Oggi è la Giornata Mondiale dei Diritti Umani.
Come data della celebrazione è stata scelta quella dell’adozione da parte delle Nazione Unite, proprio il 10 Dicembre del 1948, della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani, un documento che riguarda tutta l’umanità. Pochi lo sanno ma i diritti umani hanno una storia antica: i primi riferimenti a dei diritti di libertà e uguaglianza sono state scritti su una tavoletta d’argilla da Ciro “Il Grande”, il primo re di Persia nel 539 A.C.
La Dichiarazione Universale dei diritti umani contiene 30 articoli che costituiscono una bussola per costruire un mondo più giusto ed equo. La Dichiarazione tocca le questioni fondamentali della libertà e dell’uguaglianza in tutte le sue forme ed espressioni: dal diritto alla vita e la libertà personale, al diritto di spostarsi all’interno del proprio paese, al diritto alla privacy, allo svago e il tempo libero, la lavoro e quant’altro.
Insieme a questa dichiarazione negli anni sono state adottate dagli organismi internazionali altre convenzioni o dichiarazioni quali la “Convenzione internazionale sull’eliminazione di ogni forma di discriminazione razziale" (1965), la “Convenzione sull’eliminazione di ogni forma di discriminazione nei confronti della donna” (1979), la "Convenzione sui diritti dell’infanzia” (1989) o più recente la “Dichiarazione sui Diritti dei Popoli Indigeni" (2008), ma tutte fanno riferimento alla Dichiarazione Universale dei Diritti Umani.
La Dichiarazione ha garantito a molte persone un sostanziale miglioramento della propria vita, anche se ancora troppe rimangono escluse dal godere completamente dei diritti sanciti dalla dichiarazione.
Negli anni sono sorte numerose organizzazioni, come Human Rights Watch o Amnesty International, che hanno fatto della difesa dei diritti umani la propria missione, ma sono tante le persone che si sono battute e si battono costantemente o quotidianamente perché vengano rispettati, difesi e promossi. Molti di questi li conosciamo o ne abbiamo sentito parlare: sono stati Gandhi, Mandela, Martin Luther King; altri sono meno conosciuti o quasi sconosciuti come Malala Yousafzai, Nadia Murad, Alexya Salvador, Tran Minh Nhat (https://www.humanrightscareers.com/issues/human-rights-activists/). Persone che si battono per la libertà di stampa, per i diritti delle donne, delle persone LGBTQ+ o contro la tratta di essere umani. Per alcuni e alcune di queste mobilitarsi è anche rischioso o mortale, come per i 331 difensori dei diritti umani uccisi nel 2020 (vedi Rapporto 2020 di Front Line Defenders), 228 dei quali lottava per i diritti dell’ambiente, della terra e delle popolazioni indigene.
In generale, venendo alla situazione oggi, la pandemia ha aggravato le diseguaglianze già esistenti, tra cui quelle relative all’accesso alle cure sanitarie, al cibo, la perdita di posti di lavoro, la mancanza di alloggio adeguato, di accesso all’educazione e al diritto di parola.
Tra le categorie maggiormente colpite, secondo il rapporto 2020/2021 di Amnesty International, troviamo le persone migranti, richiedenti asilo e rifugiatə esclusi dai servizi essenziali o abbandonati a sé stessə a causa della chiusura delle frontiere. Sempre secondo il rapporto, sono aumentati i casi di violenze di genere e violenze domestiche con una minor possibilità di avere accesso a misure di protezione e sostegno. In molti paesi la pandemia è stata sfruttata come scusa per limitare le libertà di espressione e di stampa.
E’ quindi quanto mai importante rimanere attenti, in particolare nei momenti più complessi, per difendere quanto diamo già per acquisito (almeno per una piccola parte di mondo), ma soprattutto continuare a promuovere e lottare perché l'applicazione dei diritti umani diventi davvero universale.
Parafrasando Che Guevara: “Siate sempre capaci di sentire, nel più profondo qualsiasi violazione dei diritti umani universali, commessa contro chiunque, in qualsiasi parte del mondo”.