“Dalla parte delle bambine” è il libro scritto nel 1973 dall’insegnante Elena Gianini Belotti.
Anche se ha più di 40 anni è ancora per molti aspetti attuale e rappresenta un’importante analisi dei condizionamenti sociali alla base di quelle che vengono considerate le differenze tra maschi e femmine, e della loro relazione.
Sostiene che la tradizionale differenza di carattere tra maschio e femmina non è dovuta a fattori innati, bensì ai condizionamenti culturali che l’individuo subisce nel corso del suo sviluppo.
La tesi appoggiata da Elena Gianini Belotti è confermata dalla sua lunga esperienza educativa con genitori e bambini in età prescolare e che oggi ha forti basi scientifiche, riconosciuta in tutto il mondo e fondamentale per i gender studies.
Ma perché solo “dalla parte delle bambine”?
Perché questa situazione è a sfavore del sesso femminile. La cultura alla quale apparteniamo – come ogni altra cultura – si serve di tutti i mezzi a sua disposizione per ottenere dagli individui dei due sessi il comportamento più adeguato ai valori che le preme conservare e trasmettere: fra questi anche il mito della “naturale” superiorità maschile contrapposta alla “naturale” inferiorità femminile.
In realtà non esistono qualità “maschili” e qualità “femminili” ma solo qualità umane.
L’operazione di compiere dunque non è di formare le bambine a immagine e somiglianza dei maschi, ma di restituire a ogni individuo che nasce la possibilità di svilupparsi nel modo che gli è più congeniale, indipendentemente dal sesso cui appartiene.
Qualche anno più tardi, nel programma “La questione femminile”, andata in onda nel 1976, la scrittrice mostra attraverso interviste a bambine, bambini, educatrici e educatori quanto siano radicati alcuni stereotipi sui ruoli delle donne e dei maschi.
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