Nell’Indice Globale della Fame 2018, Laura Hammond analizza come la Fame e lo sfollamento siano strettamente connessi a problemi di tipo politico e come tali è opportuno affrontarli dalla comunità internazionale.
FAME E CONFLITTI
Le nazioni con la più alta incidenza di fame nel 2018 , infatti, sono anche quelle vittime di conflitti, violenza politica e sfollamento.
Il diritto umanitario internazionale proibisce l’utilizzo della privazione del cibo e della fame come armi di guerra.
Di conseguenza è vietato prendere intenzionalmente di mira “le derrate alimentari e le zone agricole che le producono, i raccolti, il bestiame, le installazioni e riserve di acqua potabile e le opere di irrigazione, con la deliberata intenzione di privarne, in ragione del loro valore di sussistenza, la popolazione civile o la parte avversaria, quale che sia lo scopo perseguito, si tratti di far soffrire la fame alle persone civili, di provocarne lo spostamento o di qualsiasi altro scopo” Primo Protocollo aggiuntivo alle Convenzioni di Ginevra, 1977: articolo 54.2
Questo divieto viene ribadito nella Risoluzione 2417 sulla fame in relazione ai conflitti del Consiglio di Sicurezza dell’ONU, approvata nel maggio 2018, che condanna l’uso della fame tra i civili e il rifiuto illegale di concedere l’accesso agli aiuti umanitari come tattiche di guerra.
AFFAMARE PER INDEBOLIRE
Tuttavia secondo Laura Hammond affamare la popolazione è una tattica comunemente utilizzata, come per esempio in Somalia, causando la morte di più di 250.000 persone:
“Uno dei fattori che ha contribuito alla carestia è stato l’azione del movimento ribelle Al-Shabaab, che ha bloccato la popolazione che cercava di abbandonare le aree più colpite dalla siccità impedendole di raggiungere i campi per sfollati interni o per rifugiati.
Allo stesso tempo, il Governo federale di transizione somalo (TFG) ha bloccato l’accesso alle aree sotto il controllo di Al-Shabaab alle agenzie di aiuti.”
Insomma, l’aggravarsi della crisi dovuta alla carestia sarebbe da imputare ad azioni politiche sconsiderate che non solo hanno portato alla morte di moltissime persone ma hanno anche ostacolato gli aiuti umanitari.
Laura Hammond conclude che: “È necessario sostenere politiche tese a evitare i conflitti e a costruire la pace a tutti i livelli, così come politiche che rafforzino l’affidabilità e la trasparenza dei governi, rendendo molto più difficile sottrarsi al dovere di soddisfare le esigenze fondamentali in materia di sicurezza personale e alimentare dei cittadini.”
Il testo completo del saggio di Laura Hammond “Migrazione forzata e fame” si trova nell’Indice Globale della Fame 2018.
Foto di Fulvio Zulbiani