Oltre gli stereotipi: Ruoli di genere

Vi è mai capitato di trovare nei vostri testi scolastici dei lavori e/o delle azioni associate solo a un sesso specifico? Avete mai trovato frasi come “la mamma fa la lavatrice” e “il papà guida la macchina” in uno dei vostri esercizi di italiano? Ecco, nella rubrica Oltre gli Stereotipi di oggi cercheremo di capire questo fenomeno dei ruoli di genere.

Secondo la teoria dei ruoli sviluppata da Popitz nel 1967, i ruoli maschili e femminili possono essere definiti come “insiemi di norme di comportamento” indirizzate agli individui di un determinato genere (culturalmente definito) in quanto differenti dagli individui di un altro genere (culturalmente definito). Possiamo provare a capire i #ruolidigenere come ciò che la società si aspetta da noi (come ci comportiamo, vestiamo, parliamo, agiamo) solo ed esclusivamente tenendo conto del sesso con cui ci identifichiamo. Dunque, questi cambiano in base alla società, gruppo etnico, cultura e periodo storico di appartenenza.

Ruoli di genere o stereotipi di genere?

Nonostante la rigidità di alcuni contesti socio-culturali, la natura umana è di fatto varia e non esistono in natura attività, interessi o caratteri esclusivamente femminili o maschili. Ed è così che i ruoli di genere ricadono negli #stereotipidigenere, perpetuando un’idea in cui non si è liberi di essere noi stesse/i, ma tutte/i dovremmo seguire delle linee guida socio-culturali in base al nostro sesso di appartenenza. Poiché gli stereotipi causano disparità di trattamento in base al genere, possiamo identificare anche il questo fenomeno con il termine #sessismo.

Gli stereotipi sono solitamente relativi a quattro fattori:

  • Tratti della personalità: quando, ad esempio, ci si aspetta spesso che le donne siano più emotive, mentre gli uomini più aggressivi.
  • Comportamenti domestici: Quando, ad esempio, alcune persone si aspettano che le donne si prendano cura dei bambini e della casa, mentre gli uomini debbano avere tutta la responsabilità finanziaria famigliare.
  • Occupazione: Quando, ad esempio, in alcune contesti c’è la credenza che le donne debbano svolgere lavori di assistenza e/o con orari ridotti.
  • Aspetto fisico: Quando, ad esempio, ci si aspetta che gli uomini indossino unicamente pantaloni e portino acconciature corte, mentre le donne debbano indossare vestiti e make-up.

Gli stereotipi di genere semplificano la realtà fornendo immagini generalizzate che riducono la complessità e la ricchezza individuale all’interno dei contesti socio-culturali. Che siano in base al comportamento, aspetto o occupazione di una persona, questi hanno un potenziale estremamente dannoso, perché portano gli individui a non esprimere pienamente sé stessi e le loro emozioni. Non solo, gli stereotipi di genere possono limitare le scelte e le opportunità nella vita delle persone, portando a vera e proprio discriminazione

Probabilmente vedrete manifestarsi stereotipi di genere in molte forme nel vostro vivere, ricordate però che proprio voi potete dare il vostro contributo per sfidarli ed aiutare tutte/i – indipendentemente dal sesso o dall’identità di genere – a sentirsi uguali e valorizzati come persone.

Curiosità

Seguendo la definizione indicata sopra, possiamo notare che questi ruoli hanno la potenzialità di essere molto diversi in base allo stato o al contesto in cui si vive.

Ruoli di genere in Unione Europea

I governi Europei sono abbastanza coinvolti nella vita dei cittadini e, con diverse intensità, stanno intervenendo per incoraggiare l’uguaglianza di genere.

In Svezia, ad esempio, tutti i genitori che lavorano hanno diritto a sedici mesi di congedo retribuito per figlio, per incoraggiare un maggiore coinvolgimento paterno nell’educazione e crescita dei figli.

Attraverso politiche come il congedo parentale, si lavora attivamente per sradicare l’idea che la cura della prole sia da attribuirsi solo alla figura materna, e permette così ad ambo i sessi di coltivare la propria figura professionale senza rinunciare a prescindere alla propria carriera.

Tuttavia, disuguaglianze di genere nell’istruzione persistono, ad esempio in termini di preferenze di studio. Le donne hanno maggiori probabilità di avere un diploma superiore, ma continuano a essere sovrarappresentate in settori di studio legati a ruoli femminili tradizionali, come quelli connessi all’assistenza, e sottorappresentate in quelli della scienza e dell’ingegneria. Quello che ragazze/i possono fare nel loro futuro professionale e personale è ancora molto segnato dai concetti tradizionali dei ruoli di genere. Del rapporto tra donne e materie scientifiche (STEM) avevamo anche parlato in questo articolo.

Tutt’oggi, le politiche per l’uguaglianza di genere in Unione Europea si basano ancora sulla lotta contro i ruoli e gli stereotipi tradizionali e persistenti.

Potete approfondire la tematica nel contesto svedese consultando questa pagina: https://www.government.se/4a7738/contentassets/efcc5a15ef154522a872d8e46ad69148/gender-equality-policy-in-sweden?TSPD_101_R0=082953afa5ab2000ada2d306775ee525ccc983b86d10064b478eef4ec3948c548facede4d0e8380008d8ae95b914300020ff9189aa89782772c7be2976fa51e4700df5f89de083adab9c4939e3511a3eaedfd0ffd672fde6e0baf5617a216af2.

Ruoli di genere in Giappone

Spostandoci nel continente Asiatico, e nello specifico in Giappone, troviamo un contesto in cui il genere femminile è generalmente ben istruito e con un’occupazione. Rimane tuttavia una forte pressione sociale per le donne a trovare un marito. Nella storia giapponese, le differenze di genere sono state un elemento chiave della stratificazione sociale. Dalla Seconda guerra mondiale, ci sono stati tuttavia drastici cambiamenti socio-culturali che hanno portato questo sessismo ad attenuarsi, ed oggi in Giappone rimangono poche barriere all’equa partecipazione delle donne alla vita sociale e professionale. Tuttavia, la disuguaglianza di genere continua nella vita familiare, sul posto di lavoro e nella cultura popolare. Nonostante i cambiamenti in ambito lavorativo che hanno portato le donne giapponesi ad essere indipendenti economicamente, queste dovrebbero ancora sposarsi per ottenere uno status rispettato nella società. Esiste anche la convinzione sociale che sia nell’interesse della donna, dei suoi figli e della società rimanere a casa e dedicarsi unicamente alla famiglia.

Potete approfondire sul Giappone consultando questa pagina: https://www.giapponeinitalia.org/la-dipendenza-reciproca-tra-i-generi-l’uomo-e-la-donna-nella-societa-giapponese-contemporanea-attraverso-l’amae/.

Allegra Varriale

Book Club: Simone Biles

Cari e care Agenti, siamo giunti al terzo appuntamento con la rubrica dedicata alle donne speciali che hanno fatto la storia grazie ai traguardi che hanno raggiunto; queste donne ci ricordano che è assolutamente possibile raggiungere l’uguaglianza di genere ed eliminare gli stereotipi, come cita l’Obiettivo n° 5 dell’Agenda 2030.

Sul famoso libro “Storie della Buonanotte per Bambine Ribelli” a pagina 176 si parla di una giovane ragazza statunitense: Simone Biles.

Forse qualcuno/a di voi l’ha gia notata su un video che un anno fa spopolò su Youtube dove la Biles ha stupito tutto il mondo per la sua agilità, disinvoltura e flessibilità tanto da sembrare che volasse durante la sua performance.

Ma per chi non avesse idea di chi sia Simone Biles ve lo racconto un po’ qua sotto.

Nata il 14 Marzo del 1997 negli Stati Uniti d’America, dopo un’infanzia difficile, all’età di 3 anni viene affidata ai nonni e si trasferisce in Texas da loro. Proprio la nonna la avvicinò al mondo della ginnastica, che sarà per Simone un vero colpo di fulmine.

Nonostante la sua piccola statura la ragazza dimostra di avere un grande potenziale e viene notata da una allenatrice, Aimeé Borman, che la accompagnerà nel resto del suo percorso e verso le sue numerosissime vittorie.

Prima si aggiudica il Campionato Nazionale Juniores, dove primeggia soprattutto nell’arte dei volteggi. A soli 14 anni entra nella squadra nazionale USA in categoria Junior e poco più tardi diventa “Campionessa statunitense al volteggio”.

A 16 anni riesce ad entrare nella categoria Senior e vola in Belgio, ad Anversa, per partecipare ai suoi primi Mondiali di Ginnastica dove si aggiudica due medaglie d’Oro, una di Argento e una di Bronzo. Sempre ad Anversa presenta un esercizio a corpo libero che resterà nella storia e che prenderà il suo nome: “The Biles”. Nessun’altra atleta è riuscita a replicarlo.

A 18 anni ha ottenuto talmente tante medaglie, tra Mondiali e numerose altre competizioni che non sorprende che la ragazza, ottiene il diritto per partecipare alle Olimpiadi di Rio del 2016.

Qui Simone Biles, non sale sul podio una sola volta, bensì vi sale quattro volte, conquistandosi ben 4 medaglie d’Oro.

Dopo Rio, la Biles diventa prima la ginnasta più vincente di sempre negli Stati Uniti; infine, come ciliegina sulla torta, conquista anche il Record Storico di maggior numero di Medaglie Mondiali Vinte (25 in tutto, di cui 19 d’Oro).

Simone Biles è un esempio non solo sportivo ma anche di vita. Nonostante la sua infanzia complicata è riuscita a riscattarsi e a costruirsi una carriera nel mondo dello sport, dove la competizione è forte e dove si possono incontrare diversi ostacoli.

La Biles non ha avuto un cammino costantemente liscio nel corso della sua carriera ma nonostante ciò si è sempre rialzata e ha lottato per il suo sogno, dedicando le sue performance alle persone a cui più tiene, che la hanno accudita e cresciuta, i suoi nonni; e ha cercato di volare sempre più in alto.

Lei stessa ha dichiarato in un’intervista che: “We can push ourselves further. We always have more to give.” (“Possiamo spingerci oltre. Abbiamo sempre qualcosa in più da dare”) e “I’m not the next Usain Bolt or Michael Phelps. I’m the first Simone Biles” (“Non sono la prossima Usain Bolt o Michael Phelps. Sono la prima Simone Biles”).

A conferma che lei ha tutto il diritto di essere riconosciuta, a pari di un uomo, come una grande campionessa che ha fatto la storia.

Agenti, è il momento di salutarci. Alla prossima settimana con il racconto di una nuova leggenda femminile che spero, ispirerà i vostri sogni.

Beatrice Belsanti

Il Giusto Mezzo: per una società più equa

Un gruppo di donne di tutte le età, con diverse competenze e passioni: le donne del Giusto Mezzo, che nel 2020 si sono unite nella volontà di sognare una comunità più equa e giusta per tutti e tutte.

Le attiviste del Giusto Mezzo provengono da diversi ambiti della società civile e molte di loro si impegnano, sul proprio territorio e online, per dare il giusto spazio alle donne in politica, sul luogo di lavoro e nella vita quotidiana. Dall’inizio della pandemia i loro percorsi si sono incrociati quando le attiviste si sono poste un obiettivo comune: portare in Italia l’iniziativa #halfofit, promossa da Alexandra Geese, parlamentare europea, che si rivolge alle istituzioni europee per chiedere che almeno la metà dei fondi messi a disposizione per affrontare la crisi economica e sociale che la pandemia ha scatenato siano destinati all’occupazione femminile e alla promozione dei diritti delle donne e delle bambine.

La pandemia che stiamo vivendo, infatti, ha contribuito ad aggravare le disuguaglianze di genere e ha creato nuovi problemi da affrontare: la chiusura delle scuole, per esempio, ha costretto molte mamme a lasciare il lavoro per prendersi cura dei propri figli e figlie. Esse si sono aggiunte alle tante donne che già non lavoravano per accudire bambini o anziani nelle zone in cui i servizi di assistenza non sono sufficienti. la crisi del settore della ristorazione e dei servizi, inoltre, ha causato nel 2020 la perdita del lavoro per molte donne e avrà effetti negativi anche nelle opportunità di occupazione delle più giovani.

Quali sono le proposte del Giusto Mezzo per una società più equa?

Le attiviste hanno presentato al Governo un piano di ripresa dalla crisi che non lasci indietro nessuno e nessuna. Tra le proposte un fondo di sostegno alle donne imprenditrici, la possibilità per tutti i bambini e bambine di accedere all’asilo nido a tempo pieno, più servizi di cura che sostengano le famiglie e incoraggino l’occupazione delle donne, lotta alle discriminazioni di genere in ogni ambito della vita quotidiana della comunità.

Silvia D’Ambrosio

Fonte: https://ilgiustomezzo.it/ 

Nilde Iotti: la Donna e la Politica

“Comprenderete la mia emozione per essere la prima donna nella storia d’Italia a ricoprire una delle più alte cariche dello Stato. Io stessa – non ve lo nascondo – vivo quasi in modo emblematico questo momento, avvertendo in esso un significato profondo, che supera la mia persona e investe milioni di donne che attraverso lotte faticose, pazienti e tenaci si sono aperte la strada verso la loro emancipazione. Essere stata una di loro e aver speso tanta parte del mio impegno di lavoro per il loro riscatto, per l’affermazione di una loro pari responsabilità sociale e umana, costituisce e costituirà sempre un motivo di orgoglio della mia vita.”

20 giugno 1979. Discorso di insediamento di Nilde Iotti alla Presidenza della Camera dei Deputati.

Leonilde Iotti è una delle figure più importanti della storia italiana. Protagonista assoluta della Prima Repubblica, ha ricoperto importanti incarichi istituzionali fin dagli albori costituenti della nostra democrazia, servendo umilmente lo Stato fino praticamente alla sua morte e dedicando tutta la sua vita e la sua passione all’impegno civile. Nonostante una vita privata considerata “scandalosa”, che le causò continui attacchi e della quale dovette costantemente giustificarsi, la sua forza e la sua determinazione le permisero di non farsi condizionare dai pregiudizi e dalle dicerie. Anzi, vivendo lei stessa le grandi questioni sociali del tempo, si fece personalmente portatrice di enormi progressi socio-politici, spingendo per un nuovo ruolo della Donna nello Stato e nella società e lottando per la sua completa emancipazione. Le sue battaglie per la libertà e i diritti di tutti, ma in particolare di tutte le Donne, e il suo esemplare senso dello Stato e delle Istituzioni, la rendono un esempio da ricordare e rispettare.

Leonilde Iotti, detta Nilde, è la Donna e la Politica dell’Italia repubblicana.

LA STORIA DI NILDE

La Politica

Nilde Iotti si avvicina alla politica durante la guerra di liberazione antifascista, quando, poco più che ventenne (nasce il 10 aprile 1920 a Reggio Emilia), partecipa alla resistenza attraverso i Gruppi di Difesa della Donna (GDD). Nilde aderisce al Partito Comunista Italiano (PCI) e ricopre i suoi primi incarichi politici venendo eletta, nel dopoguerra, presidente dell’Unione Donne Italiane (UDI) di Reggio Emilia e nel consiglio comunale della città come indipendente del PCI.

Il 2 giugno 1946 è “una delle 21 donne elette nell’Assemblea costituente, una delle cinque chiamate nella Commissione dei Settantacinque. A pieno titolo la consideriamo una delle madri della Repubblica” come la ricorda l’attuale Presidente della Repubblica Sergio Mattarella.

Nel 1948 viene eletta nuovamente alla Camera dei deputati e resterà a Montecitorio fino al 1999 rimanendo deputata ininterrottamente dalla prima alla tredicesima legislatura. Inoltre dal 1979 al 1992 presiede l’Assemblea: è infatti eletta Presidente della Camera dei Deputati per tre legislature consecutive, ancora oggi è la presidente della Camera più longeva: 4.688 giorni di presidenza.

Nel 1956, entra a far parte del comitato centrale del Partito comunista e nel 1962 della direzione nazionale. Nel 1963 alla Camera è membro della Commissione Affari Costituzionali concentrando la sua attività sulla nuova rilevanza del ruolo femminile nel mondo del lavoro e delle relazioni familiari. Nilde Iotti è promotrice della legge sul diritto di famiglia del 1975, della battaglia sul referendum per il divorzio del 1974 e della legge sull’aborto del 1978.

Nel 1969, primo anno della partecipazione dei parlamentari comunisti al Parlamento europeo, viene nominata nella delegazione italiana, impegnandosi per riformare l’elezione del parlamento stesso verso il suffragio europeo diretto. Nilde rimane deputata europea fino al 1979, anno delle prime elezioni dirette del Parlamento europeo.

Nel 1987 viene incaricata Presidente del Consiglio, seppur con un mandato esplorativo, nel 1992 è in corso per la nomina di Presidente della Repubblica. Nel 1993 ottenne la Presidenza della Commissione Parlamentare per le riforme istituzionali. Nel 1997 venne eletta Vicepresidente del Consiglio d’Europa.

Il suo senso civico e la sua passione politica la porteranno ad abbandonare la sua attività politica solo il 18 novembre 1999, giorno in cui è costretta a dimettersi per gravi problemi di salute. Morirà pochi giorni dopo, il 4 dicembre 1999.

La Donna

La vita privata di Nilde Iotti è stata per anni oggetto di polemiche.

La sua relazione sentimentale con Palmiro Togliatti, Segretario del Partito Comunista Italiano, le portò attacchi da ogni fronte, soprattutto dai suoi stessi compagni di partito. Il leader comunista, sposato con un figlio, e Nilde si conobbero proprio durante i lavori dell’Assemblea costituente, e da un rapporto personale di stima e rispetto nacque una relazione amorosa dalla quale la Iotti dovette continuamente difendersi. La loro relazione, che durerà fino alla morte del leader comunista nel 1964, fu inizialmente tenuta segreta, e anche quando resa pubblica, non fu mai, anche se felice e con una figlia adottata, una relazione, una famiglia “normale”. Solo dopo la morte di Togliatti la Iotti riuscì a emancipare il suo nome e i suoi meriti da quelli del compagno.

La storia di Nilde è così fotografia della condizione sociale della donna nel secondo dopoguerra, rincorsa da pregiudizi, costretta a dover dare spiegazioni su questioni personali, nella difficoltà di conciliare vita privata e vita lavorativa.

Per comprendere quanto complesso sia stato il percorso di Nilde e di tutte le donne è importante ricordare ancora alcune date: solo nel 1963 le donne possono finalmente accedere alla magistratura; solo dal 1968 l’adulterio femminile non è più considerato reato; solo dal 1970 è possibile divorziare; solo dal 1975 esiste parità tra i coniugi nel diritto di famiglia; solo nel 1978 viene approvata la legge sull’aborto; solo nel 1981 il “delitto d’onore” non è più riconosciuto nel diritto penale; solo dal 1996 la violenza sessuale è reato contro la persona e non contro la moralità pubblica e il buoncostume. E solo nel 2012, dopo la sua morte, si è completata la piena parità giuridica tra figli nati dentro e fuori del matrimonio.

IL TESTAMENTO DI NILDE

Prima donna eletta a una delle più alte cariche dello Stato; prima donna incaricata, con mandato esplorativo, alla Presidenza del Consiglio; prima donna in corsa per la Presidenza della Repubblica. Una vita intera dedicata al servizio delle istituzioni, fautrice di importanti riforme sociali e politiche, paladina di moltissime conquiste femminili.

La Donna

Nilde, fin dai suoi lavori nell’Assemblea dei Settantacinque si occupò di definire un nuovo ruolo della donna. La donna doveva essere considerata non più come moglie e madre, ma come cittadina. Il suo continuo impegno per una piena emancipazione femminile la vide impegnata soprattutto sulle tematiche del divorzio, della parità tra i coniugi e dei diritti dei figli nati fuori dal matrimonio, temi incontrati anche nella sua stessa vita privata.

“La donna, era ed è tuttora legata a condizioni arretrate, che la pongono in stato di inferiorità e fanno sì che la vita familiare sia per essa un peso e non fonte di gioia e aiuto per lo sviluppo della propria persona. Dal momento che alla donna è stata riconosciuta, in campo politico, piena eguaglianza, col diritto di voto attivo e passivo, ne consegue che la donna stessa dovrà essere emancipata dalle condizioni di arretratezza e di inferiorità in tutti i campi della vita sociale e restituita ad una posizione giuridica tale da non menomare la sua personalità e la sua dignità di cittadina”. Nilde Iotti

La Politica

“Il suo percorso civile e politico reca impressi i caratteri di quella straordinaria crescita democratica, che ha consentito al nostro popolo di liberarsi dal fascismo, di dotarsi di una Costituzione rispettosa degli originari e inviolabili diritti della persona, di progredire nel benessere economico e nella solidarietà sociale”. Nilde Iotti “spese tutta la vita nelle istituzioni per dare piena attuazione ai principi costituzionali e consolidare così i legami tra democrazia e società” e “il suo impegno e la sua testimonianza rimangono patrimonio della memoria della Repubblica” ha sottolineato Sergio Mattarella, in occasione della ricorrenza dei cento anni dalla nascita di Nilde Iotti (1920-2020).

“Sarebbe un fatto estremamente importante se il giorno in cui avessimo portato il nostro paese fuori dal guado, fuori dalla crisi, potessimo dire che, dall’inizio alla fine della nostra battaglia, comunque ci siamo chiamati e qualunque forma abbiamo dato alla nostra attività politica, noi abbiamo servito per difendere i lavoratori, per garantire la libertà degli individui e la democrazia del nostro paese”.

Nilde Iotti

Simone Gennari

 

Approfondimenti:

http://www.fondazionenildeiotti.it/

https://www.raiplay.it/programmi/leonildeiottidettanilde

https://www.raiplay.it/programmi/storiadinilde

Nilde Iotti – Il tempo delle donne

Oltre gli stereotipi: orientamento sessuale

Distinto dal sesso e dall’identità di genere, termini che abbiamo approfondito nella news del 3 Marzo, l’orientamento sessualeindica l’attrazione emozionale, romantica e/o sessuale di una persona verso un altro individuo[…]”.

L’orientamento sessuale può variare da persona a persona: si può essere attratti da persone dello stesso sesso (è il caso dell’omosessualità), da persone del sesso opposto (come nel caso dell’eterosessualità) o da persone di entrambi i sessi (bisessualità).
Omosessualità, eterosessualità e bisessualità sono generalmente le tre classificazioni di orientamento sessuale oggi più riconosciute, anche se la categoria è molto labile e spesso ne fanno parte anche l’asessualità (scarsa o assente attrazione emozionale, romantica e/o sessuale verso un altro individuo) e la pansessualità (attrazione per gli individui indipendentemente dal loro sesso e/o identità di genere).

Il concetto di orientamento sessuale esiste sin dall’antichità, ed è sempre stato un concetto altamente controverso.
Secondo quelli che sono considerati gli “standard” della società in cui viviamo, l’eterosessualità è stata per lunghissimo tempo l’unica forma di orientamento sessuale pubblicamente accettato, mentre l’omosessualità era condannata nella maggior parte dei casi e la bisessualità non veniva neanche presa lontanamente in considerazione.
Anche in tempi ormai antichi, tuttavia, c’era distinzione tra le diverse culture e i costumi nelle diverse società.
Per esempio, nella cultura giapponese dei Samurai, l’amore tra due uomini era considerato il più sincero, e veniva celebrato come vera forma d’amore, mentre il matrimonio eterosessuale restava sì diffuso, ma veniva visto come un fardello.

Per quanto oggi diverse forme di orientamento sessuale siano pubblicamente accettate e il numero di discriminazioni verso chi ha un orientamento sessuale che non sia eterosessuale siano diminuite, lo stereotipo del “diverso” non è ancora stato completamente abbattuto, e forme di omofobia vengono ancora ampiamente esternate e praticate.
Questa reticenza nell’accettare l’esistenza di diverse forme di orientamento sessuale dipende anche dal fatto che solo in tempi relativamente recenti l’omosessualità non è stata più ritenuta, scientificamente, una malattia.

Proprio perché ancora oggi esistono discriminazioni contro chi ha un orientamento sessuale che non segua i cosiddetti standard (sarebbe anche ora di cambiarli, non credete?), è fondamentale combattere tali discriminazioni, informandosi e parlando apertamente di una questione come quella dell’orientamento sessuale, che non può e non deve più costituire un tabù.

Angela D’ambrosio

Per approfondimenti:

https://www.societasessuologia.it/orientamento-sessuale/

https://www.focus.it/comportamento/sessualita/sesso-in-antichita

Bookclub: Matilde Montoya

Lo scorso 2 marzo Agente0011 ha dato inizio alla sua nuova rubrica letteraria, partendo con la biografia di Miriam Makeba, tratta dal primo volume di “Storie della Buonanotte per Bambine Ribelli” di Elena Favilli e Francesca Cavallo.
Questa settimana, tratta dallo stesso libro, la rubrica di Agente propone la bibliografia di Matilde Montoya, che possiamo trovare a pagina 130 del volume.

La prima dottoressa messicana

Il 14 marzo 1859, nacque in a Città del Messico Matilde Montoya, passata alla storia per essere diventata la prima dottoressa messicana.
Con un’intelligenza vivace che la distingueva da altre bambine, Matilde covava sin da ragazzina il sogno di diventare dottoressa, ma raggiungere questo obiettivo non fu affatto semplice.
Fu la prima studentessa ad iscriversi alla Scuola nazionale di Medicina, e fu più volte ostacolata dagli stessi professori, che non accettavano l’idea che una donna potesse diventare un medico.
Con il sostegno della madre, degli amici, e del Presidente messicano, matilde portò avanti i suoi studi.
Fu proprio il Presidente a varare una legge che consentiva alle donne messicane di studiare medicina e diventare dottoresse, permettendo così a Matilde di affrontare l’esame finale ed ottenere il titolo che le spettava.
Fu un incredibile evento storico, che fece conoscere ovunque la “ Señorita Matilde Montoya”.

In linea con il tema femminile del mese di marzo e con l’obiettivo 5 dell’Agenda 2030, anche la storia di Matilde Montoya si inserisce in un contesto di lotta per l’uguaglianza di genere.
Tanto tempo è trascorso dalla sua nascita, ma ancora oggi le donne devono lottare per ottenere riconoscimenti solitamente attribuiti agli uomini, continuando a subire ingiustizie.
La storia di personaggi come Miriam Makeba e Matilde Montoya ci insegna però che non è mai una perdita di tempo combattere per l’uguaglianza dei diritti, ovunque nel mondo.

La Giornata Internazionale della Donna

La Giornata Internazionale della Donna, anche conosciuta come Festa della Donna, è celebrata l’8 Marzo in molti paesi del mondo. In questo giorno, donne dai paesi più o meno sviluppati celebrano assieme senza alcuna barriera nazionale, culturale, economica e politica, i traguardi raggiunti nella loro lotta sociale per ottenere equità di genere.

 

Storia e Curiosità

Perché l’8 Marzo?

L’idea di una giornata internazionale della donna sembra risalire agli Stati Uniti del 1909, quando le rivendicazioni delle donne contro lo sfruttamento, i salari bassi, le discriminazioni sessuali e del diritto di voto non potevano più passare inosservate e il Partito socialista americano organizzò così una manifestazione a favore delle lotte femminili nell’ultima domenica di febbraio. Infatti, l’8 Marzo non è sempre stato considerato il giorno della Festa della Donna, nello scorso secolo erano state adottate diverse date dai singoli Paesi per celebrare la Giornata internazionale della Donna (come il 19 marzo, l’ultima domenica di febbraio, il 15 aprile e il 23 febbraio).

 

Ma da dove viene allora la decisione di prendere in considerazionel’8 marzo?

Dalla Russia, più precisamente nel contesto della sua rivoluzione durante la prima guerra mondiale. A San Pietroburgo, l’8 marzo 1917 le donne della capitale guidarono una grande manifestazione che rimase alla storia come l’inizio della Rivoluzione russa di febbraio. Per questo motivo, e in modo da fissare un giorno comune a tutti i Paesi, nel 1921 durante la seconda conferenza internazionale delle donne comuniste, venne fissato l’8 marzo la “Giornata internazionale dell’operaia”. Di curioso c’è che per il popolo russo originariamente l’8 marzo era in realtà il 23 febbraio. Infatti, prima della Rivoluzione, la Russia non aveva ancora adottato il calendario gregoriano, il calendario usato oggi nella grande maggioranza dei paesi, quindi il 23 febbraio, giorno dell’inizio della Rivoluzione comunista, corrispondeva all’8 marzo negli altri paesi europei.

Solo nel 1975, durante l’anno internazionale della donna, le Nazioni Unite instituirono ufficialmente l’8 marzo come Giornata Internazionale della Donna. Da allora, l’ONU e le loro agenzie lavorano per garantire #equitàdigenere come diritto umano, stimolando la cooperazione internazionale che ha con trattati fondamentali e iniziative come il CEDAW (1979), la Dichiarazione di Pechino (1995), e l’inclusione dell’obiettivo 5 nell’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile.

 

Quali sono i simboli della Festa delle Donne?

COLORI: Viola, verde e bianco sono i colori della Giornata Internazionale della Donna. Viola significa giustizia e dignità.  Il verde simboleggia la speranza. Il bianco rappresenta la purezza. Questi colori si possono attribuire al movimento di “Unione Sociale e Politica Femminile” (WSPU) nel Regno Unito. (Agenti cosa vi ricorsa questo nome? Non è per caso lo stesso movimento di cui facevano parte le Suffragette? Trovate la loro storia sulla nostra pagina Instagram).

FIORI: In Italia la mimosa rappresenta il fiore della Festa della Donna. La scelta dei fiori gialli della mimosa risale agli anni del dopoguerra, Teresa Mattei ex partigiana e attivista per i diritti delle donne, propose di adottare un fiore economico, che sbocciasse a fine dell’inverno e che fosse facile da trovare nei campi.

La Festa delle Donne e l’Equità di Genere

L’uguaglianza di genere non è solo un diritto umano fondamentale, ma un criterio necessario per raggiungere gli obiettivi di pace e prosperità sostenibile della Agenda 2030. #SDG5 sottolinea il bisogno di “realizzare l’uguaglianza di genere e a emancipare tutte le donne e tutte le ragazze”, proponendo dei target per porre fine alla discriminazione, alla violenza, riconoscendo dignità del lavoro, necessità di partecipazione e di leadership nei processi decisionali, oltre all’accesso universale all’assistenza sanitaria.

Ancora oggi, la Giornata Internazionale della Donna è un momento che unifica la tenacia di una lotta verso la parità di genere. L’8 marzo rimane un giorno di cooperazione per chiudere i divari di genere; divari impattano la vita di donne, ragazze e bambine quotidianamente. Secondo il World Economic Forum, purtroppo nessuno di noi potrà vivere in una condizione di parità di genere, il suo raggiungimento sembra richiedere un ulteriore secolo.

Sebbene il mondo abbia compiuto progressi senza precedenti nel corso della storia, nessuno di questi ha totalmente colmato le disparità di genere.

Solo pochi decenni fa, l’essere umano è riuscito ad atterrare sulla luna e a esplorare lo spazio, d’altro canto, in questo stesso arco temporale, a 2,7 miliardi di donne veniva negato l’accesso al mondo del lavoro per colpa di barriere legali ancora esistenti. Nel 2019, nel mondo c’è solo uno scarso 25% dei componenti parlamentari di sesso femminile, indicando una rappresentanza non bilanciata tra i sessi ai vertici decisionali dei Paesi. Insomma, in un mondo che ancora oggi vede una donna su tre vittima violenza di genere, c’è tanto bisogno di festeggiare la Giornata Internazionale della Donna per ricordarci che nessuno sarà davvero libero dalla discriminazione fino a quando tutte e tutti non potremmo godere di uguali diritti.

 

Oggi, 8 marzo 2021, decidiamo di sfidare le disuguaglianze di genere.

#choosetochallenge #IWD2021 #SDG5

Per ulteriori approfondimenti potete consultare il sito web dell’International Women’s Day (https://www.internationalwomensday.com), e su Focus Italia (https://www.focus.it/cultura/storia/giornata-internazionale-della-donna-8-marzo).

Allegra Varriale

8 marzo: l’Uisp in campo per i diritti e le pari opportunità

Ecco le proposte Uisp per festeggiare l’8 marzo facendo sport, a distanza o in presenza, sempre in totale sicurezza. Parla M. Claysset

 

L’Uisp è impegnata ogni giorno per promuovere i diritti delle donne e la parità di genere, e per sensibilizzare sul tema della violenza e dei femminicidi. A maggior ragione in un momento così complicato l’Uisp decide di scendere in campo e di accendere i riflettori su una una situazione che di anno in anno vede pochi passi avanti e molti casi di cronaca e dati statistici che sconfortano.

“Il momento è difficilissimo e drammatico – dichiara Manuela Claysset, responsabile politiche di genere e diritti Uisp – in particolare per quanto riguarda i femminicidi, assistiamo a tanti casi di violenza tutti i giorni, la pandemia ha fatto emergere tutte le fragilità, le discriminazioni e le disuguaglianze. Come associazione, pur essendo fermi con le attività nei territori con molte regioni che diventano rosse, stiamo vedendo una grande mobilitazione, con una serie di iniziative molto interessanti, sia di approfondimento che di attività motorie. Attraverso le proposte di sport sul territorio chiediamo a donne e ragazze, ma non solo, di farsi vedere attraverso la pratica sportiva e motoria. Le iniziative sul territorio si sono moltiplicate, nonostante le difficoltà, segno che la nostra associazione non dimentica il tema dei diritti e delle pari opportunità”.

Infatti, l’Uisp non si tira indietro nemmeno in quest’anno di difficoltà e limitazioni: sono molte le iniziative in programma sul territorio, in presenza o virtuali, organizzate in occasione dell’8 marzo, per coinvolgere cittadine e cittadini in una riflessione comune sul tema dei diritti e delle pari opportunità. “Prosegue anche il lavoro sulla “Carta europea dei diritti delle donne nello sport”, che è stata recentemente adottata dal Comune di Pesaro: è un impegno che si rinnova, di crescita e condivisione con il territorio, la Carta è una base politica di lavoro che è stata adattata alle varie situazioni locali. La nostra attenzione su queste tematiche non è di un mese o una giornata, ma è un impegno che ci attraversa e che si è manifestato anche durante il percorso congressuale. L’associazione su questi temi è cresciuta, ne è prova anche il progetto Differenze, partito il 1 marzo, un laboratorio continuo di formazione e crescita, che lancia un messaggio importante: il mondo sportivo ha bisogno di lavorare molto sul terreno della formazione, di continuare ad apprendere, non ci si può mai fermare”.

Presentiamo una rassegna delle iniziative per la Giornata internazionale della donna organizzate e proposte dai Comitati e dai Settori di attività Uisp.

Partiamo con l’Uisp Piemonte e la “Camminata al chiaro di luna delle donne di sport”: otto ritrovi in altrettante località della regione, lunedì 8 marzo alle 19.30, per partire insieme e chiedere ristori e riconoscimenti. Appuntamenti previsti ad Alessandria, Rivoli, Bra, Torino, Pinerolo, Settimo, Candelo, Ivrea. Sabato 20 marzo è anche in programma un incontro on line tra lavoratrici dello sport e rappresentanti della politica e dei sindacati. Per informazioni clicca qui

 

Un’occasione di riflessione e confronto viene offerta dall’Uisp Torino che ha realizzato una selezione di otto film attraverso cui accrescere la nostra consapevolezza e conoscenza sul tema della violenza sulle donne, una violenza consumata nel quotidiano della quale si parla nelle pagine di cronaca nera dei giornali. Per scoprire i film consigliati clicca qui. Il Comitato di Torino ha scelto anche di valorizzare la Carta europea dei diritti delle donne nello sport attraverso un video 

Torna la Corsa rosa dell’Uisp Brescia e diventa virtuale: da sabato 6 a lunedì 8 marzo tutti possono partecipare all’evento, in gruppo o singolarmente, basta correre o camminare su un percorso di 4/5 km dove si preferisce, in città, al mare, in montagna, al lago. L’importante è camminare rispettando le regole del distanziamento per garantire la sicurezza di tutti. Diversi Comitati aderiscono alla Corsa Rosa bresciana, tra cui Uisp Varese, Uisp Monza-Brianza, Uisp Lodi, Uisp Lariano, Uisp Bergamo. Per tutte le informazioni clicca qui

Alcuni Comitati Uisp hanno puntato sui Video.  Ecco il video che l’Uisp Bologna ha dedicato all’otto marzocon interviste a dirigenti sportive, rappresentanti delle istituzioni, la presidente del Comitato e Katia Serra, ex calciatrice e conduttrice tv. L‘Uisp Regionale Marche ha realizzato un video per dire NO alle discriminazioni di cui le donne sono ancora vittime. Il video è introdotto da Simone Ricciatti, presidente regionale, e a seguire intervengono i dirigenti di tutti gli altri Comitati territoriali Uisp marchigiani. Uisp Friuli Venezia Giulia, insieme al Sda Motorismo regionale Uisp, ha realizzato un video omaggio alle donne che hanno scelto il motorismo come sport e mette a nudo una serie di luoghi comuni, con frasi e foto. Uisp Verona ha realizzato un video dedicato alle donne che praticano danza. Anche l’Uisp Caltanissetta celebra la Giornata della donna attraverso la danza, grazie al video realizzato dall’Asd Scarpette Rosse condiviso dalla pagina Facebook Uisp Sicilia. La Giornata internazionale della donna dell’Uisp Zona del Cuoio nel video realizzato con le società sportive del territorio. L’Uisp Cagliari ha realizzato un video con l’intervista alla responsabile politiche di genere e diritti del comitato Uisp, Marinella Canu. Da Sassari arriva la dedica di Teresa, storica socia Uisp, con un pensiero di Maria Teresa di Calcutta.

L’Uisp Pordenone organizza una marcia ludico motoria on line che si svolgerà nei giorni dal 6 all’8 marzo: il percorso e la giornata saranno a scelta del partecipante su una distanza minima di 6 km. Per la misurazione del percorso svolto farà fede la rilevazione di un dispositivo dotato di GPS o una foto scattata durante il percorso. Tutti i partecipanti sono invitati, nel corso della loro corsa o camminata, a segnalare il numero Antiviolenza e Stalking 1522: servizio pubblico gratuito, attivo 24h su 24 che accoglie con operatrici specializzate, le richieste di aiuto e sostegno delle vittime di violenze e stalking. Per tutte le informazioni clicca qui

L’Uisp Ferrara sceglie di festeggiare l’8 marzo con una camminata, corsa o pedalata, contraddistinta dal colore giallo delle mimose. Per aprtecipare, basta scattare una foto durante l’attività nei giorni dall’8 al 14 marzo. Per informazioni clicca qui Uisp Zona del Cuoio propone una formula simile per la sua iniziativa “Tutti in giallo”Clicca qui per le informazioni

Movimento in giallo anche per l’Uisp Firenze: domenica 7 e lunedì 8 marzo gli sportivi sono invitati a indossare qualcosa di giallo durante una passeggiata a piedi o in bicicletta oppure mentre svolgono una attività sportiva nel rispetto delle norme anticovid previste. A questo punto basta scattare un selfie e inviarlo al Comitato: la foto verrà condivisa sui canali di comunicazione ufficiali di Uisp Firenze. Per le istruzioni clicca qui

Ad Imperia l’Asd Monesi Young propone una giornata di cammino per domenica 8 marzo: l’escursione si svolgerà su un tratto dell’Alta Via dei Monti Liguri, partendo dalla chiesetta di San Bernardo d’Armo e arrivando nel comune di Armo sotto al colle di Caprauna, dove i partecipanti brinderanno alle donne. Il percorso, della lunghezza di 11 km, ha un dislivello di circa 450 metri ed è adatto ai camminatori. Per informazioni clicca qui

“Corri e cammina per donne in rosa” è la proposta dell’Uisp Laziodomenica 7 marzo sul piazzale del campo sportivo di Colonna (Roma), sarà possibile ritirare la maglia rosa da indossare per camminare, correre o pedalare per i diritti. Per tutte le informazioni clicca qui

L’Uisp Sassari è pronta a scatenare una nuova Onda rosa”: al posto della tradizionale festa in Piazza D’Italia, dove i partecipanti corrono, camminano, cantano e ballano, quest’anno sono tutti invitati ad invadere in maniera simbolica il web e ad appendere ai balconi, esporre nelle vetrine dei negozi o indossare la maglia dell’iniziativa dello scorso anno. Poi basta scattare una foto e taggare l’Uisp Sassari per dire tutti insieme“No alla violenza sulle donne ed a ogni tipo di violenza”.

L’Uisp Cagliari lancia la “Passeggiata in rosso”: maschi e femmine, tutti uniti contro la violenza sulle donne.
Lunedì 8 marzo alle 17
 si parte dalla Basilica di Bonaria fronte scalinata, per partecipare indossa qualcosa di rosso.

Si cammina anche con l’Uisp Rimini, che fino al 10 marzo propone una gara non competitiva virtuale. Il percorso deve essere di almeno 7 km da percorrere camminando, correndo o in bicicletta. Per partecipare clicca sull’evento Facebook

L’Uisp Trieste, in occasione dell’otto marzo ha deciso di raccogliere le testimonianze di soci e amici, tutti invitati a mandare una foto sportiva, con un accessorio giallo come la mimosa, all’indirizzo trieste@uisp.it. Le immagini raccolte verranno pubblicate nell’arco di tutta la settimana, e tra tutti i partecipanti ne verrà estratto uno a sorte, che riceverà un piccolo premio targato Uisp.

Lunedì 8 marzo, dalle 5 alle 22, si terrà la terza edizione di “Donne in movimento” l’evento organizzato da Uisp Bologna per celebrare la festa della donna. Quest’anno, per rispettare le norme anti-Covid, la manifestazione si svolgerà in modalità “virtuale”: i partecipanti non dovranno fare altro che correre o camminare nel luogo che preferiscono indossando la maglia dell’evento, scattare una foto e mandarla ad atletica@uispbologna.it. Per approfondire clicca qui

Anche l’Uisp Modena si mobilita e organizza per domenica 7 marzo un percorso sulla parità di genere, attraverso figure cittadine emblematiche assieme ad Arci,Csi, Comune di Modena e tanti altri partner. Per tutte le info clicca qui

A Barletta dal 6 all’8 marzo si potrà partecipare a “Corri & cammina con Leontine De Nittis”, una corsa virtuale non competitiva e marcia ludico motoria, con l’obiettivo di sensibilizzare alla cultura della non-violenza. Si svolgerà su una distanza di almeno 10 km e il percorso è a scelta del partecipante, l’iscrizione dovrà avvenire dalla pagina Facebook Corri & cammina con Lontine De Nittis.

 

 

A Bolzano l’Uisp, in collaborazione con le associazioni di WE Bolzano-Bozen ricorda la Giornata con il progetto “Donne a 365°” che vuole celebrare la vita di grandi donne che hanno lasciato il segno e hanno lottato per i diritti di tutte. Ogni giorno, fino al 31 marzo, sulla pagina Facebook del Comitato verrà pubblicata la storia di una donna tutta da scoprire. Si è partiti con Stamata Reithi 

L’Uisp Ravenna Lugo organizza per lunedì 15 marzo l’evento on line “A partire dal corpo. Riconoscere le differenze e promuovere una diversa cultura del rispetto nell’ambito sportivo”. L’appuntamento sarà il lancio del progetto “Pluriverso 6-Sport e fairplay relazionale”. Per approfondire clicca qui

Segnaliamo anche l’incontro on line “Donne e finanza da urlo – raccontare il protagonismo femminile per disegnare una ripresa inclusiva”, promosso dal Forum Nazionale Terzo Settore con Banca Etica, che hanno scelto di celebrare l’8 marzo parlando di occupazione femminile e di inclusione finanziaria. Nella Giornata internazionale della donna, tra le 18 e le 19.30, si svolgerà l’incontro cui interverranno Claudia Fiaschi, portavoce del Forum del Terzo Settore, con la relazione “Il ruolo del Terzo Settore per l’inclusione femminile”; Anna Fasano, presidente di Banca Etica, con la relazione “Ricette per una finanza alleata della parità di genere”; Claudia Segre, presidente di Global Thinking Foundation, con la relazione “Il ruolo dell’educazione finanziaria per l’empowerment femminile”. Modera: Morena Rossi, ideatrice di Donne da Urlo. Per informazioni clicca qui 

 

Contenuto editoriale a cura di UISP Nazionale

Youth For Love: numeri, risultati del progetto e una nuova missione speciale!

Dopo un anno di lavori, di challenge e attività, Youth For Love è arrivato al suo evento conclusivo.  Si svolgerà on-line e sarà aperto a tutti e tutte (scopri qui il programma)

A cinque giorni dall’incontro conclusivo on-line, in programma per il prossimo 10 marzo e in concomitanza con il lancio della missione speciale dedicata, per Youth For Love è tempo di presentare il lavoro svolto, discutere dei risultati e avanzare proposte basate sui dati raccolti. E i dati che emergono dai focus group, parte del progetto, restituiscono uno scenario allarmante:

  •  il 55% dei giovani coinvolti non sa a chi rivolgersi in caso di violenza all’interno della scuola
  • il 20% delle ragazze e dei ragazzi ritiene che la sua scuola non sia sufficientemente sicura
  •  il 60% degli episodi violenti si verificano, secondo i ragazzi, lungo il tragitto da e per la scuola e nei corridoi o nel cortile

Non solo, ma le violenze sono compiute, secondo i giovani, per tre motivi principali: caratteristiche fisiche (73,6%), orientamento sessuale (67,1%) e sesso (57,1%).  Numeri che sottolineano come la violenza di genere anche tra i giovanissimi non è solo un fenomeno diffuso e persistente, ma anche quanto sia, ancora, sottovalutato. Anche per questo durante l’evento del 10 marzo verranno presentate alcune raccomandazioni politiche, sia a livello locale sia nazionale, rivolte al Ministero dell’Istruzione. E saranno proprio i protagonisti del progetto a farlo: studenti e studentesse dell’IS Vittorini, dell’IS Giorgi e del CFP Paullo di Milano, una rappresentanza del corpo docente, gli stakeholders ed i partner europei dal Belgio, dalla Romania e dalla Grecia.

 

Cos’è Youth For Love?

Youth For Love è un progetto co-finanziato dal programma REC dell’Unione Europea, ispirato ai principi della Convenzione di Istanbul(Convenzione del Consiglio d’Europa sulla prevenzione e la lotta contro la violenza nei confronti delle donne e la violenza domestica) che mira alla prevenzione e al contrasto delle violenza di genere nelle scuole. Il progetto, di cui ActionAid Italia è partner insieme a ActionAid Hellas, Afolmet, CPE, UCLL, è partito a gennaio 2019, in contemporanea in Grecia, in Belgio, in Romania e in Italia e ha coinvolto 12 scuole, 1.200 studenti e studentesse, 180 tra educatori e personale scolastico.

L’obiettivo? Aiutare ragazzi e ragazze adolescenti a combattere la violenza di genere già all’interno delle mura scolastiche. Insomma, essere in grado di riconoscere i comportamenti violenti e accrescere la consapevolezza sulle procedure da adottare per contrastarli. A questo scopo ActionAid ha lavorato sull’apprendimento attraverso nuovi strumenti didattici, laboratori e attività peer-to-peer. Anche il portale di Agente0011 è stato coinvolto nelle attività di sensibilizzazione attraverso la creazione di missioni ad hoc e challenge. Dalle attività proposte nei toolkit didattici, alla scrittura di reportage ispirati alle favole, ai dati sulla discriminazione femminile nelle scuole, alla presentazione e analisi di alcuni casi studio, fino alle partite giocate del webgame, in Youth For Love sono stati coinvolti oltre 2 milioni di giovani europei!

 

Youth For Love – The game

Youth for Love infatti non è solo un progetto, ma anche un web game promosso da ActionAid e sviluppato da La Fabbrica e Melazeta con l’obiettivo di permettere a ragazzi e ragazze di sperimentare situazioni concrete e quotidiane che possono trasformarsi in episodi violenti o di bullismo. Riconoscerne i segnali, imparare a rispondere, ma anche a mettere in atto comportamenti più equi e rispettosi. Il parco, la scuola, le chat di gruppo, le mura domestiche sono alcuni degli scenari in cui i 7 protagonisti del gioco – Amar, Sofia, Lucas, Yasemin, Maria, Lyn e Georgios – prendono decisioni. A ogni decisione corrisponde uno scenario e una storia che ne sarà diretta conseguenza. Sarà il giocatore a indirizzare la storia scegliendo e verificando le conseguenze delle sue scelte.

E proprio su queste storie era basata la missione speciale lanciata in occasione dei #16giornidiattivismo contro la violenza di genere (dal 25 novembre al 10 dicembre), al termine della quale i partecipanti erano invitati a realizzare un contenuto social per chiedere che le violenze di genere diventino inaccettabili.

Giulia Cavola

Violenza domestica: cos’è e come riconoscerla – #discriminazioniquotidiane

Discriminazioni quotidiane. Una nuova rubrica dedicata alle questioni di genere per i più grandi, pensata per riflettere insieme sulle situazioni nelle quali le bambine, le ragazze e le donne sono sottoposte a comportamenti discriminatori. Cercheremo di capire come riconoscerli e come contrastarli.

“Nel 2019 in Italia, secondo un report diffuso dalla Polizia di Stato, 88 donne al giorno ne sono state vittime, per una media di una donna ogni quindici minuti.

“Senza di me tu non sei niente” oppure “Se esci con le tue amiche senza di me, non mi ami abbastanza” sono alcuni esempi di minacce verbali tipiche della violenza domestica, che viene definita come ogni tipo di violenza fisica, psichica, sessuale ed economica all’interno di una relazione affettiva attuale o passata. È definita domestica proprio perché si svolge dentro le mura di casa, dove l’aggressore, nella maggior parte dei casi uomo, può agire protetto da sguardi indiscreti. Nel 2019 in Italia, secondo un report diffuso dalla Polizia di Stato, 88 donne al giorno ne sono state vittime, per una media di una donna ogni quindici minuti. I dati del 2020 ci dicono che la situazione è peggiorata: tra i mesi di marzo e giugno le chiamate al 1522, numero verde di emergenza per le vittime di violenza, sono più che raddoppiate rispetto all’anno precedente.

 

Quali sono i comportamenti ricorrenti tipici della violenza domestica?

Non solo le aggressioni fisiche o verbali possono essere ricondotte a questo fenomeno, ma anche alcuni comportamenti che a prima vista possono sembrare innocui. Tra questi la tendenza a controllare i movimenti e le azioni della propria vittima, a vietarle di incontrare altre persone (“Non voglio che esci con le tue amiche”), ad umiliarla davanti alla famiglia e ai figli, se presenti.

 

A chi ci si può rivolgere se si è vittime o si assiste ad una violenza?

Quando ci si trova in una situazione di questo tipo è possibile rivolgersi ai CAV, Centri Anti Violenza, che sono strutture, presenti su gran parte del territorio nazionale, nate per supportare ed accogliere gratuitamente le donne vittime di violenza. Le operatrici che vi lavorano o offrono il proprio tempo a titolo gratuito sono psicologhe, avvocate, assistenti sociali e volontarie formate. Queste figure forniscono assistenza legale e psicologica sia alle donne sia, se necessario, ai minori e supportano la vittima nell’eventuale ricerca di un lavoro e di una nuova autonomia abitativa.

Tutti i CAV possono essere contattati tramite il numero verde di emergenza 1522.

Silvia D’Ambrosio

Fonti:

Osservatorio Diritti https://www.osservatoriodiritti.it/2019/11/25/violenza-sulle-donne-2019-giornata-contro-la-violenza-dati-istat/

Il Sole 24 Ore https://www.infodata.ilsole24ore.com/2020/08/26/violenza-domestica-lockdown/?refresh_ce=1

Filo Rosa Auser – Centro Antiviolenza https://www.instagram.com/filorosaauser/