Mentre attendiamo il pronunciamento del popolo, chiediamoci cosa è successo: che api e farfalle non se la passassero bene già lo sapevamo e - come si può leggere in un interessante articolo del National Geographic, la diminuzione di animali vistosi o di rilevante interesse economico fa inevitabilmente più clamore dell'ipotetica scomparsa di cimici, mosche e zanzare. Eppure, la moria osservata negli ultimi decenni in prati e alveari colpisce anche insetti comuni e poco appariscenti, la cui prolificità e adattabilità sembrava metterli almeno in parte al riparo da quella che sempre più ricercatori definiscono come una vera e propria estinzione di massa.
Una nuova ricerca mostra infatti che il declino su larga scala degli insetti non è affatto da sottovalutare. E che gli insetti potrebbero essere più vulnerabili del previsto. Lo studio, pubblicato di recente su Biological Conservation, ha fatto molto scalpore affermando che il 40% delle specie di insetti del pianeta è in declino e potrebbe scomparire nei prossimi decenni.
Gli insetti sono infatti alla base della catena alimentare, mangiati da tutti, dagli uccelli fino ai piccoli mammiferi e ai pesci.
Se diminuiscono lo farà anche tutto il resto della fauna. Inoltre circa il 75% delle piante con fiori viene impollinato dagli insetti, così come i raccolti che producono oltre un terzo del cibo consumato a livello mondiale. E, per finire, un altro servizio fondamentale offerto dagli insetti è quello della eliminazione dei rifiuti e del ciclo dei nutrienti: senza insetti come gli scarabei stercorari e i decompositori che distruggono e rimuovono scarti animali e vegetali, “le conseguenze sarebbero spiacevoli”, dice al National Geographic Tomothy Schowalter, entomologo alla Louisiana State University.