Giornata internazionale dei diritti dell’infanzia e dell’adolescenza: riflettiamo sulla partecipazione!

20 Novembre 2021
Ormai trent'anni sono trascorsi dal riconoscimento che i bambini, le bambine, i e le adolescenti sono cittadin*, quindi soggetti aventi pienamente diritti civili, sociali, politici, culturali ed economici: lo attesta la Convenzione ONU sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza, ratificata dall’Italia nel maggio 1991.

Ogni anno il 20 novembre, data in cui l’Assemblea generale ONU adottò la Convenzione nel 1989, si celebra la Giornata Mondiale dei diritti dei bambini. Indivisibile è il rapporto tra lo sviluppo inclusivo, equo e sostenibile promosso dall’Agenda 2030 e la realizzazione dei diritti delle persone di età minore: i suoi principi si dimostrano trasversali anche nella lettura dell’Agenda 2030, il cui obiettivo è quello di “non lasciare nessuno indietro”, di proteggere la vita mirando alla sostenibilità e di creare un mondo dove le generazioni presenti e future possano sentirsi protagonisti e beneficiari e dove i loro diritti siano garantiti a pieno titolo. 

Organizzata in 54 articoli, la Convenzione si basa su quattro principi fondamentali e trasversali: la non discriminazione (art. 2), il Superiore interesse (art. 3), il diritto alla vita, alla sopravvivenza e allo sviluppo del bambino e dell'adolescente (art. 6), l’ascolto delle opinioni del minore (art. 12). Seppur fondamentale approfondirne contenuti e principi e rimandandovi alla fonte autorevole dell’Unicef per approfondire, oggi ci teniamo a promuovere qualche riflessione proprio sull’articolo 12 e sull’ inquadramento della child e youth participation 

L'articolo riconosce il diritto dei bambini e delle bambine, e degli e delle adolescenti a essere ascoltati in tutti i processi decisionali che li riguardano, e il corrispondente dovere, per gli adulti, di tenerne in adeguata considerazione le opinioni. E’ un articolo e un principio caro ad ActionAid Italia, che si impegna in Italia e nel mondo prioritariamente per garantire e monitorare che la partecipazione dei e delle cittadine sia garantita in tutti i processi politici e decisionali che li e le riguardano. E, in particolare, sia obbligatorio nell’ambito delle politiche educative e sociali, garantirlo per i e le cittadine minorenni.  

Urgente è provvedere in tal senso, in particolare dopo l’emergenza pandemica che ha esacerbato le diseguaglianze, sia sociali sia educative, in particolare tra i e le cittadine minorenni: dispersione scolastica, ritardi negli apprendimenti, ma anche aumento dei casi di violenza (online e fisiche), malessere sociale e relazionale. Il 2021 è iniziato tuttavia con qualche segnale di cambiamento: a livello europeo, è stata lanciata la prima strategia generale dell'UE sui diritti dei minori, nonché una proposta di raccomandazione del Consiglio che istituisce una garanzia europea per l'infanzia (Child guarantee), al fine di promuovere pari opportunità per i minori a rischio di povertà o di esclusione sociale: la protezione e la promozione dei diritti dei minori sono obiettivi fondamentali dell'attività dell'Unione europea, sia al suo interno che nel resto del mondo. Sono principi sanciti dalla Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea, che garantisce la tutela dei diritti dei minori nell'attuazione del diritto dell'Unione, costituiscono obiettivi trasversali a tutti i settori politici e rientrano nelle priorità fondamentali della Commissione europea. Perciò l'Unione deve promuovere e migliorare la partecipazione inclusiva e sistemica dei minori a livello locale, nazionale e dell'UE (1) 

In Italia, si è insediata una nuova Autorità garante per l’Infanzia e l’Adolescenza, Carla Garlatti, la quale, nell’esporre le linee programmatiche del proprio mandato di fronte alla Commissione parlamentare per l’Infanzia e l’Adolescenza ha ribadito il proprio impegno in tema di ascolto e partecipazione dei minorenni annunciando l’imminente convocazione della Consulta dei ragazzi e delle ragazze. In seguito a questo, ha lanciato “La scuola che vorrei” una consultazione pubblica tra gli e le studenti. I quesiti, sottoposti a chi ha un’età compresa tra i 14 e i 18 anni, in collaborazione con Skuola.net, sono stati elaborati dalla stessa Consulta delle ragazze e dei ragazzi dell'Agia 

 

Ma cosa significa reale partecipazione dei e delle cittadine minorenni?  


Secondo il modello della child participation dell’accademica Laura Lundy (2), ripreso anche nel framework del Consiglio europeo (3), possiamo sicuramente dire che la partecipazione non è mera consultazione e non è un principio spot, ma deve necessariamente essere inserita all’interno di un processo. La partecipazione non è simbolica e non è casuale, altrimenti rischia di essere meramente decorativa. La partecipazione deve essere garantita attraverso l’affidabilità, l’ascolto individuale e collettivo, l’accompagnamento e deve richiede tempi e spazi dedicati. E' quindi un processo che non si improvvisa.  



Il modello di Lundy concettualizza l’articolo 12 della CRC dell’ONU e richiama i responsabili di un’attività o di una politica educativa a considerare i seguenti 4 elementi di un processo partecipativo, distinti ma integrati tra loro e correlati da domande guida, a nostro avviso adattabili a ogni contesto di intervento, anche scolastico e educativo: 

  • LO SPAZIO: a ragazzi e ragazze deve essere garantito uno spazio sicuro e inclusivo per formare e esprimere le loro idee (L’opinione degli stessi è stata attivamente ricercata e promossa? Lo spazio era sicuro e accessibile per tutti e tutte? Sono state previste delle azioni per facilitare l’espressione consapevole di tutti e tutte?) 

  • LA VOCE: ragazzi e ragazze devono essere supportati e facilitati per esprimere la loro visione (Sono state fornite tutte le informazioni ai ragazzi e ragazze per formarsi un’idea? Sanno che non sono obbligati e obbligate a parlare? Sono state fornite delle opzioni diverse per esprimersi?) 

  • AUDIENCE: l'idea o il bisogno deve essere ascoltata realmente e con cura (E’ stato previsto un processo per far conoscere le idee e proposte di ragazzi e ragazze? Gli e le stesse sanno a chi verranno comunicate le loro idee? I soggetti o enti che ricevono i risultati del processo partecipativo hanno potere di decisione?) 

  • INFLUENZA: la visione, l’idea, il bisogno deve essere “agito” e deve concretamente realizzato nelle politiche o le azioni di un processo (Le idee e visioni dei ragazzi e ragazze sono state realmente considerate da chi ha il potere? Ci sono procedure che garantiscano che le loro idee e visioni siano seriamente prese in considerazione? Sono stati organizzati dei momenti di feedback a ragazzi e ragazze rispetto alle decisioni finali prese?) 


Il modello può essere perciò uno stimolo a interrogarci individualmente, come docente, come educatore o educatrice, così come collettivamente, come corpo docente, associazione o istituzione politica, se il processo partecipativo da noi sviluppato ha realmente garantito i 4 elementi fondamentali e si è mosso quindi verso una consultazione youth-led, non solo consultiva e collaborativa, ma realmente proposta, guidata, monitorata dai e dalle giovani in prima persona.  

 

  1. Strategia europea diritti dei minori https://famiglia.governo.it/media/2334/strategia-eu-sui-diritti-dei-minori.pdf 

  2.  https://childhub.org/en/child-protection-online-library/lundy-model-child-participation 

  3. Recommendation CM/Rec(2012)2 of the Committee of Ministers to member States on the participation of children and young people under the age of 18

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