Questo concetto è stato introdotto da Mathis Wackernagel e William Rees nel loro libro Our Ecological Footprint: Reducing Human Impact on the Earth (La nostra impronta ecologica: ridurre l'impatto umano sulla Terra), pubblicato nel 1996.
Ma cosa misura effettivamente l’impronta ecologica? E come?
L'impronta ecologica misura l'area biologicamente produttiva di mare e di terra necessaria a rigenerare le risorse consumate da una popolazione umana e ad assorbire i rifiuti prodotti. Utilizzando l'impronta ecologica è possibile stimare quanti "pianeta Terra" servirebbero per sostenere l'umanità, qualora tutti vivessero secondo un determinato stile di vita.
Confrontando l'impronta di un individuo (o regione, o stato) con la quantità di terra disponibile pro-capite (cioè il rapporto tra superficie totale e popolazione mondiale) si può capire se il livello di consumi del campione è sostenibile o meno.
Se in passato ci si domandava quante persone potevano essere sostenibilmente insediate su un dato territorio, l'Impronta Ecologica si distingue perché si domanda quanto territorio è necessario per sostenere quella data popolazione (secondo il suo determinato stile di vita e di consumo).
Da alcuni studi effettuati su una scala mondiale e su alcuni paesi emerge che l'impronta mondiale è maggiore della capacità bioproduttiva mondiale.
Secondo Mathis Wackernagel, nel 1961 l'umanità usava il 70% della capacità globale della biosfera, ma nel 1999 era arrivata al 120%.
Ciò significa che stiamo consumando le risorse più velocemente di quanto potremmo, cioè che stiamo intaccando il capitale naturale e che nel futuro potremo disporre di meno materie prime per i nostri consumi.
Oggigiorno l'umanità utilizza l'equivalente di un pianeta e mezzo, ovvero il nostro pianeta ha bisogno di un anno e sei mesi per rigenerare tutto ciò che noi usiamo in un anno. Global Footprint Network e il WWF, suggeriscono che nel 2030 avremo bisogno di due pianeti per far fronte alla nostra richiesta di beni.
Dal momento che abbiamo a disposizione solo un pianeta bisogna intervenire sul proprio stile di vita, ma anche a livello amministrativo. In entrambi i casi è necessario riconoscere il ruolo centrale della natura per la salute e il benessere dell'umanità ed evitare il collasso. Per il WWF c'è bisogno di una rapida inversione di tendenza e diventa fondamentale includere i servizi degli ecosistemi nei nuovi indicatori di sviluppo.
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https://www.fasda.it/impronta-ecologica/
https://www.istituto-oikos.org/notizie/overshoot-day-2020
https://www.focus.it/ambiente/ecologia/overshoot-day-2020-per-l-italia-e-il-14-maggio#:~:text=L'impronta%20ecologica%20individuale%20per,%2C4%20gha)%20%3D%20135.
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