Come la positività tossica impatta sulla nostra salute mentale
Il 2020 è stato un anno faticoso e difficile per tutti.
Da un giorno all’altro ci siamo trovati chiusi nelle nostre case con l’impossibilità di uscire, i supermercati presi d’assalto e giornate passate tra una conferenza su zoom e un’altra.
Le ripercussioni psicologiche sono state tante e hanno avuto un’incidenza piuttosto elevata nei giovani e nelle giovani dai 6 ai 18 anni, fascia d’età principale fruitrice di social network.
Proprio qui, si è visto l’aumento di profili Instagram dedicati alla diffusione di positive vibes (vibrazioni positive), coaching di laureati e laureate alla Bocconi, travel blogger, fanatici e fanatiche del fitness e guru spirituali improvvisati che non hanno fatto altro che condividere post motivazionali e citazioni sul successo, sulla felicità e soprattutto sulla facilità con la quale loro riuscivano ad approfittare di quel periodo di fermo per apprendere nuove competenze, per rimettersi in forma e leggere quei libri che avevano in sospeso da tempo. E se tu non lo stavi facendo allora eri poco disciplinato, incapace di essere determinato e di avere controllo sulle tue emozioni.
Secondo loro infatti, lo scoraggiamento e l’abbattimento emotivo che si stava vivendo nel periodo di lockdown di marzo e aprile era facilmente risolvibile pensando positivo in modo da rimuovere tutti gli elementi negativi presenti nella propria vita ed essere sempre felice.
Il problema però è che questo fenomeno causa una forte repressione dei sentimenti negativi trasformandosi in positività tossica.
Ma che cos’è la positività tossica?
Potremmo riassumerla così: “Non è vero che stai male, sei solo troppo negativo. Il mondo non è brutto, sei tu che lo vedi così.”
Essa è una spinta verso uno stato mentale che ci porta a sperimentare e mostrare solo emozioni positive. La base di questa teoria è che, se rimani positivo, le cose belle arriveranno. Se contrasti ciò che ti rende triste, ricordandoti di ciò che hai e di cui devi essere grato, diventerai equilibrato e felice.
Purtroppo però, la vita vera presenta problematiche molto più complesse e sfaccettate e la loro soluzione non può essere relegata ad una così semplice ed unidimensionale soluzione.
Come uscirne?
Fortunatamente, sono nate diverse pagine di therapy influencer in cui le persone raccontano la propria situazione e vengono spinte ad accettare i propri sentimenti negativi, come parte della propria identità.
Qui di seguito una serie di punti per aiutare chiunque si senta sopraffatto da questa falsa positività:
- Evita di ignorare le tue emozioni;
- Ascolta e convalida come si sentono gli altri, anche quando è diverso da come ti senti;
- Ricorda, va bene non essere ok;
- Ricorda che i sentimenti non si escludono a vicenda;
- Riconosci i messaggi di positività tossica;
- Va bene diffidare dei social media;
Ecco che, quindi, dobbiamo imparare a riconoscere i nostri sentimenti e viverli nella maniera più coerente e sana possibile, essere tristi è più che legittimo e ricordiamoci che quello che vediamo sui social network è una finestra su una porzione di mondo piccolissimo e molto spesso filtrata.
Ma soprattutto, teniamo bene a mente che siamo tutti sotto la stessa tempesta e che imparare ad ascoltare ed empatizzare con le emozioni e i sentimenti altrui è oggi più che mai necessario.
Valeria Lotti