Il 1° marzo 2017, in riconoscimento del valore morale e umano del progetto avviato da Libera, con voto unanime alla Camera dei Deputati, lo Stato italiano ha approvato la legge che istituisce il 21 marzo quale “Giornata della Memoria e dell’Impegno in ricordo delle vittime delle mafie”.
Dal 1996 a oggi, la Giornata è stata celebrata in vari luoghi d’Italia tutti estremamente significativi: a Roma, Niscemi (Caltanissetta), Reggio Calabria, Corleone (Palermo), Casarano (Lecce), Torre Annunziata (Napoli), Nuoro, Modena, Gela (Caltanissetta). E ancora Roma, Torino, Polistena (Reggio Calabria), Bari, Napoli, Milano, Potenza, Genova, Firenze, Latina, Bologna, Messina, Locri, Foggia, Padova.
Neanche la pandemia, è riuscita a fermare il dolore, il ricordo e la memoria: l’evento del 2020, che avrebbe dovuto svolgersi a Palermo, al fine di contenere i rischi legati all’emergenza sanitaria, è stato realizzato sui canali social ed ha visto il coinvolgimento e la partecipazione di ogni città in diretta web.
L’idea di una giornata che unisse la memoria e l’impegno in nome delle vittime innocenti delle mafie sorse attorno alla metà degli anni Novanta del Novecento, al termine di una stagione di grandi sconvolgimenti politici e di eccezionale violenza criminale nella storia d’Italia. Mentre la crisi politica generava novità istituzionali e partitiche, lo stragismo mafioso provocò una ferma e appassionata opposizione civile e sociale, la quale diede ulteriore impulso al movimento antimafia.
In particolare, i gravissimi episodi accaduti in Sicilia, a Capaci e in via d’Amelio a Palermo, portarono tra l’estate del 1994 e la primavera del 1995 alla nascita di una rete nazionale di associazioni, cui fu dato il nome di “Libera. Associazioni, nomi e numeri contro le mafie”. Uno dei primi atti della neonata rete associativa fu concepire e proclamare per il 21 Marzo, inizio della primavera, la Giornata della Memoria e dell’Impegno in ricordo delle vittime innocenti delle mafie. L’iniziativa nasce dal dolore di una mamma che ha perso il figlio nella strage di Capaci e non sente pronunciare mai il suo nome. Un dolore che diventa insopportabile se alla vittima viene negato anche il diritto di essere ricordata con il proprio nome.
E il ruolo delle donne che sono state spesso vittime innocenti è sempre più rilevante nell’impegno a spezzare la catena di omertà e connivenza, come si evince anche da questi documenti: