Ambiente e diritti umani

La mancata tutela dell’ambiente influisce sulla possibilità di garantire il rispetto dei diritti umani. Tuttavia il primo riconoscimento del legame tra l’ambiente e i diritti umani si è avuto solo nel 1972, nell’ambito della Conferenza di Stoccolma, quando è stata adottata la Dichiarazione delle Nazioni Unite sull’ambiente umano che, all’articolo 1, dice: «L’uomo ha un diritto fondamentale alla libertà, all’uguaglianza e a condizioni di vita soddisfacenti, in un ambiente che gli consenta di vivere nella dignità e nel benessere. Egli ha il dovere solenne di proteggere e migliorare l’ambiente a favore delle generazioni presenti e future».

Individuata per la prima volta una componente ambientale nella protezione dei diritti umani, negli anni seguenti altri trattati hanno fatto esplicito riferimento all’ambiente:

Incorporare il diritto all’ambiente nel sistema di tutela dei diritti umani è sicuramente un risultato importante, ma inevitabilmente limitato: la protezione dei diritti umani è per definizione incentrata sugli individui e la possibilità di chiedere la tutela del diritto all’ambiente rimane limitata alle iniziative dei singoli. In altre parole, si possono invocare diritti ambientali solo indirettamente, se si è vittime dirette di una qualche violazione di un diritto umano, ma non si può pretendere la tutela dell’ambiente come bene autonomo, in sé e per sé.

Due novità positive arrivano però da continenti diversi rispetto al nostro:

  • La Corte Interamericana dei diritti dell’uomo ha riconosciuto – solo per i popoli indigeni – la tutela dell’ambiente come bene autonomo, strettamente legato alla cultura, alla vita spirituale, nonché all’economia e alla sussistenza.
  • La Carta Africana dei diritti dell’uomo e dei popoli comprende una serie di diritti della collettività grazie a cui si riconoscere la tutela dell’ambiente in relazione non solo al diritto alla salute, ma anche ai diritti culturali e sociali dei popoli in generale.

Approfondite l’argomento leggendo questo articolo di Matilde Lombardi.

 

MSNA – SOSteniamoci – Numeruomini

Numeruomini racconta il drammatico fenomeno della migrazione attraverso le storie dei Minori Stranieri Non Accompagnati inseriti nel progetto “SOSteniamoci”, che si è da poco concluso a Bergamo.

Tra le varie storie raccontate, quelle di Keitha, Darian, Talib, fuggiti dal loro Paese con il sogno di approdare nel grande “Regno Azzurro”, ovvero l’Italia. Durante il viaggio hanno perso tutto – il legame con le loro famiglie, la loro terra e la loro casa –, hanno visto i loro amici morire e hanno patito la fame. Come loro, tanti minori stranieri non accompagnati negli ultimi anni hanno abbandonato il Paese di origine alla ricerca di un futuro migliore.

Grazie al sostegno di Brembo, “SOSteniamoci” si è occupato di accompagnare 23 minori stranieri verso l’autonomia socioeconomica, supportandoli nella realizzazione del loro progetto di vita tramite la creazione di percorsi formativi, a cui è seguito un processo di inserimento lavorativo in varie realtà del bergamasco. La formazione professionale è accompagnata dall’insegnamento
della lingua italiana e da attività di sostegno psicologico.

Uomini, e non numeri: il messaggio del cortometraggio è chiaro e diretto, e ha ancora più valore quando si parla di ragazzi minorenni, tra le vittime più vulnerabili delle migrazioni.

FOTO: Gianfranco Ferraro

18 dicembre, la giornata dei migranti

Nel 1972 un camion che avrebbe dovuto trasportare macchine da cucire ha un incidente sotto il tunnel del Monte Bianco nel quale perdono la vita 28 lavoratori originari del Mali: nascosti nel camion, viaggiavano da giorni verso la Francia alla ricerca di un lavoro e di migliori condizioni di vita.
La notizia della tragedia induce le Nazioni Unite ad occuparsi delle condizioni dei lavoratori migranti e nel 1979 viene istituito un gruppo di lavoro con il compito di redigere una apposita Convenzione.
La Convenzione internazionale sulla protezione dei diritti di tutti i lavoratori migranti e dei membri delle loro famiglie viene pubblicata il 18 dicembre 1990 ed entra in vigore nel 2003 anche se, purtroppo, l’Italia e gli altri paesi europei non hanno ancora ratificato questa convenzione.

La Convenzione riconosce la specifica situazione di vulnerabilità dei lavoratori migranti e promuove condizioni di lavoro e di vita dignitose e legittime. Fornisce, inoltre, una guida per l’elaborazione di politiche nazionali in materia di migrazione basate sul rispetto dei diritti umani e propone una serie di disposizioni per combattere gli abusi e lo sfruttamento dei lavoratori migranti e dei membri delle loro famiglie nel corso del processo migratorio.

Dieci anni dopo, nel 2000, l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite proclama il 18 dicembre Giornata internazionale per i diritti dei migranti come parte di  una campagna globale per promuoverne la ratifica.Ad oggi, purtroppo, la Convenzione annovera solo 47 ratifiche, la quasi totalità delle quali da parte di Paesi di provenienza dei flussi migratori.

Stranieri: accesso al sistema sanitario nazionale (SSN)

Secondo il report Cesvi/ISPI (2018): “Migranti: la sfida dell’integrazione” l’accesso al sistema sanitario nazionale (Ssn), garantito agli stranieri regolari e irregolari dal testo unico sull’immigrazione (D.Lgs.286/1998), non avviene con facilità per diverse ragioni.

Secondo il Rapporto annuale Sprar (2017): “nel 2016 circa il 56% dei beneficiari accolti nella rete Sprar (I Sistema di Protezione per Richiedenti Asilo e Rifugiati ) ha avuto difficoltà a iscriversi al Ssn. Le maggiori difficoltà riscontrate riguardano i tempi di rilascio del permesso di soggiorno, le difficoltà a comprendere la normativa vigente, e i tempi di attesa per il rilascio del codice fiscale.” Secondo il report, un altro problema riscontrato è la quantità di servizi cui non si è avuto accesso a causa del loro costo.

In alcuni anni il numero di stranieri non comunitari residenti in Italia che non ha accesso alle visite mediche perché costose raggiunge il 10% e, nel 2015, sfiora addirittura il 14%.

Un altro problema che il Ministero della Salute evidenzia in uno studio in collaborazione con l’Istat (2014) è: “la difficoltà maggiore che affrontano gli stranieri al loro arrivo a comprendere cosa venga detto dal medico, seguita da quella di dover riferire i propri disturbi o sintomi e successivamente svolgere le pratiche amministrative.”

Il rapporto Cesvi/Ispi segnala però un miglioramento nelle problematiche sopra indicate proporzionale al tempo trascorso in Italia dalla persona straniera, tuttavia è altrettanto vero che tale processo appare piuttosto lento, e che potrebbe essere decisamente migliorato.”

 

Cop24, a Katowice i Paesi fanno a gara per ignorare le esigenze del clima

Fino al 14 dicembre in Polonia, l’incontro per affrontare il global warming e proseguire sulla strada degli accordi di Parigi. Parla S. Cannavò

Al vertice polacco, che è partito il 3 dicembre e si concluderà venerdì 14, si dovrebbe definire l’accordo per ridurre le emissioni, mentre, in pratica, tutti i Paesi partecipanti lotteranno strenuamente per difendere il diritto di inquinare ancora un po’. Infatti, non solo Trump, ma in particolare la Cina e i paesi emergenti, hanno bisogno di sporcare per crescere.

“In questa Cop si metteranno in discussione gli accordi di Parigi – commenta Santino Cannavò, responsabile politiche ambientali Uisp – quindi il risultato minimo che dobbiamo augurarci è il mantenimento delle posizioni raggiunte nel 2015 a Parigi. Se proseguiamo su questa strada tra qualche anno alcune regioni del mondo non saranno più abitabili e chi potrà permetterselo costruirà dei climi artificiali per poter rendere vivibili territori inospitali. Ma è chiaro che potrà farlo solo chi ha tanti soldi, privati o nazioni: mentre le popolazioni povere saranno sempre più povere e sempre più a rischio. Purtroppo sembra non esserci consapevolezza di questo: il negazionismo di Trump sta avendo seguaci. Lo sport sociale Uisp ribadisce con forza il suo impegno per una sostenibilità che sia concreta, anche in coerenza con l’Agenda 2030 dell’Onu, e per una condivisione della battaglia a livello nazionale e globale. Perché il pianeta è di tutti e solo con l’impegno di tutti si può tentare di invertire la tendenza in atto”.

I potenti della terra si riuniscono per proseguire il negoziato sul clima, nell’impresa di fermare il riscaldamento globale entro i 2°C, con l’ambizione di raggiungere 1,5°C. Arrivato alla ventiquattresima edizione, in una location non certo beneaugurante (Katowice, in Slesia, l’ultima regione delle miniere carbonifere europee) questo in Polonia è un incontro particolarmente importante, visto che i dati confermano quanto oramai si sa da anni: la situazione clima è grave e noi non ce ne stiamo curando. Il 2018 è stato uno degli anni più caldi da sempre e la concentrazione media di CO2 ha superato le 410 parti per milione, il valore più alto degli ultimi 800.000 anni.

Le ragioni economiche e politiche sono prioritarie in questa fase – continua Cannavò – L’aumento del prezzo dei carburanti in Francia doveva essere una politica di riconversione green, ma viene vissuta come contrapposizione tra le esigenze di un futuro lontano e incerto e quelle delle famiglie che non riescono ad arrivare a fine mese. Senza comprendere che in un ambiente invivibile il futuro sarà possibile solo per i ricchi, che potranno salvarsi anche davanti agli effetti più devastanti del cambiamento climatico. Si stanno contrapponendo interessi di carattere economico legati all’oggi e le prospettive future del pianeta, e gli scienziati non sanno più a che dati appellarsi per stimolare i governanti ad una responsabilità condivisa”.

A Katowice gli stati membri dovranno lavorare per definire le regole di attuazione dell’Accordo di Parigi, firmato nel 2015 per affrontare il cambiamento climatico a livello globale, che entrerà in pieno vigore nel 2020, quando ogni Stato dovrà mettere in azione tutti i meccanismi stabiliti. In particolare serve definire un “Rule Book”, un libro guida per attuare tutti i principi dell’Accordo e allocare le risorse finanziarie per sostenere i paesi meno sviluppati per mitigare le proprie emissioni ed adattarsi al clima già mutato.

“E le organizzazioni sociali e del terzo settore cosa fanno? Che modelli vengono avanzati? Non si fanno più sforzi in questa direzione, c’è stata una inversione di tendenza impressionante – conclude Santino Cannavò – L’argomento è sparito dall’agenda pubblica: il processo per arrivare a rendere le nostre azioni sostenibili, che doveva diventare culturale, è stato rimosso. Non c’è attenzione, programmazione, analisi politica: c’è solo una sostenibilità di facciata che porta ad un’inflazione del termine. Mentre i dossier sulla situazione reale delle nostre città e del paese ci dicono che tutto peggiora, nessun indicatore mostra un’evoluzione in senso positivo, dalla qualità dell’aria allo sfruttamento del suolo, ai rifiuti. E a questo tema è legata anche la questione delle migrazioni: le persone sono in fuga dalle sopraggiunte condizioni inospitali dei propri paesi e dalla povertà”.

Minori Stranieri Non Accompagnati – Strada Facendo

I Minori Stranieri Non Accompagnati (MSNA) presenti oggi in Italia sono 18.491.

L’impegno di Cesvi nei confronti del supporto all’autonomia socio-economica di MSNA si è consolidato in particolare nel 2017 con il progetto nazionale “Strada Facendo” (2017-2020). Strada Facendo è finanziato da 9 Fondazioni Italiane nell’ambito del programma europeo “Never Alone. Per un domani possibile”.

Il progetto promuove la sperimentazione, la messa in rete e la replicabilità di buone pratiche di accoglienza e integrazione di Minori Stranieri Non Accompagnati e giovani migranti tra i 16 e i 19 anni. Sono quattro i territori interessati (Bergamo, Bologna, Livorno e Siracusa): quattro province italiane in cui il numero e le esperienze relative all’accoglienza dei minori stranieri soli sono molto diverse.

Grazie al progetto “Strada Facendo”, oltre 170 giovani migranti potranno studiare, svolgere tirocini formativi e ricevere il supporto necessario a diventare autonomi e affrontare il delicato passaggio all’età adulta. Allo stesso tempo, Strada Facendo permetterà di far dialogare e collaborare tra loro 17 tra enti pubblici, cooperative sociali, associazioni ed enti di formazione professionale, per fare sì che le esperienze positive e le competenze di ciascuno siano messe a disposizione di una rete più ampia di soggetti. Nel corso dei tre anni di progetto saranno organizzati più di dieci momenti di incontro, formazione e approfondimento di tematiche specifiche su tutti i territori coinvolti. Si affronteranno temi come la tratta di esseri umani, la tutela volontaria di minori soli, il supporto etnopsichiatrico, l’autonomia alloggiativa e il dialogo inter-istituzionale tra enti coinvolti nell’ambito dell’immigrazione.

La strada a cui si riferisce il titolo del progetto non è solo quella intrapresa dai giovani migranti giunti in Italia, ma anche quella che questi ragazzi devono ancora percorrere in maniera responsabile nel disegno del proprio progetto di vita, ovunque esso sia diretto. È anche la strada che insieme devono percorrere i soggetti pubblici e privati che hanno il compito di trovare risposte adeguate e integrate per accompagnare, potenziare e responsabilizzare questi giovani nel percorso migratorio. È il cammino che ogni comunità territoriale, nel rispetto delle proprie specificità, deve percorrere, consapevole della propria identità ma anche della necessità di un cambiamento culturale di cui ciascuno deve farsi portatore e partecipe.

FOTO: Gianfranco Ferraro

Integrazione è futuro

Da anni la Sicilia rappresenta un crocevia per i flussi migratori attraverso il Mediterraneo centrale. Particolarmente interessata è la Sicilia orientale, dove è avvenuto il 60% (41.375) degli sbarchi di migranti. La Sicilia è anche la regione che ospita il maggior numero di Minori Stranieri Non Accompagnati (MSNA). Il 60% dei 18.303 MSNA censiti in Italia dal Ministero del Lavoro al 31/12/2017 sono giovani in transizione verso l’età adulta con urgenza di definire un proprio progetto di vita in vista dell’uscita dalle comunità di accoglienza.
Favorire l’acquisizione di competenze nel settore agricolo e quindi l’inclusione sociale e l’occupabilità per i Minori Stranieri Non Accompagnati (MSNA) e neomaggiorenni in Sicilia orientale è l’obiettivo del progetto “Integrazione è Futuro”, promosso da Cesvi e finanziato da Fondazione Prosolidar.

Il progetto, al via a inizio marzo, si inserisce nel più ampio impegno di Cesvi per promuovere l’integrazione socio-economica di migranti in Italia. Sarà realizzato grazie al partenariato con il Consorzio Siciliano Le Galline Felici, composto da 30 aziende di produzione biologica (agrumicole, ortofrutticole, olivicole, di prodotti apistici, di lavorazione delle mandorle, ecc.) localizzate nella Piana di Catania, tra le province di Catania e Siracusa. L’area di intervento coincide con comuni a forte vocazione agricola, dove si trovano numerose strutture di accoglienza e realtà produttive sempre più attente al sociale. Si focalizzerà dunque sul settore della filiera agricola, centrale per l’economia siciliana, ma critico per il crescente impiego illegale di manodopera migrante. Questi territori registrano diffuse pratiche di sfruttamento della manodopera agricola, specie se immigrata: il sommerso riguarda circa il 35% dei dipendenti del settore, con un 40% nelle aree di raccolta delle arance (fonte FLAI – CGIL). Negli ultimi anni sono nate iniziative virtuose: coltivazione di terreni confiscati, reti di giovani imprenditori, imprese che applicano i principi della sostenibilità socio-economica e ambientale, costruzione di comunità solidali tramite la cura della terra e l’inclusione di migranti. Il Consorzio siciliano Le Galline Felici è impegnato da un decennio sul territorio per la diffusione di una cultura della legalità, della sostenibilità e dell’accoglienza, nel rispetto di tutte le “biodiversità”.

I 20 giovani beneficiari del progetto, selezionati da Cesvi tra quelli delle strutture di accoglienza per MSNA della zona, saranno coinvolti in un percorso di formazione di base sul mondo del lavoro in Italia, con particolare attenzione al tema della legalità, e seguiranno un corso di formazione per l’acquisizione di competenze specifiche nell’ambito (principi dell’agricoltura biologica; requisiti del biologico e logica di filiera di produzione e commercializzazione; ciclo di vita delle piante, stagionalità dei cicli di semina e raccolto, profilassi delle piante e tecniche agrarie di base). Saranno le aziende del consorzio a formare e a ospitare i tirocini di cui potranno beneficiare cinque tra i ragazzi beneficiari del progetto.

Migranti: la sfida dell’integrazione

Il 10 dicembre è la giornata mondiale dei diritti umani. Secondo Daniela Bernacchi, CEO & General Manager di Cesvi: “la mobilità umana è un diritto inalienabile di ciascun individuo al quale si affianca il diritto di ciascuno Stato a regolare i flussi migratori. La sfida è trovare un equilibrio tra questi diritti a beneficio dell’intera comunità.”
Cesvi e Ispi hanno elaborato uno studio – “Migranti: la sfida dell’integrazione”, in cui viene presentato il primo modello per prevedere l’andamento futuro degli sbarchi sulle coste italiane.
Secondo questo modello, si è stimato un calo di circa 140.000 migranti in 12 mesi a partire da luglio 2017.
Questo calo ha portato al risparmio, in termini di costi evitati, di quasi due miliardi di euro all’anno; risorse che potrebbero essere investite nell’istruzione e nel lavoro dei migranti stessi. In pratica, potrebbero essere investite in politiche per l’integrazione.
Il risultato? Una riduzione dei costi e un aumento dei benefici.
Secondo il paper Cesvi/Ispi: “una maggiore spesa in integrazione oggi è un fattore importante per aumentare la probabilità che gli stranieri riescano a trovare un lavoro, generando ricadute positive dal punto di vista economico e fiscale, ma anche sociale. L’investimento oggi in spese per l’integrazione genera infatti minori costi futuri (meno
assegni di disoccupazione, minor livello di criminalità) e maggiori benefici (un reddito più alto, maggiori consumi che alzano il Pil del Paese, maggiori entrate fiscali per lo Stato).

Approfondisci l’argomento a questo link:
https://www.cesvi.org/approfondimenti/la-sfida-dellintegrazione/

FOTO: Fabio Bussalino

Best team of the month – novembre 2018

Il mese di novembre è stato un mese intenso di attività per gli Agenti0011. Alcuni, però, sono stati più bravi di altri e si sono aggiudicati il premio BEST TEAM OF THE MONTH!

Ecco i nomi dei team vincenti!

SCUOLE:

  • Fascia 5-10: AIUTANTI DEL PIANETA, Scuola Primaria Papa Giovanni XXIII, Novara (NO), Piemonte
  • Fascia 11-13: TEAM RAINBOWCLASS- 1 D, Scuola Secondaria di I Grado De Amicis, Melito di Porto Salvo (RC), Calabria
  • Fascia 14-19: TEAM PRINCIPIGRIMALDI, Istituto alberghiero I.P.S. Principi Grimaldi, Modica (RG), Sicilia

ENTI INFORMALI:

  • Fascia 5-10: TEAM ATLETICAMENTE, Centro Sportivo Sport per tutti, Rotonda (PZ), Basilicata
  • Fascia 11-13: TEAM LA SAGGEZZA, Associazione La Saggezza, Rotonda (PZ), Basilicata
  • Fascia 14-19: TEAM NUCT, Latronico (PZ), Basilicata

Complimenti ai ragazzi e ai docenti che vincono i laboratori didattici messi in palio da ActionAid:

  • Scuola 5-10 anni:
    • per ciascun componente del team: un gadget “Agente0011”
    • per il team: un laboratorio didattico a scelta sul tema della parità di genere o integrazione
    • per il docente: kit didattico “Nei panni dell’Altra” e materiali sul tema dell’integrazione
  • Ente informale 5-10 anni:
    • per ciascun componente del team: gadget “Agente0011”
    • per il team: un laboratorio didattico a scelta sul tema della parità di genere o integrazione
    • per il docente: kit didattico “Nei panni dell’Altra” e materiali sul tema dell’integrazione
  • Scuola 11-13 anni:
    • per ciascun componente del team: un gadget “Agente0011”
    • per il team: uno scambio su skype con una delegazione di Agente0011 dell’India
    • per il docente: kit didattico “Nei panni dell’Altra” e materiali sul tema dell’integrazione
  • Ente informale 11-13 anni:
    • per ciascun componente del team: un gadget “Agente0011”
    • per il team: uno scambio su skype con una delegazione di Agente0011 dell’India
    • per il docente: kit didattico “Nei panni dell’Altra” e materiali sul tema dell’integrazione
  • Scuola 14-19 anni:
    • per ciascun componente del team: un gadget “Agente0011”
    • per il team: uno scambio su skype con una delegazione di Agente0011 del Bangladesh
    • per il docente: materiale di approfondimento sul tema dell’integrazione e della parità di genere
  • Ente informale 14-19 anni:
    • per ciascun componente del team: un gadget “Agente0011”
    • per il team: uno scambio su skype con una delegazione di Agente0011 del Bangladesh
    • per il docente: materiale di approfondimento sul tema dell’integrazione e della parità di genere

Per tutti gli altri, ci vediamo a dicembre, con nuove missioni e nuovi premi per gli Agenti 0011 che promuovono gli SDG e l’inclusione!

Il lavoro di Cesvi in Etiopia

L’Etiopia è forse il paese africano con la concentrazione più alta di rifugiati, il numero totale supera infatti gli 880.000. La maggior parte proviene dal Sud Sudan, dalla Somalia, dal Sudan e dall’Eritrea. Cesvi, presente nel Paese dal 2018, ha focalizzato il proprio lavoro sul supporto dei rifugiati eritrei (170.000) presenti nei campi di Shimelba e Hitsats. L’associazione ricopre un ruolo di coordinamento e di formazione dello staff, garantendo anche la visibilità del progetto nei confronti del pubblico italiano attraverso missioni in supporto di Helvetas,, ONG svizzera partner di progetto.

Il campo di Shimelba, fondato nel 2001, ha una popolazione composta da circa 6.000 persone, molte delle quali di etnia Kunama, un piccolo gruppo etnico eritreo che è solito migrare insieme alla famiglia e al bestiame. Qui i problemi maggiori, che riguardano il degrado ambientale dovuto alla domanda di legna da ardere e al pascolo del bestiame, provocano tensioni con la vicina comunità residente.

Hitsats è invece un campo giovane, aperto solo 5 anni fa, in cui 10.000 abitanti sono per lo più rappresentati da minori e minori non accompagnati che si fermano solo per brevi periodi prima di proseguire il viaggio verso l’Europa. Situato in un’area remota e secca, Hitsats ha come principale problema la mancanza di acqua: diverse organizzazioni stimano la disponibilità attuale in circa 8 litri per persona al giorno, contro il minimo raccomandato di 20 litri. In entrambi i campi vi è carenza di latrine familiari: le conseguenti scarse condizioni igienico-sanitarie hanno condotto al proliferare di casi di diarrea e malaria. Il progetto mira quindi a rafforzare i servizi nei settori WASH, sussistenza ed energia/ambiente, proponendo attività di costruzione di pozzi e di raccolta dell’acqua piovana, rafforzamento dei centri di formazione in energie rinnovabili ed efficienza energetica, produzione e diffusione di strumenti ad alta efficienza energetica e sostenibili.

Scopri il lavoro di Cesvi su www.cesvi.org