Dire no agli abusi può significare essere costrette ad allontanarsi dalla casa familiare. Per motivi di sicurezza, a volte, ci si deve addirittura trasferire in una città diversa e sospendere, almeno temporaneamente, il proprio lavoro. Una serie di cambiamenti costosissimi che spesso ci si ritrova ad affrontare da sole e senza risorse finanziarie, o perché queste rimangono sotto il controllo del maltrattante, oppure, perché una serie di mancanze sistemiche ed ostacoli burocratici non permettono l’accesso ad aiuti pubblici. Ad esempio, produrre una dichiarazione Isee separata da quella del partner abusivo può essere un problema per molte donne che rimangono così escluse da una serie di servizi fondamentali per raggiungere la propria indipendenza economica e l’affrancamento dalla violenza stessa. (Cit. Ottavia Spiaggiari https://www.actionaid.it/in-primo-piano/i-diritti-in-bilico-delle-donne)
Il simbolo della campagna è una statua di ghiaccio che rappresenta tutte le donne in uscita dalla violenza. Testa alta, sguardo coraggioso, passo in avanti verso il futuro a simboleggiare la volontà di riprendere in mano la propria vita, volontà che però non si realizza, che resta, appunto, congelata.
Il ghiaccio come metafora dello stallo che vivono queste donne, che hanno progetti e sogni che non si possono concretizzare, che restano bloccati, senza un aiuto concreto da parte delle istituzioni.
A svelare l’opera il 15 novembre a Roma, Claudia Gerini, ambasciatrice della campagna #FreeNotFreezed di ActionAid, contemporaneamente, ActionAid ha lanciato anche una petizione per chiedere alle istituzioni italiane nazionali, regionali e locali di garantire un supporto economico, adottare delle politiche strutturali per il re/inserimento lavorativo e il mantenimento lavorativo e trovare soluzioni abitative sul medio e lungo periodo.
Inoltre, nel rapporto I diritti in bilico delle donne, ActionAid evidenzia con dati e ricerche il fenomeno di esclusione dai diritti e la necessità di provvedimenti urgenti e di sistema, affinché il cambiamento sia tangibile e diffuso, come chiedono le donne stesse che hanno raccontato la propria esperienza.
Tanti in tutta Italia gli e le attiviste impegnat* a diffondere la petizione e la campagna online e offline, attraverso eventi, volantinaggio e flashmob.