17 ottobre_Fulvio Zubiani

Fame e sfollamento

NellIndice Globale della Fame 2018, Laura Hammond  analizza come la Fame e lo sfollamento siano strettamente connessi a problemi di tipo politico e come tali è opportuno affrontarli dalla comunità internazionale.

FAME E CONFLITTI

Le nazioni con la più alta incidenza di fame nel 2018 , infatti, sono anche quelle vittime di conflitti, violenza politica e sfollamento.

Il diritto umanitario internazionale proibisce lutilizzo della privazione del cibo e della fame come armi di guerra.

Di conseguenza è vietato prendere intenzionalmente di mira le derrate alimentari e le zone agricole che le producono, i raccolti, il bestiame, le installazioni e riserve di acqua potabile e le opere di irrigazione, con la deliberata intenzione di privarne, in ragione del loro valore di sussistenza, la popolazione civile o la parte avversaria, quale che sia lo scopo perseguito, si tratti di far soffrire la fame alle persone civili, di provocarne lo spostamento o di qualsiasi altro scopo” Primo Protocollo aggiuntivo alle Convenzioni di Ginevra, 1977: articolo 54.2

Questo divieto viene ribadito nella Risoluzione 2417 sulla fame in relazione ai conflitti del Consiglio di Sicurezza dellONU, approvata nel maggio 2018, che condanna luso della fame tra i civili e il rifiuto illegale di concedere laccesso agli aiuti umanitari come tattiche di guerra.

AFFAMARE PER INDEBOLIRE

Tuttavia secondo Laura Hammond affamare la popolazione è una tattica comunemente utilizzata, come per esempio in Somalia, causando la morte di più di 250.000 persone:

Uno dei fattori che ha contribuito alla carestia è stato lazione del movimento ribelle Al-Shabaab, che ha bloccato la popolazione che cercava di abbandonare le aree più colpite dalla siccità impedendole di raggiungere i campi per sfollati interni o per rifugiati.

Allo stesso tempo, il Governo federale di transizione somalo (TFG) ha bloccato l’accesso alle aree sotto il controllo di Al-Shabaab alle agenzie di aiuti.”

Insomma, laggravarsi della crisi dovuta alla carestia sarebbe da imputare ad azioni politiche sconsiderate che non solo hanno portato alla morte di moltissime persone ma hanno anche ostacolato gli aiuti umanitari.

Laura Hammond conclude che: È necessario sostenere politiche tese a evitare i conflitti e a costruire la pace a tutti i livelli, così come politiche che rafforzino laffidabilità e la trasparenza dei governi, rendendo molto più difficile sottrarsi al dovere di soddisfare le esigenze fondamentali in materia di sicurezza personale e alimentare dei cittadini.

Il testo completo del saggio di Laura Hammond Migrazione forzata e famesi trova nell’Indice Globale della Fame 2018.

Foto di Fulvio Zulbiani

INDICE GLOBALE DELLA FAME 2018

L’Obiettivo di sviluppo sostenibile “Fame Zero” (SDG 2), ovvero “Porre fine alla fame, raggiungere la sicurezza alimentare, migliorare la nutrizione e promuovere un’agricoltura sostenibile” sembra sempre più difficile da raggiungere.

L’Indice Globale della Fame 2018 (Global Hunger Index – GHI) pare confermare questa tendenza. Secondo GHI 2018, infatti, circa 124 milioni di persone soffrono di fame acuta rispetto agli 80 milioni di 2 anni fa.

La mappa qui sopra mostra il posizionamento di ogni Paese considerato nel rapporto, dal più basso al livello di fame più alto.

Secondo GHI 2018 la Repubblica Centrafricana è l’unico paese tra quelli considerati a presentare un livello di fame di categoria “Estremamente allarmante” mentre 6 paesi soffrono di fame “allarmante”: Ciad, Haiti, Madagascar, Sierra Leone, Yemen e Zambia”.

Nonostante questi dati, la tabella mostra un quadro piuttosto incoraggiante: 27 paesi hanno un livello “moderato” di fame mentre 40 sono di livello “basso”.

Persino alcuni paesi dell’Asia meridionale e dell’Africa a sud del Sahara – le regioni con i più alti livelli di fame e denutrizione – sono riusciti a raggiungere un livello moderato, come per esempio Gabon, Ghana, Mauritius, Senegal, Sudafrica e Sri Lanka.  

In generale, l’Indice Globale della Fame 2018 sottolinea che Fame e Denutrizione sono diminuite rispetto al 2000. Inoltre, paesi che hanno vissuto guerre civili e sofferto un livello di fame  “allarmante” sembrano mostrare un netto miglioramento non appena la loro situazione si è stabilizzata.

Nonostante questi elementi positivi, in molte parti del mondo raggiungere l’SDG 2 rimane complesso e si richiederà una velocizzazione della diminuzione della fame ma anche un aumento degli sforzi da parte della comunità internazionale per implementare le politiche attualmente in vigore e per affrontare le cause profonde all’origine della fame.

La repubblica centroafricana

La mappa in Fig.1 mostra chiaramente la gravissima situazione della repubblica centroafricana, con un punteggio GHI di 53,7, il più alto tra i paesi presi in considerazione nell’Indice. Alla base di questo punteggio, vi è l’altissima percentuale di denutrizione (61,8%) e il tasso di mortalità infantile al 12,4%. Destano grande preoccupazione anche i dati che riguardano l’arresto della crescita e il deperimento infantile.

Questa situazione è causata dall’instabilità del paese e dalla guerra civile iniziata nel 2012.

Secondo GHI 2018: “A dicembre 2017, in un paese di appena 5 milioni di abitanti, c’erano più di un milione di sfollati interni o internazionali (IDMC 2018). L’impossibilità per gli sfollati di partecipare alle attività agricole ordinarie pregiudica ulteriormente l’approvvigionamento di cibo e contribuisce all’insicurezza alimentare (FAO 2018). La situazione nella Repubblica Centrafricana mostra chiaramente il ruolo svolto dai conflitti e dalla migrazione forzata nell’aggravare la fame e la denutrizione.”

Il testo dell’Indice Globale della Fame 2018 al sito www.indiceglobaledellafame.org