Alieni… che non vengono dallo spazio! 

Siamo ormai talmente abituati a vedere pappagalli verdi tra gli alberi delle nostre città e gradi fiori fucsia sulle dune costiere da non chiederci neanche più da dove arrivino, né quando siano diventati più numerosi. Questi e molti altri ospiti “inattesi” in Italia fanno parte delle cosiddette specie aliene: così si chiamano piante e animali introdotti dall’uomo (volontariamente o accidentalmente!) in un ambiente diverso da quello di origine e che sono riusciti a stabilirsi con successo in un altro habitat.

Tra le specie aliene, poi, alcune si definiscono invasive (o anche IAS, acronimo dell’inglese “invasive aliene species”), ovvero quelle che si riproducono e si diffondono così rapidamente da entrare in conflitto con le specie residenti soprattutto per le risorse del cibo e del territorio.  

Secondo le ultime stime elaborate dal centro di ricerca Senckenberg sulla biodiversità e il clima di Francoforte, in Europa negli ultimi 30 anni il numero di specie aliene è cresciuto del 76%! Si tratterebbe di un dato addirittura in crescita, destinato ad aumentare con circa 2500 specie entro il 2050. Per ogni 100 specie aliene che arrivano in un’area, si stima che solo 1 diventi invasiva.  

Ma quali sono gli effetti di questo fenomeno? Gli impatti sono tanti e diversi, a partire da una pericolosa perdita di biodiversità fino ad arrivare alle conseguenze di tipo sociale, economico e sanitario.  Facciamo qualche esempio. Tutti noi conosciamo la zanzara tigre (Aedes albopictus), che negli ultimi 30 anni si è diffusa in maniera incontrollata in tutto il mondo ed è originaria del Sudest asiatico. La sua presenza ha modificato il nostro stile di vita negli ambienti aperti e ha contribuito significativamente alla trasmissione di diversi virus.

Un altro insetto di cui molti avranno sentito parlare è il punteruolo rosso (Rhynchophorus ferrugineus): questo parassita ha distrutto migliaia di palme modificando in poco tempo la struttura dei parchi urbani delle città in cui si è insediato. Altri esempi di specie che possiamo trovare in Italia sono: 

  • Parrocchetto dal collare (Psittacula krameri) originario dell’Africa centro settentrionale e della regione indo-pakistana; 
  • Fico degli Ottentotti (Carpobrotus spp) originario del Sudafrica; 
  • Gambero rosso della Louisiana (Procambarus clarkii) originaria del Nord America; 
  • Rana toro americana (Lithobates catesbeianu) originaria del Nord America; 
  • Testuggine palustre americana (Lithobates catesbeianus) originaria del Nord America, Centro America, regioni nordoccidentali del Sudamerica. 

Gli zoologi dell’Ispra sostengono che, nonostante questo problema sia percepito dalla collettività come un problema minore, sia a livello globale una delle cinque minacce più pericolose alla biodiversità.

Inoltre, i dati dimostrano che anche i costi economici generati dalle specie invasive sono davvero imponenti: sulla prestigiosa rivista scientifica Nature si legge che tra il 1970 e il 2017 sono stati spesi complessivamente nel mondo una media di 26,8 miliardi di dollari ogni anno per i costi associati ai danni e alle attività di gestione e controllo delle specie. Il danno provocato è drammatico e silenzioso: sulla biodiversità, sull’impollinazione dei raccolti, sulle risorse idriche, sulla produttività agricola, sulla salute pubblica… Le soluzioni esistono, ma per ripristinare l’ambiente originario e ottenere effetti positivi sulla biodiversità, il processo è spesso lungo e i costi sono enormi.  

Quella delle specie aliene è una situazione complessa, che viene complicata ulteriormente dalle dinamiche di un mondo interconnesso e dal cambiamento climatico in atto. Molte attività economiche possono favorire l’arrivo per lo più accidentale di nuove specie, per esempio il commercio di animali, la navigazione, l’acquacoltura o la pesca sportiva. Eppure, tutti possiamo dare il nostro contributo alla gestione delle specie, compiendo piccole scelte che possono avere grandi risultati!  

(articolo adattato da Nuova Ecologia – numero di settembre 2021) 

Per approfondire: 

Progetto “LifeAsap” per la promozione di una gestione efficace delle Ias tramite la partecipazione attiva dei cittadini:  https://www.lifeasap.eu/index.php/it/ 

“Life PonDerat”, un esempio di progetto per l’eradicazione   di specie aliene invasive nell’habitat delle Isole Ponziane:  http://www.ponderat.eu/ 

The Ocean Cleanup: così possiamo ripulire il mare?

Ogni anno milioni di tonnellate di plastica entrano negli oceani, principalmente attraverso i fiumi che li alimentano. Come già saprete, buona parte di questi rifiuti di plastica rimane dispersa nell’oceano dove, attraverso il movimento delle correnti, viene riunita fino a formare degli enormi agglomerati, delle vere e proprie “isole galleggianti” dalle proporzioni gigantesche. Avrete sentito parlare probabilmente della “Pacific Trash Vortex”, un ammasso di spazzatura delle dimensioni dello stato del Texas!  

Questa vera e propria isola, secondo l’oceanografo americano Charles Moore, potrebbe contenere fino a 100 milioni di tonnellate di detriti. E il problema è che non è l’unica: ne esistono altre, più piccole ma simili, anche nell’Oceano Atlantico e in tutti gli oceani del mondo. 

Che fare dunque? Certo, il primo passo dovrebbe essere cessare completamente di alimentare la crescita di questi mostri marini: purtroppo si stima che entro il 2040 la quantità di spazzatura di plastica che si riversa negli oceani ogni anno potrebbe quasi triplicare, raggiungendo le 29 milioni di tonnellate, se non agiamo tempestivamente e drasticamente. 

Per il momento, tuttavia, c’è chi sta pensando anche a come rimuovere l’enorme quantità di rifiuti che già galleggiano nei mari e negli oceani di mezzo mondo. La plastica e altri materiali che non biodegradano, infatti, sono sensibili a un altro fenomeno di degradazione chiamato fotodegradazione. In altre parole, anche la plastica, col passare del tempo e soprattutto l’azione della luce, si disintegra in microscopiche particelle che si disperdono nell’acqua. 

Vi ricorda la descrizione dei plancton? Infatti è proprio così! Le microparticelle di plastica (dette anche microplastiche) si confondono con i microscopici organismi marini che stanno alla base della catena alimentare nelle profondità oceaniche. In altre parole, una volta introdotte nell’alimentazione della fauna marina, le microplastiche sono destinate ad arrivare anche nei nostri piatti. 

La raccolta ed eliminazione di queste isole plastiche è alla base del progetto The Ocean Cleanup. L’idea alla base del progetto è abbastanza semplice. Si tratta di una grande rete lunga 800 metri e profonda 3, che viene legata a dei galleggianti e trascinata da due navi a velocità ridotta. Una volta alla settimana circa, il “raccolto” viene scaricato sulle navi e lì viene diviso in base ai diversi materiali e inviato a terra per essere immesso nel percorso di riciclaggio. 

In pratica è un po’ come pescare, solo che in questo caso si pesca la plastica! (guarda il video!) 

Il progetto esiste dal 2013, fondato dal 18enne olandese Boyan Slat, e da allora ha visto numerose modifiche e revisioni del sistema di pescaggio. Dopo numerosi tentativi e fallimenti, finalmente nel 2019 si è arrivati a una formula che per il momento appare vincente. Secondo lo stesso Slat con una decina di barriere simili a quella attuale, ma più grandi, si potrebbero rimuovere la metà della plastica che galleggia tra la California e le Hawaii in cinque anni e il 90 per cento di tutta la plastica negli oceani entro il 2040. 

Certo, come richiamato, la formula per ora appare vincente: tuttavia il progetto non è esente da critiche. Molti esperte ed esperte hanno segnalato come vi siano alcune criticità legate sia alle emissioni delle navi impiegate per il recupero della plastica (i cui motori utilizzano pur sempre carburante fossile), ma anche e soprattutto ai danni che il sistema “a trascinamento” causerebbe alla fauna marina. 

 In particolare, i ricercatori e le ricercatrici sono preoccupati/e dell’impatto che il sistema ideato da Ocean Cleanup possa avere sul cosiddetto neuston, ovvero quell’insieme di organismi marini che vive sulla superficie marina e poco sotto (meduse, molluschi, cavallucci marini e altri animali) che pare abbia un ruolo molto importante nell’ecologia del mare e degli oceani.  

La situazione tuttavia è ancora sospesa, perché mancano informazioni sufficienti sul reale impatto negativo dell’iniziativa, e d’altra parte mancano rassicurazioni abbastanza convincenti da parte di Ocean Cleanup e soprattutto dalle aziende che la sostengono. Da molti lati, tuttavia, intervengono voci che al di là della questione “neuston” suggeriscono che il budget attuale del progetto potrebbe essere utilizzato per altre attività, tra cui, ad esempio, la prevenzione del rilascio delle plastiche attraverso i fiumi.  

Clicca qui per scoprire altri progetti legati all’inquinamento da rifiuti nell’oceano

Tigray: la crisi in Etiopia peggiora di giorno in giorno

Mentre i conflitti continuano, la popolazione soffre di malnutrizione e malattie

La crisi in Tigray non accenna a risolversi. È da novembre 2020, quando sono scoppiate le violenze che dalla regione si sono allargate fino alla zona di Amhara, che la situazione per la popolazione continua a peggiorare.

Dopo undici mesi di guerra si è delineata una catastrofe umanitaria che conta migliaia di vittime, milioni di sfollati, il rischio carestia e la costante difficoltà da parte degli aiuti internazionali di raggiungere i luoghi in cui c’è più bisogno di conforto e sostegno.

 

Tigray: la crisi colpisce i più deboli

A luglio il conflitto si è esteso nella regione di Amhara, in altre cinque zone (la parte Nord e Sud di Wollo, a Waghemira, e nella parte Nord e Sud di Gondar), e nella parte occidentale di Afar. Questa escalation ha portato a ulteriori 550mila sfollati da Amhara e altri 140mila da Afar in soli due mesi.

Al momento non è possibile comunicare con le persone dentro alla regione, e sono bloccate le strade e gli aeroporti. Fonti ONU riferiscono che, negli ultimi due mesi, l’accesso agli aiuti umanitari è bloccato o molto ridotto, e la popolazione è a corto di tutto: soldi, rifornimenti, cibo e generi non alimentari.

António Guterres, il segretario delle Nazioni Unite, ha dichiarato che ci sono già “400mila persone che vivono in condizioni simili alla carestia. I livelli di malnutrizione infantile segnalati sono ora allo stesso punto dell’inizio della carestia in Somalia del 2011. Ad oggi, il flusso di aiuti umanitari per soddisfare questi bisogni rimane molto al di sotto del necessario” (fonte news.un.org).

Contemporaneamente, è stata confermata la terza ondata di Covid-19 in Etiopia: 3 milioni di casi e 5.000 vittime, con 2,4 milioni di dosi di vaccino somministrate, e 3 milioni di test effettuati che evidenziano un tasso di infezione a più del 20%.

Da aprile, inoltre, sette regioni sono state interessate da inondazioni che hanno colpito 600mila persone e ne hanno lasciate 200mila senza casa. I danni alle infrastrutture stanno mettendo a rischio anche le dighe, mentre la stagione delle piogge ancora non si conclusa.

 

I bambini e le donne in Etiopia

Il numero delle persone che hanno bisogno d’aiuto cresce ogni giorno che passa.

Secondo l’OCHA, l’Ufficio delle Nazioni Unite per gli Affari Umanitari, nella parte settentrionale del Paese ci sono 5 milioni e 200mila persone che hanno bisogno di cibo. La malnutrizione sta colpendo anche le donne in gravidanza e in allattamento: il 79% di circa 150mila donne esaminate sta soffrendo di malnutrizione acuta.

Mancano anche i medicinali. Sempre secondo OCHA, i rifornimenti bloccati all’ingresso del Tigray stanno causando un effetto a catena sulla situazione sanitaria del Paese. Sarebbe necessario vaccinare più di 887mila bambini per la polio e 790mila per il morbillo, per evitare il più possibile lo scoppiare di un’epidemia.

 

La risposta di ActionAid

Con ActionAid siamo presenti principalmente nella regione di Afar. Al fianco dei partner locali stiamo lavorando con il centro degli sfollati della città di Dessie, nella regione di Amhara. È impossibile fare previsioni, ma speriamo di aver accesso al Tigray per continuare ad aiutare le migliaia di sfollati raccolti nei campi profughi di Amhara e Afar.

Abbiamo raggiunto finora più di 19mila persone, di cui il 60% donne, con cibo, kit di igiene e sapone per lavare i vestiti. Abbiamo assistito 1.740 bambini malnutriti e messo a disposizione coperte, teli di plastica, e altri mezzi per contrastare le condizioni atmosferiche avverse.

Stiamo lavorando per favorire la consapevolezza sulla violenza di genere nei campi degli sfollati, e abbiamo istituito un comitato guidato da donne per gestire queste e altre problematiche.

Le nostre azioni sono sostenute dalle donne leader delle comunità, dai centri per gli sfollati e sono state possibili grazie al supporto di partner come Rohiwedu, PADeT e Redeem the Generation.

Siamo molto lontani dalla risoluzione del conflitto e delle problematiche ad esso legate, e c’è bisogno di tutto l’aiuto possibile per prevenire il peggio che si sta delineando ogni giorno di più.

 

contenuto originale a cura di ActionAid Italia

Agente0011: boarding completed, si parte!

Ormai ci siamo, la nuova challenge di Agente0011 è ufficialmente online!

Dallo scorso 15 ottobre è  infatti possibile iscriversi come team e partecipare alle missioni pensate per promuovere tra i e le giovani dai 6 ai 19 anni la sensibilizzazione, la comprensione critica e l’attivazione territoriale sui temi dell’Agenda 2030. Attraverso un percorso di apprendimento e mobilitazione per rafforzare la cittadinanza attiva e il raggiungimento degli obiettivi educativi per i cittadini globali, in ottemperanza anche alle linee guida ministeriali sull’insegnamento dell’educazione civica, i e le giovani da tutta Italia sono chiamati e chiamate a partecipare con la propria classe o con un gruppo informale alla sfida sulla sostenibilità.

L’edizione di quest’anno continua la proficua collaborazione con Mandragola Editrice, per integrare metodologie e approcci legati al mondo della radio e dell’editoria scolastica, e vedrà una serie di interessanti novità: nuovi giochi, nuove missioni e nuove modalità di interazione!

Sei un/a docente o un/a giovane che vuole iscrivere la propria classe o gruppo informale alla challenge? La presentazione ufficiale del progetto si terrà il giorno 26 ottobre, alle ore 17, con un webinar zoom pensato per presentare le novità e soprattutto ascoltare le testimonianze dei/lle docenti e degli/lle agenti coinvolti/e.

Per partecipare iscriviti gratuitamente al seguente link https://www.eventbrite.it/e/registrazione-presentiamo-la-nuova-edizione-del-progetto-per-le-scuole-agente-0011-189780918837

Rubrica CooperiAmo – Episodio 2

Care e cari agenti, come avete letto qualche giorno fa, è nata la nuova rubrica di Agente 0011: CooperiAmo, di cui avete visto la prima intervista sui nostri social. 

Bentornati, dunque, con il secondo episodio! 

 

Chi è l’ospite di oggi?

E’ Hassan Alì, 32enne e soccorritore che nell’intervista ci racconta delle sue esperienze con varie organizzazioni operanti nel Mediterraneo e delle persone che ha aiutato. Non facciamo spoiler sulle storie vissute e raccontate da Hassan! Vi invitiamo a sentirle direttamente da lui e vi lasciamo con una nostra riflessione. 

 

Che cosa ci insegnano le parole di Hassan?

L’importanza di mantenere la nostra umanità di fronte a fenomeni – come la povertà, le guerre e le migrazioni – molto più grandi di noi, ma che coinvolgono esseri umani come noi e che hanno bisogno del nostro aiuto. 

 Sui canali social di Agente 0011 trovate l’intervista ad Hassan. Fateci sapere cosa ne pensate! 

Veronica Lacorte 

Ad alta voce: imparare a farsi sentire

Creare spazi di partecipazione attiva di preadolescenti ed adolescenti.

Questo è l’obiettivo di “Ad alta voce”, un progetto nazionale, che coinvolge le scuole presenti in 4 differenti città italiane: Bari, Milano, Palermo e Reggio Calabria.
I giovani e le giovani che partecipano al progetto, sono stimolate e stimolati ad accrescere le proprie capacità nel prendere parola ed avere una voce.

“Ad Alta Voce” è un’azione sviluppata nell’ambito di OpenSpace, un progetto selezionato da Con i Bambini nell’ambito del Fondo per il contrasto della povertà educativa minorile.
Il progetto si lega alla cittadinanza attiva e stimola la partecipazione dei e delle giovani alla vita della loro comunità e del loro territorio di appartenenza.

Le attività previste si articolano in 5 differenti fasi:

  1. costruzione iniziale di una mappa emozionale del proprio quartiere o città, individuandone i punti di forza e criticità. Le domande che hanno indirizzato questa prima fase sono state, per esempio, “qual è la cosa che ti piace di più della tua città?” oppure “la cosa che ti fa sorridere sempre quando la vedi?” “e quello invece che ti fa arrabbiare?” e “cosa vorresti cambiare? “cosa vorresti che ci fosse ed invece non c’è?”;
  2. creazione di un manifesto con le proprie proposte di cambiamento;
  3. sviluppo di una campagna di comunicazione rivolta a tutta la cittadinanza, attraverso l’arte dello storytelling e l’utilizzo dei social network;
  4. coinvolgimento di coetanee e coetanei e della comunità di riferimento;
  5. incontro con le istituzioni locali per presentare le proposte e chiedere degli impegni concreti.

L’intervista a protagonisti e protagoniste del progetto

La Task Force di Agente0011, ha realizzato un’intervista disponibile sul profilo Instagram @Agente0011, a Carlo, Antonino, Vincenzo, Francesca e Andrea che stanno partecipando con i loro gruppi di lavoro alle attività proposte da Ad Alta Voce, per comprendere meglio la realtà di questo progetto, le fasi di lavoro e l’impatto del progetto stesso sui giovani e sulle giovani partecipanti.

Innanzitutto, come ci spiega Vincenzo del “SSIG Borgese – XXVII maggio” di Palermo, l’obiettivo ultimo di Ad Alta Voce è quello di cambiare il proprio quartiere, un obiettivo importante ed ampio, che necessita della partecipazione di tutta la giovane comunità per poter essere raggiunto!
Ma quali sono gli step per poter raggiungere questo obiettivo?

Carlo, dell'”ICS Madre Teresa di Calcutta” di Milano, ci racconta che nella loro scuola si è iniziato a discutere, con i diversi rappresentanti di classe, delle caratteristiche del proprio quartiere e dei punti sui quali c’è bisogno di lavorare. Proprio da questa discussione, articolata anche attraverso l’utilizzo di foto e hashtag proposti da ragazze e ragazzi, è nata una proposta di azione per apportare dei cambiamenti nel quartiere dove i e le giovani risiedono.

Dall’intervista emerge anche che l’attuazione di questo progetto, sta aiutando i ragazzi e le ragazze a vedere e percepire il proprio territorio con uno sguardo differente, che lasci spazio ad un immagine del quartiere che si desidera, magari, come ci dice Antonino dal quartiere Zen di Palermo: “Senza spazzatura, senza spaccio, senza aspetti che ne rovinano la bellezza”.

Francesca ed Andrea dell’Istituto di Istruzione e Formazione Professionale “Euroform” di Palermo, ci illustrano le loro proposte da mettere in atto per cambiare il proprio quartiere: innanzitutto, si cerca di attuare attività di pulizia del proprio quartiere con i amici, amiche, studenti e studentesse della scuola, in modo da coinvolgere quante più persone possibile nel processo di cambiamento; l’idea principale è di poter poi “premiare” chi partecipa a tale processo, con servizi migliorati all’interno del proprio quartiere, per esempio: buoni libro, biglietti per teatro o cinema, e qualsiasi tipo di contributo possa essere dato ad accrescere la cultura di giovani cittadini e cittadine.

Le proposte dei gruppi di lavoro sono ovviamente legate a qualcosa che manca nel loro quartiere, a diritti che dovrebbero essere garantiti e tutelati. Carlo rivendica nel suo quartiere la mancanza di un luogo di ritrovo per i giovani e le giovani del territorio, e per questo loro a Milano hanno pensato di poter creare un centro polifunzionale che sia un luogo sicuro per ragazze e ragazzi, in cui potranno svagarsi, studiare, leggere e condividere esperienze.
Ad Alta Voce evidenzia una necessità di giovani italiani e italiane, di essere ascoltati e di vedere i loro diritti riconosciuti, e lo fa proprio attraverso la raccolta di queste voci e di queste esigenze.

Le avventure dei giovani e delle giovani partecipanti al progetto Ad Alta Voce, possono essere seguite da tutti e tutte sul profilo Instagram creato appositamente @adaltavoce.openspace, su cui vengono riportate le iniziative di tutti i territori coinvolti.
Dalla riqualificazione del proprio ambiente e territorio alla tutela e garanzia dei propri diritti, il progetto Ad Alta Voce si inserisce perfettamente nel contesto degli SDGs dell’Agenda2030, promuovendo l’importanza di garantire il benessere nelle sue diverse forme a tutti e tutte, in qualsiasi luogo essi siano.

 

 

Si ringraziano le educatrici Sofia Sabatino e Maria Clara Triolo e docenti e le dirigenti scolastiche delle scuole secondarie di I grado “ICS Madre Teresa di Calcutta” di Milano e “SSIG Borgese – XXVII maggio” di Palermo e “dell’Istituto di Istruzione e Formazione Professionale “Euroform” di Palermo.

Best team of the month – Aprile 2020

Ciao a tutti Agenti0011! Ecco a voi i vincitori primo premio BEST TEAM OF THE MONTH del mese di APRILE 2020 !

SCUOLE

  • Categoria 5-10 anni, team “Cappellini rossi“ della Scuola Primaria I.C. Bozzano di Brindisi
  • Categoria 11-13 anni, team “Divergent” della Scuola Secondaria di Primo Grado Tommaso Fiore di Bari
  • Categoria 14-19 anni, team team “I viola clanis” del Liceo Statale Niccolà Braucci di Caivano (NA)

ENTI INFORMALI

  • Categoria 5-10 anni, team “In rete per il futuro“ del Centro Sportivo ASD di Bricherasio-Bibiana (TO) 
  • Categoria 11-13 anni, team “San Giuseppe” dell’oratorio San Giuseppe di Melito di Porto Salvo (RC)
  • Categoria 14-19 anni, team “Giovaniallariscossa” dell’Associazione cattolica di Pomigliano d’Arco (NA)

Best team of the month – Marzo 2020

Ciao a tutti Agenti0011! Ecco a voi i vincitori primo premio BEST TEAM OF THE MONTH del mese di MARZO 2020 !

SCUOLE:

  • Fascia 5-10: TEAM Supefuture – Scuola Primaria Papa Giovanni XXIII – Novara (Piemonte)
  • Fascia 11-13: TEAM Thunderclass3 – Secondaria Di I Grado Corrado Alvaro – Melito di Porto Salvo (Calabria)
  • Fascia 14-19: TEAM Le cappucine – Liceo Statale Niccolò Braucci – Caivano (Campania)

ENTI INFORMALI:

  • Fascia 5-10: TEAM Associazione Sportiva -Melito di Porto Salvo (Calabria)
  • Fascia 11-13: TEAM Nuotatori – Messina (Sicilia)
  • Fascia 14-19: TEAM Nuotatori16 – Messina (Sicilia)

Complimenti a tutte le ragazze, i ragazzi, i docenti e i responsabili che vincono i premi messi in palio da ActionAid!

Best Team of the Month – Febbraio 2020

Ciao a tutti Agenti0011! Ecco a voi i vincitori del primo premio BEST TEAM OF THE MONTH dell’edizione 2020 di Agente0011!

SCUOLE:

  • Fascia 5-10: TEAM Superinclusive – Scuola Primaria Vernole I.C. E Castri – Vernole (Puglia)
  • Fascia 11-13: TEAM Obiettivi Futuri – Secondaria Di I Grado Filippo Brignone – Pinerolo (Piemonte)
  • Fascia 14-19: TEAM Fuoriclasse – IIs Minutoli – Messina (Sicilia)

ENTI INFORMALI:

  • Fascia 5-10: TEAM Nuotatori2 – Power Team – Messina (Sicilia)
  • Fascia 11-13: TEAM Un Futuro Per Chi Sa Sorridere – Associazione Liberi Di Sorridere – Novara (Piemonte)
  • Fascia 14-19: TEAM Uniti Verso La MET – Pinerolo (Piemonte)

Complimenti a tutte le ragazze, i ragazzi, i docenti e i responsabili che vincono i premi messi in palio da ActionAid!

Dal 1 marzo cominciano le missioni valide per l’assegnazione del premio Best Team of the Month di Marzo 2020. Vi aspettiamo!

E’ online il nuovo Agente0011: terza edizione!

Hey! L’hai sentita l’ultima novità?? Sta tornando una nuova stagione di Agente0011, il portale di educazione e alla cittadinanza globale che attraverso un approccio interattivo, una metodologia innovativa e gli strumenti digitali ha l’obiettivo di sensibilizzare e attivare i ragazzi e le ragazze tra i 6 e i 19 anni sui temi degli obiettivi di sviluppo sostenibile (gli SDGs) dell’Agenda 2030 dell’Onu! Con il portale si vuole facilitare la costruzione di una grande community di agenti del cambiamento, capaci di condividere riflessioni e idee su come rendere il proprio territorio più consapevole, aperto e inclusivo!

Non sai come funziona? É molto semplice: costituisci un team, che può essere la tua classe, un gruppo di amici, un’associazione, un gruppo dell’oratorio..va bene tutto! Scegliete un responsabile adulto (un’insegnante, un membro stesso del team) ed iscrivetevi al sito..ecco fatto, ora siete Agenti0011.

Ogni settimana vi aspettano numerose missioni da portare a termine, per ottenere punti ma soprattutto per realizzare la vostra grande missione: rendere il mondo un posto migliore!

E allora cosa aspetti? Grandi sfide e premi vi aspettano, le iscrizioni partono mercoledì 22 gennaio!!

E se vi iscrivete entro il 30 gennaio…extra bonus di 25 punti. C’è di più: alle prime 20 squadre iscritte verranno riconosciuti ben 50 punti!

Leggete attentamente il regolamento, iscrivetevi e ricordate: il futuro è nelle vostre mani!!