L’Organizzazione internazionale del lavoro (Oil), in un recente rapporto pubblicato a gennaio 2020, ci dice che nel mondo ci sono 188 milioni di disoccupati, 165 milioni di persone non retribuite adeguatamente e 120 milioni di persone hanno smesso di cercare lavoro o non vi hanno accesso. Una situazione che contrasta molto con le ambizioni del Goal 8 “Lavoro dignitoso e crescita economica” dell’Agenda 2030 delle Nazioni unite che, invece, punta a garantire un lavoro dignitoso e una crescita economica duratura, inclusiva e sostenibile per tutti. Che significa tutto ciò? Che avere un semplice lavoro non basta a garantire una vita dignitosa. Infatti, la mancanza di reddito costringe spesso i lavoratori ad accettare lavori in nero, con basse retribuzioni e senza diritti sul lavoro. Senza contare che a causa delle discriminazioni di genere, nel 2019, il tasso di attività femminile risultava essere solo del 47%, rispetto al 73% di quello maschile.
La situazione del mondo del lavoro è inoltre strettamente legata al funzionamento del nostro attuale sistema economico. Da un sondaggio realizzato dalla multinazionale Edelman, risulta che, nonostante un’economia globale forte e un’alta occupazione, la maggior parte degli intervistati non pensa che tra cinque anni starà meglio e più della metà (56%) crede che il capitalismo nella sua forma attuale stia apportando più danni che benefici al mondo. La sfiducia è guidata da un crescente senso di iniquità e ingiustizia nel sistema, ma anche dall’incapacità del sistema odierno di vincere le sfide della nostra epoca.
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