Il nostro pianeta ha raggiunto il primo miliardo di popolazione nel 1804, il secondo nel 1927 e da allora aumentiamo di un miliardo ogni 12-13 anni: da qui l'aumento esponenziale che ci sta facendo divorare le risorse idriche. Entro il 2050, la popolazione mondiale crescerà di circa 2 miliardi di persone e la domanda globale di acqua potrebbe essere superiore del 30% rispetto a quella odierna.
Un allarme che in alcune zone del mondo sta diventando una vera e propria emergenza.
IL DAY ZERO
È il caso di Città del Capo, in Sud Africa dove si sta avvicinando il Day Zero. Il giorno in cui potrebbe non esserci più acqua.
Vusi Ntuli, responsabile dell’area programmi di Amref in Sud Africa, racconta cosa sta accadendo a Città del Capo:
“Attualmente la situazione rimane difficile. La pressione dell’acqua dalle dighe è stata ridotta, così da centellinare quella che arriva alle persone. Il Comune trasporta l’acqua nelle comunità, la fa confluire in cisterne e le persone possono raccoglierla con contenitori grandi dai 5 ai 20 litri.
La vita della popolazione è completamente stravolta. Moltissime persone non hanno accesso ai pozzi, specialmente la popolazione nera, la maggioranza, che tutt’oggi resta la fetta di popolazione più povera“.
SIAMO TUTTI AFRICANI
Ma come afferma Guglielmo Micucci Direttore di Amref Italia:
“Il rischio che stiamo affrontando in Sud Africa è emblematico di quello che potrà accadere non solo in Africa, nei prossimi anni, se non si interverrà, tutti insieme, comunità, ONG, governi, per far si che le popolazioni, in particolare quelle rurali, possano avere un accesso equo ad acqua sicura.
La gestione dell’acqua oltre ad essere fondamentale per la salute è elemento basilare per la vita stessa. IL futuro dell’Africa e del mondo, passa attraverso sistemi idrici efficienti e integrati, un uso consapevole delle risorse idriche e una maggiore coscienza della limitatezza di questa risorsa“.
In Sudafrica, come in tutti i paesi in cui opera in Africa subsahariana, Amref combatte contro la carenza di acqua, il mancato accesso a fonti idriche sicure e a servizi igienico sanitari, perché l’esito di questa battaglia è una chiave di volta fondamentale per garantire la lotta alle malattie, lo sviluppo e l’autodeterminazione delle popolazioni più svantaggiate.
Nel mondo sono 2,1 miliardi le persone che non hanno accesso a servizi di acqua potabile gestiti in sicurezza. L’acqua contaminata può trasmettere malattie come la diarrea, il colera, la dissenteria, il tifo e la polio. L’acqua contaminata è responsabile di almeno 502.000 morti per diarrea ogni anno. Una strage che sarebbe in larga parte prevenibile. Con misure adeguate, si potrebbe evitare ogni anno la morte di 361.000 bambini al di sotto dei 5 anni di età.
PROBLEMA ACQUA IN ITALIA
Tra i 28 Paesi dell'Unione europea l'Italia ha il maggiore prelievo annuo di acqua per uso potabile pro capite: 156 metri cubi per abitante, ma una famiglia su tre (il 29,1%) dichiara di non fidarsi a bere quella del rubinetto (dati ISTAT).
Inoltre in 342 comuni, in cui risiedono circa 1,4 milioni di abitanti (2,4% della popolazione totale), è totalmente assente il servizio di depurazione delle acque reflue urbane.
Nell'estate 2017, la quarta più asciutta degli ultimi due secoli, le ondate di calore sono state più frequenti e più intense in 571 città europee, con un triste primato per Roma e con un incremento della siccità nell'Europa meridionale. Le analisi mostrano che 0,5 °C di temperatura media in più aumentano di quasi 2,5 volte la probabilità di eventi mortali con oltre cento vittime per gli effetti diretti delle temperature, a prescindere da siccità, alluvioni e altri danni.
Secondo l'Isat "a causa della crisi idrica nei quattro principali bacini idrografici italiani (Po, Adige, Arno e Tevere) le portate medie annue hanno registrato una riduzione media complessiva del 39,6%" rispetto alla media del trentennio 1981-2010; il maggior deficit di precipitazioni "nella seconda metà dell'anno con uno stato sempre 'estremamente secco'". Nell'anno più secco, il 2017 appunto, una famiglia su 10 (il 10,1%) in Italia ha lamentato irregolarità nel servizio di erogazione dell'acqua nella propria abitazione.