Il suo inizio di carriera è nel campo della medicina, e la sua particolare attenzione alla Cura e alla Salute uman, che Gro Harlem considera fortemente interconnesse con le tematiche ambientali e sociali dello sviluppo, le fa ben presto allargare il suo campo di azione.
Già Ministro della Salute nel 1965, nel 1974 è nominata Ministro dell’Ambiente e successivamente ricopre, durante tre diversi mandati, la carica di Primo Ministro norvegese per quasi 10 anni consecutivi, nel periodo tra il 1981 ed il 1996. È stata la prima donna, nonché la persona più giovane, ad aver mai ricoperto tale carica.
Nel 1983 viene nominata Presidente della Commissione mondiale sull'Ambiente e lo Sviluppo (World Commission on Environment and Development, WCED), istituita dalle Nazioni Unite in quello stesso anno. Durante la sua presidenza Gro Harlem Brundtland fornisce un fondamentale contributo alla teoria dello Sviluppo Sostenibile, incaricando la redazione di un rapporto sullo stato dello Sviluppo. La Commissione nel 1987, dopo oltre tre anni di lavoro, pubblica l’omonimo Rapporto Brundtland. Al documento, intitolato «Our common future» (Il nostro comune futuro) viene fatta risalire la definizione dello Sviluppo Sostenibile come ancora oggi la intendiamo.
Il suo lavoro è stato un importante stimolo verso una nuova consapevolezza e responsabilità, le raccomandazioni del Rapporto Brundtland hanno spinto la comunità internazionale verso importanti traguardi come la Conferenza ONU sull’Ambiente e sullo Sviluppo di Rio del 1992, momento precursore dell’Agenda del Millennio prima e dell’Agenda 2030 poi.
Nel 1998 viene nominata Direttore generale dell'Organizzazione mondiale della sanità (OMS), carica che ha ricoperto fino al 2003. Nel 2007 è stata nominata incaricato speciale delle Nazioni Unite per i cambiamenti climatici.
Lo SVILUPPO diventa SOSTENIBILE
L’esigenza e la necessità di ridefinire il concetto di Sviluppo si presentano già durante gli anni Settanta dello scorso secolo, quando matura sempre più una coscienza critica comune dell'insostenibilità del tradizionale modello di Sviluppo e dei danni che questo stava causando sull’ecosistema terrestre e alle future generazioni.
Nel Rapporto Brundtland del 1987 si osservano importanti conquiste innovative.
Economia, Ambiente e Società
Innanzitutto si supera definitivamente la tradizionale disconnessione tra crescita economica e salvaguardia della Natura. Diventa centrale l’approccio sistemico, poiché l’interconnessione fra i vari ambiti della sistema Terra crea trade-off e sinergie che l’uomo non può più ignorare. Si riconosce infatti come la tutela ambientale non può prescindere dallo Sviluppo Sostenibile in termini di riduzione della povertà, parità di genere e ridistribuzione della ricchezza.
“Ambiente e sviluppo non sono realtà separate, ma al contrario presentano una stretta connessione. Lo sviluppo non può infatti sussistere se le risorse ambientali sono in via di deterioramento, così come l’ambiente non può essere protetto se la crescita non considera l’importanza anche economica del fattore ambientale. Si tratta, in breve, di problemi reciprocamente legati in un complesso sistema di causa ed effetto, che non possono essere affrontati separatamente, da singole istituzioni e con politiche frammentarie” si legge nel Rapporto Brundtland.
Lo Sviluppo Sostenibile, ampliando la visione della realtà, supera sia la concezione di Sviluppo come mera crescita economica, sia la concezione di Sostenibilità come semplice idea ambientalista.
Giustizia intergenerazionale
Il Rapporto Brundtland inoltre ristabilisce il fondamentale ruolo dell’Etica del comportamento umano, che non può più considerarsi illimitato e privo di conseguenze. “Non abbiamo il diritto di scegliere o anche solo di rischiare il non essere delle generazioni future in vista dell’essere di quelle attuali, anzi abbiamo un dovere rispetto a ciò che non esiste, perché in quanto non esistente, non ne avanza la pretesa” affermava il filosofo Hans Jonas.
Lo Sviluppo Sostenibile è così definito nel Rapporto Brundtland come quello “sviluppo che soddisfa i bisogni del presente senza compromettere la possibilità delle generazioni future di soddisfare i propri”.
Il Principio di Responsabilità deve limitare e controllare il potere umano di creazione e distruzione.
"Trattiamo bene la terra su cui viviamo: essa non ci è stata donata dai nostri padri, ma ci è stata prestata dai nostri figli" ci ricorda un antico proverbio Masai.
Simone Gennari