Agenti0011: uniti nella lotta per i diritti delle donne e delle bambine

12 Febbraio 2018
6 agenti speciali in azione per la Giornata Mondiale contro le Mutilazioni Genitali Femminili. Nina de Le Iene, La Bigotta, Benedetta Porcaroli, Camilla Filippi, Tea Falco e Alba Rico saranno le nostre #AGENTI0011 in missione per l’obiettivo 3 e 5 dell’AGENDA 2030. Che la maratona di mobilitazione abbia inizio.

 

L'attività è parte del progetto “Agente 0011: gli studenti delle scuole italiane si attivano sul territorio per città più sostenibili e inclusive (SDG11) e per un’Italia più responsabile verso l’Agenda 2030". 

Le mutilazioni genitali femminili sono una grave una violazione dei diritti umani. Procurano alle ragazze danni psicologici e fisici e possono portare perfino alla morte. La battaglia contro le mutilazioni genitali femminili è globale. La tutela delle donne, della loro dignità e salute, va combattuta a livello istituzionale, legislativo e culturale.



Diritti e donne. Siamo impegnati nel promuovere l'eliminazione di tutte le forme di medicalizzazione delle mutilazioni genitali femminili e sostenere il lavoro di quanti lavorano affinché vengano riconosciuti i diritti delle donne.



Stime del dramma. In 30 Paesi del mondo, sono almeno 200milioni le donne che hanno subito la mutilazione genitale femminile. In alcuni Stati le percentuali raggiungono picchi di oltre l’80% (98% in Somalia, 89 %in Mali, 87% in Egitto). Sebbene in alcuni Paesi- a livello nazionale- i numeri siano più contenuti, può esistere un problema di tipo regionale nella diffusione della pratica. È il caso del Niger, dove le donne mutilate sarebbero poco più del 10% su scala nazionale, oltre il 70% delle quali si concentra però nell’area del Nord del Paese.

 

Curare tutte le fasi. Nella lotta alle mutilazioni è essenziale mantenere uno sguardo a 360 gradi. Ecco perché i Riti di Passaggio Alternativi ideati da Amref assieme alle comunità prevedono attività incentrate sul dialogo, la formazione e la sensibilizzazione di tutti i membri delle comunità, tagliatrici comprese, per incentivare l’educazione delle ragazze e l’abbandono della pratica della mutilazione.

In questo contesto il ruolo degli uomini è essenziale. Ottenere il loro sostegno nella lotta alle mutilazioni significa aumentare di molto le probabilità di successo. Gli uomini, in numerose comunità, detengono infatti l potere decisionale. 

 

Sguardo all’Italia. Il fenomeno ha una rilevanza anche europea, legata alle comunità migranti.  Secondo recenti statistiche in Europa, circa 500.000 donne e ragazze convivono con le conseguenze di una mutilazione genitale, 60.000 in Italia. 

 

COS’È LA MUTILAZIONE GENITALE FEMMINILE?

La Mutilazione Genitale Femminile (Female Genital Mutilation – FGM) è una grave violazione del corpo. Non è solo una pratica dolorosa, ma può perfino causare la morte di una madre e di un nascituro durante il parto. La legge proibisce praticamente in tutto il mondo, inclusa l’Africa, la mutilazione genitale a danno delle ragazze. Ciò nonostante, è ancora parte dei riti di passaggio dall’infanzia all’età adulta, soprattutto nelle comunità nomadi. In alcune regioni la mutilazione identifica il momento in cui una ragazza è pronta per il matrimonio. La pratica è spesso profondamente radicata nelle tradizioni e nelle norme sociali, è una parte importante, preziosissima, dell’identità comunitaria. Sfidare simili pratiche nocive tradizionali è assolutamente cruciale per un futuro sano delle giovani donne e dei loro bambini.

 

COSA È IL RITO ALTERNATIVO DI AMREF?

Il Rito di Passaggio Alternativo è un approccio innovativo, sostenuto dalla comunità, per eliminare la mutilazione genitale femminile. Attraverso una forte partecipazione e mobilitazione della comunità, Amref Health Africa, in partnership con la comunità Masai a Magadi, ha sviluppato i riti di passaggio alternativo per eliminare la mutilazione genitale femminile e migliorare e incoraggiare la salute e l’istruzione delle ragazze Masai e con loro dell’intera comunità.

Questo approccio affonda le sue radici nei valori della comunità Masai e utilizza attività di sensibilizzazione e formazione per coinvolgere tutti gli attori chiave: gli anziani, le madri, le stesse ragazze e i giovani guerrieri Moran. Ricevendo un’istruzione sul tema, la comunità identifica i rischi per la salute associati alla mutilazione genitale e decide di sviluppare un rito di passaggio alternativo che consenta alle bambine di entrare nell’età adulta senza subire il taglio.

 

QUALI SONO I RISULTATI?

La strategia dei riti di passaggio alternativi di Amref Health Africa ha ottenuto risultati significativi a Magadi ed ha attecchito in altre comunità Masai a Loitoktok e Samburu (Kenya), raggiungendo anche la località Kilindi Tanga, in Tanzania. Sono oggi 15.000 le ragazze salvate.

 

COME È STATO SVILUPPATO IL MODELLO DEI RITI ALTERNATIVI?

Riconoscendo le mutilazioni genitali femminili come violazione dei diritti umani, ostacolo alla buona salute ed ai risultati nell’istruzione delle giovani Masai, Amref Health Africa strinse una partnership con la comunità locale al fine di sensibilizzare, coinvolgere ed istruire vari gruppi all’interno delle comunità a proposito dei rischi per la salute connessi alle mutilazioni, pericoli che possono concretizzarsi soprattutto durante la gravidanza ed il parto. Il risultato di questa partnership fu lo sviluppo nel 2009 del modello dei riti di passaggio alternativi, attraverso il progetto di Salute Riproduttiva della Gioventù Nomade a Magadi, Kajiado.

 

QUAL È STATO IL LAVORO CON LE COMUNITÀ?

Questo progetto facilitò le attività indirizzate al coinvolgimento della comunità per la realizzazione di un rito di passaggio alternativo per le ragazze, guadagnandosi infatti il benestare dei membri più autorevoli della comunità, come gli anziani, le madri ed i Moran. Una volta ricevuto l’assenso da parte della comunità e dei sui membri più importanti, la comunità stessa si prese la responsabilità di sviluppare e portare avanti una cerimonia di passaggio alternativa. Venne organizzato un evento di tre giorni durante il quale le ragazze si isolarono dal resto della comunità, in linea con il rito di passaggio tradizionale.



COME VENNERO COINVOLTE LE RAGAZZE?

Le ragazze vennero istruite a proposito della loro salute riproduttiva e sessuale e dei loro diritti, parteciparono a discussioni aperte su che cosa significhi essere una donna nella cultura Masai, nonché a incontri finalizzati a rafforzare la loro autostima; dopo aver dimostrato le conoscenze acquisite, le giovani fecero rientro nella comunità, accompagnate dal benvenuto delle madri e dalla benedizione degli anziani, che legittimò la cerimonia culturale. Al termine di tutto venne organizzata una sorta di cerimonia dei diplomi, alla quale parteciparono molti membri della comunità.
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