Solo 23 donne, dal 1902, hanno vinto un Premio Nobel per la chimica, la fisica e la medicina; più di 600 quelli assegnati ad uomini, nelle stesse materie
Il divario si presenta fin da subito importante, capace di mostrare forse una sommatoria dell’esperienza femminile nel mondo delle STEM.
Ma cosa sono le STEM?
Science, Technology, Engineering and Mathematics: un acronimo, dunque, che serve ad indicare tutte le materie e gli ambiti di ricerca e lavoro del mondo scientifico. Questi sono senza dubbio le professioni del futuro, considerando i grandi progressi scientifici e tecnologici fatti negli ultimi anni e quelli che saranno necessari per continuare a migliorare la vita sulla terra. Nonostante la loro rilevanza, però, è ancora difficile per le donne riuscire ad inserirsi in questi settori e trovarvi il lavoro più adatto alle proprie competenze, oltre che equamente retribuito.
La loro scalata verso le scienze trova una prima battuta d’arresto al momento della scelta del percorso universitario: secondo il World Economic Forum, meno del 30% delle ragazze sceglie una facoltà universitaria o un ambito lavorativo post universitario in questi settori. In Italia, le percentuali di interesse sono più rincuoranti, superiori alle medie europee, ma sono costrette ad arrestarsi al contatto con la realtà: il 59% delle ragazze è sicura di non riuscire ad ottenere gli stessi risultati dei ragazzi e finisce per considerare altri percorsi di studio o lavoro.
I motivi di questa disparità sono molteplici, a partire dallo stereotipo che vede solo gli uomini come innovatori e creatori fino all’assenza di una rappresentazione di modelli femminili adatti ad ispirare bambine e ragazze nella scelta del loro futuro. Un importantissimo report dell’UNESCO (“Cracking the Code: Girls’ and Women’s education in STEM”) sottolinea come i molteplici studi condotti sul cervello di uomini e donne non abbiano mai dimostrato attitudini differenti per i due sessi nell’approccio alle materie scientifiche: ciò che modifica i nostri interessi sono l’educazione scolastica, le interazioni sociali e famigliari fin dai primi anni di vita e le esperienze che viviamo.
Il cambiamento verso una parità di genere e di retribuzione negli ambiti scientifici e tecnologici è possibile, ma sicuramente non potrà essere radicale. Organizzazioni internazionali, come UNWOMEN e UNESCO, e le realtà nazionali, come le università, svolgono adesso un ruolo chiave per invertire la rotta della disparità: informare correttamente le giovani donne delle loro possibilità, incentivarle con iniziative pensate appositamente per metterle in contatto con il mercato del lavoro e semplicemente spronarle a seguire la propria passione con dedizione.
Possiamo creare un mondo più equo solo se insegniamo a tutte le bambine a credere nelle loro capacità e nella validità delle loro passioni.
Ho inizialmente fatto riferimento ai premi Nobel per poter concludere con una nota positiva: solo nel 2020, sono state 3 le vincitrici STEM del premio: Jennifer Anne Doudna ed Emmanuelle Charpentier, per i loro studi sul genoma umano, e Andrea Mia Ghez, per i suoi studi su i buchi neri.
LINK PER APPROFONDIRE:
https://en.unesco.org/stemed
https://www.unwomen.org/en/search-results?keywords=stem
https://thevision.com/scienza/donne-stem/
https://valored.it/news/premi-nobel-in-fisica-e-chimica-scienziate-che-cambiano-il-mondo/