Ma facciamo un passo indietro. Per comprendere la portata della giornata è bene riprendere il concetto di Impronta Ecologica (ecological footprint). Come forse saprete - ne avevamo già parlato qui - si tratta di un indice statistico che misura l'area biologicamente produttiva di mare e di terra che sono necessaria a rigenerare le risorse consumate da una popolazione umana e ad assorbire i rifiuti prodotti.
Facciamo un esempio pratico. Se nel nostro giardino ci sono 100 alberi e per scaldare la nostra casa ne tagliamo uno al giorno, nel giro di poco più di tre mesi avremo finito la nostra riserva di alberi. Seguendo l'esempio, in questo caso l'impronta ecologica del nostro consumo è di circa 3 volte superiore alla nostra disponibilità (ovvero il nostro fabbisogno annuale equivale a 365 alberi a fronte di una disponibilità di solo 100).
Portando questo esempio su scala globale, possiamo provare a comprendere il senso della misurazione dell'impronta ecologica. Quello che la Giornata del sovra-sfruttamento della Terra rappresenta è infatti il momento in cui la nostra impronta ecologica supera la disponibilità offerta dal nostro pianeta: in altre parole raggiunto questo limite abbiamo consumato tutte le risorse che la Terra è in grado di generare e riassorbire per quell'anno.
A partire dal 30 luglio di quest'anno, quindi, stiamo consumando più di quanto ci potremmo permettere.
Questo parametro non è accettato universalmente. Come riconosciuto anche dagli stessi ideatori, Mathis Wackernagel e William Rees, il concetto di impronta ecologica ha diversi limiti: uno tra tutti, riduce tutti i valori presi in considerazione ad un unica unità misura che è la superficie terrestre, dando luogo a una rappresentazione potenzialmente non precisa di un sistema estremamente complesso e sfaccettato. Il vero problema, tuttavia, è che si tratta di un'imprecisione al ribasso.
Un aspetto molto significativo dell'Earth Overshoot Day sta nella scelta del giorno in cui celebrare questa data. Diversamente dalle tante altre giornate internazionali o mondiali di sensibilizzazione, la data in questione non è fissa ma calcolata ogni anno sulla base di diversi parametri. Pensate ad esempio che cinquanta anni fa, nel 1971, il giorno prescelto era il 10 dicembre.
Perché? la risposta è tanto banale quanto allarmante: ai tempi l'umanità arrivava a consumare tutte le risorse a disposizione quasi alla fine dell'anno, mentre oggi impieghiamo quasi cinque mesi in meno. Non si tratta di un cambio repentino. I grafici mostrano che, a parte piccole eccezioni, a partire dai primi rilevanti ogni anno la data è arretrata sempre più da quello che dovrebbe essere l'obiettivo, ovvero il 31 dicembre.
Il risultato di questo arretramento? Oggi l'umanità utilizza l'equivalente di un pianeta e mezzo, ovvero il nostro pianeta ha bisogno di un anno e sei mesi per rigenerare tutto ciò che noi usiamo in un anno. Di questo passo, entro il 2030 avremo bisogno dell'equivalente di due pianeti per soddisfare la nostra fame di risorse.
C'è un solo problema: di pianeti ne abbiamo e ne avremo sempre e solo uno.
Per approfondire:
- https://www.footprintnetwork.org/our-work/earth-overshoot-day/
- https://www.overshootday.org/about-earth-overshoot-day/
- https://data.footprintnetwork.org/?__hstc=207509324.85fe42c6102cd5baa9080f6c1bf88029.1638199122751.1638199122751.1638199122751.1&__hssc=207509324.10.1638199122752&__hsfp=2530671978#/