Giustizia Sociale e Disuguaglianze

L’ingiustizia sociale è una galassia complessa di temi, cause ed effetti concatenati. Una sua dimostrazione plastica è offerta dalla situazione della scuola e dell’istruzione pubblica nel nostro paese, su cui ActionAid da tempo si impegna assieme ai partner e ai beneficiari/e, attraverso progetti, campagne e studi.

La scuola italiana, infatti, è interessata da una serie di problemi strutturali che riguardano: i bassi livelli di competenze degli studenti; gli alti tassi di dispersione e abbandono scolastico; la riproduzione delle disuguaglianze sociali di partenza. Il raggiungimento di un adeguato livello di competenze è fondamentale per l’integrazione della persona nella società̀ e il pieno esercizio dei diritti di cittadinanza. Tuttavia, le competenze degli studenti italiani si sono sempre mantenute al di sotto della media OCSE per quanto riguarda lettura e scienze, e in linea con essa in matematica, dati sulle competenze sono ancora più̀ preoccupanti se si considerano le differenze territoriali interne al Paese – in cui è evidente un significativo divario tra Nord e Sud – ma anche quelle tra aree interne e centri urbani. I dati mostrano che l’Italia è caratterizzata da alti tassi di dispersione e abbandono scolastico. Anche se nel periodo compreso fra il 2011 e il 2020 il nostro Paese ha ridotto dal 18% al 13% tasso di abbandono, l’obiettivo europeo di portarlo al di sotto del 10% non è stato raggiunto. Inoltre, nel 2020 tale tasso era il più̀ alto in Europa dopo quello di Spagna, Malta e Romania. Il rendimento scolastico è, come dimostrano diversi studi, fortemente associato allo status socio-economico della famiglia di origine e, anche a parità̀ di rendimento scolastico, gli studenti di origine sociale più̀ bassa hanno mediamente ambizioni inferiori rispetto ai loro colleghi più̀ avvantaggiati. Dove intervenire dunque per invertire questa tendenza?

In questo senso, di recente Percorsi di secondo welfare ha realizzato su incarico di ActionAid Italia il report “Contrastare le disuguaglianze educative: partecipazione studentesca e orientamento scolastico”.

L’idea su cui si basa la ricerca è quella di focalizzarsi su due aree di intervento strategiche per promuovere il superamento delle disuguaglianze nell’istruzione. La prima si riferisce alla partecipazione studentesca, intesa sia come coinvolgimento generale dello studente in attività proposte dalla scuola (ad esempio con una didattica più partecipativa) sia come capacità dei ragazzi di agire all’interno della governance dell’istituto. La seconda si concentra invece sull’orientamento scolastico, cioè quel processo di acquisizione di competenze e conoscenze necessaria ad affrontare le scelte formative e di carriera lungo tutto il corso della vita.

L’analisi condotta nel report, anche con il contributo di Uds (Unione degli studenti), ci conferma che sia la partecipazione sia l’orientamento costituiscono validi strumenti per il contrasto alle disuguaglianze fra i giovani. Per entrambi questi strumenti la ricerca ha consentito di individuare alcune indicazioni utili al loro miglioramento. Per quanto riguarda la partecipazione, è fondamentale riequilibrare la componente studentesca negli organi di governance scolastica, rendendo gli studenti consapevoli della propria capacità di agire tramite un’adeguata formazione e garantendo in maniera stabile spazi di aggregazione e confronto per i ragazzi. Di grande importanza è poi la promozione della didattica partecipativa, soprattutto quella in cui sono gli studenti a insegnare qualcosa ai compagni (come avviene, ad esempio, durante le cogestioni). Per migliorare l’orientamento è invece necessario renderlo parte integrante di tutto il percorso scolastico, creando un sistema territoriale integrato sia esterno che interno alla scuola, che coinvolga delle figure formate specificamente (insegnanti o professionalità dedicate).

Online o Offline? Onlife!

Sempre di più il mondo online influenza anche la nostra vite offline, al punto che non c’è una netta differenza tra mondo virtuale e mondo reale. Come ci dice Luciano Floridi oggi esiste “una nuova esistenza nella quale la barriera fra reale e virtuale è caduta, non c’è più differenza fra online e offline, ma c’è appunto un’Onlife: la nostra esistenza è ibrida come l’habitat delle mangrovie”.

 

Ma quindi…cosa significa Onlife?

 

«Oggi viviamo una nuova esistenza nella quale la barriera fra reale e virtuale caduta, non c’è più differenza fra online e offline, ma c’è appunto un’Onlife: la nostra esistenza è ibrida. Vorrei descrivere la nostra società come la società delle mangrovie. Le mangrovie crescono in un clima meraviglioso dove il fiume (di acqua dolce) incontra il mare (di acqua salata). Ora immaginate di essere in immersione e qualcuno vi chiede: “l’acqua è salata o dolce?”. La risposta è che: “Mio caro, non sai dove siamo. Questa è la Società delle Mangrovie. È sia dolce che salata. È acqua salmastra”. Quindi immagina che qualcuno ti chieda oggi: “Sei online o offline?”. La risposta è: “Mio caro, non hai idea di dove ti trovi. Siamo in entrambi» – Luciano Floridi, The Onlife Manifesto

La società onlife è quindi come le mangrovie: in questi ecosistemi acqua dolce e acqua salata si mischiano, rendendo impossibile distinguerle, e si crea una terza tipologia di acqua: quella salmastra. La stessa cosa avviene tra mondo online e mondo offline: non si tratta di due mondi nettamente distinti ma sempre di più questi due mondi si sovrappongono e influenzano creando quello che viene definito Onlife. Non è solo una nuova parola, ma di un nuovo modo di leggere il mondo e quello che avviene intorno a noi dove è sempre più complesso rispetto al passato tracciare una linea di demarcazione tra quello che avviene nel mondo reale e quello che avviene nel mondo virtuale.

Riconoscere quanto la vita online influenzi anche le interazioni e le relazioni nella vita offline, e quindi come questi due mondi siamo sempre più connessi tra loro, è il primo passo per rendere le nostre vite più sicure. Non solo in occasione del Safer Internet Day che si celebra il 7 febbraio ma tutto l’anno.

 

Per approfondire: https://www.generazioniconnesse.it/_file/documenti/ECD/ECD-2022/pillole/Onlife-internet.docx.pdf

 

 

TOGETHER: ASSIEME POSSIAMO FARCI SENTIRE PIU’ FORTE E RAFFORZARE LA PARTECIPAZIONE NEI PROCESSI DECISIONALI PUBBLICI

Ragazze e ragazzi hanno il diritto ad esprimere la propria opinione ed essere ascoltati. Hanno il diritto di partecipare alle decisioni che hanno un impatto nella loro vita esprimendo le vostre idee e opinioni direttamente al Governo del nostro paese e questo deve prenderle in dovuta considerazione.

Il coinvolgimento (effettivo o mancato) di ragazzi e ragazze nei processi decisionali pubblici in Italia, in particolare in contesti di emergenza quali quello della pandemia da Covid-19, ha avuto un impatto sulla vita quotidiana di bambini e giovani. La loro interazione con le istituzioni locali e nazionali potrebbe e dovrebbe migliorare in quanto in qualsiasi decisione ha effetto sulla vita dei ragazzi e delle ragazze e questi hanno il diritto di partecipare nei processi decisionali pubblici per dire cosa ne pensano e gli adulti devono ascoltare il loro punto di vista, innanzitutto creando lo spazio per ascoltare.

 

IL QUESTIONARIO CHE RACCOGLIE LE VOCI DELLE RAGAZZE E DEI RAGAZZI

SOS Villaggi dei Bambini sta lavorando ad un progetto europeo “TOGETHER: costruire insieme a bambini e ragazzi una risposta per promuovere i loro diritti in situazioni di emergenza (Covid-19 e altre)” che ha proprio l’obiettivo di rafforzare la partecipazione dei ragazzi nei processi decisionali pubblici.

Il progetto prevede un questionario europeo sviluppato da un gruppo di lavoro di SOS Villaggi dei Bambini Internazionale rivolto a ragazzi e ragazze con meno di 18 anni per raccogliere i loro punti di vista rispetto al coinvolgimento di ragazzi e ragazze nei processi di decision-making in Italia. Il questionario è composto da 10 domande e richiede 10 minuti per la compilazione e raccoglierà i punti di vista di 100 ragazze e ragazzi sul territorio nazionale in forma anonima. La prima schermata riporta una breve introduzione al questionario stesso e spiega che tipo di contributo si richiede ai ragazzi e a quale scopo. Il questionario è anonimo e la partecipazione alla compilazione è volontaria.

Ogni ragazzo o ragazza potrà compilarlo individualmente direttamente al seguente link: https://forms.gle/1NLEtQBHe5smcQ7V7 .

Per i e le nostre Agenti abbiamo preparato una missione dedicata che trovate nell’area Community del portale!

 

CHI ASCOLTERA’ LE RISPOSTE?

Tutte le risposte raccolte aiuteranno SOS Villaggi dei Bambini a parlare con bambini, ragazzi e adulti della partecipazione e andranno a formare tutti i materiali e le metodologie del progetto stesso, secondo l’approccio della partecipazione significativa, in particolare, in contesti di emergenza, quali quello della pandemia da Covid-19.

Ciò contribuisce a favorire l’uguaglianza dei diritti dei bambini e giovani, anche coloro che sono privi di cure familiari o a rischio di perderle, garantendo loro il diritto di partecipare in modo significativo alle decisioni che li riguardano a livello locale, regionale e nazionale. Come sottolineato negli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile delle Nazioni Unite (SDGs) il processo decisionale deve essere aperto a tutti e il progetto “Together” mira all’inclusività e all’interazione con le istituzioni locali e nazionali che in maniera responsabile ed efficace promuovono la partecipazione dei bambini e ragazzi a tutti i livelli.

Inoltre, il progetto “Together” ha un ampio raggio, assieme ai partner di progetto SOS CVI e Associazioni Nazionali SOS in Italia, Spagna, Ungheria e Bulgheria contribuirà a incorporare nell’azione delle istituzioni l’utilizzo di soluzioni inclusive e basate sui diritti dei bambini anche a livello europeo.

 

La scadenza per la compilazione è il 31 gennaio 2023

Giochiamo col bullismo, e facciamolo sul serio!

Il tema del bullismo e della sua derivazione cyberbullismo è ritornato alla ribalta del dibattito mediatico, in seguito alle parole del ministro dell’istruzione Valditara che, a proposito del fenomeno e della sua repressione ha parlato di “umiliazione” come strategia educativa efficace, salvo poi ritrattare e scusarsi per il refuso con il termine “umiltà”.

In realtà, come dimostrato da studi psicoeducativi e da interventi concreti, l’unico modo per disinnescare il bullo, è sviluppare l’empatia, la capacità di immedesimarsi nel disagio che crea. Ma perché ciò avvenga, è necessario creare attorno ai soggetti inclini al bullismo una rete di supporto che coinvolga tutti: famiglie, docenti, operatori sociali, ma soprattutto percorsi educativi e di consapevolezza continui. (Daffi-Prandolini, Mio figlio è un bullo, Erikson, 2012).

Purtroppo, ancora troppo poco si sta facendo nel nostro paese, secondo quello che dicono i dati di cui disponiamo, infatti dalle ricerche della Ong Bullismo senza frontiere condotte tra gennaio 2021 e febbraio 2022, continuano ad aumentare i casi di bullismo in Italia, dove 7 bambini su 10 subiscono ogni giorno una qualche forma di bullismo e cyberbullismo. La prima statistica mondiale dei casi di bullismo, sviluppata in collaborazione dai 50.000 collaboratori dell’ONG colloca l’Italia tra uno dei Paesi con il maggior numero di casi di bullismo al mondo, con un totale di 19.800 casi.

Nonostante queste evidenze e gli appelli accorati da parte di famiglie e docenti, manca ancora l’attuazione di un intervento strutturato e dall’approccio, appunto, multi sistemico. Giace, infatti, da due anni, in Senato, in attesa di approvazione, la proposta di decreto presentata dall’onorevole Devis Dori contro ogni forma di bullismo, in cui una grande attenzione è data proprio agli interventi socioeducativi di prevenzione, prima che a quelli di repressione.

Tra le organizzazioni attente al fenomeno del bullismo, vi è ActionAid, attiva da anni con il progetto europeo Youth for love, con l’obiettivo di prevenire, individuare e contrastare la violenza tra pari tra gli e le adolescenti.

Proprio per rendere più accessibile con approcci diversi e youth -friendly il tema, dal progetto è nato anche un web game a cui potete giocare qui.

“Youth For Love – The Game è un gioco online rivolto a ragazzi e ragazze perlopiù adolescenti per mettersi alla prova e imparare ad affrontare il problema della violenza tra pari e del bullismo. Adottando un terreno virtuale permette di sperimentare in prima persona situazioni potenziali ma realistiche di abusi, molestie, sia verbali sia fisiche, atti di violenza on-line e riflettere sia su come rispondere o a chi chiedere supporto, sia su come prevenirli adottando comportamenti rispettosi ed equi” spiega Maria Sole Piccioli di ActionAid.

Che aspettiamo, dunque? Giochiamoci e facciamolo sul serio!

 

 

Diritti Umani in Palestina

Il 10 dicembre si celebra la Giornata Mondiale dei Diritti Umani. Questo giorno è l’anniversario dell’adozione ufficiale da parte dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani: un documento storico redatto nel 1948 e tradotto in oltre 500 lingue, che proclama i diritti inalienabili di ogni esser umano.

Tuttora purtroppo siamo ben lontani dal raggiungimento di questo obiettivo. Non solo i recenti fatti in Ucraina e in Iran, ma altri esempi di violazione sistematica delle libertà personali, soprattutto per categorie più disagiate come donne e bambini sono numerosi e anche datati, come per esempio, in Palestina.

Nel giugno 1967 Israele ha occupato la Cisgiordania, Gaza e Gerusalemme Est; aree conosciute oggi come territori palestinesi occupati. L’occupazione è stata condannata dalla comunità internazionale e a Israele è stato chiesto il ritiro dalle aree occupate (Risoluzione 242 del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite e molte altre che sono seguite).

Dopo mezzo secolo, la Palestina è ancora occupata. Israele ha frammentato la Palestina in aree separate: Gerusalemme Est è stata annessa illegalmente, Gaza è da 10 anni sotto un blocco illegale da terra, mare e aria e oltre la metà della terra palestinese della Cisgiordania è stato confiscata da Israele per la costruzione di insediamenti illegali, zone agricole e industriali, muro di separazione, una vasta rete di strade a uso esclusivo dei coloni, ecc.

ActionAid lavora in Palestina dal 2007, operando a stretto contatto con le comunità più vulnerabili e focalizzandosi in particolare su giovani e donne, che sono gravemente colpite dalla situazione politica.

L’occupazione limita ulteriormente la capacità delle donne di essere più proattive e sfidare le pratiche patriarcali della società palestinese. Ad esempio, i tassi di disoccupazione femminile, a parità di livelli educativi, sono molto superiori rispetto a quelli degli uomini (28,4% contro 19,2%). Le politiche e le pratiche di Israele hanno paralizzato l’economia palestinese, con un conseguente alto livello di disoccupazione, in particolare dei giovani. C’è inoltre una limitata opportunità per i giovani di partecipare ai processi decisionali.

Nei governatorati di Hebron e Betlemme, ad esempio,ActionAid ha coinvolto oltre 5.000 persone di 12 diverse comunità in percorsi di empowerment e formazione. I partecipanti hanno avuto modo di approfondire la loro conoscenza dei diritti umani, sviluppare doti di leadership e comunicazione, nonché di gestione di attività economiche e marketing. E’ stato, inoltre, fornito supporto finanziario alle donne per avviare delle attività produttive e rendersi autonome in una società fortemente patriarcale e aiutato i giovani nella realizzazione dei loro progetti imprenditoriali.

Nella città vecchia di Hebron, dove l’organizzazione della vita è particolarmente complessa ActionAid supporta le attività dello Sharek Center, un centro polifunzionale, dove si svolgono corsi e attività per bambini e giovani.

 

#FreeNotFreezed per i 16 giorni di attivismo contro la violenza di genere

Quest’anno, ActionAid, in occasione della giornata mondiale contro la violenza, ha lanciato la campagna #FreeNotFreezed, per sostenere tutte quelle donne che si sono liberate dalla violenza, ma sono congelate,  nel loro percorso di effettiva emancipazione, dalla mancanza di provvedimenti, leggi, fondi che permettano loro di avere accesso ad un reddito, un lavoro, un’abitazione. 

Dire no agli abusi può significare essere costrette ad allontanarsi dalla casa familiare. Per motivi di sicurezza, a volte, ci si deve addirittura trasferire in una città diversa e sospendere, almeno temporaneamente, il proprio lavoro. Una serie di cambiamenti costosissimi che spesso ci si ritrova ad affrontare da sole e senza risorse finanziarie, o perché queste rimangono sotto il controllo del maltrattante, oppure, perché una serie di mancanze sistemiche ed ostacoli burocratici non permettono l’accesso ad aiuti pubblici. Ad esempio, produrre una dichiarazione Isee separata da quella del partner abusivo può essere un problema per molte donne che rimangono così escluse da una serie di servizi fondamentali per raggiungere la propria indipendenza economica e l’affrancamento dalla violenza stessa. (Cit. Ottavia Spiaggiari https://www.actionaid.it/in-primo-piano/i-diritti-in-bilico-delle-donne) 

Il simbolo della campagna è una statua di ghiaccio che rappresenta tutte le donne in uscita dalla violenza. Testa alta, sguardo coraggioso, passo in avanti verso il futuro a simboleggiare la volontà di riprendere in mano la propria vita, volontà che però non si realizza, che resta, appunto, congelata. 

Il ghiaccio come metafora dello stallo che vivono queste donne, che hanno progetti e sogni che non si possono concretizzare, che restano bloccati, senza un aiuto concreto da parte delle istituzioni. 

A svelare l’opera il 15 novembre a Roma, Claudia Gerini, ambasciatrice della campagna #FreeNotFreezed di ActionAid, contemporaneamente, ActionAid ha lanciato anche una petizione  per chiedere alle istituzioni italiane nazionali, regionali e locali di garantire un supporto economico, adottare delle politiche strutturali per il re/inserimento lavorativo e il mantenimento lavorativo e trovare soluzioni abitative sul medio e lungo periodo. 

Inoltre, nel rapporto I diritti in bilico delle donne, ActionAid evidenzia con dati e ricerche il fenomeno di esclusione dai diritti e la necessità di provvedimenti urgenti e di sistema, affinché il cambiamento sia tangibile e diffuso, come chiedono le donne stesse che hanno raccontato la propria esperienza. 

Tanti in tutta Italia gli e le attiviste impegnat* a diffondere la petizione e la campagna online e offline, attraverso eventi, volantinaggio e flashmob. 

 

 

POSSIAMO TUTTO: siamo la generazione che cambierà l’Italia a partire dalla scuola

Studentesse e studenti hanno vissuto sulla propria pelle la restrizione di spazi fisici e di rappresentanza, all’interno delle singole scuole e a livello provinciale e nazionale, nelle interlocuzioni con il Ministero dell’Istruzione. Non pensiamo sia la pandemia la causa di tutto, precise volontà e metodi politici li hanno progressivamente depotenziati per rendere ragazze e ragazzi “invisibili”.

Nel dibattito pubblico e politico, notiamo una estrema povertà all’interno dei programmi elettorali rispetto al ruolo culturale e sociale di cui la scuola dovrebbe riappropriarsi per contrastare le diseguaglianze educative e nella promozione del benessere fisico e psicologico.

Lanciamo per questo la campagna Possiamo Tutto. Chiediamo spazio e rappresentanza decisionale e non solo consultiva. A partire da una riforma degli organi collegiali che impatti sulla cultura democratica di ogni scuola, sino ai luoghi decisionali nazionali per riconoscere la valenza delle nostre proposte e trasformarle in atti legislativi e di indirizzo politici.

#Fatecispazio: abbiamo proposte e una visione.

Abbiamo obiettivi ambiziosi: accogliere altri studenti e studentesse e giovani al nostro fianco che sono stufi di essere considerati menti vuote da indottrinare, coinvolgere docenti e dirigenti che credono in una pedagogia partecipativa e nella scuola come palestra di democrazia, parlare e far cambiare idea a chi non crede nello strumento della partecipazione come metodo di contrasto alle diseguaglianze. Trovare altri alleati, oltre a coloro che già condividono le nostre richieste. E, soprattutto, vogliamo che la futura classe dirigente italiana ci faccia spazio, senza strumentalizzarci, ci sostenga nella riforma degli organi collegiali e intervenga sin da subito per concretizzare con azioni politiche le nostre richieste.

per approfondire: https://www.actionaid.it/informati/notizie/possiamo-tutto

guarda il video di lancio della campagna:

BEST TEAM of the YEAR: 2021-2022!

Care e cari agenti,

Siamo giunti al termine della challenge di Agente0011 e finalmente siamo pronti e pronte e scoprire i team vincitori di quest’anno!

SCUOLA:

    1. Categoria 5-10 anni: Salvatori della Terra, di Novara (NO) – con un punteggio totale di 497 punti!
    2. Categoria 11-13 anni: Teen Titan Class1D, di Melito di Porto Salvo (RC) – con un punteggio totale di 543 punti!
    3. Categoria 14-19 anni: Ad Maiora et Meliora, di Siracusa (SR) – con un punteggio totale di 529 punti!

ENTI INFORMALI:

  1. Categoria 5-10 anni: Associazione Sportiva, di Melito di Porto Salvo (RC)) – con un punteggio totale di 274 punti!
  2. Categoria 11-13 anni: San Giuseppe, di Melito di Porto Salvo (RC) – con un punteggio totale di 125 punti!

Potete consultare la classifica definitiva sul portale, attraverso la pagina personale del vostro team.

Al di là delle classifiche per categoria, ecco qui la classifica generale che ha visto trionfare i Teen Titan Class1D con un punteggio totale di 543 punti:

  1. TEEN TITANS CLASS 1D, 543 punti
  2. OBIETTIVI FUTURI, 532 punti
  3. AD MAIORA ET MELIORA, 529 punti
  4. SALVATORI DELLA TERRA, 497 punti
  5. PICCOLI AIUTANTI DEL PIANETA, 482 punti
  6. ARCOBALENO, 467 punti
  7. PLANETS SONS, 400 punti
  8. LE GIRANDOLE, 342 punti
  9. MITICI, 318 punti
  10. PRIMA D, 306 punti

Complimenti a tutti gli altri team che hanno partecipato con grande entusiasmo e con ottimi risultati nonostante il punteggio.

Arrivederci alla prossima edizione di Agente0011!

“Costruire Futuro, Insieme!”: scopri il progetto

Si è concluso il progetto di ActionAid e Fondazione CDP per aumentare la partecipazione civica di ragazze e ragazzi e per contrastare le diseguaglianze educative: tra Aprile 2021 e Marzo 2022 sono stati coinvolti oltre 20 istituti scolastici di I e II grado e realtà del terzo settore, nelle città di Roma, Reggio Calabria, Siracusa, Bari, Napoli e Palermo. Il progetto, attraverso percorsi formativi e di cittadinanza attiva, ha coinvolto docenti, educatori, genitori e giovani in attività curriculari ed extracurriculari di grande innovazione e partecipazione.

Grazie al progetto “Costruire Futuro, Insieme!”, circa 9.000 studenti, studentesse e giovani di tutta Italia tra gli 11 e i 19 anni, hanno potuto sviluppare le proprie competenze tramite attività di cittadinanza attiva e percorsi di formazione, in presenza e a distanza, sui temi di educazione civica, orientamento e prevenzione della violenza di genere, con un focus sul cyberbullismo. L’iniziativa ha previsto anche percorsi di formazione rivolti a docenti, educatori ed educatrici sulle stesse tematiche e sulla didattica inclusiva ed un percorso di supporto alla genitorialità per i genitori.

Ma le attività sono andate anche oltre la formazione e gli eventi in presenza: grazie ad Agente 0011 – il portale di ActionAid dedicato alla cittadinanza attiva che propone missioni per attivarsi sul territorio e realizzare il cambiamento in prima persona – i ragazzi e le ragazze si sono visti coinvolti in missioni e compiti di realtà dedicati al progetto, con azioni concrete mirate all’obiettivo di essere cittadine e cittadini consapevoli e attivi.

Inoltre, attraverso il Serious Game InclusiCity (gioca anche tu cliccando qui! https://agente0011.it/inclusi-city/), ragazze e ragazzi sono stati chiamati a vestire i panni del/la sindaco/a di una città con l’obiettivo di renderla inclusiva, sperimentato così il potere decisionale, per mantenere un equilibrio tra sostenibilità economica, benessere cittadino e rispetto ambientale.

La partecipazione è stata entusiasta: ragazze e ragazzi coinvolti nel progetto si sono sentiti ascoltati e parte attiva della loro comunità, per la quale hanno progettato un miglioramento che in alcuni casi sta vedendo una realizzazione effettiva, grazie all’attivazione della scuola che, in dialogo con il territorio, ha sostenuto studenti e studentesse nell’implementazione dei progetti ideati nell’ambito dell’iniziativa nell’obiettivo comune di costruire il futuro, insieme!

Vuoi scoprire di più su alcuni dei progetti realizzati da studenti e studentesse?

  • Qui puoi ascoltare i podcast realizzati da 4 scuole che hanno partecipato (l’IC Via Casale del Finocchio di Roma, l’IC Catanoso De Gasperi di Reggio Calabria, l’Istituto Rizza di Siracusa e l’Istituto Casanova di Napoli): https://www.spreaker.com/show/on-air-for-future
  • Qui puoi trovare i materiali realizzati da ragazze e ragazzi dell’IC Via Casale del Finocchio di Roma per il percorso dedicato all’Orientamento scolastico:

3A: https://padlet.com/francescaalemanno/ev77qstglcyicztk

3B: https://padlet.com/monicadibernardo/kxx6tr3do4brm5fh

Violenza fra pari? Ecco che cosa ne pensano ragazze e ragazzi!

Nelle precedenti edizioni di Agente0011, abbiamo dedicato news e missioni a “Youth For Love”, un progetto europeo di prevenzione e contrasto della violenza di genere. Grazie alle esperienze e alle lezioni apprese nel corso della prima edizione, a maggio dello scorso anno, è partita la seconda edizione del progetto che allarga il focus sulla violenza fra pari fra adolescenti. La violenza e le discriminazioni in tutte le loro interdipendenze vengono affrontate con un forte approccio di coinvolgimento di tutta la comunità al fine di costruire un potere collettivo contro le diverse forme di discriminazione e disuguaglianza. 

La prima attività di progetto prevedeva un’indagine qualitativa dei bisogni e delle esperienze vissute da ragazze e ragazzi, docenti e genitori in merito alla violenza tra pari e di genere. Studentesse e studenti hanno risposto prontamente con una grande voglia di partecipare ma, soprattutto, di raccontare le loro storie. I e le docenti hanno raccontato che studentesse e studenti si portano dietro un’enorme rabbia repressa, ma è anche vero che le stesse e gli stessi hanno un’altrettanta sconfinata voglia di liberarsi da quelli che sono stati i loro traumi passati mettendosi in gioco per costruire un futuro migliore. 

 

 In Italia questa attività ha coinvolto 56 student*, 32 docenti e 22 genitori di 2 Istituti professionali di Milano e 1 di Roma. 

Quali sono stati, a livello nazionale, i risultati di questa indagine? Che cosa pensano studentesse e studenti della violenza fra pari? È emerso che ragazzi e ragazze fanno esperienza di molteplici forme di violenza, a scuola e nelle loro vite fuori dalle mura scolastiche. In tutti gli istituti, gli episodi di violenza fisica e verbale superano nettamente quelli del cyberbullismo che, appare un fenomeno piuttosto marginale nei loro racconti. I motivi scatenanti sono spesso futili e quasi sempre legati a litigi amorosi e gelosie, ovvero alla presunta presenza di altre ragazze/altri ragazzi nelle relazioni di coppia. 

Questi episodi non si sono fermati con l’arrivo della pandemia Covid-19 anzi, spesso, le risse e gli episodi di violenza sono stati l’occasione di ritrovo e di sfogo della propria rabbia (repressa). Il dover sfogare o il sentire l’esigenza di dover sfogare la propria rabbia sembra essere un punto molto importante nei racconti delle ragazze e dei ragazzi. 

Rispetto ai ragazzi, le ragazze hanno riportato con più frequenza di essere state pesantemente prese in giro per il proprio aspetto fisico, quasi sempre declinato con l’avere un peso eccessivo, l’essere sovrappeso. Non solo, riportano di essere vittime quotidiane di episodi di cat-calling (o molestie di strada): da fischi e urla (a distanza) mentre passeggiano da sole o con altre amiche fino a vere e proprie violenze sessuali. Appare importante sottolineare come queste ragazze siano pienamente coscienti, in un certo senso, del fatto di poter essere molestate in pubblico, in qualsiasi momento, per il solo fatto di essere donne! 

Rispetto agli strumenti a disposizione, quello che comunità e territorio offrono per la prevenzione e il contrasto della violenza fra pari, la maggior parte delle studentesse e degli studenti dice di non aver mai partecipato a corsi dedicati alla prevenzione e gestione della violenza di genere o fra pari. Solo poch* di loro ricordano alcune iniziative ma le definiscono tutte inutili, e non hanno conservato alcun ricordo degli argomenti; inoltre, l’esperienza di apprendimento è stata frontale senza coinvolgimento, non ricordano neppure qualche tipo di interazione. 

In generale, le studentesse e gli studenti che hanno partecipato all’indagine, hanno poca fiducia nella scuola come Istituzione in grado di rispondere alle loro esigenze. Al contempo, però, è importante sottolineare come sia le studentesse che gli studenti cerchino nei propri docenti delle persone con le quali confidarsi e chiedere aiuto e/o consiglio.  

La scuola viene vista negativamente da ragazzi e ragazze, ma le persone che la vivono e la abitano, rappresentano per loro un riferimento e possono fare la differenza ed valid* alleat* nella prevenzione e nel contrasto della violenza fra pari!