Cesvi è impegnato sul fronte migrazione nei paesi di origine, transito e destinazione, adottando un approccio olistico che comprende sia interventi di risposta all’emergenza che progetti di integrazione. In Italia lavoriamo per l’integrazione dei Minori Stranieri Non Accompagnati (MSNA) con percorsi di formazione e inserimento lavorativo e abitativo. Grazie a collaborazioni con le aziende del territorio, i giovani beneficiari possono entrare in contatto con il mondo del lavoro. Dall’agricoltura sostenibile alla ristorazione, passando per l’hospitality e l’impiantistica elettrica, i ragazzi sperimentano una professione e cominciano a muovere i primi passi verso l’indipendenza.
Cima è tra i giovani beneficiari in Sicilia del progetto “Integrazione è Futuro”, promosso da Cesvi e finanziato da Fondazione Prosolidar per favorire l’inclusione sociale e l’occupazione per i Minori Stranieri Non Accompagnati (MSNA) e neomaggiorenni.
Cima, 18 anni appena compiuti, è un ragazzo pieno di talento proveniente dalla Nigeria. La sua storia di migrazione inizia nella primavera del 2017, quando decide di lasciare la Nigeria per cercare fortuna in Libia. “La mia famiglia era in ginocchio a causa dei problemi economici” - dice - “Oltre a me, i miei genitori dovevano sfamare anche tre fratelli e una sorella”. Ho informato mia madre dell’intenzione di partire: non era felice, aveva molta paura, ma ha accettato la mia scelta.”Il viaggio di Cima dura tre mesi. In Libia vive l’esperienza più brutta: “In quel Paese non si poteva rimanere, le condizioni di vita erano inumane. Ma non ho mai pensato di tornare indietro. Mi sono detto: coraggio, bisogna andare avanti!”.
Un anno e mezzo fa, Cima riesce a raggiungere la costa italiana e da circa un mese è impegnato in un tirocinio formativo presso l’azienda agricola di Roberto Li Calzi: “Amo coinvolgere nel mio lavoro ragazzi che hanno storie e origini diverse: per questo ho aderito al progetto di Cesvi accogliendo due tirocinanti e ospito campi di volontariato da tutto il mondo” - racconta Roberto - “Abbiamo pochi soldi ma un capitale di relazioni umane. L’attività sta andando molto bene perché la gente vede che lavoriamo in modo etico e trasparente, e si fida di noi. A volte sembra che le situazioni siano complicate, ma in fondo basta affrontarle di petto: ognuno è chiamato a dare il meglio che può”.
È quello che cerca di fare Cima, che sta imparando le diverse fasi del lavoro nei campi e oggi è impegnato a zappare per l’impianto dei tubi d’irrigazione. A chi gli fa notare che è un lavoro pesante, lui risponde: “Non ci sono cose facili nella vita. Se vuoi raggiungere un risultato, devi metterci passione, impegno, determinazione”.
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Foto di: Emanuela Colombo