L’8 marzo nasce come giornata internazionale delle donne nel 1909 negli Stati Uniti, in seguito alle lotte delle operaie per migliori condizioni di lavoro. Nel 1917, le proteste delle donne russe contro la guerra segnarono un momento chiave, portando questa data a un riconoscimento globale. Figure come Clara Zetkin, che propose la Giornata internazionale delle donne nel 1910, e Rosa Luxemburg, che lottò per i diritti delle lavoratrici, hanno segnato profondamente le battaglie per rivendicare un mondo più giusto. La giornata è poi diventata un momento di mobilitazione per i diritti delle donne, la parità e la denuncia delle discriminazioni e della violenza di genere.
Perché si sciopera oggi?
Ancora oggi in tutto il mondo ci si mobilita perché le forme di violenza di genere rimangono o si sono evolute. La violenza di genere, infatti, continua a essere un fenomeno strutturale: il numero di femminicidi, le molestie sul lavoro e nelle scuole, la violenza economica e psicologica ci dimostrano quanto il problema sia intenso e radicato. A tutto ciò si aggiunge la disparità salariale, la precarietà lavorativa e la differente divisione del lavoro di cura. In un sistema che spesso non dà pari opportunità, l’8 marzo diventa una giornata di lotta collettiva per ribaltare l’esistente e immaginare una società più equa e giusta, un momento per rivendicare tutte e tutti insieme un mondo senza violenza e discriminazioni.
Dati sulla violenza di genere
Secondo il rapporto Istat “Le molestie: vittime e contesto" sono 2,322 milioni il numero delle persone di 15-70 anni che hanno subito almeno una molestia sul lavoro nel corso della vita, di cui l’81% sono donne. Inoltre, il gender pay gap in Italia si attesta intorno al 5,5% nel settore pubblico e al 17% nel privato, dimostrando una persistente disuguaglianza economica.
Secondo l’indagine “Oltre le parole. Narrazione politica e percezione pubblica sulla violenza maschile contro le donne”, condotta da ActionAid in collaborazione con Osservatorio di Pavia e B2Research emerge che l’interesse della classe politica sul tema risulta limitato: solo l’1,5% dei post sui social media dei rappresentanti politici affronta questa tematica, evidenziando una disconnessione tra l’opinione pubblica e le priorità politiche.
La scuola ha un ruolo cruciale nella sensibilizzazione, ma spesso manca di strumenti adeguati per affrontare questi temi in modo efficace.
Il ruolo della scuola: didattica di genere e invisibilizzazione
Nonostante l’importanza della formazione sui temi di genere, in Italia la scuola presenta ancora molte lacune. L’assenza di un’educazione alle differenze nei programmi e la scarsa rappresentazione delle figure femminili nei libri di testo contribuiscono a rafforzare stereotipi e disuguaglianze. Si devono promuovere pratiche didattiche di genere e un approccio che dia spazio a una visione critica della realtà per costruire una società più consapevole.
L’8 marzo non è una celebrazione, ma una giornata di lotta. Cosa possiamo fare concretamente per portare avanti questo impegno nelle scuole? Correte a guardare la missione collegata!
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