Sai di cosa è fatto il tuo cellulare?

25 Febbraio 2021
Il nostro smartphone, come la maggior parte dei dispositivi elettronici che usiamo quotidianamente, contiene al suo interno dei materiali come il coltan, lo stagno e il tungsteno la cui origine è alquanto problematica. Sono definiti “minerali dei conflitti” o “insanguinati” ossia minerali estratti sotto il controllo di bande armate e organizzazioni criminali che sfruttano le popolazioni locali e le pongono in condizioni di schiavitù per finanziarsi con il loro commercio.

Si trovano principalmente nel continente africano, in particolare nella Repubblica Democratica del Congo, in Zimbabwe e nella Repubblica Centrafricana.

Questi minerali vengono estratti senza il minimo rispetto dei diritti umani, ambientali e sociali: le estrazioni hanno comportato l’espropriazione dalle proprie terre e abitazioni della popolazione locale, gli introiti delle attività hanno finanziato la guerra civile e gli impatti ambientali sono stati devastanti.


Espropriazione delle terre


Coloro che espropriano le comunità dalle loro terre sono le multinazionali straniere con il lasciapassare dei governi corrotti che lucrano sulla povera gente. Le popolazioni locali, infatti, dal momento che non hanno più la terra che permetteva loro sussistenza, sono costretti a vendersi come manodopera sottopagata all’interno delle miniere. Si tratta di luoghi angusti, senz’aria e con un alto rischio di frane in cui molte persone ma soprattutto bambini perdono la vita (diversi rapporti Onu parlano di 11 milioni di morti). I bambini vengono sfruttati in queste attività perché hanno una piccola statura e quindi si calano facilmente nelle strettissime buche. È facile capire come lo sfruttamento del lavoro minorile abbia gravi ripercussioni sociali in termini di elevati tassi di analfabetismo e povertà.


Impatti ambientali


Gli impatti ambientali sono devastanti. Nel momento in cui viene scoperta la presenza di minerali sottoterra, tutto ciò che si trova al di sopra viene distrutto: alberi, campi coltivati, foreste ancestrali… tutto viene raso al suolo per lasciare spazio a luoghi di sfruttamento e di dolore. Ecco che quindi, l’insicurezza alimentare cresce sempre di più impoverendo persone che prima di ciò avevano una vita dignitosa.


Guerre civili


Per quanto riguarda le guerre africane, esse non sono causate da conflitti interetnici, bensì da interessi economici e materiali legati allo sfruttamento della terra e dei suoi ricavi da parte delle multinazionali. Ad esempio, il coltan è molto desiderato in quanto oggi è uno dei componenti fondamentali dei nostri cellulari, perché consente l’ottimizzazione del consumo di energia.


Le possibili soluzioni


Cosa possono fare le aziende


Le aziende, per evitare quanto appena raccontato, dovrebbero rispettare tre criteri principali: tracciabilità, controllo e certificazioni.

  • Tracciabilità: devono essere in grado di stabilire la provenienza di ciascun materiale impiegato nei loro prodotti.

  • Controllo: devono controllare che quei minerali non siano stati estratti in zone di conflitto e in mano alle milizie armate.

  • Certificazione: l’ideale sarebbe creare un meccanismo di certificazione che favorisca le aziende che non utilizzano materiali “insanguinati”.


Cosa possiamo fare noi


Sicuramente noi, in qualità di consumatori, possiamo dire la nostra e contribuire al cambiamento.

Possiamo riciclare il nostro cellulare!

É bene praticare il “consumo responsabile”: favorendo il riuso e il riciclo dei prodotti elettronici. Ci sono, infatti, tantissime aziende che si occupano di vendere dispositivi elettronici “ricondizionati” ovvero dispositivi che sono stati restituiti al venditore perché presentavano un difetto, solitamente facilmente riparabile quindi, anziché buttarlo via, si può dare loro nuova vita.

I problemi che questo fenomeno causa sono tanti ma il cambiamento parte sempre dal basso quindi il nostro contributo è molto importante!

Valeria Lotti

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