In tutta la Cisgiordania i palestinesi organizzano manifestazioni pacifiche, violentemente represse, rivendicando i loro diritti su Gerusalemme Est che considerano la capitale del loro futuro Stato.
Un po’ di storia
Gerusalemme è riconosciuta come Città Santa dalle tre religioni monoteiste: Ebraismo Cristianesimo e Islam. Per ognuna di esse Gerusalemme incarna il fulcro simbolico e storico della propria fede.
Per questo motivo, nel 1947, quando l’ONU approva il piano di spartizione della Palestina tra ebrei sionisti e palestinesi, Gerusalemme viene posta sotto controllo internazionale.
Nel 1949 il neo-costituito stato di Israele riesce a estendere i suoi territori fino ad includere Gerusalemme Ovest, che dichiara sua capitale, malgrado l'opposizione della comunità internazionale. Nessuno stato riconosce la nuova capitale.
Nel 1967, a seguito della guerra “dei sei giorni”, Israele occupa anche Gerusalemme Est, e dichiara Gerusalemme sua capitale “unica e indivisibile”. L’Onu condanna ancora una volta questa decisione unilaterale e continua a considerare Gerusalemme Est come terra palestinese occupata.
Oggi
Gerusalemme Est è rinchiusa in una cintura di nuove colonie che la separano dagli altri territori palestinesi. Subisce, con metodi vari, l’estromissione sistematica di abitanti palestinesi, spesso con la distruzione delle loro case, sostituendoli con nuovi e sempre più numerosi occupanti israeliani. Gli abitanti palestinesi non possiedono alcuna cittadinanza, ma solo un permesso di soggiorno revocabile in qualsiasi momento.
Gerusalemme e il suo destino costituiscono il nodo cruciale della questione palestinese e la controversia ineliminabile in qualsiasi colloquio di pace. Controversia molto ben esemplificata dal cosiddetto “Monte del Tempio”: con il “Muro del pianto” sacro agli ebrei e la sovrastante “Spianata delle Moschee” sacra ai musulmani, esso appare come l’espressione fisica e angosciosa di una lotta che sembra non avere fine.
Con il suo gesto unilaterale che vorrebbe definitivamente assegnare Gerusalemme allo Stato di Israele, Trump rimane di fatto escluso da ogni credibile ruolo di mediatore in questo interminabile conflitto.