La vita in Pakistan non è facile, specialmente per le donne, perché i talebani – un movimento militare ostile ad adattarsi alle società più moderne del pianeta – impongono una visione maschilista e chiusa del mondo: le bambine non possono frequentare la scuola, le donne sono costrette a indossare il burqa, musica, film e balli sono banditi, e i più fanatici promuovono anche attacchi armati alle scuole, perché temono che chi studia possa opporsi al regime di terrore che hanno creato.
Malala sfidò quel regime e, a soli undici anni, aprì un blog per la BBC sulla sua vita di tutti i giorni sotto i talebani, raccontando la paura e il terrore, ma anche i momenti felici con la sua famiglia. Grazie a questa pagina virtuale, Malala ha raggiunto un grande successo: interviste, conferenze, numerosi discorsi sull’importanza dell’istruzione e della pace.
Il successo della ragazza non è piaciuto però ai terroristi, che il 9 ottobre 2012 la attaccano sull’autobus scolastico, sparando a lei e alle sue amiche. Miracolosamente, Malala si è salvata nonostante la pallottola le abbia colpito la testa e poco dopo una lunga convalescenza in ospedale ha portato la sua testimonianza di quanto successo all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite. Lasciamo la parola a lei:
«Oggi tutti noi sappiamo che l’istruzione è uno dei nostri diritti inviolabili. E non solo in Occidente. Nel Corano è scritto che Dio vuole che noi abbiamo la conoscenza, vuole che sappiamo perché il cielo è blu e che impariamo a conoscere gli oceani e le stelle. So che si tratta di una battaglia molto dura: nel mondo ci sono ancora 57 milioni di bambini che non frequentano la scuola primaria, e di questi 32 milioni sono femmine. Ed è molto triste ricordare che proprio il mio paese, il Pakistan, è uno dei peggiori: 5,1 milioni di bambini che non vanno nemmeno alle elementari anche se la nostra Costituzione dice che tutti i bambini hanno il diritto di frequentare la scuola. Abbiamo quasi 50 milioni di adulti analfabeti, due terzi dei quali sono donne come mia madre. Prendiamo in mano i nostri libri e le nostre penne. Sono le nostre armi più potenti. Un bambino, un insegnante, un libro e una penna possono cambiare il mondo».