Tessuti riciclati e scarpe di pelle biologica: finalmente anche la moda diventa sostenibile

15 Febbraio 2021

Grandi marchi e piccole medie imprese: sono sempre di più in Italia le aziende di moda che adottano un modello produttivo più green.


Dalle scarpe di pelle derivata dai funghi ai vestiti di tessuti riutilizzati, alle borse firmate di nylon riciclato: nel 2020 è cresciuto l’impegno di grandi marchi, piccole e medie imprese (pmi) e start-up verso una moda più sostenibile.

Un’analisi condotta dal settimanale britannico The Economist, ha infatti mostrato che la sostenibilità è salita al secondo posto nelle priorità dei top manager della moda, seconda solo alla soddisfazione dei clienti.

 

Consumatori, soprattutto tra i giovani, sempre più preoccupati per il clima


Un trend dovuto anche a una maggiore preoccupazione degli italiani verso l’ambiente: secondo dei dati Eurispes, infatti, il 26,6% degli italiani vede nel riscaldamento del pianeta il problema più urgente da risolvere, seguito dalla gestione dei rifiuti (20,7%), dall’inquinamento atmosferico (16,4%), dal dissesto idrogeologico (11,3%) e dal problema energetico (11,2%).

Tra gli intervistati, la categoria più preoccupata (e che si comporta meglio in termini di sostenibilità) è quella dei giovani tra i 18-24 anni. Un dato che non sorprende se si pensa al ruolo che i giovani hanno avuto negli ultimi due anni, con i movimenti ambientalisti Fridays For Future e Extinction Rebellion.

Già durante la prima ondata dell’epidemia di Covid era stato una dei più grandi nel mondo della moda, Giorgio Armani, a lanciare un appello verso un cambiamento di rotta del settore, puntando il dito contro il sistema corrente, giudicato dallo stilista “criminale”. “Trovo assurdo che si possano trovare in vendita abiti di lino nel bel mezzo dell’inverno e cappotti d’alpaca d’estate per la semplice ragione che il desiderio d’acquistare debba essere immediatamente soddisfatto”, ha scritto nella sua lettera alla rivista di moda Women's Wear Daily.

 

Moda sostenibile, le iniziative dei grandi marchi


Sono davvero tanti i brand che stanno adottando cambiamenti in favore di una produzione più sostenibile; già nel 2020 Adidas aveva lanciato un’edizione di alcune delle sue sneakers più popolari interamente vegana, che è presto diventata un best seller. Per il 2021, l’azienda ha annunciato la produzione di un modello fatto di pelle ecologica, fatta di micelio.

L’azienda ha inoltre dichiarato che entro l’anno il 60% dei suoi prodotti sarà realizzato con materiali eco-sostenibili. Un impegno che vede partecipare anche altri grandi marchi, come Prada, che da quest’anno produrrà borse e borselli utilizzando nylon riciclato, e Tommy Hilfiger, che ha dichiarato il suo obiettivo di utilizzare soltanto materiali riciclati (e allora volta riciclabili) per le sue collezioni (entro il 2030).

Anche la catena H&M ha intrapreso iniziative orientate alla sostenibilità: nel 2019 ha infatti avviato una campagna di riciclo di abiti usati e nel corso del 2020 ha lanciato sul mercato una linea di abiti sostenibili, realizzati con tessuti riciclati o di scarto.

 

Anche le piccole e medie imprese della moda guardano alla sostenibilità


Non solo grandi marchi: nel nostro Paese stanno fiorendo anche piccole e medie imprese coinvolte nella spinta verso la sostenibilità del settore della moda. In un articolo di Marie Claire dell’aprile 2020 ne vengono presentati 8, ma va sottolineato che si tratta di una realtà in rapida crescita in Italia.

Aziende che partono dal riciclo di tessuti di scarto delle grandi aziende o da altri scarti industriali (come le polveri del marmo, nel caso dell’azienda Fili Pari) per dare ai tessuti una nuova vita e ridurre gli sprechi.

Nonostante ci sia molto da fare per uscire da questo “ritmo frenetico e vorticoso dei consumi” che ha denunciato Giorgio Armani nella sua lettera, finalmente anche il settore della moda ha intrapreso il cammino verso un’economia circolare.

Michelle Crisantemi
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