commissionato da Greenpeace al prestigioso istituto di ricerca tedesco DLR è emerso che solo terminando la vendita di auto a benzina, a gasolio e delle ibride convenzionali entro il 2028 sarà possibile, per l’Europa, rispettare gli impegni presi con gli accordi di Parigi.

Il phase out dei motori ‘fossili’, alimentati con i derivati del petrolio, avrà effetti positivi non solo per il clima, ma aiuterà significativamente a migliorare la qualità della nostra vita, riducendo la crisi sanitaria che viene dall’inquinamento atmosferico e che in Europa provoca circa 400 mila morti premature l’anno.

 

Diritti

Diritti: nessuno deve essere lasciato indietro

Diritti

Per raggiungere lo scopo degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile di non lasciare indietro nessuno, sono necessari degli approcci alla questione della fame e della malnutrizione più sensibili alla loro distribuzione irregolare. In grado di rappresentare adeguatamente le disuguaglianze di potere che amplificano gli effetti della povertà e della marginalizzazione in ogni forma di malnutrizione.

Fame e disuguaglianze

Anche se la produzione alimentare globale è sufficiente a nutrire il mondo intero, la fame continua a esistere ed è in gran parte il prodotto di alcune gravi disuguaglianze.

Ma né la fame né le disuguaglianze sono inevitabili.

Affondano entrambe le radici in relazioni di potere disuguali, spesso perpetuate e aggravate da leggi, politiche, atteggiamenti e pratiche. 

Le raccomandazioni

Le seguenti raccomandazioni mirano a riequilibrare questa distribuzione di potere. L’intento è alleviare la fame tra i soggetti più vulnerabili.

Promuovere una Governance Democratica dei Sistemi Alimentari Nazionali

Per promuovere una governance autenticamente democratica del nostro sistema alimentare, i governi devono includere attivamente nei processi decisionali i gruppi sottorappresentati, come gli agricoltori di piccola scala che, pur essendo parte attiva del sistema di produzione alimentare, non vengono coinvolti nelle discussioni sulle politiche e sulle leggi che incidono sui loro mezzi di sussistenza.

Ampliare la Partecipazione ai Dibattiti Internazionali sulle Politiche Alimentari

Gli organismi internazionali che intendono rafforzare la sicurezza alimentare e nutrizionale devono garantire una partecipazione più significativa dei movimenti popolari e delle organizzazioni della società civile in ogni parte del mondo, così da generare un dibattito più fertile in merito ai paradigmi dei sistemi alimentari.

Garantire Diritti e Spazi per la Società Civile

I governi devono garantire alla società civile lo spazio per svolgere il proprio ruolo, ovvero esigere dai responsabili politici risposte sugli impegni assunti in tema di protezione e difesa del diritto al cibo.

Parte integrante di questo processo è la libertà di riunione e associazione, che include il diritto alla protesta pacifica e allinformazione.

Proteggere i Cittadini e Garantire Norme in Materia di Affari e Commercio

I governi dovrebbero creare e applicare dei quadri normativi per proteggere i cittadini, in particolare i più vulnerabili, dagli effetti negativi degli accordi in materia di commercio internazionale e agricoltura, nonché dalle azioni delle imprese private che mettono in pericolo la sovranità e la sicurezza alimentare e nutrizionale dei cittadini.

Le aziende private dovrebbero svolgere le loro attività commerciali nel rispetto delle norme internazionali in materia di diritti umani e di standard ambientali, come indicato nei principi guida dellONU su imprese e diritti umani.

Le politiche nazionali dovrebbero tener conto di come la fame e la malnutrizione sono distribuite tra la popolazione e di come le disuguaglianze di potere colpiscono i diversi gruppi sociali per esempio come le norme e le pratiche discriminatorie a livello di genere possono compromettere lo stato nutrizionale delle donne e delle bambine.

Per allineare gli sforzi nella lotta contro la fame mondiale, è necessario incentrare lanalisi sulle politiche commerciali, fondiarie, agricole, nonché su qualsiasi altro processo decisionale con effetti sia visibili che invisibili sulla sicurezza alimentare e nutrizionale.

Aumentare il Supporto ai Piccoli Produttori Alimentari

I governi dovrebbero rafforzare la presenza dei piccoli produttori, in particolare delle donne, garantendo loro laccesso a servizi pubblici quali infrastrutture, servizi finanziari, informativi ed educativi.

L’Uguaglianza attraverso Educazione e Sicurezza Sociale

Per ridurre le disuguaglianze e la fame, i governi nazionali devono garantire laccesso allistruzione e creare reti di sicurezza sociale per assicurare delle entrate a tutti i membri della società, inclusi i più vulnerabili ed emarginati, nonché laccesso a unassistenza sanitaria di base.

Mettere in Luce le Responsabilità dei Governi attraverso Dati Puntuali

Per monitorare i progressi verso lObiettivo Fame Zero e chiedere conto ai governi degli impegni assunti, è necessario sopperire alla mancanza di dati fondamentali sulla fame e sulla disuguaglianza.

I governi nazionali e le organizzazioni internazionali devono sostenere la raccolta di dati disaggregati, indipendenti, aperti, affidabili e tempestivi.

Investire sugli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile e su Chi è Rimasto Indietro

I donatori dovrebbero finanziare adeguatamente gli sforzi per raggiungere gli SDGs. ùCiò è particolarmente importante per i paesi a basso reddito, dove lAiuto Pubblico allo Sviluppo (APS) è specialmente necessario.

I donatori dovrebbero rispettare gli obiettivi stabiliti a livello internazionale, contribuendo con lo 0,7% del Reddito Nazionale Lordo (RNL) allAPS e con lo 0,15-0,2% del RNL ai paesi meno sviluppati.

Per approfondimenti consultate l’Indice Globale della Fame  

Foto di Nduye Zubl

zero hunger

Zero hunger: l’impegno di Cesvi

zero hunger821 milioni di persone, soprattutto bambini, non hanno cibo a sufficienza.

Nonostante i progressi degli ultimi 15 anni, la strada della lotta alla fame nel mondo è ancora lunga.

Zero Hunger: Fame Zero

Le cause della fame nel mondo sono molto più complesse di quanto normalmente si pensi.

Alla base della carenza di cibo ci sono elementi connessi:

  • allo sviluppo economico;
  • ai sistemi sanitari e allo sviluppo sociale;
  • alla mancanza di strade e infrastrutture;
  • al cambiamento climatico;
  • ai fenomeni meteorologici estremi e alle calamità naturali;
  • ai conflitti e alle discriminazioni di genere.

Il mancato accesso ad adeguate quantità di cibo nutriente – che è alla base della denutrizione di cui soffre l11% della popolazione – indebolisce le forze necessarie a lavorare e a svolgere una vita attiva e sana.

L’attività di Cesvi

Cesvi lotta da anni contro la fame nel mondo con progetti di sviluppo nel Sud basati su un approccio integrato al problema e campagne di sensibilizzazione nel Nord del mondo.

Le attività sul campo sono incentrate:

  • sulla promozione di una corretta nutrizione soprattutto tra i bambini,
  • sul diritto e laccesso alle risorse, in particolare allacqua,
  • sullo sviluppo agricolo e laumento della produttività mediante la diversificazione delle colture e lintroduzione di nuove tecnologie.

Per raggiungere questi obiettivi è fondamentale lavorare anche sul rafforzamento del ruolo della donna come punto di riferimento familiare e motore di cambiamento nei Paesi in via di sviluppo.

Si stima che, se le donne avessero un accesso alle risorse pari a quello degli uomini, il numero di persone affamate nel mondo diminuirebbe di almeno 150 milioni.

Garantire alle donne accesso alleducazione ed alla salute, insieme alla loro emancipazione economica e politica, è di centrale importanza nella lotta alla fame.

Donne: un ruolo centrale nella lotta alla fame

Affinché il ruolo della donna sia effettivamente legittimato è necessario:

  • Rafforzare la partecipazione delle donne e delle bambine al processo educativo, per esempio attraverso la riduzione del prezzo dei servizi scolastici e la facilitazione dellaccesso fisico ai servizi.
  • Assicurarsi che madri e figli ricevano il giusto apporto alimentare da un punto di vista dei macro- e dei micronutrienti.
  • Rafforzare la qualità dellassistenza sanitaria in modo da migliorare la prevenzione delle malattie.
  • Informare le madri dell’importanza dello scaglionamento delle nascite al fine di prevenire l’esaurimento nutrizionale materno.
  • Rimuovere le barriere che ostacolano l’accesso delle donne al mercato, aumentando il controllo femminile sulle risorse produttive attraverso, ad esempio, l’assegnazione di piccoli lotti a donne senza terra.
  • Rafforzare le istituzioni democratiche in modo tale che ripudino esplicitamente la discriminazione e rafforzino uno stato di diritto antidiscriminatorio.

Per approfondimenti vi suggeriamo di consultare Indice Globale della Fame

Foto di Laura Salvinelli

malnutrizione

La malnutrizione: una minaccia invisibile

malnutrizioneIn Africa e in altri Paesi del mondo, la malnutrizione è uno dei più terribili avversari della salute degli esseri umani e dello sviluppo delle comunità.

Impedisce il lavoro, rende difficile lo studio, causa problemi nelle gravidanze, favorisce le malattie, crea problemi di crescita nei bambini.

Una minaccia invisibile

La malnutrizione è una minaccia invisibile che uccide ogni giorno le speranze di bambini, donne e comunità nei Paesi più poveri del mondo.

La malnutrizione incide del 45% sulla mortalità infantile globale.

bambini malnutriti sono costretti a una lotta quotidiana per crescere e difendersi dalle malattie.

Sono condannati a un minore sviluppo fisico e mentale, ad avere un ridotto rendimento scolastico e quindi, in futuro, a un lavoro meno in grado di sostenere i bisogni di una famiglia.

Malnutrizione in età adulta

Anche se la malnutrizione causa i danni più gravi, spesso irreversibili, nei primi due anni di vita anche tra gli adulti può avere effetti altrettanto drammatici.

Può creare infatti:

  • problemi nella fase di gravidanza o allattamento,
  • può favorire il sopravvenire di malattie e rallentare i processi di guarigione,
  • può ridurre le forze necessarie a lavorare.

L’impegno di Cesvi

Da sempre Cesvi è impegnato per rompere il circolo vizioso della malnutrizione.

Negli Anni Novanta il primo storico intervento ha riguardato il Vietnam. Qui è stato reato un Centro di Nutrizione Infantile nel quale sono stati prodotti gli aiuti alimentari per fronteggiare l’emergenza carestia in Corea del Nord di cui hanno beneficiato oltre 2 milioni e mezzo di persone, soprattutto bambini.

Oggi il Cesvi opera in Somalia. In questo Paese è in corso un’emergenza alimentare e sanitaria senza precedenti.

L’obiettivo è  ridurre la mortalità dei bambini sotto i 5 anni con un approccio sanitario e nutrizionale integrato che include campagne di informazione e sensibilizzazione.

Il Cesvi lavora nei campi sfollati di Alanley, Arafat e Hiran a Galkayo. L’attività, svolta da operatori comunitari locali, consiste in terapie ambulatoriali per donne incinte e bambini gravemente malnutriti, programmi nutrizionali e somministrazione di micronutrienti e supplementi alimentari per i bambini.

Per approfondimenti sul lavoro di Cesvi 

Foto di Fulvio Zubiani

amazzonia

Tutela ambientale in Amazzonia: L’albero della castagna

amazzonia

 

Cesvi lavora nella foresta amazzonica peruviana dalla fine degli anni 80, concentrandosi sullalbero della noce amazzonica, che presenta una filiera di raccolta e commercializzazione dalle buone potenzialità economiche.

La noce amazzonica

Lalbero della castagna” è un albero antico, ci sono esemplari di età compresa tra gli 800 e i 1.000 anni. È uno tra i più alti della foresta, arrivando a toccare i 60 metri. È un albero sensibile, che riduce la sua presenza laddove il bosco è più degradato.

Il frutto, detto castagna, noce amazzonica o noce del Brasile, si presenta a forma di cocco e contiene fino a 60 gherigli di noci oleose ricche di selenio e grassi insaturi, importanti per tenere basso il livello di colesterolo nel sangue.

La lavorazione

In fabbriche come quella di ASCART, l’associazione che riunisce i lavoratori della noce della Riserva Amazzonica di Tambopata  la castagna viene sgusciata, disidratata, pelata e impacchettata per la vendita. In questo modo i produttori ricevono il giusto guadagno che gli consente di pagare le spese, investire in infrastrutture per la produzione, mandare i figli a scuola.

Il coinvolgimento di Cesvi

ASCART riceve il supporto di Cesvi nellelaborazione di piani di gestione utili a reperire fondi e creare opportunità formative per i 29 membri dellassociazione.

Le pelatrici sono quasi tutte donne: grazie a questo lavoro, acquisiscono potere economico e quindi decisionale allinterno della società. Stanno sedute tutte nella stessa stanza, dove le chiacchiere sono scandite dalla sgusciatrice che cade secca sui gusci delle noci, che devono essere rotti senza danneggiare la castagna allinterno. 

Una storia trentennale

Cesvi, in trentanni di operato, si è fatto carico della salute, dello sviluppo e dellautonomia delle comunità native in Amazzonia. Ha combattuto le logiche di rapina che distruggono la foresta, lottato per i diritti dei nativi, promosso la formazione e sviluppato buone pratiche, in particolare nella raccolta, nellessiccamento e nella lavorazione della castaña, che è diventata la principale attività delle famiglie in tutta la regione MAP (Madre de Dios-Perù, Acre-Brasile, Pando-Bolivia).

Ha lavorato per la partecipazione delle comunità ai piani di gestione agroforestale e perché le leggi dei tre Stati salvaguardassero il patrimonio naturale e non lo dilapidassero.

Per approfondimenti sul lavoro di Cesvi 

Foto di Fabio Cuttica

diritto all'acqua

Diritto all’acqua in Palestina

diritto all'acquaNei Territori Occupati Palestinesi le infrastrutture idriche sono sottoposte a un regime di autorizzazione che pone dei limiti alluso dellacqua.

Il consumo d’acqua

La situazione politica e la cornice istituzionale hanno influito in negativo sulle capacità da parte delle autorità di affrontare le sfide legate allincremento della popolazione, che dal 1995 è cresciuta di più del 50%.

Il consumo dacqua è considerevolmente sotto il livello ottimale stabilito dallOrganizzazione Mondiale della Sanità. Allo stesso tempo, i servizi idrici di base sono considerati come un fattore a favore della permanenza delle comunità a rischio sfollamento.

Si stima che 150.000 residenti dellArea C (territorio palestinese sotto il controllo dellamministrazione israeliana) siano del tutto o in parte esclusi dallerogazione dei servizi idrici, mentre 35.000 non hanno accesso all’acqua a causa dell’elevato costo dei servizi di trasporto, specialmente durante lestate, quando la situazione richiede interventi di assistenza. Spesso si fa ricorso allimpiego delle acque piovane di dilavamento superficiale, immagazzinate in cisterne sotterranee. La qualità dellacqua è molto scarsa, fattore allorigine di un elevato rischio di contrarre malattie infettive.

Il progetto di Cesvi

Cesvi sta lavorando da alcuni anni nellarea di Massafer Yatta (Governatorato di Hebron, Cisgiordania meridionale).  In particolare in aree tagliate fuori dallerogazione dei servizi idrici. Grazie a una fruttuosa collaborazione con lUniversity of Applied Sciences and Arts Northwestern Switzerland (FHNW), dal 2016 Cesvi ha concentrato i propri sforzi sullo sviluppo di una metodologia di ricerca per valutare l’impiego di sistemi di filtraggio d’acqua domestica in contesti d’emergenza.

Ad agosto 2016 11 comunità – per un totale di 1.000 persone sono state pre-selezionate per lo studio. A settembre 2017 ha avuto inizio lidentificazione e il processo di valutazione di 150 nuclei familiari delle comunità prescelte.

Durante la fase iniziale sono stati raccolti dati sui comportamenti e le preferenze legati alluso dellacqua, degli impianti e delle pratiche igieniche di ogni famiglia.

I risultati

A oggi, Cesvi ha portato a termine la raccolta di dati sui 150 nuclei, e ha distribuito 130 dei 150 filtri totali.

Dopo linstallazione lo staff si è occupato di formare le persone sulluso corretto dei filtri, e di effettuare dei test dintegrità per il controllo del funzionamento dei prodotti.

Il filtraggio domestico

Le famiglie terranno i filtri in prova per quattro mesi, per poi ricevere un altro tipo di filtro in modo da poter confrontare i due prodotti, scelti casualmente. In occasione delle sei visite di monitoraggio lo staff misura la qualità e il flusso dellacqua, osserva luso dei filtri, si informa sullandamento dellesperienza attraverso interviste aperte e strutturate, e risponde a qualsiasi domanda degli utenti. 

Approfondimenti

Il progetto Household Water Filters Evaluation” è supportato dallo Humanitarian Innovation Fund di Elrha, un programma di finanziamento che mette a disposizione di organizzazioni e individui strumenti per identificare, alimentare e condividere soluzioni riproducibili alle sfide più pressanti che unefficace assistenza umanitaria deve affrontare.

LHIF è finanziato da aiuti governativi del Regno Unito e dallAgenzia Internazionale Svedese per lo Sviluppo (SIDA).

Visita www.elrha.org per avere più informazioni sul lavoro che Elrha porta avanti per migliorare i risultati dellassistenza umanitaria, attraverso ricerca, innovazione e promozione di partnership.

Per approfondimenti sul lavoro di Cesvi 

 

Arance

Arance contro la povertà – il caso Shashe

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Il mondo si è prefisso di sconfiggere la fame entro il 2030, obiettivo che non può prescindere dalla diffusione del concetto di sicurezza alimentare.

Shashe è una località nel sud dello Zimbabwe. La popolazione è molto povera e i genitori non solo non hanno le risorse per sfamare i loro bambini, ma spesso sono costretti ad allontanarsi da loro per cercare lavoro in territori più fertili.

Una speranza

Oggi per queste famiglie c’è una nuova speranza. Un progetto concreto e di lunga prospettiva che sta dando vita a un aranceto coltivato e curato direttamente da loro, con l’aiuto di volontari ed esperti.

Larea interessata è di 90 ettari, dotata di un nuovo sistema di irrigazione, e vede il coinvolgimento di 200 agricoltori.

La possibilità di commercializzare e vendere le arance, garantita dai partner locali, permette la continuità del lavoro, che si traduce in un reddito sicuro e rompe per sempre il ciclo della fame e della povertà.

Oltre alla coltivazione delle arance, gli abitanti di Shashe hanno la possibilità di produrre anche altri frutti e ortaggi, fondamentali per il sostentamento quotidiano della famiglia.

Mentre i bambini possono finalmente andare a scuola.

Approccio innovativo e mitigazione dei cambiamenti climatici

Grazie a finalità chiare e condivise e a una costante auto-valutazione, gli agricoltori vengono assistiti nel processo di sviluppo e modifica del piano di lavoro in base a opportunità, tecnologie e innovazioni agronomiche, così come nella revisione e ridefinizione dei loro obiettivi a breve termine, mantenendo invariati visione e obiettivi generali.

Questo nuovo modello abbraccia dunque una visione e una filosofia comune che ha lo scopo primario di garantire che la sicurezza alimentare (generalmente quantificata in “disponibilità di cibo”) sia accompagnata dalla sostenibilità commerciale a lungo termine (rappresentata da “colture di elevato valore”, in questo caso gli agrumi).  Dall’investimento dei guadagni nella gestione e manutenzione comune dello schema. Mentre i profitti individuali vengono divisi tra i beneficiari coinvolti nel progetto (definiti “azionisti”).

Un nuovo modello promosso da Cesvi

Questo nuovo modello consiste nella messa a punto di un processo continuo di apprendimento e adattamento, dove il ruolo di Cesvi è quello di promuovere una partnership tra la comunità e gli attori esterni (istituzioni, aziende).

A Shashe, lo sviluppo delle capacità gestionali della comunità va di pari passo con l’ammodernamento infrastrutturale.

La sostituzione dell’irrigazione per allagamento con sifoni e canali di distribuzione (sistema obsoleto precedentemente in uso) è stata resa possibile grazie all’introduzione di pivot. Sono stati poi scavati dei pozzi  direttamente nel letto del fiume Shashe, inserite delle pompe sommerse ed è stata effettuata una pulizia estensiva della terra.

Risparmio effettivo

Tutte queste migliorie hanno comportano una riduzione di oltre il 50% dell’utilizzo di acqua.

Entro il 2020, quando gli alberi garantiranno la massima produzione di arance e il fabbisogno d’acqua sarà massimo, il risparmio previsto, secondo il regime irriguo necessario, sarà di circa 400.000 metri cubi annui per ognuno dei tre pivot.

Il risparmio di acqua si traduce automaticamente in risparmio di elettricità per una cifra di circa 50.000 dollari l’anno.

Questa cifra è quindi a disposizione della comunità, e rappresenta inoltre una riduzione enorme di emissioni di CO2, contribuendo così alla risposta globale ai cambiamenti climatici.

Inoltre, dal 2011 ad oggi Cesvi ha fornito circa 22.000 alberi di arance piantati dalla comunità.

Benefici ambientali

Il potenziale di sequestro di anidride carbonica per un aranceto a basso regime di input 4 come Shashe rappresenta un’opportunità incredibile per dimostrare che anche piccole comunità rurali possono contribuire alla mitigazione dei cambiamenti climatici (Jackson 2013; Mngrsquo e Beedhy 2013; Metha et al. 2016).

In un prossimo futuro questo potenziale potrebbe perfino giocare un ruolo diretto nel mercato delle emissioni, generando ulteriori guadagni per supportare e stimolare lo sviluppo della comunità ed espandere l’attuale area irrigata anche attraverso fondi derivanti da programmi di pagamento per servizi ambientali (Mngrsquo e Beedhy 2013).

In seguito all’introduzione di giovani aranci, che necessitano di almeno 4-5 anni per raggiungere la maturità, la coltivazione stagionale di altri prodotti tra i filari di aranci è diventata una pratica consolidata. Prodotti come fagioli, zucche, patate dolci, rape, cavoli e mais sono coltivati sia a contratto, in cambio di denaro, sia per soddisfare i bisogni alimentari di base.

Gli agricoltori sono in grado di prendere in prestito input (fertilizzanti, semi) come parte di un contratto con compagnie di agri-business e ripagare il prestito sottraendolo al guadagno dato dal raccolto.

Con questa formula, il peso dell’investimento di capitale iniziale è mitigato e la vendita garantita: ciò permette alle comunità più povere di coltivare prodotti ad alto valore commerciale in un regime agricolo ideale. Spesso infatti le comunità riducono l’uso di fertilizzante per mancanza di fondi, danneggiando gravemente quantità e qualità del raccolto. Ora non è più necessario.

Per approfondimenti Caso Studio Zimbabwe

Foto di Giovanni Diffidenti