Prima che il cibo raggiunga le nostre tavole, percorre un bel po’ di kilometri e passa per molte mani. Per assicurarci un futuro più sostenibile è fondamentale trovare nuovi modi per gestire e ridurre la nostra impronta in tutte le fasi del processo alimentare. Le criticità che caratterizzano buona parte delle filiere globalizzate e determinano per esempio la dieta delle persone in Europa possono anche coesistere in un unico piatto: per esempio una ciotola di Poke.
Il Poke, nella sua interpretazione occidentale della ricetta originale hawaiana, è al momento uno dei piatti più di tendenza anche in Italia e rappresenta un ottimo esempio per evidenziare e rappresentare la portata di alcuni degli impatti delle filiere del cibo Nord-Sud. Il Poke è composto da diversi ingredienti: base, proteina, topping, parte croccante e salsa. Generalmente, il suo ingrediente principale è il pesce crudo affettato (poke è un verbo hawaiano che significa tagliare, affettare), servito in una ciotola di riso e condita con molti altri ingredienti: frutta secca (noci, anacardi), verdure (cipollotto, pomodorini, cavolo, alghe), frutta (avocado, ananas, mango, lime), salse e altro (zenzero, erbe, germogli).
Perché è così di tendenza?
Ci fa scoprire uno stile tropicale. È altamente personalizzabile perché ti permette di scegliere la composizione in base ai tuoi gusti. Sembra sano, è colorato e bello da guardare. Ma soprattutto, segue la tendenza dietetica del momento: pochi carboidrati e tante proteine.
Ma…il Poke è sostenibile?
Probabilmente la risposta migliore a questa domanda è: potrebbe esserlo, ma nella maggior parte dei casi non lo è.
Potrebbe esserlo perché dipende dalle caratteristiche delle filiere agro-alimentari di ogni ingrediente che compone il piatto e lo rende così ricco. Dato che non esistono al momento standard di sostenibilità internazionalmente riconosciuti per tutti i prodotti, molti degli ingredienti sopra citati hanno filiere lunghe e frammentate. Ciò significa che il processo di trasformazione dei prodotti può avvenire in diversi momenti e paesi o continenti, con tragitti di trasporto lunghi e ripetuti. In aggiunta, le differenze geo-economiche dei paesi coinvolti in queste relazioni commerciali, specialmente quelle Nord-Sud, lasciano spesso spazio alla violazione di alcuni diritti, come i diritti dei lavoratori e delle lavoratrici o il diritto di accesso all’acqua.
Cosa possiamo fare?
Di fronte alla consapevolezza della complessità e spesso dell’insostenibilità di alcune delle filiere di approvvigionamento alimentare, ogni consumatore può contribuire con le sue scelte e fare la propria parte.
Come? Innanzitutto, informarsi sulla filiera che coinvolge il prodotto che si vuole acquistare per assicurarsi che sia sostenibile da un punto di vista sociale e ambientale. Cittadine e cittadini europei, specialmente le generazioni più giovani, chiedono filiere agro-alimentari sostenibili che garantiscano il la sicurezza alimentare e la salute, e sostengano la crescita, l’occupazione e i diritti di lavoratori e lavoratrici nelle filiere alimentari. È comprendendo la complessità dei sistemi di cibo che diventa possibile mettere in campo strategie per correggere distorsioni e criticità. Un’altra soluzione è scegliere ingredienti più sostenibili, cercando di comporre un Poke alternativo. Al posto dei classici ingredienti il vostro Poke potrebbe contenere una proteina vegetale, come i legumi, pesci più sostenibili e verdure meno impattanti, noci e cereali, sarebbe già un primo passo verso la sostenibilità!
Consulta le infografiche che illustrano le filiere dei prodotti maggiormente contenuti nel Poke a questo link: https://www.foodwave.eu/wp-content/uploads/2022/04/Food-Wave-18-cities-report-FINAL-affiancate_POKE.pdf
Fonte: Està per Food Wave