“Le combustioni di gas sono un’oppressione per questa comunità, che non potrà mai più coltivare nulla. Bisogna fare qualcosa”, afferma Alice Goldsmith, leader di una comunità del Delta del Niger in Nigeria e una delle protagoniste del breve documentario S(hell), realizzato da ActionAid per mostrare gli impatti devastanti dell’industria del petrolio sull’area del Delta del Niger.
Il documentario è stato lanciato proprio in occasione di COP28, per rilanciare con forza l’appello ai Paesi industrializzati ad abbandonare una volta per tutte le fonti fossili e abbracciare una transizione giusta e sostenibile, che includa anche i Paesi più poveri, dove da sempre le risorse naturali vengono sfruttate a vantaggio di altri.
Come evidenzia Teresa Anderson, responsabile globale per la giustizia climatica di ActionAid International: “La scienza ha dimostrato che stiamo vivendo con il tempo contato. L’unico modo per uscire da questa situazione è eliminare gradualmente i combustibili fossili in modo rapido, equo e per sempre. È ora di aumentare le energie rinnovabili per soddisfare il fabbisogno energetico delle persone e risolvere allo stesso tempo la crisi climatica. Non possiamo limitarci ad annunciare obiettivi per i Paesi a basso reddito e non fornire i fondi per realizzarli. Gli obiettivi globali devono essere ambiziosi e devono essere finanziati, se vogliamo che valgano più della carta su cui sono scritti”.
Il caso del Delta del Niger è eclatante: qui le fuoriuscite di petrolio e il gas flaring, ossia la pratica che consiste nel bruciare il gas naturale in eccesso estratto insieme al petrolio, hanno letteralmente distrutto la vita delle persone e l’ecosistema naturale.
A seguito delle attività condotte da Shell, il territorio della comunità di Erhoboro un tempo fertile e pescoso è ora inquinato a livelli preoccupanti, con impatti sulla vita e sulla salute delle persone. L’acqua dei fiumi non si può più bere né utilizzare per la coltivazione dei campi e così alle famiglie non resta altro che disboscare le foreste e vendere il legname, pur di guadagnarsi da vivere.
Andrew Mamedu, Direttore di ActionAid Nigeria, afferma: “Mentre il mondo, e in particolare le comunità del Sud globale, sono alle prese con gli effetti del riscaldamento globale, attività come il gas flaring non sono più sostenibili. L’esplorazione dei combustibili fossili è la causa principale della crisi climatica. Se vogliamo rimanere al di sotto della soglia di 1,5 gradi Celsius, come dichiarato nell’Accordo di Parigi, dobbiamo vietare l’esplorazione e l’uso dei combustibili fossili. La narrativa secondo cui il gas è un combustibile pulito e può essere utilizzato per la transizione verso le energie rinnovabili è guidata da società avide che mirano solo ai profitti. La vita delle persone deve venire prima di tutto”.
Lea Garofalo nasce nel 1974 a Petilia Policastro, un paese di montagna in provincia di Crotone. Cresce in una famiglia ‘ndranghetista e rimane orfana di padre a nove mesi. Molto giovane si innamora di Carlo Cosco, anche lui parte di una famiglia di mafia, e lo segue a Milano dove nasce sua figlia Denise nel 1991.
Nel 1996, Carlo Cosco viene arrestato e Lea decide di lasciarlo. Lea si trasferisce con la figlia Denise a Bergamo e inizialmente sembra andare tutto bene ma nel 2002 alcuni episodi le fanno capire che è in pericolo e decide di rivolgersi ai carabinieri, ai quali inizia a raccontare tutto quello che sa. Entra nel programma di protezione testimoni e madre e figlia si trasferiscono a Campobasso. Sono anni difficili per Lea, che soffre del fatto di essere considerata collaboratrice di giustizia, una “pentita”, invece che una testimone.
Nel 2006 le viene revocata la protezione testimoni perché le sue dichiarazioni non vengono ritenute attendibili e non hanno prodotto risultati. Lea si batte finché nel 2007 non viene riammessa al programma di protezione ancora come collaboratrice di giustizia e testimone. Questo spinge Lea a lasciare volontariamente il programma nel 2009 e riprendere i rapporti con la Calabria. Un anno prima, nel 2008, conosce e racconta la sua storia a Don Luigi Ciotti di Libera, che la metterà in contatto con la sua avvocata Enza Rando.
Nonostante gli anni trascorsi, i Cosco non l’hanno mai perdonata e incaricano Massimo Sabatino di rapirla e ucciderla. Il piano fallisce e Lea denuncia l’accaduto con una lettera al Presidente della Repubblica. A novembre del 2009, Carlo Cosco la convince a raggiungerlo con Denise a Milano per parlare del futuro della figlia. Il 24 novembre Cosco riesce a separare madre e figlia e porta Lea in un appartamento dove la uccide. Il corpo viene portato fuori città e dato alle fiamme finché non rimane alcuna traccia. Denise non vede rientrare la madre e inizia a sospettare che dietro alla sparizione ci sia il padre. Denise è determinata a scoprire la verità e decide di raccontare tutto ai Carabinieri. Sarà proprio Denise la testimone chiave per scoprire tutta la verità.
«Costruire Futuro, Insieme!» è un progetto ActionAid promosso dalla Fondazione Cassa Depositi e Prestiti per aumentare la partecipazione civica di ragazzi eragazze e di tutta la comunità educante attraverso lo sviluppo e il rafforzamento di competenze cognitive, relazionali e sociali che incidano sul legame tra esclusione sociale e povertà educativa e favorire la piena realizzazione degli individui e, di conseguenza, di una società più consapevole e coesa.
In seguito alla prima fase del progetto, svoltasi nell’a.s. 2021/2022, il presente intervento ruota intorno ad attività youth led, guidate cioè direttamente dai ragazzi e dalle ragazze in stretta relazione con le rispettive comunità educanti, così da garantire anche una solida sostenibilità futura da parte delle scuole e delle comunità locali in caso di nuove situazioni emergenziali.
L’intervento si sviluppa in cinque territori (Siracusa, Palermo, Reggio Calabria, Roma e Milano) sulla capacity building dei ragazzi/e (11-19 anni) e della comunità educante, coinvolta attraverso la creazione di reti sul territorio. In ciascuna area territoriale l’intervento viene realizzato in partnership con una scuola (5 in totale) – come polo centrale di sviluppo. In fase di co-progettazione, ogni scuola definisce con ActionAid il programma da attuare sul territorio in base alle proprie esigenze
Loredana, educatricesul territorio di Roma ci racconta del percorso avviato a Tor Bella Monaca: “Guardare il quartiere con occhi nuovi e superare le etichette, uscire dalla propria zona di comfort ed imparare a confrontarsi tra pari e con adulti, far sentire la propria voce come individuo e come rappresentate di un gruppo, di una generazione”.
Un percorso -quello di Costruire Futuro Insieme- che è prima di tutto un percorso educativo e formativo che sta accompagnando dei e delle giovani a fare nuove esperienze e a capire il significato di comunità e di partecipazione… di cambiamento. Un cambiamento vissuto a livello individuale – con la valorizzazione delle proprie capacità e l’acquisizione di nuove competenze, di gruppo – attraverso un lavoro tra pari rappresentativo di istanze giovanili, comunitario – con la realizzazione di uno spazio aperto al quartiere, progettato insieme alle realtà che lo animano e vivono.
A Tor Bella Monaca, studenti e studentesse del Liceo Amaldi, dopo una prima fase di analisi dei bisogni dei e delle giovani, hanno avviato un percorso di coprogettazione con diverse realtà del territorio e soggetti della comunità educante con l’obiettivo di pensare uno spazio (Education Hub) che sappia rispondere alle esigenze dei e delle giovani, ma anche attrarle/i attraverso attività e iniziative vicine alle loro passioni. Sono già stati realizzati 4 laboratori di comunità per confrontarsi con la comunità educante rispetto alla creazione dell’Education Hub.
La strada è tracciata, ma il progetto ancora tutto da costruire. Tante idee che pian piano prenderanno forma e che sicuramente troveranno concretezza in uno spazio che parlerà di ragazze e ragazzi, di un territorio e di sogni.
4 su 5 pensano che una donna possa sottrarsi a un rapporto sessuale se davvero non lo vuole.
1 su 5 pensa che l’abbigliamento o un comportamento provocante delle ragazze possa scatenare una violenza sessuale.
1 su 3 crede che molte persone si identifichino come non binarie/fluide/trans per una moda del momento.
Sono solo alcuni dei dati emersi dall’indagine “I giovani e la violenza tra pari” che Ipsos ha condotto per noi di ActionAid intervistando circa 800 ragazze e ragazzi tra i 14 e i 19 anni. Grazie a questa ricerca, abbiamo una fotografia di cosa pensano gli adolescenti sulla violenza, come reagiscono, come si difendono e quale è il ruolo degli stereotipi e dei pregiudizi di genere sulla loro vita. Sono concordi su chi commette atti di violenza in Italia: i ragazzi maschi, soprattutto se in gruppo, e gli uomini adulti. Eppure, restano incertezze su quali siano comportamenti violenti e quali no. Una mancanza di chiarezza su cosa e dove sia la violenza. Per questo è urgente parlare di educazione all’affettività e alla sessualità.
Serve educazione all’affettività
“I dati confermano quanto ActionAid osserva nelle scuole da anni e cioè la necessità di occuparsi di violenza oltre bullismo e cyberbullismo, che colpiscono soprattutto gli under 14. La violenza tra adolescenti ha le radici nella società patriarcale che ancora oggi influenza il processo di crescita delle nuove generazioni e non permette di sovvertire dalle fondamenta la cultura dello stupro” spiega Maria Sole Piccioli, nostra Responsabile Education di ActionAid.
“La proposta del Ministro Valditara di introdurre l’educazione sessuale nelle scuole superiori non può bastare: è necessaria una formazione obbligatoria co-progettata per docenti e studenti di tutti i cicli scolastici con personale esperto autonomo e laico, la presenza a scuola di tutor per la prevenzione e la gestione dei casi; vanno introdotti di codici anti-molestia, di bagni neutri e delle Carriere Alias. Chiediamo che il Ministero dell’Istruzione e del Merito trasformi in politiche concrete queste proposte: vogliamo l’integrazione del Piano nazionale di educazione al rispetto del 2017 e fondi stabili per spazi e supporto psicologico, che devono essere presenti in ogni istituto scolastico”.
Al centro delle richieste di ActionAid c’è un’educazione all’affettività e sessualità che non si concentri solo sugli aspetti biologici, ma anche su quelli psicologici, sociali ed emotivi, come raccomandato dall’Unesco e dall’OMS.
I dati Ipsos: ma perché si diventa oggetto di violenza?
Al primo posto della ricerca Ipsos, realizzata nell’ambito del progetto Youth For Love Italia finanziato attraverso i fondi 8×1000 dell’Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai, come causa di violenza vengono indicate le caratteristiche fisiche (50%), poi l’orientamento sessuale (40%) e l’appartenenza di genere (36%). Per quanto riguarda i danni invece, il primo indicato dal 27% degli intervistati, senza distinzione di genere, è il malessere psicologico, al secondo posto isolamento e depressione (21%) e al terzo posto disagio e vergogna (18%). Emerge poi la difficoltà a denunciare. La vergogna di raccontarlo agli adulti è la prima motivazione. Seguono la paura di dirlo, l’inutilità della denuncia, nonché la paura di ulteriori minacce da parte dell’aggressore. Infine è la fascia d’età 17-19 appare la più colpita da atti violenti, dato che può derivare da una maggior consapevolezza di quanto viene vissuto.
Cosa è violenza?
Per l’80% dei giovani, quattro su cinque, è violenza toccare le parti intime di qualcuno senza il loro consenso, mentre uno su cinque non riconosce questa violenza. Al secondo posto è considerata violenza picchiare qualcuno, comportamento che registra il 79% dei consensi, in assoluto quello più citato dai maschi. Al terzo posto, con il 78%, fare foto/video in situazioni intime e diffonderle ad altre persone, soprattutto per le ragazze con 84% delle citazioni.
Chi la subisce?
Sono le ragazze, più dei ragazzi, a vivere con maggior frequenza atti di violenza tra pari, in qualsiasi forma essa si manifesti: molto più spesso dei coetanei assistono a gossip, prese in giro, insulti, scherzi, esclusione di persone dai gruppi, a situazioni in cui le parti intime di una persona vengono toccate senza il suo consenso, alla diffusione non consensuale di foto e video di situazioni intime. Inoltre, le ragazze rischiano più spesso di ricevere molestie verbali mentre camminano per strada, di essere toccate nelle parti intime, di essere vittime di scherzi o commenti a sfondo sessuale e della diffusione di foto/video che le ritraggono in situazioni intime.
I ragazzi invece rischiano principalmente di essere picchiati e le persone transgender/fluide/non binarie di venire insultate.
Il progetto nelle scuole “Youth For Love”
“Youth for love”è un programma attivo da oltre quattro annia livello italiano e europeo, realizzato in Italia da ActionAid. Tra le scuole italiane protagoniste dell’ultima edizione ci sono l’istituto cine-tv Roberto Rossellini di Roma, il Centro di Formazione Professionale Paullo e l’istituto Oriani Mazzini di Milano. Youth For Love è attivo in altre 10 scuole tra Milano, Roma, Agrigento, Palermo, Siracusa e Reggio Calabria nell’attuale edizione realizzataattraverso i fondi 8×1000 dell’Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai.
L’obiettivo è prevenire, individuare e affrontare la violenza tra pari e la violenza di genere nelle scuole superiori (14-18 anni). Del programma integrato di formazione, empowerment e peer to peer hanno fatto parte 2800 studenti, 600 tra insegnanti e personale scolastico, 60 genitori/tutori dell’istruzione e secondaria di primo e secondo grado. Altri 150 giovani, 320 tra attori locali e istituzioni sono stati impegnati in percorsi di coprogettazione di pratiche comunitarie per prevenire e gestire la violenza e attività di advocacy nazionale. Intorno a tre milioni le persone coinvolte attraverso campagne online e un webgame interattivo dedicato agli adolescenti.
Negli ultimi anni si è sempre di più diffuso e rafforzato l’immaginario dei giovani come generazione disillusa, pigra e che non ha voglia di fare nulla. Ma è veramente così?
Come emerge anche dalla seconda stagione del Podcast “La Mia Parte”, prodotto da ActionAid in collaborazione con Chora Media, la realtà dei fatti sembra essere un’altra.
I giovani sono molto consapevoli dei problemi ma anche dei propri diritti e riescono a immaginare e introdurre delle reali alternative alle molteplici crisi che stiamo vivendo e si intersecano tra loro: crisi climatica, crisi economica, crisi dei diritti sociali e civili ma anche crisi della democrazia e rappresentanza.
La società però non solo non riconosce il potenziale trasformativo dei e delle giovani, ma lì dove provano a far sentire la propria voce, a rivendicare spazi e diritti e a proporre alternative li reprime, stigmatizza o accusa di essere (eco)vandali.
Le scuole sono purtroppo uno specchio della società più ampia, quando invece dovrebbero rappresentare un luogo di crescita personale e collettiva in cui si possano non solo apprendere nozioni ma si possa anche imparare ad essere cittadini attivi che non subiscono passivamente le scelte che li riguardano. Non a caso, parliamo di scuola come palestra di democrazia.
La petizione “Possiamo tutto!”
È a partire da queste consapevolezze che più di due anni fa come ActionAid e Unione degli Studenti abbiamo deciso di collaborare e lanciare, a partire dalle rivendicazioni del Manifesto per la Scuola Pubblica e della Piattaforma “I diritti non si meritano”, la campagna “Possiamo Tutto” per chiedere una riforma degli spazi e strumenti di partecipazione e rappresentanza studentesca.
Da oggi è possibile firmare la nostra petizione per fare sì che gli studenti e le studentesse abbiano più potere rispetto alle decisioni che li e le riguardano.
Le nostre richieste
A partire da bisogni e rivendicazioni di studenti e studentesse abbiamo identificato le seguenti richieste prioritarie per rafforzare la partecipazione e rappresentanza studentesca:
L’aumento del numero di rappresentanti degli studenti nel Consiglio d’istituto.
L’istituzione in ciascun istituto superiore di una commissione paritetica docenti-studenti, finalizzata a formulare proposte riguardanti la didattica, la valutazione, l’orientamento, il PTOF (Piano dell’offerta formativa), l’istruzione integrata, le alleanze della scuola con il territorio, la didattica transfemminista, la salute e il benessere degli e delle adolescenti.
L’introduzione di ore curricolari obbligatorie, rivolte a studenti e docenti, dedicate ai principi della partecipazione e al funzionamento degli organi collegiali e una maggiore focalizzazione dell’educazione civica in questo ambito.
Il rafforzamento e l’attribuzione di potere decisionale alle consulte studentesche e agli organi nazionali di rappresentanza nell’ambito del Ministero dell’Istruzione e ampliare lo statuto delle studentesse e degli studenti.
Questa proposta permette di aumentare la decisionalità di studentesse e studenti all’interno delle loro scuole e sulle materie di loro interesse. L’obiettivo finale della nostra campagna però non riguarda la rappresentanza fine a sé stessa, ma vuole far sì che questa possa fare da ponte per permettere una partecipazione più ampia possibile dei giovani studenti e studentesse.
Se una classe, ad esempio, volesse introdurre delle ore di educazione sessuale e all’affettività o approfondire argomenti specifici, ad oggi non avrebbe gli strumenti per farlo. L’introduzione di un organo come la commissione paritetica consentirebbe invece a studenti e studentesse di confrontarsi e avere maggiore voce in capitolo rispetto ai programmi didattici.
Questo è solo un esempio di come aumentare la rappresentanza studentesca significhi aumentare la partecipazione, condizione essenziale per formare cittadini e cittadine emancipate e con pensiero critico, non subordinate alla società che li circonda, ma capaci di cambiarla in meglio.
La Giornata Mondiale dei diritti dell’infanzia e dell’adolescenza si celebra il 20 novembre di ogni anno. La data scelta coincide con il giorno cui l’Assemblea generale ONU adottò la Dichiarazione dei diritti del fanciullo, nel 1959, e la Convenzione sui diritti del fanciullo, nel 1989. In particolare, il 20 novembre 2023 ha sengato i 34 anni dall’approvazione della CRC (Convention on the Rights of the Child). Questi documenti sono la base giuridica per la protezione dei diritti delle bambine e dei bambini, in Italia e nel mondo.
Conflitti, povertà, fame e crisi climatica stanno spingendo milioni di bambine e bambini sull’orlo del baratro. Nel mondo, circa 468 milioni di bambine e bambini, cioè più di 1 su 6, vive in una zona di guerra e sono 160 milioni i bambini e le bambine tra i 5 e i 17 anni, nelle maglie dello sfruttamento e del lavoro minorile, mentre si stima che 29,9 milioni di ragazze adolescenti vivano nei 10 Paesi con il più alto numero di matrimoni infantili.
Ancora una volta, i dati sottolineano l’importanza di perseguire gli impegni presi e aumentare gli sforzi fatti finora per assicurare la protezione e il rispetto dei diritti dei bambini nel mondo, in un momento in cui questi sono messi particolarmente a rischio.
Presentazione del 13° rapporto di aggiornamento della CRC in Italia
Il 21 novembre 2023, il Gruppo CRC ha pubblicato il 13° Rapporto di aggiornamento sul monitoraggio della CRC in Italia(13° Rapporto CRC). ActionAid, da quest’anno è entrata a far parte del gruppo di lavoro, in particolare contribuendo su tematiche quali violenza, partecipazione, contrasto alla dispersione scolastica e cittadinanza.
Dal rapporto è emerso come, da un lato, la situazione attuale in Italia ritrae una quotidianità in cui ragazze e ragazzi esprimono in modi diversi un malessere diffuso che tocca tutte le sfere esistenziali e che coinvolge le diverse fasce d’età. Senza subbio, crisi economiche ricorrenti, crescenti disuguaglianze, pandemia, guerre non fanno altro che creare malessere e rendere il futuro sempre più incerto e precario.
Dall’altro lato, resta viva in molti bambini e ragazzi, sia la consapevolezza delle sfide e degli ostacoli che il mondo sta attraversando, sia la forte volontà di impegnarsi personalmente e collettivamente per affrontarle. Su questo aspetto si può e si deve far leva per rendere bambini e ragazzi più protagonisti del loro presente e del loro futuro.
Dunque, è essenziale e doveroso che gli adulti si assumano le proprie responsabilità e riconoscano le lacune del sistema attuale in modo da avviare un ripensamento delle politiche per l’infanzia e l’adolescenza che coinvolga l’intera comunità educante e che sia sostenibile nel lungo periodo. Quindi, è importante porsi all’ascolto di ragazze e ragazzi, promuovendo il loro protagonismo e tenendo conto dei loro bisogni e della loro opinione per vedere la piena attuazione dei loro diritti.
Il Gruppo CRC, facendo leva anche sul prossimo appuntamento con il Comitato ONU, vuole portare l’attenzione delle istituzioni sulle problematicità di questo sistema, valorizzando i punti di forza emersi delle molteplici esperienze condotte a livello territoriale, per avviare un cambiamento sistematico che veda tutti gli attori protagonisti farsi carico delle esigenze di una generazione sospesa tra sogni e incertezze.
“POSSIAMO TUTTO. Siamo la generazione che cambierà l’Italia a partire dalla scuola” ha trasformato le richieste di studenti e studentesse in proposte di cambiamento legislativo, per rafforzare la partecipazione attiva degli e delle studentesse alle politiche educative, fornendo maggiori strumenti per potenziare la loro leadership, partendo dalle forme di rappresentanza che la normativa già prevede. Il Manifesto della rappresentanza e della partecipazione studentesca riassume i punti prioritari di richiesta della campagna, iniziata a settembre 2022 da Unione degli Studenti ed ActionAid, e ulteriormente rilanciata durante l’Assemblea della rappresentanza dell’11-13 febbraio 2023 a Roma. Le richieste della campagna sono state presentate e discusse a settembre 2023 in occasione del Festival della Partecipazione a rappresentanti del parlamento e della società civile con l’obiettivo di avviare un iter legislativo che porti a una riforma degli organi collegiali della scuola.
Richieste della campagna
Riteniamo che un potenziamento della rappresentanza studentesca, unita ad una vera promozione della cultura democratica a scuola antidoto alle diseguaglianze, possa aumentare la nostra capacità di incidere e stimolare un numero sempre maggiore di giovani a coinvolgersi.
Per questo chiediamo:
l’aumento del numero di rappresentanti degli studenti nel Consiglio d’istituto
l’istituzione in ciascun istituto superiore di una commissione paritetica docenti-studenti, finalizzata a formulare proposte riguardanti la didattica, la valutazione, l’orientamento, il PTOF (Piano dell’offerta formativa), l’istruzione integrata, le alleanze della scuola con il territorio, la didattica transfemminista, la salute e il benessere degli e delle adolescenti
l’introduzione di ore curricolari obbligatorie, rivolte a studenti e docenti, dedicate ai principi della partecipazione e al funzionamento degli organi collegiali e una maggiore focalizzazione dell’educazione civica in questo ambito
il rafforzamento e l’attribuzione di potere decisionale alle consulte studentesche e agli organi nazionali di rappresentanza nell’ambito del Ministero dell’Istruzione e ampliare lo statuto delle studentesse e degli studenti.
Vuoi saperne di più?
Partecipazione di studenti e studentesse: una sfida nell’ambito della governance scolastica – Leggi l’articolo
Informazioni sulla campagna e sul processo le trovi QUI
Manifesto sulla partecipazione e la rappresentanza studentesca – scarica il PDF
I giovani passano troppo tempo attaccati al telefono, escono e bevono troppo.
Si avvicinano al sesso sempre prima, non hanno più un legame con le istituzioni, non si interessano di politica. I giovani parlano e scrivono in modo imbarazzante.
Se questa sequela di luoghi comuni vi suona familiare, è perché lo è. O meglio, potrebbe. In realtà queste parole, qui tradotte e riassunte, sono state pubblicate il 21 novembre 1958 sul New Yorker. “Pecoroni”, “bamboccioni”, “choosy”, “sdraiati”. La lettura che gli adulti danno delle generazioni più giovani è sempre passata per appellativi poco lusinghieri e la narrativa secondo cui “i giovani di oggi sono dei buoni a nulla” è, dagli anni ‘50 in poi, più o meno sempre la stessa.
La lettura che gli adulti danno dei comportamenti dei giovani a quanto pare è sempre stata un po’ svalutante. Ma qualcuno, coi giovani, ci ha mai parlato? Noi in questo podcast abbiamo provato a farlo. Abbiamo deciso di sfatare i luoghi comuni e metterci all’ascolto delle nuove generazioni. Il risultato è la seconda stagione del podcast “La Mia Parte” prodotto con Chora Media con l’obiettivo di dare ai giovani la possibilità di raccontare le loro rivendicazioni.
Nel corso di quattro episodi, il giornalista e autore Alessandro Sahebi raccoglie le testimonianze di giovani attiviste e attivisti che si stanno facendo strada nel mondo della cittadinanza attiva in Italia e oltre i confini nazionali.
Attiviste e attivisti di ActionAid e delle realtà che collaborano con noi raccontano il movimento giovanile e studentesco insieme all’Unione degli Studenti, le azioni contro il cambiamento climatico in Tanzania, la lotta per i diritti delle comunità LGBTQIA+ grazie a progetti come Youth for Love Italia e l’impegno quotidiano contro la violenza di genere a Roma con il collettivo Marielle e Lucha y Siesta.
Diamo voce ai giovani
“La nostra generazione, secondo dati OCSE, non solo è una delle prime generazioni a essere più povera e più svantaggiata rispetto a quella precedente. Abbiamo molte meno prospettive di futuro rispetto ai nostri genitori a cui era stato promesso un certo mondo”, afferma nel primo episodio Bianca Chiesa, 21 anni e coordinatrice nazionale dell’Unione degli Studenti. “[…] Quando veniamo definiti in maniera un po’ paternalista, come giovani svogliati, mammoni o bamboccioni, il tema è un po’ che non abbiamo proprio i mezzi per elaborare proposta politica e soprattutto poi per avere una voce, un’attenzione e delle risposte da parte della politica attuale”.
Ogni episodio offre uno sguardo autentico e approfondito sulle sfide e le vittorie dei giovani di oggi, grazie alle preziose testimonianze di chi crede fermamente nel proprio impegno, inclusa quella di Pietro Turano, noto non solo per il suo ruolo nella serie Skam Italia ma anche come attivista LGBT e vicepresidente di ArciGay Roma.
Gli impatti del cambiamento climatico non colpiscono allo stesso modo gli individui e le comunità nelle diverse aree geografiche della Terra. Inoltre, non tutti i paesi sono ugualmente responsabili di questi cambiamenti.
Il concetto di giustizia climatica si basa su questi due principi, ed è considerato un aspetto sempre più importante nei dibattiti sull’adattamento e la mitigazione.
ActionAid e Will Media hanno prodotto un documentario con il supporto del progetto Food Wave, disponibile sul canale YouTube di Will Media. Si intitola Yatapita, ovvero “Tutto passerà”, che dà il nome a una canzone molto nota in Tanzania.
Silvia Lazzaris – giornalista e autrice, ci guida in un viaggio alla scoperta degli impatti della crisi climatica in Tanzania, che causa ben il 70% degli eventi meteorologici estremi in un territorio dove i periodi di siccità di alternano a imprevedibili inondazioni.
Una “multa da pagare per un reato non commesso”, come evidenzia Lazzaris in apertura al documentario, per un paese che contribuisce solo allo 0,03% delle emissioni globali di gas serra e dove le conseguenze della crisi climatica causano gravi danni all’economia nazionale, basata principalmente sull’agricoltura.
Yatapita mette a fuoco e mostra questa ingiustizia, che viene denunciata in modo chiaro all’interno del documentario anche dai giovani attivisti della rete Global Platform, che evidenziano il ritardo dei paesi più ricchi nel rispettare le promesse fatte a paesi come la Tanzania, su cui già gravano pesanti eredità coloniali e squilibri economici.
Una situazione fotografata anche dal recente rapporto di ActionAid “How the finance flows”, che mostra come, a sette anni dall’Accordo di Parigi, i finanziamenti delle principali banche private verso i settori che più contribuiscono alla crisi climatica – fossili e agricoltura industriale – in 134 Paesi del Sud globale sono 20 volte superiori ai fondi pubblici che i governi hanno stanziato per il contrasto al climate change nei medesimi Paesi.
Per questo, con la campagna #FundOurFuture, ActionAid sollecita i governi a intervenire per una maggiore regolamentazione dei settori bancario e finanziario e chiede agli investitori privati di smettere di finanziare l’espansione dei combustibili fossili, per investire le risorse in soluzioni sostenibili, che possano favorire una transizione giusta.
Hai un problema nella tua scuola e non sai cosa fare per risolverlo? Vuoi portare un cambiamento ma non sai come muoverti? Non preoccuparti, sono in arrivo delle nuove missioni per voi agenti, grazie alle quali ognuna e ognuno di voi potrà mettersi alla prova con le idee più irriverenti e tattiche per raggiungere l’obiettivo di cambiamento che vi sarà affidato!
“Nessuno ci prende in considerazione, nessuno ci ascolta e nessuno si interessa ai nostri bisogni”: quante volte abbiamo detto questa frase in preda alla rassegnazione più totale dopo essere stat* completamente ignorat*? Questo gioco si configura come un pacchetto di missioni attive tutto l’anno, in cui dovrete capire come risolvere una serie di problemi all’interno della scuola attraverso gli strumenti di rappresentanza e partecipazione a vostra disposizione. A partire da questi problemi analizzerete le tutele legislative e giuridiche, vi interrogherete su come organizzarvi all’interno della scuola per portare avanti la missione ed elaborerete diverse strategie di campaigning e mobilitazione collettiva.
Nell’ambito del progetto Orientamento e Partecipazione per l’Educazione finanziato dall’Unione Buddhista Italiana abbiamo svolto numerosi percorsi per stimolare e accrescere la partecipazione studentesca nelle scuole e crediamo che tutto questo sia fondamentale per accrescere il potere che l* giovani possono avere nel trasformare la scuola e la società in cui vivono, portando cambiamenti positivi per tutta la comunità.
Vogliamo accompagnarvi in un processo che metterà alla prova la vostra creatività e astuzia, per far diventare il “non cambierà mai niente” in un “insieme possiamo tutto”. Infatti, per vincere dovrete collaborare come gruppo, arrivando a soluzioni condivise e realmente efficaci. Non vogliamo sentire scuse di nessun tipo, ma solo soluzioni che faranno drizzare i capelli a tutto il consiglio d’istituto di Agente0011.
ISTRUZIONI PER LA PARTECIPAZIONE
Per raggiungere i vostri obiettivi di cambiamento potete partecipare alle missioni “Possiamo Tutto – il gioco”. Le missioni sono strettamente collegate tra loro e consequenziali, partite dalla prima (1. tutele giuridiche) per poi passare a quelle successive (2. organizziamoci e attiviamoci e 3. solidarietà tra pari).
Nei download trovate una serie di materiali e documenti utili per svolgere queste missioni.