Io mangio giusto!

Al mondo ci sono risorse sufficienti per tutti ma, ancora oggi, la fame colpisce quasi una persona su sette.

Politiche dannose, che considerano il cibo come un semplice prodotto di mercato e non come un diritto, fanno sì che i più affamati e poveri siano proprio gli agricoltori e i contadini.

Ma cosa possiamo fare noi? Che ruolo ha la scuola nell’aiutare gli altri?

Scopritelo insieme ad ActionAid al link: https://www.actionaid.it/cosa-facciamo/diritto-al-cibo/io-mangio-giusto
 

L’OMS e le emergenze sanitarie

L'OMS, ossia l’Organizzazione Mondiale della Sanità (World Health Organization, WHO, in inglese) è l’agenzia speciale dell'ONU per la salute e gioca un duplice ruolo durante le emergenze umanitarie.

Da un lato, è la guida più autorevole al mondo sul trattamento tecnico di quasi tutte le malattie e problematiche sanitarie più importanti.

Dall’altro lato, si occupa di crisi umanitarie, coordinando gli operatori sanitari che operano nelle situazioni d’emergenza.

Scopri come funziona, dove lavora, come è organizzata sul sito http://www.who.int/
 

Paradiso di plastica

In molte aree del mondo lo smaltimento dei rifiuti solidi è ancora un problema ma, grazie a un progetto finanziato dall’Unione Europea e guidato da Cesvi, è nato un piccolo laboratorio capace di trasformare rifiuti di plastica in nuovi prodotti.
Nella periferia di Yangon, Myanmar, è infatti attiva una piccola impresa sociale che ha fatto propria l’arte del riciclo e crea ogni giorno bellissimi oggetti con sacchi di riso e altro materiale di scarto.
Guardate come fanno sulla loro pagina Facebook.
 

Le disuguaglianze nella fame

L’Indice Globale della Fame di quest'anno ha evidenziato una stretta correlazione fra la fame e le disuguaglianze geografiche e di genere, che a loro volta sono radicate in un differenziale di potere politico e socio-economico. Sono i gruppi con il minor potere sociale, economico e politico, come le donne o le minoranze etniche, a vedere limitato l’accesso al cibo o a non potersi permettere prodotti alimentari che abbiano un buon valore nutrizionale. Per mettere a punto politiche di successo contro la fame e la malnutrizione, quindi, bisogna analizzare il funzionamento del potere all’interno del sistema alimentare e il ruolo che esso svolge nella creazione delle disuguaglianze nutrizionali. Guardate il video qua sotto: scoprirete che la malnutrizione non è solo quella che pensate.
 

L’Indice Globale della Fame

Lo scorso 13 ottobre Cesvi ha presentato l’Indice Globale della Fame relativo all’anno 2017, un indice multidimensionale che da 12 anni misura la fame a livello globale, regionale e nazionale. Il GHI, l’acronimo inglese per Global Hunger Index, classifica 119 Paesi del mondo su una scala di 100 punti, dove 0 rappresenta il valore migliore (assenza di fame) e 100 il peggiore, e viene calcolato combinando quattro indicatori fondamentali: denutrizione, deperimento infantile, arresto della crescita infantile e mortalità infantile.
Il report di quest’anno evidenzia che dal 2000 sono stati fatti dei progressi nella riduzione della fame, ma questi progressi sono stati irregolari e il numero di persone che soffrono la fame nel mondo è ancora inaccettabilmente alto. Il livello di fame, infatti, resta grave o allarmante in ben 51 Paesi ed estremamente allarmante in uno, la Repubblica Centrafricana, dove in 17 anni non è stato registrato neanche un debole miglioramento. A livello macroregionale le zone più colpite dalla fame sono l’Asia meridionale e l’Africa subsahariana, in cui negli ultimi decenni si sono registrati violenti conflitti e guerre civili che hanno portato con sé numerose crisi e carestie.
A causa della mancanza di dati sulla denutrizione o delle stime sull’arresto della crescita e il deperimento infantili, non è stato possibile calcolare l’Indice Globale della Fame per tutti i Paesi del mondo. Ma potrebbero essere proprio i Paesi esclusi dal calcolo del GHI quelli maggiormente a rischio: Paesi come la Repubblica Democratica del Congo, l’Eritrea, la Siria, la Somalia e il Sud Sudan, infatti, mancano di dati statistici proprio perché vivono da anni una situazione drammatica.
Analizzando nel dettaglio le singole regioni, emergono notevoli differenze all’interno dei Paesi stessi: l’America Latina, per esempio, ha uno dei più bassi livelli regionali di fame, ma i tassi di arresto della crescita nei dipartimenti del Guatemala variano dal 25% a un impressionante 70%. Per questo motivo è fondamentale adottare non un approccio unico, ma una più ampia varietà di programmi e strategie per combattere la fame nel mondo. Scoprite tutti i dati l’Indice Globale della Fame sul sito dedicato: www.indiceglobaledellafame.org
 

Aiutare nel modo giusto

Quando un bambino si fa male o si sente male, gli adulti presenti spesso entrano in apprensione e non sanno come intervenire. Per questo la Direzione Generale dell’ASL di Brescia ha redatto un manuale, pensato apposta per aiutare i genitori, gli insegnanti, gli educatori ad affrontare i problemi di salute più frequenti e le conseguenze dei principali infortuni che possono coinvolgere i bambini nei vari contesti di vita: a casa, a scuola, al parco, in palestra, in cortile, in piscina, ecc. Scaricatelo al link: http://www.primosoccorsobambini.it/

Tutelare l’ambiente oltre i confini

Da sempre Cesvi è attento al tema ambientale e allo “sviluppo comunitario” nelle zone transfrontaliere, particolarmente delicate da gestire.

Tra le aree in cui opera ci sono il Parco del Grande Limpopo al confine tra Sudafrica, Zimbabwe e Mozambico, e l’area MAP (Madre de Dios, Pando, Acre) tra Brasile, Perù e Bolivia.

Scopri di più sul lavoro e la tutela dell'ambiente ad opera del CESVI.
 

Promuoviamo la trasparenza

Transparency International è un'organizzazione internazionale non governativa che si occupa della corruzione, non solo politica.

Fondata nel maggio del 1993 a Berlino, dove attualmente si trova la sede centrale, nel 1995 ha sviluppato l'Indice di corruzione percepita Corruption Perceptions Index (CPI), una lista comparativa della corruzione percepita in tutto il mondo che viene aggiornata e pubblicata ogni anno.

Scoprite di più sul sito dell’ONG: Transparency International
 

Prevenire le malattie curando l’ambiente

Tutti sanno che la salute è influenzata dall'ambiente in vari modi: per via delle esposizioni ai fattori di rischio di natura fisica, chimica e biologica e attraverso i comportamenti che si attivano in risposta a tali fattori.

Pochissimi sanno però che una persona su quattro muore a causa dell’inquinamento ambientale. E che a stimarlo non è un’associazione di ambientalisti facinorosi ma l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) che, nella seconda edizione del rapporto “Prevenire le malattie grazie a un ambiente migliore: verso una stima del carico di malattia legato all’ambiente”, avverte:

“Nel solo 2012 sono stati ben 12,6 i milioni di persone decedute perché hanno vissuto o lavorato in condizioni poco salutari.”

La ricerca ha valutato l’impatto di fattori ambientali noti su specifiche malattie e risponde alla fondamentale domanda: “Quante malattie possono essere prevenute attraverso una migliore gestione dell'ambiente?”. Si tratta del contributo più completo e sistematico finora realizzato su quanto i fattori di rischio ambientali prevenibili possano contribuire a un’ampia gamma di malattie e incidenti.

Secondo il Rapporto, la maggior parte di decessi associati a fattori ambientali dipendono da malattie cardiovascolari.
A fare la maggior parte di vittime sono infatti l’ictus (con 2,5 milioni di decessi all’anno) e le cardiopatie ischemiche (con 2,3 milioni di decessi all’anno). Seguono i traumi involontari, le malattie respiratorie croniche, la diarrea, le infezioni respiratorie, i problemi neonatali, la malaria, etc.

A pagare le spese di un ambiente poco sano sono soprattutto i bambini piccoli, sotto ai 5 anni di età, e gli adulti tra i 50 e i 75 anni, più esposti a patologie non trasmissibili. In particolare, nei bambini potrebbero essere prevenuti infezioni respiratorie e diarrea, mentre nella popolazione adulta verrebbe limitata l’incidenza delle malattie non trasmissibili.

L’OMS suggerisce anche alcune strategie per proteggere la salute migliorando le condizioni ambientali:

  • L’uso di fonti di energia alternative per il riscaldamento e l’illuminazione domestica e per cucinare a casa.
  • L’aumento della disponibilità di acqua potabile e un’igiene adeguata.
  • Normative che riducano l’esposizione al fumo passivo.
  • Il riciclaggio dei rifiuti.
  • La riduzione dell’inquinamento atmosferico.
  • La riduzione dell’inquinamento domestico.

Per approfondire questo argomento leggete il Rapporto