La Giornata del 21 marzo, peraltro, non è stata scelta casualmente. In questo giorno infatti ricorre l’anniversario del massacro di Sharpeville, in Sudafrica, avvenuto nel 1960 ad opera della polizia della città contro i manifestanti, che uccise 70 manifestanti e ne ferì quasi 200. Ma cosa successe quel giorno, e perché la polizia aprì il fuoco sui civili?
Bisogna fare un passo indietro e ricordare che in quel periodo lo stato africano si trovava nel pieno del regime dell’apartheid. Ne hai sentito parlare? Si tratta di un regime di segregazione razziale, istituito nel 1948 e perpetrato fino -pensate- il 1991, che prevedeva una rigida divisione tra la popolazione bianca (che deteneva il potere) e quella nera del Sudafrica. Forse avrete sentito parlare di uno dei più famosi attivisti contro l’apertheid, e in seguito imprigionato per ben 27 anni: il premio nobel per la pace Nelson Mandela.
Ebbene, quel 21 marzo di 60 anni il gruppo di attivisti Pan Africanist Congress (PAC) aveva organizzato una dimostrazione contro l’introduzione di una legge che prevedeva per i cittadini sudafricani neri di dover esibire uno speciale lasciapassare qualora fossero stati trovati all’interno di zone riservate ai bianchi. I permessi venivano rilasciati solo ai cittadini che avessero un lavoro regolare all’interno delle aree in questione, mentre per gli altri permaneva il divieto di frequentare le stesse. La polizia, con l’intento di disperdere i manifestanti, intorno alle 13 aprì il fuoco sulla folla e compì il massacro.
Nel 2005 l’Onu ha deciso di ricordare questa brutta pagina della storia dell’umanità dedicandola alla lotta contro le discriminazioni razziali di tutto il mondo. Anche in questo periodo di fragilità per tutti noi, è importante ribadire il rifiuto categorico per qualsiasi forma di discriminazioni, non solo razziali ma anche basate sul genere, orientamento sessuale, religione e qualsiasi altro motivo, e per ribadire il principio di uguaglianza tra esseri umani.