Secondo l’ultimo rapporto FAO “Prospettive dei raccolti e situazione alimentare” (http://www.fao.org/3/CA1487EN/ca1487en.pdf) lo shock ambientale dovuto ai cambiamenti climatici è uno dei fattori principali che influenzano il livello di fame in Africa: “il protrarsi dei conflitti, eventi climatici estremi e sfollamenti continuano ad ostacolare l’accesso al cibo per milioni di persone vulnerabili” sottolinea la FAO.
Di seguito, alcuni dati:
- Piogge scarse in Africa meridionale durante fasi chiave del raccolto hanno ridotto la produzione cerealicola di quest’anno, soprattutto in Malawi e Zimbabwe.
- Nel 2018 in Malawi, con la produzione annuale stimata sotto la media, il numero di persone colpite da insicurezza alimentare potrebbe più che raddoppiare rispetto ai valori dell’anno precedente, e raggiungere i 3,3 milioni di persone.
- In Zimbabwe si stima siano invece 2,4 milioni le persone soggette ad insicurezza alimentare nel 2018, a causa della ridotta produzione cerealicola e a difficoltà di accesso dovute a redditi bassi e a problemi di liquidità delle famiglie vulnerabili.
- Anche la regione del Vicino Oriente ha ricevuto piogge insufficienti, le quali hanno causato un calo della produzione cerealicola specialmente in Afghanistan e Siria. In Siria si stima siano 6,5 milioni le persone colpite da insicurezza alimentare e altri 4 milioni sono a rischio, sottolinea il rapporto.
- Le condizioni di siccità in America meridionale hanno ridotto l’output di cereali nel 2018 rispetto ai livelli record dell’anno scorso, soprattutto per quanto riguarda il mais. In America centrale e nei Caraibi piogge sfavorevoli hanno ridotto la produzione di mais, tranne che in Messico.
Pur indicando come positivo il trend di produzione cerealicola di alcuni paesi in Africa orientale, Bangladesh ed Estremo Oriente, nel rapporto si legge la previsione della FAO per la produzione cerealicola mondiale nel 2018 è fissata 2.587 milioni di tonnellate, la più bassa da tre anni e inferiore del 2,4 per cento rispetto ai livelli record dell’anno scorso. Inoltre, sono ben 39 i paesi che, a oggi, necessitano di un’assistenza alimentare esterna: Afghanistan, Burkina Faso, Burundi, Cabo Verde, Camerun, Repubblica centrafricana, Ciad, Congo, Repubblica popolare democratica di Corea, Repubblica democratica del Congo, Gibuti, Eritrea, Eswatini (ex Swaziland), Etiopia, Guinea, Haiti, Iraq, Kenya, Lesotho, Liberia, Libia, Madagascar, Malawi, Mali, Mauritania, Mozambico, Myanmar, Niger, Nigeria, Pakistan, Senegal, Sierra Leone, Somalia, Sud Sudan, Sudan, Siria, Uganda, Yemen e Zimbabwe.
Foto di Gianfranco Ferraro