Una risorsa molto ambita da quasi tutti i Paesi - in particolare quelli del Nord del Mondo - è il petrolio, che si trova in abbondanti quantità soprattutto nel Medio Oriente e in Africa. Oggi faremo un focus sull’Africa, un continente tanto ricco di risorse quanto depauperato dallo sfruttamento sociale e ambientale.
Dalla Nigeria al Mozambico, le popolazioni locali pagano il prezzo più alto in termini di danno ambientale e povertà anche a causa dell’attuale sistema di mercato che governa l’estrazione e l’esportazione di combustibili fossili. Per comprendere la crisi socio-ambientale che si sta vivendo, bisogna guardare a Makoko, la baraccopoli da 100.000 abitanti che vivono nella laguna di Lagos su palafitte e su un suolo creato dai rifiuti smaltiti nell’acqua.
Nella morsa dell’“oro nero”
Makoko è il simbolo della crisi perché si colloca al centro della principale città della Nigeria, prima economia africana per dimensioni, grazie all’esportazione del petrolio. La regione del Delta del fiume Niger, da cui proviene il petrolio nigeriano, è devastata dal punto di vista sociale e ambientale dall’attività estrattiva di un gruppo ristretto di imprese che alimentano le economie di alcuni Paesi del Nord globale, tra cui l’Italia.
La Nigeria, tuttavia, è solo l’esempio più clamoroso. Più in generale, infatti, è l’Africa nel suo complesso a rappresentare in modo emblematico la crisi socio-ambientale globale: da una parte è il continente in cui si sentono maggiormente gli effetti del cambiamento climatico, dall’altra, nelle miniere e nei campi petroliferi africani è dove maggiormente si vede all’opera un sistema produttivo fondato su combustibili fossili, che vengono estratti lontano dai luoghi dove vengono poi consumati.
Il continente africano produce circa il doppio del petrolio che consuma: il combustibile estratto viene infatti esportato verso le economie avanzate, rendendo così possibile il loro sviluppo. A livello mondiale i principali esportatori di petrolio rimangono gli Stati del Golfo Persico, ma ormai da diversi anni alcuni Paesi africani occupano una posizione di primo piano in questo settore.
Ambiente e mercato
La crisi socio-ambientale è globale perché l’economia che la determina è costruita su scala internazionale e gli effetti sono delocalizzati rispetto alle cause. Osservando il Mozambico, nonostante abbia un basso consumo di carbone - circa un millesimo di quello italiano, qui ne vengono estratti ogni anno circa 6 milioni di tonnellate. È infatti il secondo produttore di carbone in Africa e le sue miniere, sfruttate da imprese brasiliane e indiane alimentano la produzione di energia dell’India.
Questi esempi mostrano due aspetti fondamentali della crisi. Il primo è che il sistema produttivo fondato sui combustibili fossili produce danni sociali e ambientali lungo tutta la sua filiera, e non solo in termini di cambiamento climatico. Analizzare la crisi socio-ambientale isolando la questione climatica, significa osservare solo l’ultimo anello di una catena di sfruttamento delle persone e dell’ambiente che è alla base del sistema produttivo globale. Il secondo punto è che l’attuale sistema economico fa sì che sfruttamento e danni socio-ambientali si localizzino in modo sproporzionato nei Paesi più poveri e che, al contrario, i profitti rimangano concentrati nelle mani di poche imprese multinazionali.
Africa, un osservatorio sulla crisi
In questo senso il cambiamento climatico non è “il” problema, ma una delle forme con le quali si manifesta la crisi contemporanea. A pochi chilometri da Makoko sta prendendo forma su una penisola artificiale un nuovo quartiere di lusso che ospiterà l’élite nigeriana e le sedi delle principali imprese internazionali. L’iniziativa nasce per creare una barriera contro le ricorrenti inondazioni che colpiscono la costa meridionale della città.
L’Africa è un punto di vista privilegiato per osservare la crisi contemporanea perché è la frontiera dell’attuale sistema economico, il luogo dove si manifestano in forma estrema le conseguenze dello sfruttamento delle persone e dell’ambiente, ma anche il terreno in cui si sperimentano modalità innovative per trarre profitto dalla crisi. Da questa posizione occorre dunque guardare il problema per capirne la complessità e produrre modelli di società alternativi.
Davide Sicari
Fonte: https://www.manitese.it/petrolio-e-miniere-il-pozzo-dellafrica