Sostenibilità e sport, il caso della F1

14 Gennaio 2022
Avreste mai pensato che persino lo sport, in alcune circostanze, ha un ruolo importante nel sostenere la transizione ecologica a sostegno della sostenibilità?

Ebbene, è proprio quello di cui si è reso conto il mondo dei motori. Tra tutti i settori sportivi, infatti, quello legato alle corse di auto, moto e tutti i mezzi a motore, è tra quelli che ha un impatto ambientale maggiore. La questione ambientale e la salvaguardia del nostro pianeta non potevano quindi che divenire uno degli aspetti principali su cui adoperarsi per cambiare le cose.

In questo caso non ci si riferisce in particolare al circuito delle corse che utilizza le auto a propulsione elettrica (come ad esempio la Formula E),  quanto più a un cambio di paradigma nella massima competizione automobilistica internazionale: la Formula Uno. Ed è proprio la F1 che ha in mente un piano a breve termine per ridurre al minimo l'impatto dei propri Gran Prix, puntando alle emissioni zero entro il 2030 (per  approfondire sul concetto di emissioni zero, leggi qui).

Nell'ultimo anno si è lavorato al quartier generale della FIA per mettere a punto una strategia, in accordo con le squadre, i piloti e gli sponsor, per arrivare nei prossimi 8 anni a minimizzare l'impatto delle gare. E non solo, come si potrebbe immaginare,  in termini di consumo di carburante e relativi inquinanti, ma in tutti gli aspetti che riguardano l'organizzazione del mondiale come la logistica, lo spostamento dei tifosi e tutte le attività corollarie.

 

Cosa prevede il piano?


Già da tempo la F1 si è interrogata su questioni che riguardano i motori, in un discorso che certamente coinvolge le prestazioni ma che, in modo indiretto, riguarda anche il risparmio di energia (e le emissioni). Le auto montano già da tempo motori ibridi, capaci di sprigionare una maggiore potenza con un consumo inferiore di carburante (e quindi una minore dispersione di CO2 nell'atmosfera). Ma non si parla solo di motore: la progettazione di tutti i componenti dell'auto (sia il design che i materiali) può contribuire a raggiungere l'obiettivo, alleggerendo le automobili e rendendolo più aerodinamiche.

Tutte le innovazioni puntano a soppiantare, un giorno, il motore a combustione interna o comunque a limitarne al massimo le emissioni.

Ma c'è un'aspetto altrettanto interessante da considerare, quando si parla di corse automobilistiche e sostenibilità.

Sì, perché inaspettatamente non sono i motori di per sé a incidere maggiormente sull'impronta ecologica della F1. Secondo i dati della stessa le emissioni nel 2019 sono state pari a 256.551 tonnellate di anidride carbonica e che il 45% delle emissioni totali proviene dal settore logistico e da tutti i viaggi aerei e marittimi necessari per spedire le apparecchiature di supporto alle gare in tutto il mondo (contro l’8% delle emissioni delle piste).



Se non hai idea di che impatto abbia la logistica sull'organizzazione del GP, guarda il video!

Cosa fare dunque? Il piano prevede entro il 2025 di rendere i singoli Gran Premi, intesi come eventi nel loro complesso, sostenibili, lavorando sugli aspetti più problematici (come appunto la logistica, che si prevede di spostare dove possibile su rotaia o nave) e su aspetti apparentemente più semplici. Per fare alcuni esempi, verrà eliminato l’utilizzo di plastiche monouso, puntando al riciclo, e verranno forniti incentivi e soluzioni per viaggi ecologici per tutto il “popolo dei motori”. Verranno poi adottati sistemi energetici rinnovabili per sostenere il fabbisogno delle fabbriche e delle officine che lavorano alla produzione delle monoposto.

L'obiettivo, come accennato, è raggiungere la neutralità carbonica entro il 2030.

Insomma, anche il modo dello sport deve e vuole fare la sua parte per continuare a offrire il proprio spettacolo senza danneggiare il pianeta che lo ospita. Senza il quale, in fondo, non avrebbe alcun senso correre.

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