“…ero letteralmente affascinato da questo quadro, il “Giardino delle Delizie Terrestri” di Hieronymus Bosch…se osservati attentamente questi panelli hanno una storia da raccontare;
sul primo (il Passato) sono raffigurati Adamo ed Eva nel giardino dell’Eden, in lontananza si distinguono uccelli in volo, elefanti, giraffe ed elementi di iconografia religiosa;
il secondo panello (il Presente) è ancora più eloquente, l’artista vuole rappresentare le tentazioni della vita mondana, l’intricato mescolarsi di figure simboliche, la dissolutezza e gli eccessi;
e poi l’ultimo panello (il Futuro) quello decisamente più inquietante,…Bosch ritrae un paesaggio decadente, spoglio, spettrale, un paradiso che è stato inaridito, e distrutto…”
LEONARDO DI CAPRIO in “BEFORE THE FLOOD – Punto di non ritorno”
Passato: le tappe della consapevolezza
La Storia della Sostenibilità nasce già a partire dagli anni ’60 e ‘70 del ventesimo secolo, con i primi movimenti ambientalisti che, cavalcando l’onda rivoluzionaria del famigerato ’68, iniziarono a far sentire la propria voce, diffondendo così una prima coscienza comune della crisi dello sviluppo come crescita. Gli anni ’60 furono infatti gli anni in cui l’etica ambientalista iniziò a farsi largo nella coscienza civile, ma solo negli anni ’70 arrivarono le prime azioni istituzionali importanti.
Proprio nel 1970 venne istituita la Giornata Mondiale della Terra, il 22 aprile; nel 1972 il Club di Roma, fondato nel 1968, pubblicò il Rapporto sui limiti dello sviluppo, meglio noto come Rapporto Meadows. Nello stesso anno si tenne la Conferenza di Stoccolma, precorritrice delle moderne Cop (Conferenza delle Parti), che vide la partecipazione di oltre 100 diversi governi e centinaia di ONG.
Negli anni seguenti anche l’ONU iniziò ad intervenire direttamente sul tema. Nel 1973 infatti venne istituito l’UNEP, il Programma delle Nazioni Unite per l’ambiente, che opera contro i cambiamenti climatici e a favore della tutela dell’ambiente e dell’utilizzo sostenibile delle risorse naturali.
La crisi petrolifera internazionale del 1973 attirò ulteriormente l’attenzione dell’opinione pubblica, mostrando la reale pragmaticità della crisi ambientale e la sua forte interdipendenza con le crisi socio-economiche. In Italia, ad esempio, nel 1974 venne istituito il ruolo di Ministro dell’ambiente, al quale seguì solo nel 1986 il rispettivo ministero.
Il 1987 è una data chiave. Con la pubblicazione del rapporto Brundtland “Our common future” da parte della Commissione mondiale su Ambiente e Sviluppo venne delineata la moderna definizione di sviluppo sostenibile che riconosce un’autentica correlazione tra il reale benessere umano intergenerazionale e il benessere ambientale.
Arrivando agli anni ’90 troviamo due importanti risoluzioni internazionali: nel 1992 la Conferenza di Rio su ambiente e sviluppo con cui si misero le basi per la creazione, tre anni dopo, del progetto Cop, e nel 1997 proprio con la terza Conferenza delle Parti si pubblicò il famoso Protocollo di Kyoto, entrato in vigore nel 2005 dopo la ratifica della Russia.
Il nuovo millennio si apre con una grande speranza che porta le Nazioni Unite a delineare nel Summit del millennio gli 8 obiettivi di sviluppo del millennio (MDG), che successivamente si evolveranno nei 17 obiettivi di sviluppo sostenibile nell’anno chiave per la tanto attesa quanto necessaria rivoluzione della sostenibilità: il 2015.
Presente: 2015, l’anno della responsabilità
Il 2015 è un anno chiave caratterizzato da 3 momenti fondamentali: l’Accordo di Parigi, l’enciclica Laudato Si’ di Papa Francesco e la stesura dell’Agenda 2030 con i 17 obiettivi di sviluppo sostenibile.
La filosofia della Sostenibilità si fonda sull’evidenza che “vi è un chiaro legame tra la protezione della Natura e l’edificazione di un ordine sociale giusto ed equo. Non vi può essere un rinnovamento del nostro rapporto con la Natura senza un rinnovamento dell’umanità stessa” come affermato da Papa Francesco nella famosa enciclica Laudato Si’.
Oggi è necessario ripensare l’umanità stessa per risolvere i problemi del presente e del futuro, attraverso una profonda riflessione che vada ad accompagnare allo sviluppo tecnico-scientifico uno sviluppo etico e morale dell’uomo, poiché “i progressi scientifici più straordinari, le prodezze tecniche più strabilianti, la crescita economica più prodigiosa, se non sono congiunte ad un autentico progresso sociale e morale, si rivolgono, in definitiva, contro l’uomo” come sottolineato già nel 1971 da Papa Paolo VI. L’Homo faber che oggi siamo, che ha costruito questa società tecnocratica, che segue i valori del consumismo, dell’individualismo e che ha il culto ostinato per la velocità, deve necessariamente rallentare per farsi accompagnare dall’Homo sapiens nella direzione del futuro, un futuro di sviluppo sostenibile. Solo in questo modo l’umanità potrà sfruttare le sue molteplici abilità creative in maniera equa, giusta e inclusiva.
Sul piano pragmatico la teoria dello sviluppo sostenibile segue le ricette indicate dall’Agenda 2030 e dalla Cop 21 di Parigi. I 17 obiettivi di sviluppo sostenibile definiti e approvati da oltre 190 paesi nell’assemblea generale delle Nazioni Unite si pongono come linee guida al livello nazionale e internazionale per il perseguimento di un nuovo modello di società basato sull’idea delle “Cinque P”: Persone, Pianeta, Prosperità, Pace, Partnership.
La forza del progetto 2030 consiste nella visione sistemica della realtà caratterizzata da una forte interconnessione fra il sociale, l’economico e l’ambientale. Con l’Agenda 2030 l’uomo ha fatto molti passi avanti: ha ufficialmente generalizzato e universalizzato le responsabilità della crisi.
Oggi infatti tutti i Paesi sono chiamati a contribuire allo sforzo di portare il mondo su un sentiero sostenibile. L’Agenda ha inoltre messo nero su bianco l’insostenibilità dell’attuale modello di crescita, non solo sul piano ambientale, ma anche su quello economico e sociale, riuscendo in questo modo a superare definitivamente l’idea che la sostenibilità sia unicamente una tema ambientalista. Altro elemento propositivo dell’Agenda è che l’interdipendenza sia stata affermata anche tra tutti i protagonisti che sono chiamati ad agire per attuarla, cioè tutti noi. La realizzazione dell’Agenda infatti richiede un forte coinvolgimento di tutti e una collaborazione costruttiva tra tutte le componenti della società, dalle imprese al settore pubblico, dalla società civile alla politica, fino ai singoli cittadini.
Focalizzata principalmente sul grande tema ambientale è invece la risoluzione a cui è giunta la Cop di Parigi del 2015, con la quale si definisce un quadro globale per limitare il riscaldamento globale ben al di sotto dei 2°C e, proseguendo con gli sforzi, per limitarlo a 1,5°C per evitare pericolosi e irreversibili cambiamenti climatici e tutti i fenomeni che ne potrebbero scaturire.
La fotografia dei grandi passi avanti fatti negli ultimi decenni è evidente se confrontiamo l’accordo di Parigi con il Protocollo di Kyoto. Infatti per l’effettiva entrata in vigore delle risoluzioni internazionali è stata necessaria la ratifica dei trattati al livello nazionale. Nel caso della Cop parigina la ratifica ha dovuto aspettare meno di un anno per superare la soglia dei 55 stati, mentre per gli accordi di Kyoto si è dovuto aspettare per ben 8 anni.
Futuro: una promessa dell’umanità all’umanità
“La nuova Agenda è una promessa da parte dei leader a tutte le persone in tutto il mondo” come dichiarato dall’ex Segretario Generale delle Nazioni Unite Ban Ki Moon al momento dell’approvazione dell’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile. Nonostante i grandi passi in avanti però la strada da percorrere è ancora lunga, mentre il tempo è sempre meno. Affinché lo sviluppo sostenibile divenga un concetto reale bisogna compiere ancora passi importanti. Le mancanze, spesso ipocrite, sono ancora troppo evidenti e rischiano di trasformare il tutto in una formula vuota.
L’Agenda è una promessa all’umanità “da parte dei leader” e non da parte di tutti noi per tutti noi. La conoscenza dei valori e dell’etica della sostenibilità sono oggi un lusso di pochi. Così di fronte alla realtà quotidiana della vita delle persone tutta la retorica dello sviluppo sostenibile svanisce. Questo processo di democratizzazione della sostenibilità per renderla giusta, inclusiva ed equa, è la prossima sfida di tutti noi. Il cambiamento di cui abbiamo bisogno necessita di una vera e propria rivoluzione. Questa può avvenire solamente in due modi, come ci insegna la Storia: o attraverso la via della cultura, dell’istruzione e dell’educazione e quindi dello sviluppo, oppure con la via della paura e della rabbia. Questa volta però l’umanità non ha grande margine di scelta. Nella “Risk society” (Società del rischio) di Ulrich Beck se contiamo a restare indifferenti quando alla fine saremo pronti a cambiare sarà ormai troppo tardi. L’unica soluzione per avere uno sguardo rivolto al futuro è quindi attraverso una rinascita dell’etica e dei valori umani di: Consapevolezza, Rispetto, Responsabilità, Solidarietà, Giustizia, Inclusività e Partecipazione; in fondo è questo che vuol dire Sostenibilità.
«Come mai prima d’ora nella storia, il destino comune ci obbliga a cercare un nuovo inizio. Possa la nostra epoca essere ricordata per il risveglio di una nuova riverenza per la vita, per la risolutezza nel raggiungere la sostenibilità, per l’accelerazione della lotta per la giustizia e la pace, e per la gioiosa celebrazione della vita»
CARTA DELLA TERRA
Simone Gennari