Le disuguaglianze nella fame

L’Indice Globale della Fame di quest'anno ha evidenziato una stretta correlazione fra la fame e le disuguaglianze geografiche e di genere, che a loro volta sono radicate in un differenziale di potere politico e socio-economico. Sono i gruppi con il minor potere sociale, economico e politico, come le donne o le minoranze etniche, a vedere limitato l’accesso al cibo o a non potersi permettere prodotti alimentari che abbiano un buon valore nutrizionale. Per mettere a punto politiche di successo contro la fame e la malnutrizione, quindi, bisogna analizzare il funzionamento del potere all’interno del sistema alimentare e il ruolo che esso svolge nella creazione delle disuguaglianze nutrizionali. Guardate il video qua sotto: scoprirete che la malnutrizione non è solo quella che pensate.
 

L’Indice Globale della Fame

Lo scorso 13 ottobre Cesvi ha presentato l’Indice Globale della Fame relativo all’anno 2017, un indice multidimensionale che da 12 anni misura la fame a livello globale, regionale e nazionale. Il GHI, l’acronimo inglese per Global Hunger Index, classifica 119 Paesi del mondo su una scala di 100 punti, dove 0 rappresenta il valore migliore (assenza di fame) e 100 il peggiore, e viene calcolato combinando quattro indicatori fondamentali: denutrizione, deperimento infantile, arresto della crescita infantile e mortalità infantile.
Il report di quest’anno evidenzia che dal 2000 sono stati fatti dei progressi nella riduzione della fame, ma questi progressi sono stati irregolari e il numero di persone che soffrono la fame nel mondo è ancora inaccettabilmente alto. Il livello di fame, infatti, resta grave o allarmante in ben 51 Paesi ed estremamente allarmante in uno, la Repubblica Centrafricana, dove in 17 anni non è stato registrato neanche un debole miglioramento. A livello macroregionale le zone più colpite dalla fame sono l’Asia meridionale e l’Africa subsahariana, in cui negli ultimi decenni si sono registrati violenti conflitti e guerre civili che hanno portato con sé numerose crisi e carestie.
A causa della mancanza di dati sulla denutrizione o delle stime sull’arresto della crescita e il deperimento infantili, non è stato possibile calcolare l’Indice Globale della Fame per tutti i Paesi del mondo. Ma potrebbero essere proprio i Paesi esclusi dal calcolo del GHI quelli maggiormente a rischio: Paesi come la Repubblica Democratica del Congo, l’Eritrea, la Siria, la Somalia e il Sud Sudan, infatti, mancano di dati statistici proprio perché vivono da anni una situazione drammatica.
Analizzando nel dettaglio le singole regioni, emergono notevoli differenze all’interno dei Paesi stessi: l’America Latina, per esempio, ha uno dei più bassi livelli regionali di fame, ma i tassi di arresto della crescita nei dipartimenti del Guatemala variano dal 25% a un impressionante 70%. Per questo motivo è fondamentale adottare non un approccio unico, ma una più ampia varietà di programmi e strategie per combattere la fame nel mondo. Scoprite tutti i dati l’Indice Globale della Fame sul sito dedicato: www.indiceglobaledellafame.org
 

Aiutare nel modo giusto

Quando un bambino si fa male o si sente male, gli adulti presenti spesso entrano in apprensione e non sanno come intervenire. Per questo la Direzione Generale dell’ASL di Brescia ha redatto un manuale, pensato apposta per aiutare i genitori, gli insegnanti, gli educatori ad affrontare i problemi di salute più frequenti e le conseguenze dei principali infortuni che possono coinvolgere i bambini nei vari contesti di vita: a casa, a scuola, al parco, in palestra, in cortile, in piscina, ecc. Scaricatelo al link: http://www.primosoccorsobambini.it/

Tutelare l’ambiente oltre i confini

Da sempre Cesvi è attento al tema ambientale e allo “sviluppo comunitario” nelle zone transfrontaliere, particolarmente delicate da gestire.

Tra le aree in cui opera ci sono il Parco del Grande Limpopo al confine tra Sudafrica, Zimbabwe e Mozambico, e l’area MAP (Madre de Dios, Pando, Acre) tra Brasile, Perù e Bolivia.

Scopri di più sul lavoro e la tutela dell'ambiente ad opera del CESVI.
 

Promuoviamo la trasparenza

Transparency International è un'organizzazione internazionale non governativa che si occupa della corruzione, non solo politica.

Fondata nel maggio del 1993 a Berlino, dove attualmente si trova la sede centrale, nel 1995 ha sviluppato l'Indice di corruzione percepita Corruption Perceptions Index (CPI), una lista comparativa della corruzione percepita in tutto il mondo che viene aggiornata e pubblicata ogni anno.

Scoprite di più sul sito dell’ONG: Transparency International
 

Prevenire le malattie curando l’ambiente

Tutti sanno che la salute è influenzata dall'ambiente in vari modi: per via delle esposizioni ai fattori di rischio di natura fisica, chimica e biologica e attraverso i comportamenti che si attivano in risposta a tali fattori.

Pochissimi sanno però che una persona su quattro muore a causa dell’inquinamento ambientale. E che a stimarlo non è un’associazione di ambientalisti facinorosi ma l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) che, nella seconda edizione del rapporto “Prevenire le malattie grazie a un ambiente migliore: verso una stima del carico di malattia legato all’ambiente”, avverte:

“Nel solo 2012 sono stati ben 12,6 i milioni di persone decedute perché hanno vissuto o lavorato in condizioni poco salutari.”

La ricerca ha valutato l’impatto di fattori ambientali noti su specifiche malattie e risponde alla fondamentale domanda: “Quante malattie possono essere prevenute attraverso una migliore gestione dell'ambiente?”. Si tratta del contributo più completo e sistematico finora realizzato su quanto i fattori di rischio ambientali prevenibili possano contribuire a un’ampia gamma di malattie e incidenti.

Secondo il Rapporto, la maggior parte di decessi associati a fattori ambientali dipendono da malattie cardiovascolari.
A fare la maggior parte di vittime sono infatti l’ictus (con 2,5 milioni di decessi all’anno) e le cardiopatie ischemiche (con 2,3 milioni di decessi all’anno). Seguono i traumi involontari, le malattie respiratorie croniche, la diarrea, le infezioni respiratorie, i problemi neonatali, la malaria, etc.

A pagare le spese di un ambiente poco sano sono soprattutto i bambini piccoli, sotto ai 5 anni di età, e gli adulti tra i 50 e i 75 anni, più esposti a patologie non trasmissibili. In particolare, nei bambini potrebbero essere prevenuti infezioni respiratorie e diarrea, mentre nella popolazione adulta verrebbe limitata l’incidenza delle malattie non trasmissibili.

L’OMS suggerisce anche alcune strategie per proteggere la salute migliorando le condizioni ambientali:

  • L’uso di fonti di energia alternative per il riscaldamento e l’illuminazione domestica e per cucinare a casa.
  • L’aumento della disponibilità di acqua potabile e un’igiene adeguata.
  • Normative che riducano l’esposizione al fumo passivo.
  • Il riciclaggio dei rifiuti.
  • La riduzione dell’inquinamento atmosferico.
  • La riduzione dell’inquinamento domestico.

Per approfondire questo argomento leggete il Rapporto 

 

Arruolamento: come si diventa Agenti 0011

Siete una classe di una scuola primaria, secondaria di primo o secondo grado?

Siete abituati ad utilizzare materiali e mezzi tecnologici anche nella vostra routine scolastica?

Avete voglia di cambiare il mondo con le vostre idee?

Benissimo avete tutte le caratteristiche per diventare Agenti 0011.

Proprio come i nostri Youtuber Nadia TempestCescaVincenzo TedescoEleonora Olivieri e Riccardo Dose.

Insieme possiamo lavorare attivamente per raggiungere gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile.

Guardate il video del team Super Sustainable – classe 5 A della Scuola Primaria di Vernole (LE) e scoprite come fare e perché è importante diventare un Agente 0011.

 

Malala Yousafzai e il diritto all’istruzione

Malala è una ragazza pakistana, ha 20 anni e nel 2014 ha vinto il Premio Nobel per la Pace per il suo impegno nei confronti dei diritti delle bambine e delle ragazze nel suo Paese e per il diritto all’istruzione per tutti i bambini del mondo.
La vita in Pakistan non è facile, specialmente per le donne, perché i talebani – un movimento militare ostile ad adattarsi alle società più moderne del pianeta – impongono una visione maschilista e chiusa del mondo: le bambine non possono frequentare la scuola, le donne sono costrette a indossare il burqa, musica, film e balli sono banditi, e i più fanatici promuovono anche attacchi armati alle scuole, perché temono che chi studia possa opporsi al regime di terrore che hanno creato.
Malala sfidò quel regime e, a soli undici anni, aprì un blog per la BBC sulla sua vita di tutti i giorni sotto i talebani, raccontando la paura e il terrore, ma anche i momenti felici con la sua famiglia. Grazie a questa pagina virtuale, Malala ha raggiunto un grande successo: interviste, conferenze, numerosi discorsi sull’importanza dell’istruzione e della pace.
Il successo della ragazza non è piaciuto però ai terroristi, che il 9 ottobre 2012 la attaccano sull’autobus scolastico, sparando a lei e alle sue amiche. Miracolosamente, Malala si è salvata nonostante la pallottola le abbia colpito la testa e poco dopo una lunga convalescenza in ospedale ha portato la sua testimonianza di quanto successo all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite. Lasciamo la parola a lei:
«Oggi tutti noi sappiamo che l’istruzione è uno dei nostri diritti inviolabili. E non solo in Occidente. Nel Corano è scritto che Dio vuole che noi abbiamo la conoscenza, vuole che sappiamo perché il cielo è blu e che impariamo a conoscere gli oceani e le stelle. So che si tratta di una battaglia molto dura: nel mondo ci sono ancora 57 milioni di bambini che non frequentano la scuola primaria, e di questi 32 milioni sono femmine. Ed è molto triste ricordare che proprio il mio paese, il Pakistan, è uno dei peggiori: 5,1 milioni di bambini che non vanno nemmeno alle elementari anche se la nostra Costituzione dice che tutti i bambini hanno il diritto di frequentare la scuola. Abbiamo quasi 50 milioni di adulti analfabeti, due terzi dei quali sono donne come mia madre. Prendiamo in mano i nostri libri e le nostre penne. Sono le nostre armi più potenti. Un bambino, un insegnante, un libro e una penna possono cambiare il mondo».
 

Il lupo e l’agnello

“Il lupo e l’agnello” è una famosa favola di Fedro, adattata in poesia da Jean de La Fontaine.

La morale della favola è che ci sono “uomini che opprimono gli innocenti con falsi pretesti”.

Abbiamo invitato i team a leggere la fiaba e a riflettere insieme sul suo messaggio.

I lupi e gli agnelli ci sono anche oggi. Ci sono categorie di persone che vengono oppresse dai più forti e potenti. 

Tra i contributi inviati abbiamo scelto quello del team Superbonvesin una pluriclasse dell'Istituto Maria Ausiliatrice di Milano.

I ragazzi hanno riscritto la storia ispirandosi ad un fatto di cronaca attuale.

Buona visione.