Apre il primo green retail park al mondo. L’Italia ancora baluardo della sostenibilità.
Alle ore 10.00 di una grigia mattinata invernale, assai comune nel capoluogo piemontese, viene inaugurato il primo green retail park al mondo, Green Pea. Una presa di posizione da parte della città di Torino, che punta a diventare un’eccellenza nell’ambito della sostenibilità.
Con i suoi 15.000 m2, Green Pea non è solamente uno spazio di vendita, ma anche luogo di ristoro, benessere, espositivo e culturale. Oltre ai 66 negozi, sono presenti infatti un museo sulla Sostenibilità, una serra, una caffetteria ed una piscina.
Tutti i partners di Green Pea condividono la sua filosofia, che si basa sul desiderio di cambiare il modello di consumo attuale per mettere “al centro di tutto la ricerca dell’Armonia con il pianeta”.
Il building
L’edificio, dal design moderno e naturale, è opera degli architetti ACC – Cristiana Catino e Negozio Blu Architetti Associati – Carlo Grometto. “Sostenibile in ogni suo dettaglio”, è costruito con materiali riciclabili (acciaio, ferro, vetro) ed è completamente smontabile, permettendo un possibile riutilizzo futuro delle sue componenti. Inoltre, il legno utilizzato per la copertura esterna proviene dalle foreste distrutte dalla tempesta Vaia dell’ottobre 2018.
Come afferma Oscar Farinetti,“Il fabbisogno energetico dell’edificio è soddisfatto all’89% da fonti rinnovabili”. L’energia che alimenta la struttura proviene in parte dai numerosi pannelli fotovoltaici presenti sia sul terrazzo che nel parcheggio, in parte dai pozzi geotermici presenti sotto la struttura. Inoltre, l’involucro esterno è stato progettato in maniera da non disperdere energia.
Sostenibile sì, ma solo se te lo puoi permettere!
Lungo i fatiscenti corridoi, passeggiando tra i grandi marchi Made in Italy, affiora una legittima domanda: “E chi non può permetterselo?”.
E’ interessante notare come i “prodotti green” siano passati da una fase di mercato di nicchia, che vedeva come acquirenti un numero limitato di persone più interessate al valore del prodotto che al suo design, ad una fase di mercato di lusso, in cui cambiano le caratteristiche degli acquirenti ma non le limitate dimensioni.
Questa riflessione, ovviamente, non si applica alla totalità delle realtà italiane che lavorano per cambiare il modello di consumi attuale. Sono molte le pratiche virtuose presenti sul territorio nazionale, che vendono prodotti sostenibili ad un giusto prezzo. Sorge a questo punto spontanea la domanda: ma qual è il giusto prezzo?.
Difficile da quantificare in maniera universale, il giusto prezzo deve però tener conto dei costi di tutta la filiera produttiva, in termini sia di costi economici, che sociali ed ambientali. Quando acquistate un capo di abbigliamento, per esempio, chiedetevi come possa costare così poco quando, in quel prezzo, sono compresi i costi di trasporto, di produzione, il costo del materiale ed il guadagno dell’azienda che lo produce. Facendo una semplice addizione, è facile comprendere come le diverse voci siano troppo basse per garantire un basso impatto ambientale e un adeguato salario a chi ha realmente prodotto e confezionato il vostro capo di abbigliamento.
Porsi queste domande è il primo passo verso il percorso che porta a diventare un consumatore responsabile, ovvero consapevole di ciò che acquista e dei costi che si celano dietro un’etichetta.
Consumatori responsabili
Ciascuno/a di noi può diventare un consumatore/trice responsabile; anzi, per il bene nostro, del pianeta e delle generazioni future tutti noi dovremmo diventarlo. Questo concetto inclusivo si scontra però con una realtà assai diversa.
In questa realtà rientra Green Pea, che ricorda un po’ la vendita delle indulgenze. Se vuoi salvarti, sentirti meglio con te stesso e il mondo devi pagare una cospicua somma.
Emblematica è il costo del tesseramento: per diventare un Green Pea Member è neccessario pagare una quota annuale di 50€, che dà accesso a sconti sui prodotti venduti all’interno del retail park, contenuti e notizie in esclusiva sul mondo Green, giochi e consigli su come rendere il proprio stile di vita più green. Però ti regalano una bottiglia di vino!
La critica mossa al green retail park, sia chiaro, è rivolta al messaggio che sembra trasmette piuttosto che all’idea e alla struttura in sé, che ritengo sorprendenti e necessari. Rimane la delusione di vedere presenti tra i partners solamente grandi aziende nazionali, che per quanto abbiamo fatto grandi passi in avanti nell’ambito della sostenibilità non possono di certo ancora essere definiti tali. Non basta avere una linea di prodotti sostenibile per definire l’azienda rispettosa dell’ambiente e della società. A titolo di esempio, basta ricordare che anche Nestlé ha una linea di prodotti a marchio Fairtrade.
E’ vero, però, che se non si parte dalle grandi aziende, che hanno la possibilità di influenzare le tendenze in atto, la strada verso una la sostenibilità sarebbe ancora più difficile e perigliosa.
FONTI:
https://www.greenpea.com/
https://www.lastampa.it/topnews/edizioni-locali/torino/2020/12/05/news/da-torino-al-mondo-le-giovani-startup-partono-da-green-pea-1.39623776
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