La prima attività di progetto prevedeva un’indagine qualitativa dei bisogni e delle esperienze vissute da ragazze e ragazzi, docenti e genitori in merito alla violenza tra pari e di genere. Studentesse e studenti hanno risposto prontamente con una grande voglia di partecipare ma, soprattutto, di raccontare le loro storie. I e le docenti hanno raccontato che studentesse e studenti si portano dietro un’enorme rabbia repressa, ma è anche vero che le stesse e gli stessi hanno un’altrettanta sconfinata voglia di liberarsi da quelli che sono stati i loro traumi passati mettendosi in gioco per costruire un futuro migliore.
In Italia questa attività ha coinvolto 56 student*, 32 docenti e 22 genitori di 2 Istituti professionali di Milano e 1 di Roma.
Quali sono stati, a livello nazionale, i risultati di questa indagine? Che cosa pensano studentesse e studenti della violenza fra pari? È emerso che ragazzi e ragazze fanno esperienza di molteplici forme di violenza, a scuola e nelle loro vite fuori dalle mura scolastiche. In tutti gli istituti, gli episodi di violenza fisica e verbale superano nettamente quelli del cyberbullismo che, appare un fenomeno piuttosto marginale nei loro racconti. I motivi scatenanti sono spesso futili e quasi sempre legati a litigi amorosi e gelosie, ovvero alla presunta presenza di altre ragazze/altri ragazzi nelle relazioni di coppia.
Questi episodi non si sono fermati con l’arrivo della pandemia Covid-19 anzi, spesso, le risse e gli episodi di violenza sono stati l’occasione di ritrovo e di sfogo della propria rabbia (repressa). Il dover sfogare o il sentire l’esigenza di dover sfogare la propria rabbia sembra essere un punto molto importante nei racconti delle ragazze e dei ragazzi.
Rispetto ai ragazzi, le ragazze hanno riportato con più frequenza di essere state pesantemente prese in giro per il proprio aspetto fisico, quasi sempre declinato con l’avere un peso eccessivo, l’essere sovrappeso. Non solo, riportano di essere vittime quotidiane di episodi di cat-calling (o molestie di strada): da fischi e urla (a distanza) mentre passeggiano da sole o con altre amiche fino a vere e proprie violenze sessuali. Appare importante sottolineare come queste ragazze siano pienamente coscienti, in un certo senso, del fatto di poter essere molestate in pubblico, in qualsiasi momento, per il solo fatto di essere donne!
Rispetto agli strumenti a disposizione, quello che comunità e territorio offrono per la prevenzione e il contrasto della violenza fra pari, la maggior parte delle studentesse e degli studenti dice di non aver mai partecipato a corsi dedicati alla prevenzione e gestione della violenza di genere o fra pari. Solo poch* di loro ricordano alcune iniziative ma le definiscono tutte inutili, e non hanno conservato alcun ricordo degli argomenti; inoltre, l’esperienza di apprendimento è stata frontale senza coinvolgimento, non ricordano neppure qualche tipo di interazione.
In generale, le studentesse e gli studenti che hanno partecipato all’indagine, hanno poca fiducia nella scuola come Istituzione in grado di rispondere alle loro esigenze. Al contempo, però, è importante sottolineare come sia le studentesse che gli studenti cerchino nei propri docenti delle persone con le quali confidarsi e chiedere aiuto e/o consiglio.
La scuola viene vista negativamente da ragazzi e ragazze, ma le persone che la vivono e la abitano, rappresentano per loro un riferimento e possono fare la differenza ed valid* alleat* nella prevenzione e nel contrasto della violenza fra pari!