The Ocean Cleanup: così possiamo ripulire il mare?

Ogni anno milioni di tonnellate di plastica entrano negli oceani, principalmente attraverso i fiumi che li alimentano. Come già saprete, buona parte di questi rifiuti di plastica rimane dispersa nell’oceano dove, attraverso il movimento delle correnti, viene riunita fino a formare degli enormi agglomerati, delle vere e proprie “isole galleggianti” dalle proporzioni gigantesche. Avrete sentito parlare probabilmente della “Pacific Trash Vortex”, un ammasso di spazzatura delle dimensioni dello stato del Texas!  

Questa vera e propria isola, secondo l’oceanografo americano Charles Moore, potrebbe contenere fino a 100 milioni di tonnellate di detriti. E il problema è che non è l’unica: ne esistono altre, più piccole ma simili, anche nell’Oceano Atlantico e in tutti gli oceani del mondo. 

Che fare dunque? Certo, il primo passo dovrebbe essere cessare completamente di alimentare la crescita di questi mostri marini: purtroppo si stima che entro il 2040 la quantità di spazzatura di plastica che si riversa negli oceani ogni anno potrebbe quasi triplicare, raggiungendo le 29 milioni di tonnellate, se non agiamo tempestivamente e drasticamente. 

Per il momento, tuttavia, c’è chi sta pensando anche a come rimuovere l’enorme quantità di rifiuti che già galleggiano nei mari e negli oceani di mezzo mondo. La plastica e altri materiali che non biodegradano, infatti, sono sensibili a un altro fenomeno di degradazione chiamato fotodegradazione. In altre parole, anche la plastica, col passare del tempo e soprattutto l’azione della luce, si disintegra in microscopiche particelle che si disperdono nell’acqua. 

Vi ricorda la descrizione dei plancton? Infatti è proprio così! Le microparticelle di plastica (dette anche microplastiche) si confondono con i microscopici organismi marini che stanno alla base della catena alimentare nelle profondità oceaniche. In altre parole, una volta introdotte nell’alimentazione della fauna marina, le microplastiche sono destinate ad arrivare anche nei nostri piatti. 

La raccolta ed eliminazione di queste isole plastiche è alla base del progetto The Ocean Cleanup. L’idea alla base del progetto è abbastanza semplice. Si tratta di una grande rete lunga 800 metri e profonda 3, che viene legata a dei galleggianti e trascinata da due navi a velocità ridotta. Una volta alla settimana circa, il “raccolto” viene scaricato sulle navi e lì viene diviso in base ai diversi materiali e inviato a terra per essere immesso nel percorso di riciclaggio. 

In pratica è un po’ come pescare, solo che in questo caso si pesca la plastica! (guarda il video!) 

Il progetto esiste dal 2013, fondato dal 18enne olandese Boyan Slat, e da allora ha visto numerose modifiche e revisioni del sistema di pescaggio. Dopo numerosi tentativi e fallimenti, finalmente nel 2019 si è arrivati a una formula che per il momento appare vincente. Secondo lo stesso Slat con una decina di barriere simili a quella attuale, ma più grandi, si potrebbero rimuovere la metà della plastica che galleggia tra la California e le Hawaii in cinque anni e il 90 per cento di tutta la plastica negli oceani entro il 2040. 

Certo, come richiamato, la formula per ora appare vincente: tuttavia il progetto non è esente da critiche. Molti esperte ed esperte hanno segnalato come vi siano alcune criticità legate sia alle emissioni delle navi impiegate per il recupero della plastica (i cui motori utilizzano pur sempre carburante fossile), ma anche e soprattutto ai danni che il sistema “a trascinamento” causerebbe alla fauna marina. 

 In particolare, i ricercatori e le ricercatrici sono preoccupati/e dell’impatto che il sistema ideato da Ocean Cleanup possa avere sul cosiddetto neuston, ovvero quell’insieme di organismi marini che vive sulla superficie marina e poco sotto (meduse, molluschi, cavallucci marini e altri animali) che pare abbia un ruolo molto importante nell’ecologia del mare e degli oceani.  

La situazione tuttavia è ancora sospesa, perché mancano informazioni sufficienti sul reale impatto negativo dell’iniziativa, e d’altra parte mancano rassicurazioni abbastanza convincenti da parte di Ocean Cleanup e soprattutto dalle aziende che la sostengono. Da molti lati, tuttavia, intervengono voci che al di là della questione “neuston” suggeriscono che il budget attuale del progetto potrebbe essere utilizzato per altre attività, tra cui, ad esempio, la prevenzione del rilascio delle plastiche attraverso i fiumi.  

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Tigray: la crisi in Etiopia peggiora di giorno in giorno

Mentre i conflitti continuano, la popolazione soffre di malnutrizione e malattie

La crisi in Tigray non accenna a risolversi. È da novembre 2020, quando sono scoppiate le violenze che dalla regione si sono allargate fino alla zona di Amhara, che la situazione per la popolazione continua a peggiorare.

Dopo undici mesi di guerra si è delineata una catastrofe umanitaria che conta migliaia di vittime, milioni di sfollati, il rischio carestia e la costante difficoltà da parte degli aiuti internazionali di raggiungere i luoghi in cui c’è più bisogno di conforto e sostegno.

 

Tigray: la crisi colpisce i più deboli

A luglio il conflitto si è esteso nella regione di Amhara, in altre cinque zone (la parte Nord e Sud di Wollo, a Waghemira, e nella parte Nord e Sud di Gondar), e nella parte occidentale di Afar. Questa escalation ha portato a ulteriori 550mila sfollati da Amhara e altri 140mila da Afar in soli due mesi.

Al momento non è possibile comunicare con le persone dentro alla regione, e sono bloccate le strade e gli aeroporti. Fonti ONU riferiscono che, negli ultimi due mesi, l’accesso agli aiuti umanitari è bloccato o molto ridotto, e la popolazione è a corto di tutto: soldi, rifornimenti, cibo e generi non alimentari.

António Guterres, il segretario delle Nazioni Unite, ha dichiarato che ci sono già “400mila persone che vivono in condizioni simili alla carestia. I livelli di malnutrizione infantile segnalati sono ora allo stesso punto dell’inizio della carestia in Somalia del 2011. Ad oggi, il flusso di aiuti umanitari per soddisfare questi bisogni rimane molto al di sotto del necessario” (fonte news.un.org).

Contemporaneamente, è stata confermata la terza ondata di Covid-19 in Etiopia: 3 milioni di casi e 5.000 vittime, con 2,4 milioni di dosi di vaccino somministrate, e 3 milioni di test effettuati che evidenziano un tasso di infezione a più del 20%.

Da aprile, inoltre, sette regioni sono state interessate da inondazioni che hanno colpito 600mila persone e ne hanno lasciate 200mila senza casa. I danni alle infrastrutture stanno mettendo a rischio anche le dighe, mentre la stagione delle piogge ancora non si è conclusa.

 

I bambini e le donne in Etiopia

Il numero delle persone che hanno bisogno d’aiuto cresce ogni giorno che passa.

Secondo l’OCHA, l’Ufficio delle Nazioni Unite per gli Affari Umanitari, nella parte settentrionale del Paese ci sono 5 milioni e 200mila persone che hanno bisogno di cibo. La malnutrizione sta colpendo anche le donne in gravidanza e in allattamento: il 79% di circa 150mila donne esaminate sta soffrendo di malnutrizione acuta.

Mancano anche i medicinali. Sempre secondo OCHA, i rifornimenti bloccati all’ingresso del Tigray stanno causando un effetto a catena sulla situazione sanitaria del Paese. Sarebbe necessario vaccinare più di 887mila bambini per la polio e 790mila per il morbillo, per evitare il più possibile lo scoppiare di un’epidemia.

 

La risposta di ActionAid

Con ActionAid siamo presenti principalmente nella regione di Afar. Al fianco dei partner locali stiamo lavorando con il centro degli sfollati della città di Dessie, nella regione di Amhara. È impossibile fare previsioni, ma speriamo di aver accesso al Tigray per continuare ad aiutare le migliaia di sfollati raccolti nei campi profughi di Amhara e Afar.

Abbiamo raggiunto finora più di 19mila persone, di cui il 60% donne, con cibo, kit di igiene e sapone per lavare i vestiti. Abbiamo assistito 1.740 bambini malnutriti e messo a disposizione coperte, teli di plastica, e altri mezzi per contrastare le condizioni atmosferiche avverse.

Stiamo lavorando per favorire la consapevolezza sulla violenza di genere nei campi degli sfollati, e abbiamo istituito un comitato guidato da donne per gestire queste e altre problematiche.

Le nostre azioni sono sostenute dalle donne leader delle comunità, dai centri per gli sfollati e sono state possibili grazie al supporto di partner come Rohiwedu, PADeT e Redeem the Generation.

Siamo molto lontani dalla risoluzione del conflitto e delle problematiche ad esso legate, e c’è bisogno di tutto l’aiuto possibile per prevenire il peggio che si sta delineando ogni giorno di più.

 

contenuto originale a cura di ActionAid Italia

Agente0011: boarding completed, si parte!

Ormai ci siamo, la nuova challenge di Agente0011 è ufficialmente online!

Dallo scorso 15 ottobre è  infatti possibile iscriversi come team e partecipare alle missioni pensate per promuovere tra i e le giovani dai 6 ai 19 anni la sensibilizzazione, la comprensione critica e l’attivazione territoriale sui temi dell’Agenda 2030. Attraverso un percorso di apprendimento e mobilitazione per rafforzare la cittadinanza attiva e il raggiungimento degli obiettivi educativi per i cittadini globali, in ottemperanza anche alle linee guida ministeriali sull’insegnamento dell’educazione civica, i e le giovani da tutta Italia sono chiamati e chiamate a partecipare con la propria classe o con un gruppo informale alla sfida sulla sostenibilità.

L’edizione di quest’anno continua la proficua collaborazione con Mandragola Editrice, per integrare metodologie e approcci legati al mondo della radio e dell’editoria scolastica, e vedrà una serie di interessanti novità: nuovi giochi, nuove missioni e nuove modalità di interazione!

Sei un/a docente o un/a giovane che vuole iscrivere la propria classe o gruppo informale alla challenge? La presentazione ufficiale del progetto si terrà il giorno 26 ottobre, alle ore 17, con un webinar zoom pensato per presentare le novità e soprattutto ascoltare le testimonianze dei/lle docenti e degli/lle agenti coinvolti/e.

Per partecipare iscriviti gratuitamente al seguente link https://www.eventbrite.it/e/registrazione-presentiamo-la-nuova-edizione-del-progetto-per-le-scuole-agente-0011-189780918837