la crisi climatica è anche una questione di genere

L’Earth day, la Giornata della Terra, è il giorno in cui si celebrano l’ambiente, le sue risorse naturali e la salvaguardia del pianeta Terra. L’idea della Giornata è nata negli anni del presidente Kennedy, dei Beatles in vetta alle classifiche e di Jimi Hendrix, ma anche in quelli delle proteste contro la guerra in Vietnam. Era il 22 aprile 1970. L’idea venne al senatore democratico del Wisconsin, Gaylord Nelson: dopo aver osservato migliaia di studenti scendere in piazza per manifestare contro la guerra in Vietnam capì che quella era la strada da seguire per rivoluzionare il movimento ambientalista: una grande manifestazione ambientale a livello nazionale.

La crisi climatica è anche una questione di genere

Ora più che mai si scende in piazza per chiedere ai governi e alle multinazionali azioni concrete per contrastare il cambiamento climatico e le conseguenze che ha sulle persone e i loro diritti. La crisi climatica infatti non è neutrale, le sue conseguenze amplificano le disuguaglianze sociali preesistenti. Tra queste anche il problema di genere. Se è vero che il cambiamento climatico non fa distinzioni di per sé, è altrettanto vero che gli effetti sui gruppi sociali colpiti non sono tutti uguali. La disparità di genere rende le donne più vulnerabili degli uomini.

Ma partiamo dai  dati….Secondo le Nazioni Unite, le donne dipendono maggiormente dalle risorse naturali minacciate dal cambiamento climatico. In tutto il mondo, le donne rappresentano circa il 43% della forza lavoro in agricoltura. In Asia e Africa, questa percentuale è più alta, spesso superiore al 50%. Un insieme di 130 studi condotti dalla Global Gender and Climate Alliance afferma che in contesti climatici estremi le donne hanno maggiori probabilità di soffrire di insicurezza alimentare rispetto agli uomini.

La mancanza di risorse, poi, è una delle cause delle migrazioni climatiche. Anche in questo caso, i dati delle Nazioni Unite ci dicono che circa l’80% dei migranti climatici sono donne. Sebbene questa stima sia incerta, considerata la difficile definizione di migrante climatico, resta il fatto che le conseguenze negative dei cambiamenti climatici colpiscono di più il sesso femminile.

E la violenza? Che la violenza sessuale aumenti in concomitanza di disastri naturali e altri casi di emergenza umanitaria è chiaro e lo dimostrano studi recenti. Si basti pensare alla pandemia da Covid-19 e i suoi impatti disuguali. La dottoressa Clare Wenham, assistente di politica sanitaria globale alla LSE di Londra, ha detto che durante i periodi di crisi “le norme di genere si acutizzano”, e questo non vale solo per i paesi in via di sviluppo per l’appunto.

Insomma, la crisi climatica è anche un problema di giustizia, e se vogliamo trovare delle soluzioni non possiamo ignorare la questione di genere.

 

Orientamento e Partecipazione per l’Educazione

ActionAid, da questo anno scolastico, propone il Progetto “Op-ed.” Orientamento e Partecipazione per l’Educazione, finalizzato alla riduzione delle diseguaglianze educative, coinvolgendo nove scuole, in tre città italiane, Reggio Calabria, Palermo e Agrigento 

Per ActionAid, infatti, la scuola è il primo luogo di prevenzione e contrasto delle diseguaglianze, l’unica istituzione che ha le potenzialità̀ per essere centro di aggregazione dell’intera comunità̀ educante e richiamare alla responsabilità̀ educativa tutti gli attori preposti. La scuola è palestra di democrazia e generatore di inclusione delle comunità̀, in primis dei ragazzi e ragazze.  

Obiettivo specifico del progetto è quello di promuovere la consapevolezza e la motivazione nel percorso scolastico, nel quadro di una rafforzata comunità̀ educante, mediante attività̀ relative all’orientamento scolastico e alla partecipazione studentesca per ridurre l’insuccesso formativo. 

In particolare, questo secondo aspetto del progetto, ossia il consolidamento della partecipazione avverrà attraverso forme diversificate per i rispettivi ordini di scuole: analisi del territorio e animazione degli spazi; percorsi di rafforzamento della rappresentanza studentesca per le superiori. 

In entrambi i casi, sarà coinvolto il corpo docente con una formazione specifica e il territorio. 

Questa grande attenzione da parte di ActionAid nasce dalla convinzione che la partecipazione non sia solo una parola o un metodo, è un diritto e lo è per tutt*, a prescindere dalla maggiore età che decreta ufficialmente il diritto al voto. A livello nazionale e internazionale, non manca il riconoscimento della partecipazione giovanile come elemento imprescindibile al fine della tutela di ogni loro diritto. È stata la Convenzione Onu sui diritti dell’Infanzia e Adolescenza a sancire per la prima volta nel 1989, con gli articoli 12 e 15, il diritto dei e delle minori a essere ascoltati, di far sentire la propria voce per le questioni che li riguardano, nonché di aver libertà di associazione. Come indicato anche nello Statuto delle Studentesse e degli Studenti, approvato nel 1998 grazie alle mobilitazioni e rivendicazioni dei movimenti studenteschi, “Lo studente ha diritto alla partecipazione attiva e responsabile alla vita della scuola. I dirigenti scolastici e i docenti, con le modalità previste dal regolamento di istituto, attivano con gli studenti un dialogo costruttivo sulle scelte di loro competenza in tema di programmazione e definizione degli obiettivi didattici, di organizzazione della scuola, di criteri di valutazione, di scelta dei libri e del materiale didattico”. 

Tuttavia, come emerge anche dall’indagine “Gli studenti e la partecipazione”, condotta da IPSOS per ActionAid in collaborazione con Unione degli Studenti a settembre del 2021, già prima dell’emergenza sanitaria, nel 45% dei casi le assemblee di classe venivano indette poche volte l’anno o mai, e con la chiusura delle scuole le opportunità di assemblea si sono ulteriormente ridotte: il 38% delle classi non ha organizzato assemblee online, mentre il 40% ha continuato seppur in misura minore rispetto a prima. Se si guarda alle assemblee di istituto, il dato è ancora più preoccupante: se prima della pandemia nella metà dei casi venivano svolte poche volte l’anno o mai, con la pandemia il 42% degli studenti ha smesso, mentre nel 38% dei casi sono proseguite ma in misura ridotta. Dati più bassi risultano in particolare in Istituti tecnici, ma ancora più nei professionali. 

Bisogna dunque promuovere sinergie e strumenti affinché studenti e delle studentesse non siano soggetti passivi, semplici beneficiari, del processo formativo ma, invece, soggetti attivi e motore principale. 

Quali sono i Centri Antiviolenza nella tua città? Diffondiamoli in ogni classe! – #YouthForLoveItalia

19.600 donne hanno affrontato il percorso di fuoriuscita dalla violenza con l’aiuto dei Centri Antiviolenza solo nel 2021. Questi i dati Istat che ci consegnano una fotografia di come il problema della violenza di genere rimane un fenomeno purtroppo diffuso e strutturato nella nostra società. È sempre più importante promuovere progetti di contrasto e prevenzione che, già dalle scuole, possano incidere verso un cambiamento radicale di questo problema. 

I centri antiviolenza sono luoghi in cui si offre consulenza accogliendo le donne che hanno subito violenza, dando loro servizi essenziali per interrompere la condizione di ricatto a cui sono sottoposte e strumenti per riprogettare le proprie vite libere dalla violenza. I principali servizi messi a disposizione sono l’ascolto, l’accoglienza, supporto psicologico, consulenza legale, orientamento lavorativo, supporto alla genitorialità e per figli/figlie minorenni, fino al supporto e consulenza alloggiativa. 

In Italia ne abbiamo in totale 338 distribuiti in ogni regione con una media di 1,2 centri/servizi per ogni 100mila donne con 14 anni e più, ma alcune volte questi luoghi non sono conosciuti e non si sa come raggiungerli. Per questo è necessario promuovere una loro diffusione già a partire dai banchi di scuola, facendo conoscere i loro servizi e il loro operato affinché ognuna possa sapere come accedervi sul proprio territorio, identificando le strutture più vicine alla propria scuola o zona di residenza. 

Giornata della Memoria e dell’Impegno in ricordo delle vittime delle mafie

Il 1° marzo 2017, in riconoscimento del valore morale e umano del progetto avviato da Libera, con voto unanime alla Camera dei Deputati, lo Stato italiano ha approvato la legge che istituisce il 21 marzo quale “Giornata della Memoria e dell’Impegno in ricordo delle vittime delle mafie”. 

Dal 1996 a oggi, la Giornata è stata celebrata in vari luoghi d’Italia tutti estremamente significativi: a Roma, Niscemi (Caltanissetta), Reggio Calabria, Corleone (Palermo), Casarano (Lecce), Torre Annunziata (Napoli), Nuoro, Modena, Gela (Caltanissetta). E ancora Roma, Torino, Polistena (Reggio Calabria), Bari, Napoli, Milano, Potenza, Genova, Firenze, Latina, Bologna, Messina, Locri, Foggia, Padova.  

Neanche la pandemia, è riuscita a fermare il dolore, il ricordo e la memoria: l’evento del 2020, che avrebbe dovuto svolgersi a Palermo, al fine di contenere i rischi legati all’emergenza sanitaria, è stato realizzato sui canali social ed ha visto il coinvolgimento e la partecipazione di ogni città in diretta web. 

L’idea di una giornata che unisse la memoria e l’impegno in nome delle vittime innocenti delle mafie sorse attorno alla metà degli anni Novanta del Novecento, al termine di una stagione di grandi sconvolgimenti politici e di eccezionale violenza criminale nella storia d’Italia. Mentre la crisi politica generava novità istituzionali e partitiche, lo stragismo mafioso provocò una ferma e appassionata opposizione civile e sociale, la quale diede ulteriore impulso al movimento antimafia.  

In particolare, i gravissimi episodi accaduti in Sicilia, a Capaci e in via d’Amelio a Palermo, portarono tra l’estate del 1994 e la primavera del 1995 alla nascita di una rete nazionale di associazioni, cui fu dato il nome di “Libera. Associazioni, nomi e numeri contro le mafie”. Uno dei primi atti della neonata rete associativa fu concepire e proclamare per il 21 Marzo, inizio della primavera, la Giornata della Memoria e dell’Impegno in ricordo delle vittime innocenti delle mafie. L’iniziativa nasce dal dolore di una mamma che ha perso il figlio nella strage di Capaci e non sente pronunciare mai il suo nome. Un dolore che diventa insopportabile se alla vittima viene negato anche il diritto di essere ricordata con il proprio nome. 

E il ruolo delle donne che sono state spesso vittime innocenti è sempre più rilevante nell’impegno a spezzare la catena di omertà e connivenza, come si evince anche da questi  documenti:

Giornata contro le discriminazioni

Una nuova tragedia dei migranti si è verificata nelle prime ore del 26 febbraio, a pochi metri dalla costa di Steccato di Cutro, in provincia di Crotone, quando un barcone con a bordo oltre 100 persone, di nazionalità Afghana, pakistana e siriana non è riuscito a raggiungere la costa. Soprattutto famiglie. Famiglie con neonati, bimbi piccoli, figli adolescenti.  Lo scafo, è stato spinto dal mare molto agitato contro gli scogli a pochi metri dalla costa italiana. Nel naufragio sono morte, secondo le ultime stime, 67 persone migranti, tra cui 14 bambini.  

La barca naufragata era partita la notte del 21 febbraio da Smirne. Una richiesta di aiuto era arrivata già 23 ore prima del naufragio, come dimostra un messaggio della Guardia costiera di Roma, lanciato alle 5.57 di sabato 25 febbraio. Nel messaggio si allertavano le navi in transito nel mare Ionio che avrebbero potuto incontrare un’imbarcazione in difficoltà. 

Da quel momento, però, e nonostante una successiva segnalazione dell’agenzia europea Frontex, la Guardia costiera non è stata attivata in operazioni di ricerca attive nel mar Ionio, fino a dopo il naufragio, attorno alle 4 del mattino di domenica 26 febbraio. 

La procura di Crotone ha aperto due inchieste, all’indagine sul naufragio della Summer Love, con i suoi 68 migranti inghiottiti dal mare a Steccato di Cutro, si affianca, infatti,  l’inchiesta sui mancati soccorsi e sulle possibili , omissioni e scelte errate avvenute nella notte degli orrori tra il 25 e il 26 febbraio. L’inchiesta-bis, affidata ai carabinieri, momentaneamente contro ignoti e senza ipotesi di reato, punta a stabilire se vi siano corresponsabilità nella tragedia e se questa potesse essere evitata. 

Questa terribile vicenda , paradossalmente avvenuta proprio a ridosso della giornata internazionale contro le discriminazioni che si celebra il 1 marzo, ricordando l’uccisione, avvenuta nel 1960, in Sudafrica di 69 attivisti contro il regime di apartheid, evidenzia drammaticamente come non esista in Italia attualmente un sistema di soccorso in mare funzionante.  

«Se ci fosse» – come dichiara il segretario di ActionAid Marco De Ponte – «non ci sarebbe bisogno dell’intervento delle navi delle ong, navi che – tra l’altro – continuano ad essere ostacolate utilizzando cavilli amministrativi: dall’assegnazione di porti lontani all’impossibilità di effettuare salvataggi multipli». «Meno persone ci sono a pattugliare il mare», continua De Ponte, «più assistiamo a tragedie di questo tipo. E pare che sia la scelta chiara di questo Governo: ostacolare le ong, svuotare il Mediterraneo». 

In maniera errata si è validata una narrazione che continua a parlare di invasione dei migranti. Ma come dimostrato nel lavoro di analisi, fatto da ActionAid a partire dai dati forniti dallo stesso Viminale le strutture di accoglienza non sono assolutamente al collasso, anzi: il 20% dei posti rimane vuoto. Quindi si continua a raccontare un’emergenza che non c’è.  

In tutta Italia, la tragedia di Crotone ha provocato veementi reazioni da parte di associazioni, organizzazioni e movimenti per i diritti. 

Immediatamente sono stati organizzati presidi e manifestazioni che continueranno nei prossimi giorni, in particolare giorno 4 marzo, su iniziativa della “Rete 26 febbraio-la Calabria per i diritti umani” che lancia un appello alla mobilitazione perché “la Calabria e tutto il sud Italia, non possono e non vogliono più essere il cimitero d’Europa”.

Prevenire e contrastare la violenza tra pari tra adolescenti attraverso il game-based learning

I risultati del progetto Youth For Love hanno dimostrato come la violenza sia purtroppo parte integrante delle vite di ragazze e ragazzi dentro e fuori l’ambiente scolastico; studenti e studentesse, infatti, non percepiscono la loro scuola come sicura, in particolare luoghi come corridoi e cortili, bagni e aule. Per il 43% di loro, il tragitto da e per la scuola è poco sicuro e l’80% afferma che la violenza viene perpetrata principalmente da un gruppo. Nonostante all’interno della propria comunità locale siano presenti numerosi spazi e servizi, sia pubblici sia privati, che si occupano di prevenire e contrastare la violenza, meno della metà di coloro che hanno partecipato alle interviste (42,7%) ne è a conoscenza. La violenza tra pari è un fenomeno pervasivo e diffuso che può avere conseguenze a livello individuale, familiare e comunitario. Inoltre, la prevenzione della violenza giovanile tra pari, è un aspetto critico per soddisfare una vasta gamma di obiettivi delle politiche giovanili, sociali, familiari, sanitarie e occupazionali. 

 

Un gioco online per prevenire e contrastare la violenza tra pari tra adolescenti

Tra i diversi strumenti elaborati all’interno del progetto Youth for Love segnaliamo “Youth For Love – The Game” il gioco online rivolto a ragazzi e ragazze per mettersi alla prova e imparare ad affrontare il problema della violenza di genere, della violenza tra pari, del bullismo e cyberbullismo. Uno spazio virtuale dove sperimentare in prima persona situazioni potenziali ma realistiche di abusi, molestie, bullismo o cyberbullismo e capire alla fine come rispondere e come adottare comportamenti rispettosi ed equi.

Durante il gioco ragazze e ragazzi, attraverso le interazioni e le scelte a bivio che compiranno, potranno sperimentare situazioni reali e quotidiane a scuola, al parco, nelle chat di gruppo e a casa che possono trasformarsi in potenziali episodi di violenza, bullismo o cyberbullismo. Saranno giocatori e giocatrici, dunque, a indirizzare la storia scegliendo e verificando le conseguenze delle loro scelte. Con la mediazione di un moderatore o una moderatrice, sarà anche possibile commentare e condividere sui social gli esiti delle storie vissute e delle scelte fatte. Storia dopo storia, scelta dopo scelta, chi sta giocando potrà vedere i livelli di soft skills acquisiti: dal riconoscere le dinamiche e fenomeni della violenza tra pari, all’imparare come gestire le situazioni, fino al saper reagire alle situazioni stesse applicando le competenze acquisite. 

 

Perché un gioco di ruolo online?

Perché è oramai provato che il game-based learning, ossia l’apprendimento basato sull’udo di giochi e videogiochi, può contribuire a tutti gli effetti al raggiungimento di obiettivi educativi.

Perché stimolano chi li usa a sviluppare una serie di soft skills, come l’empatia, la creatività, il pensiero critico o la capacità di analisi e problem solving.

Perché quando si gioca ci si diverte!

 

Ora tocca a voi, giocate al webgame di Youth for Love!

Sciopero Globale per il Clima: La nostra rabbia è rinnovabile!

Fridays For Future ha lanciato per il 3 marzo un nuovo sciopero globale per il clima in tutto il mondo. Milioni di giovani si mobiliteranno per chiedere ai governi di intraprendere le azioni necessarie per contrastare la crisi climatica che stiamo vivendo. Come ci dicono le attiviste e gli attivisti di FFF “Domani è troppo tardi, una nuova mobilitazione è più che mai necessaria: la crisi climatica è arrivata nelle nostra città dobbiamo gridare nelle piazze di tutto il mondo che l’azione per la giustizia climatica non è rimandabile”.

Basti pensare che lo scorso anno (2022) in Italia si sono verificati 310 eventi estremi, principalmente siccità, grandine, trombe d’aria e alluvioni. Sono morte 29 persone a cause dei disastri ambientali e quella del 2022 è stata l’estate più calda della storia Europea, con temperature record anche in Italia. A novembre 2022 la media di CO2 nell’atmosfera si aggirava attorno a 420 ppm (parti per milione), solo 10 punti sotto il limite indicato da esperti per mantenere l’aumento della temperatura globale sotto gli 1.5°C. Nonostante il costo degli impianti rinnovabili diminuisca di anno in anno, l’Italia sceglie di soddisfare l’80% della propria energia primaria con le fonti fossili, creando ostacoli burocratici alle alternative sostenibili e partecipative, come le comunità energetiche.

Marco Modugno, portavoce di Fridays for Future Italia denuncia: “Le politiche climatiche italiane sono gravemente insufficienti e si manifestano con totale incoerenza: tempistiche tardive, mancanza di un legame tra visione di lungo periodo e obiettivi di medio termine, scarsa implementazione e monitoraggio degli obiettivi raggiunti e disallineamento delle politiche nei diversi livelli dell’amministrazione pubblica”. Michela Spina, portavoce del movimento aggiunge: “La percezione dell’emergenza climatica deve aumentare, specialmente nelle istituzioni, prima che la situazione diventi irreversibili. Tra i disordini di una politica da cui non ci sentiamo rappresentati, noi, giovani attiviste ed attivisti di Fridays For Future, abbiamo scelto di rinnovare la nostra rabbia ancora e ancora, e manifestare insieme Venerdì 3 marzo. Scenderemo nelle piazze di tutto il mondo per trasformare quella rabbia in proposte concrete verso un mondo decarbonizzato”.

 

per info: https://fridaysforfutureitalia.it/sciopero-globale-per-il-clima-il-3-marzo-la-nostra-rabbia-e-energia-rinnovabile/

Giustizia Sociale e Disuguaglianze

L’ingiustizia sociale è una galassia complessa di temi, cause ed effetti concatenati. Una sua dimostrazione plastica è offerta dalla situazione della scuola e dell’istruzione pubblica nel nostro paese, su cui ActionAid da tempo si impegna assieme ai partner e ai beneficiari/e, attraverso progetti, campagne e studi.

La scuola italiana, infatti, è interessata da una serie di problemi strutturali che riguardano: i bassi livelli di competenze degli studenti; gli alti tassi di dispersione e abbandono scolastico; la riproduzione delle disuguaglianze sociali di partenza. Il raggiungimento di un adeguato livello di competenze è fondamentale per l’integrazione della persona nella società̀ e il pieno esercizio dei diritti di cittadinanza. Tuttavia, le competenze degli studenti italiani si sono sempre mantenute al di sotto della media OCSE per quanto riguarda lettura e scienze, e in linea con essa in matematica, dati sulle competenze sono ancora più̀ preoccupanti se si considerano le differenze territoriali interne al Paese – in cui è evidente un significativo divario tra Nord e Sud – ma anche quelle tra aree interne e centri urbani. I dati mostrano che l’Italia è caratterizzata da alti tassi di dispersione e abbandono scolastico. Anche se nel periodo compreso fra il 2011 e il 2020 il nostro Paese ha ridotto dal 18% al 13% tasso di abbandono, l’obiettivo europeo di portarlo al di sotto del 10% non è stato raggiunto. Inoltre, nel 2020 tale tasso era il più̀ alto in Europa dopo quello di Spagna, Malta e Romania. Il rendimento scolastico è, come dimostrano diversi studi, fortemente associato allo status socio-economico della famiglia di origine e, anche a parità̀ di rendimento scolastico, gli studenti di origine sociale più̀ bassa hanno mediamente ambizioni inferiori rispetto ai loro colleghi più̀ avvantaggiati. Dove intervenire dunque per invertire questa tendenza?

In questo senso, di recente Percorsi di secondo welfare ha realizzato su incarico di ActionAid Italia il report “Contrastare le disuguaglianze educative: partecipazione studentesca e orientamento scolastico”.

L’idea su cui si basa la ricerca è quella di focalizzarsi su due aree di intervento strategiche per promuovere il superamento delle disuguaglianze nell’istruzione. La prima si riferisce alla partecipazione studentesca, intesa sia come coinvolgimento generale dello studente in attività proposte dalla scuola (ad esempio con una didattica più partecipativa) sia come capacità dei ragazzi di agire all’interno della governance dell’istituto. La seconda si concentra invece sull’orientamento scolastico, cioè quel processo di acquisizione di competenze e conoscenze necessaria ad affrontare le scelte formative e di carriera lungo tutto il corso della vita.

L’analisi condotta nel report, anche con il contributo di Uds (Unione degli studenti), ci conferma che sia la partecipazione sia l’orientamento costituiscono validi strumenti per il contrasto alle disuguaglianze fra i giovani. Per entrambi questi strumenti la ricerca ha consentito di individuare alcune indicazioni utili al loro miglioramento. Per quanto riguarda la partecipazione, è fondamentale riequilibrare la componente studentesca negli organi di governance scolastica, rendendo gli studenti consapevoli della propria capacità di agire tramite un’adeguata formazione e garantendo in maniera stabile spazi di aggregazione e confronto per i ragazzi. Di grande importanza è poi la promozione della didattica partecipativa, soprattutto quella in cui sono gli studenti a insegnare qualcosa ai compagni (come avviene, ad esempio, durante le cogestioni). Per migliorare l’orientamento è invece necessario renderlo parte integrante di tutto il percorso scolastico, creando un sistema territoriale integrato sia esterno che interno alla scuola, che coinvolga delle figure formate specificamente (insegnanti o professionalità dedicate).

Online o Offline? Onlife!

Sempre di più il mondo online influenza anche la nostra vite offline, al punto che non c’è una netta differenza tra mondo virtuale e mondo reale. Come ci dice Luciano Floridi oggi esiste “una nuova esistenza nella quale la barriera fra reale e virtuale è caduta, non c’è più differenza fra online e offline, ma c’è appunto un’Onlife: la nostra esistenza è ibrida come l’habitat delle mangrovie”.

 

Ma quindi…cosa significa Onlife?

 

«Oggi viviamo una nuova esistenza nella quale la barriera fra reale e virtuale è caduta, non c’è più differenza fra online e offline, ma c’è appunto un’Onlife: la nostra esistenza è ibrida. Vorrei descrivere la nostra società come la società delle mangrovie. Le mangrovie crescono in un clima meraviglioso dove il fiume (di acqua dolce) incontra il mare (di acqua salata). Ora immaginate di essere in immersione e qualcuno vi chiede: “l’acqua è salata o dolce?”. La risposta è che: “Mio caro, non sai dove siamo. Questa è la Società delle Mangrovie. È sia dolce che salata. È acqua salmastra”. Quindi immagina che qualcuno ti chieda oggi: “Sei online o offline?”. La risposta è: “Mio caro, non hai idea di dove ti trovi. Siamo in entrambi» – Luciano Floridi, The Onlife Manifesto

La società onlife è quindi come le mangrovie: in questi ecosistemi acqua dolce e acqua salata si mischiano, rendendo impossibile distinguerle, e si crea una terza tipologia di acqua: quella salmastra. La stessa cosa avviene tra mondo online e mondo offline: non si tratta di due mondi nettamente distinti ma sempre di più questi due mondi si sovrappongono e influenzano creando quello che viene definito Onlife. Non è solo una nuova parola, ma di un nuovo modo di leggere il mondo e quello che avviene intorno a noi dove è sempre più complesso rispetto al passato tracciare una linea di demarcazione tra quello che avviene nel mondo reale e quello che avviene nel mondo virtuale.

Riconoscere quanto la vita online influenzi anche le interazioni e le relazioni nella vita offline, e quindi come questi due mondi siamo sempre più connessi tra loro, è il primo passo per rendere le nostre vite più sicure. Non solo in occasione del Safer Internet Day che si celebra il 7 febbraio ma tutto l’anno.

 

Per approfondire: https://www.generazioniconnesse.it/_file/documenti/ECD/ECD-2022/pillole/Onlife-internet.docx.pdf

 

 

TOGETHER: ASSIEME POSSIAMO FARCI SENTIRE PIU’ FORTE E RAFFORZARE LA PARTECIPAZIONE NEI PROCESSI DECISIONALI PUBBLICI

Ragazze e ragazzi hanno il diritto ad esprimere la propria opinione ed essere ascoltati. Hanno il diritto di partecipare alle decisioni che hanno un impatto nella loro vita esprimendo le vostre idee e opinioni direttamente al Governo del nostro paese e questo deve prenderle in dovuta considerazione.

Il coinvolgimento (effettivo o mancato) di ragazzi e ragazze nei processi decisionali pubblici in Italia, in particolare in contesti di emergenza quali quello della pandemia da Covid-19, ha avuto un impatto sulla vita quotidiana di bambini e giovani. La loro interazione con le istituzioni locali e nazionali potrebbe e dovrebbe migliorare in quanto in qualsiasi decisione ha effetto sulla vita dei ragazzi e delle ragazze e questi hanno il diritto di partecipare nei processi decisionali pubblici per dire cosa ne pensano e gli adulti devono ascoltare il loro punto di vista, innanzitutto creando lo spazio per ascoltare.

 

IL QUESTIONARIO CHE RACCOGLIE LE VOCI DELLE RAGAZZE E DEI RAGAZZI

SOS Villaggi dei Bambini sta lavorando ad un progetto europeo “TOGETHER: costruire insieme a bambini e ragazzi una risposta per promuovere i loro diritti in situazioni di emergenza (Covid-19 e altre)” che ha proprio l’obiettivo di rafforzare la partecipazione dei ragazzi nei processi decisionali pubblici.

Il progetto prevede un questionario europeo sviluppato da un gruppo di lavoro di SOS Villaggi dei Bambini Internazionale rivolto a ragazzi e ragazze con meno di 18 anni per raccogliere i loro punti di vista rispetto al coinvolgimento di ragazzi e ragazze nei processi di decision-making in Italia. Il questionario è composto da 10 domande e richiede 10 minuti per la compilazione e raccoglierà i punti di vista di 100 ragazze e ragazzi sul territorio nazionale in forma anonima. La prima schermata riporta una breve introduzione al questionario stesso e spiega che tipo di contributo si richiede ai ragazzi e a quale scopo. Il questionario è anonimo e la partecipazione alla compilazione è volontaria.

Ogni ragazzo o ragazza potrà compilarlo individualmente direttamente al seguente link: https://forms.gle/1NLEtQBHe5smcQ7V7 .

Per i e le nostre Agenti abbiamo preparato una missione dedicata che trovate nell’area Community del portale!

 

CHI ASCOLTERA’ LE RISPOSTE?

Tutte le risposte raccolte aiuteranno SOS Villaggi dei Bambini a parlare con bambini, ragazzi e adulti della partecipazione e andranno a formare tutti i materiali e le metodologie del progetto stesso, secondo l’approccio della partecipazione significativa, in particolare, in contesti di emergenza, quali quello della pandemia da Covid-19.

Ciò contribuisce a favorire l’uguaglianza dei diritti dei bambini e giovani, anche coloro che sono privi di cure familiari o a rischio di perderle, garantendo loro il diritto di partecipare in modo significativo alle decisioni che li riguardano a livello locale, regionale e nazionale. Come sottolineato negli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile delle Nazioni Unite (SDGs) il processo decisionale deve essere aperto a tutti e il progetto “Together” mira all’inclusività e all’interazione con le istituzioni locali e nazionali che in maniera responsabile ed efficace promuovono la partecipazione dei bambini e ragazzi a tutti i livelli.

Inoltre, il progetto “Together” ha un ampio raggio, assieme ai partner di progetto SOS CVI e Associazioni Nazionali SOS in Italia, Spagna, Ungheria e Bulgheria contribuirà a incorporare nell’azione delle istituzioni l’utilizzo di soluzioni inclusive e basate sui diritti dei bambini anche a livello europeo.

 

La scadenza per la compilazione è il 31 gennaio 2023